LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli

LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli

(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Prospettive Italia)

Una barca, persone al sole, un senso di attrito tra di loro. Sin dalle prime immagini siamo coinvolti in una specie di attesa, un senso di intrigo, un qualcosa di minaccioso, che le magnifiche scene di mare e di vacanza non attenuano, anzi è come se tutto concorresse all’aspettativa di un eventuale accadimento non piacevole. Poi, una donna giapponese, un bambino che non le parla, un segreto, una condanna, e ancora un ghiaccio che faticosamente si scioglie, la sensazione di thriller psicologico volge allora verso il dramma familiare. Da tenere assolutamente d’occhio questo giovane regista esordiente Leonardo Guerra Seràgnoli, per la bravura registica e la maestria sorvegliatissima nel creare la giusta atmosfera.

Girato in inglese con attori stranieri, collaborazioni di lusso (la super premiata costumista Canonero), un film italiano che sa di internazionale.

data di pubblicazione 18/10/2014








ILGIOVANE FAVOLOSO  di Mario Martone, 2014

ILGIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone, 2014

Riconcilia con il cinema questo nuovo splendido film di Mario Martone. Dopo aver girato il lancinante Noi Credevamo sul risorgimento italiano e le sue ambiguità fallimentari, e dopo aver messo in scena a teatro Le Operette Morali era fatale che il regista napoletano avesse voglia di  concentrarsi su Leopardi, il più grande poeta dell’Ottocento, artista e personaggio molto amato, ma bisognoso di essere letto sotto una luce nuova. Ed ecco quindi l’uomo di pensiero profetico, diviso tra la profonda coscienza del dolore umano e le sottili smanie anti rivoluzionarie. Ma l’aspetto più convincente e affascinante è lo stile con cui Martone costruisce il film, con un andamento all’apparenza correttamente biografico ma poi intersecato e innervato da momenti visionari, con la presenza costante della sua poesia, risolta in maniera mai pedante o peggio didascalica, anzi fluidamente e a volte panicamente fusa con le immagini. E’ lo stile tipico di Martone ma qui più efficacemente risolto sia dal punto di vista descrittivo sia metafisico e meta- cinematografico. Si aggiunga un minuzioso lavoro scenografico, mai calligrafico, una geniale colonna sonora  atemporale e l’interpretazione  di tutti gli attori, non solo Elio Germano, ma proprio tutti di altissimo livello. L’inizio a Recanati e l’immaginifica parte napoletana sono i vertici del film. Si avverte un lavoro sentitissimo, sono due ore e mezza che volano sul filo dell’emozione.

data di pubblicazione 17/10/2014


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LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli

WE ARE YOUNG. WE ARE STRONG. di Burhan Qurbani – D

(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Cinema D’Oggi)

Wir sind jung. Wir sind stark.Noi siamo giovani e forti e nulla può fermare la nostra rabbia. Il nostro odio xenofobo verso i rifugiati che inquinano la nostra nazione. Parte così, con questa idea malsana ma attualissima, il film del regista di origine afgana, ma nato e cresciuto in Germania, Burhan Qurbani. Un giorno dell’agosto 1992: la giornata viene scandita da orari ben fissati sullo schermo, per farci entrare in quell’ansia, in quel crescendo di tensione ed attesa come preludio alla tragedia finale, l’attacco da parte di fronde naziste ad un centro accoglienza per rifugiati vietnamiti. Il tutto condito da canti nazisti inneggianti alla nuova Germania appena riunita, alla razza superiore, dove anche eminenti personaggi, inclusa la polizia, sembrano soffermarsi su quale posizione prendere per non compromettere la propria identità e posizione politica. Poetica la figura di Lien, vietnamita anch’essa e abitante del centro preso d’assalto, oramai quasi tedesca, dopo aver faticosamente ottenuto il permesso di soggiorno illimitato, e sempre fiduciosa sino alla fine in una pacifica soluzione del dramma. E quasi a fissare il contrasto nella mente del protagonista Stefan, ed i suoi sguardi cupi verso i compagni di fronte al suicidio del suo amico Philipp, la fotografia della prima parte del film è rigorosamente in bianco e nero. Mentre nella seconda parte, a confermare il surriscaldarsi della scena d’azione, la pellicola prende colore per presentarci una immagine, sia pur sgranata come una sorta di film di repertorio: del resto si tratta di fatti realmente accaduti nella città di Rostock e passati oramai alla storia come una degli episodi xenofobi più violenti di quegli anni. Una Germania di allora piena ancora di contraddizioni per la recente riunificazione. Ed oggi? Questa Germania di oggi, dove sta andando?

data di pubblicazione 16/10/2014








LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli

SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO….

