LE PREZIOSE RIDICOLE liberamente tratto da Molière

LE PREZIOSE RIDICOLE liberamente tratto da Molière

con Benedicta Boccoli, Lorenza Mario, Stefano Artissunch, regia, adattamento e ideazione scenografica di Stefano Artissunch, costumi di Mario Nateri, maschere e pupi di Giuseppe Cordivari, musiche di Andrea Bianchi, organizzazione generale e distribuzione di Daniela Celani, produzione Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona/Daniela Celani per Synergie Arte Teatro

(Teatro Sala Umberto – Roma, 26/30 marzo 2024)

Molière è solo un pretesto per calcare liberamente nell’avanspettacolo o music hall (più elegante) che dir si voglia attraverso canzoni d’epoca, balli e recitazione di una scalcagnata compagnia di giro assemblata con materia prima da Roccacannuccia e Capracotta. Innesco fresco pretestuoso, ensemble brillante e sfavillanti scenografie.

Il titolo può ingannare perché lo spettacolo spazia su un repertorio ammiccante agli ultimi anni della seconda guerra mondiale. La trama è appena una bozza e un innesco con la cornice (le interpreti) che sono meglio del quadro (il testo, lo sviluppo). Nelle parti di stagionate interpreti del varietà Boccoli e Mario se la cavano magnificamente auto-ironizzando sulla propria condizione, cercando (inutilmente) di non farsi vessare dal manager che è anche il creatore del testo e della regia. Si prende un po’ da tutto, incluso Petrolini con una rievocazione d’epoca che non può che piacere alla borghesia in sala. La pretesa di un messaggio è fuori dal contesto. Così la gravidanza di una delle due, incinta per colpa di un nazista non gentiluomo, è palesemente presa da La Storia di Elsa Morante. La censura che cancella le parole straniere sa di deja vu, lieve l’accenno alla censura in cui incappò Molière. E dunque quello che più colpisce è il rutilante assemblaggio, il fascino di intramontabili motivetti, la grazie delle protagoniste per una proposta calzata mani e piedi sul loro charme. Le defunte luci del varietà, quando lo spettacolo veniva gettonato unitamente a un film, nel mondo del teatro sembrano destinate a non spegnersi mai. Polvere di Stelle al cinema ammiccava a questo mondo.

data di pubblicazione:27/03/2024


Il nostro voto:

UN MONDO A PARTE di Riccardo Milani, 2024

UN MONDO A PARTE di Riccardo Milani, 2024

Michele Cortese è stanco e particolarmente stressato dall’insegnamento presso una scuola elementare di Roma. Dopo aver fatto domanda, accetta con entusiasmo il trasferimento in un piccolo paese all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo. La realtà che trova è completamente diversa da quella tanto sognata e l’unica classe raccoglie appena pochi bambini. Quando, per motivi puramente speculativi si deciderà di chiudere definitivamente l’Istituto, insieme alla vice-preside dovrà inventarsi qualsiasi stratagemma pur di tenerlo in vita…

 

Il regista e sceneggiatore Riccardo Milani è oramai avvezzo a regalare al pubblico delle commedie divertenti. Senza ricorso a un eccessivo buonismo, i suoi film fanno stare bene e soprattutto rilassano. Anche in questo lavoro, in presenza di una sceneggiatura ridotta all’essenziale, senza grandi pretese si riesce comunque a dare un messaggio sociale, neanche tanto trasversale. Il protagonista, interpretato da Antonio Albanese, dopo tanti anni di faticoso insegnamento in una periferia romana, aspira a ritirarsi in un posto a contatto con la natura. Il suo desiderio si avvera, ma in situazioni ben lontane da quelle fantasticate. Il paesino è arroccato sulle montagne d’Abruzzo dove circolano indisturbati branchi di lupi e dove d’inverno si rimane isolati per le abbondanti nevicate. A scuola verrà accolto da una vice-preside aggressiva, ma che conosce bene la realtà del paese, e da una classe unica composta da sette bambini. Allo spaesato maestro daranno un caloroso benvenuto dimostrandosi presto tutti forse troppo maturi per la loro età. Situazioni grottesche che fanno sorridere lo spettatore e lo coinvolgono emotivamente nelle vicende proprie dei protagonisti. Il tutto condito da un dialetto abruzzese che, se a volte risulta veramente ostico, tuttavia è quel condimento che rende l’intera storia leggera e gradevole nello stesso tempo. L’intraprendente vice-preside è impersonata dall’attrice comica Virginia Raffaele che ancora una volta mostra grande talento da imitatrice, tanto da mimetizzarsi perfettamente tra la gente del luogo. Il regista qui dà prova di aver intuito che solo la presenza di attori non professionisti locali avrebbe comunque reso le vicende credibili e di facile fruizione. Se ne consiglia la visione per distrarsi un poco dai recenti film, molti dei quali veramente interessanti, che però incupiscono troppo e rattristano.

