L’UOMO DI NEVE di Tomas Alfredson, 2017

L’UOMO DI NEVE di Tomas Alfredson, 2017

Oslo (Norvegia), tempi odierni. Harry Hale è un detective della sezione omicidi, alcolizzato, che trascorre le proprie giornate, ubriaco, tra i parchi pubblici della città e l’appartamento della sua ex compagna. Palesemente afflitto e devastato dalla fine della sua relazione, si presenta solo sporadicamente in commissariato e pare non volersi dedicarsi (più di tanto) ai casi a lui assegnati, e giudicati poco interessanti poiché senza morti. Tuttavia, l’improvvisa sparizione di una giovane moglie e madre (con similitudini ad altri casi simili, avvenuti in altre zone del Paese) svegliano Harry dal torpore: seguirà il caso, unitamente alla collega Katrine Bratt, dal passato nebuloso.

Alfredson torna alla regia dopo l’interessantissimo La Talpa del 2011, e dirige Michael Fassbender (nei panni di Harry Hale) nella trasposizione cinematografica del best seller dall’omonimo titolo, scritto da Jo Nesbo.

L’uomo di neve è un thriller duro, cupo e violento, dotato di un ottimo ritmo e di una trama che non può che incuriosire ed incollare lo spettatore allo schermo. Non è solo genere, ma anche riflessione, quando apre la storia apre le porte alle dinamiche di affetti, legami, ma anche drammi familiari. Questi ultimi che un uomo può portarsi addosso, dall’infanzia all’età adulta possono distruggere o, in contrapposizione, motivare a far meglio, come provare a mascherare intrighi e giochi di potere, celati da un’astuta maschera di perbenismo.

data di pubblicazione:11/10/2017


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SMETTO QUANDO VOGLIO – MASTERCLASS di Sidney Sibilia, 2017

SMETTO QUANDO VOGLIO – MASTERCLASS di Sidney Sibilia, 2017

Roma, un anno e mezzo dopo le vicende che hanno portato all’arresto di Pietro e dei suoi amici, meglio conosciuti come “La banda dei ricercatori”, Pietro è in carcere a colloquio con la moglie e con il loro figlio di quasi un anno. Con un flashback la vicenda riparte proprio dall’arresto di circa un anno e mezzo prima, momento in cui Pietro e i suoi vengono reclutati dalla Polizia per condurre indagini contro la fabbricazione e lo smercio delle smart drugs, ottenendo, in cambio, la promessa di libertà. La banda dei ricercatori torna operativa, quindi, ma le sorprese non tardano ad arrivare.

Sidney Sibilia torna alla regia del suo prodotto, Smetto quando voglio, dopo il debutto con i fiocchi del 2014, e lo fa con un film che non fa assolutamente rimpiangere il primo, anzi. La narrazione non è mai prevedibile o scontata, il ritmo è costantemente alto, le battute sempre intelligenti e divertenti. Nel complesso, Smetto quando voglio – Masterclass è un film brillante, una commedia che si differenzia da tutte le altre del panorama italiano attuale (la maggior parte di basso profilo e contenuto, a parere di chi scrive). Diretto in maniera dinamica, fluida e sempre efficace da Sibilia, supportato da una brillante sceneggiatura ed interpretato in maniera molto convincente oltre che dai vecchi anche da nuovi protagonisti – tre sono infatti i nuovi personaggi: un medico abusivo, un sedicente trafficante di armi ed un avvocato in Vaticano – Smetto quando voglio – Masterclass entra di diritto nel complesso delle commedie nostrane (e odierne) che meritano di essere viste e ricordate. Il finale è aperto, anzi di più: in fine di proiezione, lo spettatore vede immagini di quello che sarà il seguito, un nuovo film della (quindi) trilogia, chiaramente girato contemporaneamente a questa seconda parte, che non può che essere atteso con trepidazione.

Da vedere (e gustare), assolutamente.

data di pubblicazione:09/02/2017


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ALLIED – UN’OMBRA NASCOSTA di Robert Zemeckis, 2017

ALLIED – UN’OMBRA NASCOSTA di Robert Zemeckis, 2017

1942, Casablanca, Marocco. In piena seconda guerra mondiale, un ufficiale (ed agente segreto) franco-canadese viene paracadutato nel deserto per svolgere una missione segreta. In città incontra il suo contatto, una donna simbolo della resistenza francese. Tra i due nasce una travolgente storia d’amore e, svolta con successo la missione, i due rientrano a Londra. Si sposano, hanno una bambina, ma, del tutto inaspettatamente, lei viene accusata di essere una spia tedesca al servizio del Terzo Reich.