(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Gala, Alice nella Città)

Se il buongiorno si vede dal mattino, questo esordio della nona edizione del Festival di Roma dovrebbe decisamente scoraggiarci. Ma il Direttore Marco Muller, anche nella scorsa edizione adottò una politica al rialzo, facendo aprire la kermesse romana al poco fortunato L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi, interpretato da Ricky Memphis e da un improbabile Elio Germano (che oggi stesso incanterà le platee con l’uscita nelle sale de Il giovane favoloso di Mario Martone), per poi alzare il tiro con film di ben altro spessore. La commedia, che anche quest’anno ha aperto il Festival, è Soap Opera terza pellicola di Alessandro Genovesi, che conferma Fabio De Luigi come protagonista al pari delle precedenti. Il film, al di là di qualche piccola trovata come un’ambientazione fatata, non reale o quanto meno non propriamente italiana, in un condominio che sembra la sezione di una casa delle bambole, in cui in contemporanea possono godersi le scenette di una vita di personaggi che sembrano proprio usciti da una soap, ha ben poco da regalarci, anche in termini di divertimento. Il cast di attori, tutto nostrano, tra cui ritroviamo Ricky Memphis oltre a Diego Abatantuono, Cristina Capotondi e la coppia di comici Ale & Franz, non basta a dare corpo ad un film che ci lascia davvero indifferenti. Meno deludente ma altrettanto non convincente (peraltro con una platea alquanto rumorosa che ha tolto molta della sacralità che una manifestazione internazionale dovrebbe avere), è stato il film di Rob Meyer Guida tascabile per la felicità, primo lungometraggio presentato nella sezione Alice. La storia ha spunti interessanti e narra di un quindicenne alle prese con l’elaborazione di uno dei lutti peggiori, quello della perdita della mamma, dalla quale ha ereditato la passione per il birdwatching (infatti il titolo originale del film è A birder’s guide to everything). A tratti poetico, a tratti banale, con una positiva leggerezza che forse si addice ad un pubblico di adolescenti rumorosi, il film è tuttavia segnato da un brutto doppiaggio e da un inedito Ben kingsley, la cui presenza ad inizio film fa inutilmente ben sperare in un decollo che, purtroppo per lo spettatore, non arriva.

L’unica nota di merito di questa prima mattinata festivaliera, e che non associamo al giudizio delle precedenti pellicole, ci è arrivata dal film, o meglio docufilm, di Oren Jacoby dal titolo My Italian Secret The Forgotten Heroes, presentato nella Sezione Eventi Speciali. Il documentario è una di quelle chicche che a volte, purtroppo, si vedono solo nei Festival, e narra le storie di quattro persone che durante la seconda guerra mondiale in Italia furono salvate dalla persecuzione razziale di Hitler, grazie al coraggio di alcuni italiani che per fare questo misero in serio pericolo le loro vite e quelle dei loro familiari. Uno di questi eroi fu Gino Bartali, che in vita non volle mai raccontare quando in sella alla sua bicicletta portava, durante gli allenamenti, documenti falsi nascosti sotto il sellino all’interno del telaio, insegnando al figlio, che oggi ci fa conoscere questo lato inedito del genitore, che il bene si fa e non si dice.

data di pubblicazione 16/10/2014







PRETTY WOMAN di Garry Marshall, 1990

PRETTY WOMAN di Garry Marshall, 1990

Chi non ricorda la frase le fragole esaltano il gusto dello champagne? E chi non ha visto almeno 20 volte questa divertente ed inossidabile commedia romantica, che ha marchiato a fuoco i due splendidi protagonisti: Julia Roberts e Richard Gere? Chi almeno una volta non avrebbe voluto essere quella gran culo di Cenerentola? Per tutte coloro che aspettano ancora il principe azzurro, proponiamo una variazione del crumble, questa volta alle fragole, che rendono questa ricetta facile, facile e molto profumata….aspettando Richard, magari in smoking, con una rosa rossa in mano, che sale da una scala mobile e ci sorride…. ma perdonate: quello è un altro film!!!!