data di pubblicazione:27/03/2024


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QUIZ TIME – Libreria Eli Viale Somalia 50

QUIZ TIME – Libreria Eli Viale Somalia 50

Roma, 28 marzo 2024 ore 18,00

Un doppio appuntamento nella libreria più multimediale di Roma. Alle 18,00 gli scrittori Giulia Alberico e Daniele Poto proporranno Quiz Time ovvero il mondo della letteratura (ma anche del cinema, della poesia, del teatro) filtrato da 30 domande quiz che riveleranno la conoscenza della materia. Senza alcun particolare intento nozionistico ma con spirito ludico, gareggeranno due squadre allestite sul momento per sorteggio. In palio libri per ogni risposta esatta con benefit riservati sia alla squadra vincitrice che a quella perdente. È un appuntamento settimanale che si rinnova. Il giudice d’occasione sarò il libraio romano Francesco Palombi. I visitatori potranno disporre di un buono libro da dieci euro da consumare presso Eli. Nell’occasione potranno accedere all’enorme archivio di libri di secondo mano venduti a peso: 10 euro al chilo a dimostrazione che la cultura se ha peso ha scarso costo. A seguire tutti i partecipanti si riconvertiranno in una presentazione intima e discreta di uno scrittore emergente, Vito Di Battista, che presenterà il suo libro Il buon uso della distanza (Gallucci editore), segnalato dalla critica. Ecco il giudizio di Simonetta Sciandivasci: “Di Battista è consapevole di come la memoria sia invenzione e la vita sia come il teatro, che muore mentre lo si fa”..

data di pubblicazione:25/03/2024

L’ORIGINE DEL MONDO – Ritratto di un interno

L’ORIGINE DEL MONDO – Ritratto di un interno

scritto e diretto da Lucia Calamaro

(TEATRO ARGENTINA – Roma, 22/28 marzo 2024)

Arriva all’Argentina di Roma L’Origine del mondo- ritratto di un interno, scritto e diretto da Lucia Calamaro in una nuova veste e con un nuovo cast che comprende la giornalista Concita De Gregorio e le attrici Lucia Mascino e Alice Redini. Uno spettacolo straordinariamente attuale, che ha visto la luce nel 2011 e che ha vinto nel 2012 tre premi Ubu. Tre atti per raccontare il presente della depressione: donna melanconica al frigorifero, certe domeniche in pigiama e il silenzio dell’analista. Tre donne, nonna, mamma, figlia, tre voci, tre generazioni (foto Claudia Pajewski).

Quante persone trascorrono la loro vita cercando di trovare un equilibrio interiore, lottando contro una costante solitudine cronica, che sembra non abbandonarle mai, senza godersi i singoli momenti di gioia perché troppo estranei dalla realtà? È questa la riflessione proposta nella trilogia di Lucia Calamaro, drammaturga e regista affermata nel panorama contemporaneo. Un dramma esistenziale, di un nucleo familiare al femminile, composto da madre (Concita De Gregorio) figlia (Alice Redini) e nonna (Lucia Mascino).

Un testo profetico, anche, perché dieci anni prima del Covid già parlava di reclusione, dolore del mondo, stati depressivi, disturbi alimentari, impotenza ma anche di possibile redenzione, nel quale prendono forma i legami familiari in cui si nasce e in cui ci si imbatte, tanto fondamentali quanto intricati.