 

Robert Zemeckis torna alla regia dopo The Walk (del 2015), e lo fa con un buon film, basato sul sospetto, sulla tensione della (probabile) scoperta di una verità sconcertante e sul peso di un’attesa snervante e logorante, tutti perfettamente rappresentati e suscitati nell’animo dello spettatore. Altrettanto valido, a parere di chi scrive, è l’equilibro tra le scene d’azione ed i momenti di calma, anche apparente, vissuti dai protagonisti. Da segnalare, la notevole interpretazione di Marion Cotillard, nelle vesti della protagonista femminile, donna forte ma anche fragile e, soprattutto, disperata, ed alcuni vuoti di sceneggiatura, sicuramente voluti, sul passato del suo personaggio, giustificati, a mio parere, dal fatto che la rappresentazione del personaggio di Marianne Beausejour “deve” passare esclusivamente dagli, e per gli occhi del marito, interpretato da un maturo Brad Pitt, dapprima (positivamente) sorpresi dell’animo combattivo ed elegante della donna, e poi completamente innamorati di lei.

data di pubblicazione:24/01/2017


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IL PERMESSO – 48 ORE FUORI di Claudio Amendola, 2016

IL PERMESSO – 48 ORE FUORI di Claudio Amendola, 2016

Carcere di Civitavecchia (Roma). Quattro detenuti (tre uomini e una donna) usufruiscono di un permesso di 48 ore. Luigi, cinquantenne, da quasi vent’anni in galera, ha in mente solo una cosa: salvare il figlio. Donato, mosso da una rabbia insaziabile e giustificata, è alla ricerca di sua moglie. Rossana, giovane ricca ed agiata, vuole solo godersi la temporanea libertà, al pari di Angelo, ragazzo di borgata, che, nel frattempo, durante la detenzione, ha studiato e si è laureato.

Quattro persone ed altrettante storie profondamente diverse, che si intrecciano, seppur parzialmente, consentendo comunque ai protagonisti di cercare e trovare, in questo breve termine, qualcosa di profondo e significativo, magari per la prima volta nella vita.

Presentato, in anteprima assoluta, alla ventiseiesima edizione del Noir in Festival, con Il permesso – 48 ore fuori, Claudio Amendola torna alla regia dopo il debutto, in chiave comica (ma comunque significativa) avvenuto con La mossa del pinguino, e lo fa con un film crudo, potente e diretto, che rappresenta con intensità il degrado di periferia e quello di una certa, alta borghesia, quasi a dimostrare che i drammi umani non hanno età, esperienza e classe sociale.

Scritto (anche da) De Cataldo (autore, tra l’altro, dei libri Romanzo Criminale e Suburra), Amendola dirige con maestria i protagonisti, che, grazie a tali 48 ore lontane dalle sbarre, troveranno se stessi e la consapevolezza del proprio presente e futuro, nel caso di Rossana ed Angelo, la forza di difendere gli affetti più cari, per Luigi, o il riscatto attraverso la vendetta (contro una vita di abusi e soprusi), nel caso di Donato.

Il ritmo è sostenuto e la narrazione scorre fluida, senza cali o interruzioni di sorta. Ottimo debutto nel noir/thriller per Amendola.

Data di pubblicazione: 15/12/2016


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MISS PEREGRINE – LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI di Tim Burton, 2016

MISS PEREGRINE – LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI di Tim Burton, 2016

Florida, Stati Uniti d’America. Jake è un adolescente introverso e solitario, cresciuto nel mito del nonno Abe, protagonista, nei suoi racconti, di meravigliose ed esaltanti avventure, vissute durante la giovinezza in giro per il mondo. Quella che affascina maggiormente Jake è sicuramente la storia di alcuni ragazzini con facoltà fuori dall’ordinario che, durante la seconda guerra mondiale, vivevano isolati dal mondo su una sperduta isola del Galles, sotto la supervisione di una giovane e brillante istitutrice, Miss Peregrine.

 

Una sera Jake ritrova il nonno Abe in fin di vita, privato degli occhi; questi gli dice di recarsi su quell’isola del Galles per conoscere Miss Peregrine e la casa dei (suoi) ragazzi “peculiari”, i quali, sopravvissuti ai bombardamenti, dal 1943 ad oggi sono rimasti immutati nel tempo.

Presentato in anteprima alla XXVI edizione del Noir in Festival, con Miss Pregrine – La casa dei ragazzi speciali Tim Burton torna al mondo dell’immaginario, visto, letto e rappresentato in chiave dark, che aveva (temporaneamente) abbandonato con Big Eyes, sua precedente pellicola che aveva riscosso un notevole successo di pubblico, e lo fa in modo che esso sia una gioia per gli occhi e per il cuore dello spettatore.

La narrazione scorre, veloce ed appassionante, tra la scoperta dei ragazzini speciali (e dei loro poteri), la meraviglia e la fantasia del loro contesto di vita (e di apprendimento), e l’esigenza di difenderli e preservarli, non solo dal mondo che conosciamo, ma anche, e forse soprattutto, da forze malvagie pur esse di natura fantastica.

Il ritmo è sostenuto e, complessivamente, il film innesca una continua curiosità senza mai annoiare e, a parere di chi scrive, sviluppa la curiosità di sapere come la storia si sviluppi, oltre a suscitare una (inevitabile) immedesimazione nei suoi incredibili protagonisti.

Forte il sotto-testo: i ragazzi speciali, proprio in virtù delle loro peculiarità, sono diversi e, per tale ragione, non sarebbero stati accettati nel mondo; il regista riesce così, con la sua proverbiale originalità, a sviluppare in questo modo l’attualissimo tema della diversità, di importanza fondamentale, oggi più che mai, nella nostra società.

data di pubblicazione:14/12/2016


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