INGREDIENTI:  ½ kg di fragole – alcuni pezzettini di zenzero fresco o alcune foglioline di menta- 80 gr  di burro – 100 gr di zucchero di canna – 100 gr di farina.

PROCEDIMENTO: Lavare e tagliare a metà le fragole, disporle in una terrina da forno (circa 18/20 cm di diametro) o in un contenitore di alluminio o in cocotte monoporzione da forno, in quantitativo sufficiente a coprirne 2/3, lasciando poco più di un dito dal bordo. Su questo strato di fragole grattare dello zenzero fresco o sminuzzare delle foglioline di menta. Mettere in un’altra terrina la farina con la zucchero e versarci sopra il burro fuso. Lavorare con le mani sino ad ottenere un impasto granuloso, come delle palline irregolari. Cospargere con le mani questo impasto sulle fragole, sino ad arrivare al bordo della terrina. Infornare per 20/30 minuti a 180° forno temo-ventilato, già riscaldato in precedenza. Servire tiepido a pezzetti irregolari o nelle loro cocotte, con della panna montata accanto ed…. un calice di champagne!

IL TEMPO DELLE MELE 2 di Claude Pinoteau, 1982

IL TEMPO DELLE MELE 2 di Claude Pinoteau, 1982

Questa seconda pellicola, a distanza di soli due anni dal grande successo de Il tempo delle mele, conferma la popolarità Sophie Marceau nei panni di Vic e porta a conoscenza del grande pubblico il bel Pierre Cosso, nei panni di Philippe, primo grande amore della sedicenne. Non potevamo non abbinare un altro dolce a base di mele, anche se non propriamente di origine francese.

INGREDIENTI: 80 gr  di burro – 100 gr di zucchero di canna – 100 gr di farina – 3 mele di diversi tipi – 1 cucchiaio abbondante di cannella – ½ limone -½ etto di pinoli tostati- gelato alla crema

PROCEDIMENTO: Sbucciare le mele, farle a spicchi non troppo spessi e metterle in una terrina con il succo di ½ limone. Girarle, scolarle ed adagiarle su di una teglia da 4 pozioni di alluminio o dentro delle cocotte da forno monoporzione. Su questo strato di mele spolverare la cannella. Mettere poi in una terrina la farina con la zucchero e versarci sopra il burro fuso. Lavorare con le mani sino ad ottenere un impasto granuloso, come delle palline irregolari. Cospargere con le mani questo impasto sulle mele aromatizzate alla cannella. Infornare per 15/20 minuti a 180° forno temo-ventilato, già riscaldato in precedenza. Servire tiepido a pezzetti irregolari o con la loro cocotte, accanto a due palline di gelato alla crema su cui avrete adagiato qualche pinolo tostato. L’apple crumble è ottimo come dolce a fine pasto, accompagnato da un passito di Pantelleria.

CHINATOWN di Roman Polanski, 1974

CHINATOWN di Roman Polanski, 1974

Straordinari sono gli interpreti di questo noir ambientato a Los Angeles del grande Roman Polanski, assolutamente da rivedere. Il quartiere cinese di questa città fa da sfondo ad una storia intrigata dai risvolti drammatici, dove emerge una intensissima femme fatale Fave Dunaway, un cinico ma anche ingenuo detective ed ex-poliziotto Jack Nicolson, un patriarca dannatamente cattivo John Huston. E sulla scia della splendida colonna sonora di Jerry Goldsmith, vi proponiamo la nostra ricetta di riso alla cantonese, ottimo da servire come contorno per carne e pesce.

INGREDIENTI (x 4/6 persone):160 gr. di riso parboiled – 3 pugni di pisellini surgelati –2 uova – 80 gr.di prosciutto cotto – cipolla- brodo vegetale- sale, pepe e olio q.b. -1/2 bicchiere di vino bianco.