Concita la protagonista cerca qualcuno e non qualcosa nel microcosmo del proprio intimo, vuole ritrovare se stessa. Ma per farlo ha bisogno degli altri, ha bisogno di qualcuno che ami ascoltarla con attenzione e con cura perché la vita è relazione. E la qualità della relazione deve essere fertile, di interscambio, altrimenti si rischia di ammalarsi di mancato ascolto. Come avviene alle tre protagoniste. Lucia, la nonna, sceglie di rimuovere le sue esigenze più vive riuscendo a sopravvivere nel mare di noia che ne deriva, brontolando nel tentativo di risvegliare la figlia dal letargo depressivo; Concita (la figlia di Lucia) non riuscendoci si isola, si chiude all’ipocrisia delle relazioni; sua figlia Alice è in bilico tra l’attaccamento alla madre e il tentativo di riuscire a comunicare con lei decifrando il suo linguaggio del corpo, vista l’impossibilità della comunicazione verbale, riscontrata ed esasperata nella relazione di puro silenzio esistente tra Concita e l’analista.

Un dramma di fronte ai fattori portanti della quotidianità, i dialoghi con il frigo che si apre e si chiude, con la lavatrice semivuota che gira e genera schiuma, ingombranti elettrodomestici con cui confrontarsi su debolezze, fragilità e solitudine. Legami fragili ma presenti che supportano la necessità e la volontà dolorosa ma essenziale di volere essere vivo e presente.

data di pubblicazione:25/03/2024


Il nostro voto:

GIOVANNI TESTORI FRA TEATRO E CRITICA D’ARTE

GIOVANNI TESTORI FRA TEATRO E CRITICA D’ARTE

Quando il lavoro del critico trapassa nell’invenzione del vero scrittore

(Biblioteca Hertziana – Roma, 19 marzo 2024)

Si è svolto a Roma, presso la sala conferenze della biblioteca Hertziana – storico edificio in via Gregoriana dove ha sede l’istituto tedesco della società Max-Planck dedicato alla ricerca sulla storia dell’arte – un interessante seminario di ricerca dedicato allo scrittore Giovanni Testori. Nato a Novate, nella periferia nord di Milano, il critico d’arte e drammaturgo è stato uno scrittore prolifico, una figura complessa e articolata, modello per la cultura italiana del Novecento e di quella milanese in particolare. Scopo del seminario è stato quello di avvicinare un pubblico di studiosi e appassionati alla figura dell’artista lombardo, in particolare dopo l’anno appena trascorso in cui si sono celebrati i 100 anni dalla nascita con mostre, eventi, spettacoli e convegni.

L’evento, organizzato e presentato da Paolo Talone in collaborazione con Lara Demori, ha aperto una prospettiva di analisi sull’autore novatese, ponendo al centro le connessioni tra la scrittura drammaturgica e quella di critico d’arte. La relazione è stata affidata a un ospite di eccezione, Davide Dall’Ombra. Docente di Storia della critica d’arte presso l’Università Cattolica di Milano, Davide Dall’Ombra è direttore di Casa Testori – l’associazione che si occupa di gestire l’eredità intellettuale dello scrittore – e responsabile della biblioteca e dell’archivio di Giovanni Testori. Il seminario è iniziato con la lettura di un testo tratto da uno dei saggi tratti dal Gran teatro montano, il volume del 1965 che raccoglie le riflessioni dell’autore su Gaudenzio Ferrari, pittore e sculture al Sacro Monte di Varallo. Il brano, una descrizione della cappella 38 del Sacro Monte (detta “cappella della crocifissione”), letto dall’attrice Chiara Cavalieri (membro stabile tra le altre cose della compagnia Fort Apache Teatro con la quale conduce laboratori in istituti penitenziari) dà un’idea dell’abilità di scrittura testoriana che sa mettere in dialogo scultura e pittura attraverso l’uso di un linguaggio teatrale.