PROCEDIMENTO: Lessare 3 pugni di pisellini anche surgelati, fare una stracciatella molto fine con 2 uova e sminuzzare 80 gr. di prosciutto cotto; unire poi questi tre ingredienti in una terrina e teneteli da parte. Mettere in una pentola antiaderente a rosolare la cipolla tagliata finemente con l’olio; buttarci il riso e farlo tostare con la cipolla, quindi bagnarlo con mezzo bicchiere di vino. Appena il vino sarà evaporato, salare, pepare e coprire di un dito sopra il riso con del brodo vegetale bollente; girare, abbassare al minimo il fuoco e coprire con due fogli di carta scottex sormontati da un coperchio, in modo da creare umidità tra il coperchio e la pentola grazie. Cuocere per 8/9 minuti senza mai scoprire. Appena cotto, spegnere il fuoco e inserire i pisellini, l’uovo e il prosciutto cotto preparati precedentemente e girare. E’ ottimo sia caldo che freddo, servito come contorno per il pollo all’ananas o per del pesce.

IL TEMPO DELLE MELE di Claude Pinoteau, 1980

IL TEMPO DELLE MELE di Claude Pinoteau, 1980

L’esordio cinematografico di Sophie Marceau, nonché la famosa colonna sonora rappresentata dalla canzone Reality di Richard Sanderson, hanno ispirato il nome di questo dolce: si tratta di uno strudel veloce, la cui ricetta mi è stata raccontata in strada da una signora, di cui non ricordo il nome, mentre ci accingevamo a fare una vendita di beneficienza. Semplice, ma di gran gusto.

INGREDIENTI:1 rotolo di pasta frolla surgelata già stesa – 3 cucchiai di zucchero di canna – il succo di ½ limone – 3 mele di diversi tipi – 1 cucchiaio abbondante di cannella –-½ etto di pinoli – 4 gherigli di noci tritate grossolanamente- ½ etto di uvette passe di diversi tipi- 3 cucchiai di marmellata di albicocche o di limoni o di pere – zucchero a velo per decorare.

PROCEDIMENTO: Sbucciare le mele, farle a spicchi non troppo spessi e metterle in una terrina con il succo di ½ limone. Girarle, scolarle ed adagiarle su di una padella antiaderente con lo zucchero di canna. Fatele caramellare a fuoco moderato. Quando saranno asciutte perché avranno assorbito lo zucchero, mettetele in una pirofila per farle freddare. Aggiungete i pinoli, le noci sminuzzate a mano, le uvette fatte rinvenire in un po’ di rum e strizzate, e la cannella. Girate. Su di una leccarda mettete un foglio di carta da forno e stendeteci il rotolo di pasta frolla; mettete l’impasto di mele e frutta secca, spandete per tutta la superficie le mele con un cucchiaio e mettete qua e là piccole porzioni di marmellata. Arrotolate, rimboccate gli orli e punzecchiate con una forchetta. Se volete potete mettere dei piccoli fiocchi di burro, ma non è indispensabile oppure con un pennellino da cucina spalmare un tuorlo d’uovo per rendere lucida la superficie dello strudel. Infornate in forno termo-ventilato ben caldo a 180° per circa 20 minuti. Quando la superficie sarà dorata, estraete il tutto e fate intiepidire. Spolverizzate di zucchero a velo.

Questo strudel è ottimo da servire con un the al pomeriggio anche freddo, oppure tiepido come dolce a fine pasto servito a porzioni ed accompagnato con del gelato alla crema o con della panna montata.

SALVO di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, 2013

SALVO di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, 2013

(Festival di Cannes 2013- Settimana della Critica)

Salvo è un killer e lo sguardo magnetico di lui parla più della sua bocca; Rita è una ragazza cieca dalla nascita ed ha la colpa di essere la sorella del mandante di un agguato mafioso: le loro strade “miracolosamente” si incontrano e i loro destini si mescolano, dando origine ad una sorprendente storia di redenzione. Questo film, rigorosamente ambientato a Palermo, non poteva che essere abbinato alla ricetta degli “spitini” alla palermitana.

INGREDIENTI (x 6 persone): 400 grammi di carne di manzo tagliata a fettine sottilissime e delle dimensioni di circa 10 cm per lato – 2 cipolle bianche – alcune foglie di alloro fresco – per il ripieno:80 gr. di pan grattato – 100 gr. di pecorino o caciocavallo grattugiato – sale e pepe q.b. – uvetta passa di corinto (è quel tipo di uvetta molto piccola e scura) – una manciata di pinoli – qualche pezzetto di pomodoro – olio d’oliva q.b. – una fetta spessa di salame milano.