Testori nasce come critico e pittore negli anni ’40, durante i quali collabora con la rivista del GUF di Forlì Pattuglia diretta da Walter Ronchi. Negli anni ’50 conosce Roberto Longhi, che diventa suo maestro d’elezione. Gli interessi si allargano alla pittura lombarda del Seicento e parallelamente inizia a coltivare la passione per la scrittura e il teatro. Escono I segreti di Milano, una raccolta di scritti di vario genere dal romanzo al teatro, che narrano la periferia milanese. Nel 1968 pubblica su Paragone letteratura il saggio teorico sul teatro, Il ventre del teatro, in cui mette in evidenza la centralità della parola e dell’attore, per lui personaggio monologante. Questo scritto apre la grande stagione teatrale degli anni ’70, segnata dalla collaborazione con la regista Andrée Ruth Shammah e l’attore Franco Parenti, per il quale scrive La trilogia degli scarozzanti. Un periodo felice che vede la nascita del Salone Pier Lombardo (poi teatro Franco Parenti) e la sperimentazione in teatro di una lingua nuova, inventata, segno di rinnovamento per la scena milanese e italiana in generale. Dopo la morte della madre Lina Paracchi nel 1977, Testori prenderà una strada diversa, ma tornerà a collaborare con il Pier Lombardo nel 1984, in occasione del bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni. Scrive per la compagnia di Parenti I promessi sposi alla prova, l’azione teatrale divisa in due giornate in cui un Maestro dialoga con gli attori chiamati a mettere in scena il celebre romanzo. Tornando al seminario, da quest’opera è tratta un’altra lettura che vede protagonista il personaggio della Monaca di Monza, sempre presentata attraverso la voce e l’interpretazione della Cavalieri.

L’incontro ha poi coinvolto nella seconda parte il numeroso pubblico di studiosi di arte, lavoratori dello spettacolo, impiegati dell’istituto e semplici appassionati, intervenuto con domande e considerazioni sull’autore. Anche a Roma è stato celebrato Giovanni Testori.

Link utili:

La registrazione video del seminario si può seguire su Research Seminar with Davide dall’Ombra on Vimeo

Giovanni Testori – Home

Casa Testori

Home | Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institute for Art History (biblhertz.it)

data di pubblicazione:24/03/2024

LA VITA CONTROMANO di Anna Murante, con Daniele Poto – ed. Youucanprint 2024

LA VITA CONTROMANO di Anna Murante, con Daniele Poto – ed. Youucanprint 2024

In Italia nel 2023 sono usciti 81.000 libri e questo certo non sarà più letto. Ma ha il merito di uscire dalla mischia e dal mercato. Perché più che un libro è la storia di una vita, un diario che chiede di essere condiviso. Una storia di donna travagliata e che trova riscatto nella sublimazione della testimonianza. La vita contromano. Con una gravidanza atipica che all’inizio viene rifiutata. Ma quando una madre prende in braccio il suo bambino tutto può cambiare. E la vita improvvisamente sembra raddrizzarsi attraverso la storia vera di una donna che, lottando contro i pregiudizi, s’insedia a Roma e, partendo dalla gavetta, si conquista un solido presente, documentando un piccolo spaccato della storia d’Italia: dal terrorismo a Berlusconi fino all’attuale temperie. La serenità si rompe quando suo figlio va incontro a un tragico destino. Quel ragazzo fortemente amato era la ragione di una vita. Metabolizzando il lutto con il racconto di questa parabola Anna Murante ci consegna uno spaccato intimo di questo percorso sofferto e irrisolto, irrorato dalla speranza di una redenzione, forse anche religiosa. Daniele Poto ha solo cercato di restituire al meglio la sua gioia e il suo dolore lasciando alla storia la genuinità e la spontaneità primordiali di una donna pugliese che cerca di farsi largo a Roma lottando contro i pregiudizi che le affibbiano subito l’etichetta di ragazza madre. Libro di facile leggibilità, di fragranze godibili che può ambire al suo legittimo spazio in una biblioteca. Anna Murante ci ha riassunto il suo passato anche per illuminare il prossimo futuro e ritrovare nel coro dei lettori amici e parenti solidali con la sua parabola.