PROCEDIMENTO: Preparare l’impasto mescolando gli ingredienti sopra indicati e tagliando a pezzettini minuscoli la fetta di salame milano ed il pomodoro. Il tutto deve essere amalgamato con abbondante olio d’oliva in modo da rendere il ripieno abbastanza umido.

Sistemare le fettine su di un tagliere (volendo all’interno possono essere leggermente imburrate per renderle più soffici alla cottura), non troppo grandi ma tali da poter essere arrotolate senza far fuoriuscire il ripieno, e farcire. Una volta completata la farcitura, gli involtini andranno infilzati con uno stecchino lungo a tre o quattro per volta, alternando ad ogni involtino infilzato un pezzetto di cipolla ed una foglia di alloro. Gli “spitini” così pronti vanno poi unti di olio e passati nel pan grattato, e dunque messi al forno a 200°, ma solo per 10 minuti altrimenti si seccano troppo. Da servire tiepidi con un contorno di insalata o patate al forno.

MOLIERE IN BICICLETTA di Philippe Le Gusy, 2014

MOLIERE IN BICICLETTA di Philippe Le Gusy, 2014

Due Misantropi al prezzo di uno

12 sillabe: potrebbe essere questa l’epigrafe con cui scolpire nella memoria l’effetto prodotto dalla rappresentazione de Il Misantropo di Molière, messo in scena dalla compagnia del regista De Guai,  sugli schermi italiani come Molière in bicicletta. E non solo perché la commedia è scritta in versi alessandrini, 12 sillabe, appunto, ma perché particolarmente e filologicamente attenta è la resa del testo, del ritmo, del gioco verbale e temporale che una simile scansione metrica produce.  12 sillabe che costringono gli attori alla misura dei sentimenti, degli atteggiamenti, dell’enfasi da porre sulle sillabe come accenti, come segni espressivi sulla partitura musicale di questo capolavoro della commedia francese. La messinscena si fa molto interessante perché l’alternanza nei ruoli,  in una sorta di gioco delle parti, dei due attori principali, diventa sottolineatura espressiva del confronto dialogico tra Alceste, il protagonista, intransigente idealista impegnato in una lotta senza quartiere contro il compromesso, la falsità e l’adulazione, e Filinte, l’amico di vecchia data, profondamente ancorato alla realtà, il quale sceglie l’adattamento al mondo così com’è quale unico strumento possibile per affrontare una lotta persa in partenza.  Ma questa alternanza è anche sovrapposizione dei due atteggiamenti in un solo personaggio tragico, quell’Alceste/Filinte che potrebbe essere un’unica maschera tragica nel suo percorso alla ricerca della felicità. I costumi, soprattutto nella scelta dei colori, assieme alle luci che li scaldano e li raffreddano, rafforzano la contrapposizione tra i due,  che è poi quella tra due visioni della vita, quel confronto serrato tra sincerità ed ipocrisia con cui tutti gli uomini, se tali posson dirsi, si sono trovati a misurarsi nelle piccole a grandi questioni dell’esistenza. E la felice scelta di rappresentare i dialoghi tra di loro  nelle situazioni e condizioni più disparate, su una biciletta o comodamente in poltrona, durante una passeggiata o davanti ad una tavola imbandita, con una scelta scenografica di fondo piuttosto essenziale ma arricchita di piccoli dettagli qualificanti, di volta in volta, oltre a conferire originalità all’insieme, restituisce il senso di quella universalità dei caratteri e delle situazioni che, sfidando i tempi, gli spazi, i luoghi, arriva direttamente ai sensi e all’intelletto dello spettatore contemporaneo.  Il quale sorride, forse un po’ cinicamente, ride di sé stesso, specchiandosi ora nell’uno ora nell’altro, e alla fine applaude la doppia maschera di un grande Alceste/Filinte nella resa dei bravissimi Fabrizio Luchini e Lamberto Vilson.  Ed infine,  valore aggiunto a quanto già detto,  la  rappresentazione  regala allo spettatore anche una domanda da portarsi a casa: ma il vero misantropo è colui che lotta in nome della verità, della purezza, ed è costretto ad una scelta di mesta solitudine, o chi ha rinunciato alla lotta a priori, pur di rimanere in un mondo in cui non crede?


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