data di pubblicazione:21/03/2024

ANOTHER END di Piero Messina, 2024

ANOTHER END di Piero Messina, 2024

Sal non riesce a rassegnarsi per la perdita di Zoe, morta a causa di un incidente per di più causato da lui stesso. Al colmo della disperazione, dopo aver persino tentato il suicidio, si lascia convincere dalla sorella Ebe a ricorrere a una speciale organizzazione. Ciò gli consentirà di rincontrare per poco la donna amata, sia pur nel corpo di un’altra…

 

A quasi dieci anni dal suo film d’esordio L’attesa, il regista siciliano torna a trattare un tema a lui molto caro che è quello dell’amore vero tra due persone. Un amore incondizionato a volte rubato da circostanze imprevedibili e del quale non si riesce a farsene una ragione. Il problema centrale è quindi quello della elaborazione del lutto, per la perdita della persona cara, e delle difficoltà che spesso ci impediscono di attuarla. In Another End, presentato in concorso all’ultima edizione della Berlinale, seguiamo le vicende del protagonista Sal (Gael Garcìa Bernal) che si trova ad affrontare la morte della sua compagna. L’uomo è colpito dal vuoto che le ha lasciato e devastato dai sensi di colpa per essere stato lui la causa dell’incidente mortale. Siamo in un futuro, forse oramai prossimo, in cui la tecnologia può far sì che sia possibile rivivere ancora alcuni momenti con la persona che abbiamo amato. Si è così preparati in qualche modo all’evento ineluttabile, già di fatto accaduto. Quando Zoe (Renate Reinsve) si ripresenta, con il corpo di un’altra donna, l’uomo potrà passare con lei dei momenti speciali e predisporsi così meglio a quel distacco definitivo che il destino gli ha riservato. Il tema affrontato non è certo tra i più originali, ma il regista riesce in qualche modo a trovare la sua strada in un groviglio di situazioni drammatiche che spesso hanno l’effetto di incupire lo spettatore. Il risultato è quello di aver creato qualcosa di ferruginoso, qualcosa che si fa fatica a seguire. Tutto ciò senza per questo voler sminuire la capacità del regista di usare la cinepresa in maniera più che professionale. Al cast si aggiunge anche la presenza della talentuosa attrice argentina Bérénice Bejo, nel ruolo della sorella Ebe. Sarà una presenza determinante per traghettare il protagonista in un mondo nuovo e aiutarlo a elaborare appieno la perdita subita.

data di pubblicazione:20/03/2024


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DE GASPERI, L’EUROPA BRUCIA di Angela Demattè

DE GASPERI, L’EUROPA BRUCIA di Angela Demattè

con Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi, Francesco Maruccia, regia di Carmelo Rifici, scene di Daniele Spanò, costumi di Margherita Baldoni, luci di Gianni Staropoli, musiche di Federica Furlani. Produzione Teatro Stabile di Bolzano, La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello, Centro Servizi Culturali, Santa Chiara di Trento

(Teatro Vascello – Roma 19/24 marzo 2024)

Rigorosa rievocazione di una personaggio centrale nell’Italia del dopoguerra. Didattica, didascalica ma anche superbamente incisiva nel dimostrare la cronica dipendenza dagli Stati Uniti nei pregnanti dialoghi con un ambasciatore.

Il teatro ha molte strade e tante risonanze. E quando imbocca un sentiero difficile se ne assume le conseguenze. Dunque la scelta di un personaggio apparentemente dimenticato sembra infilare la scena in un difficile senso unico. Invece la cattura del senso storico, la puntuale ricostruzione dei discorsi del politico che andava negli Stati Uniti chiedendo la carità dei finanziamenti per la palingenesi italiana ha toni accorati quanto convincenti. Certo, molto è affidato alla capacità mimetica di un Pierobon capace di riprodurre fedelmente la vena cattolica di De Gasperi e il suo tentativo di indipendenza dai vincitori della guerra. Con il non sibillino riferimento alla politica petrolifera di Mattei, alla difficile dicotomia con il Partito Comunista, alla cronica avversione per i rossi e la loro utopia. Fanno da simbolo le bandiere in campo. Il bianco dei democristiani, il rosso di quelli che allora venivano chiamati bolscevichi per sottolineare malignamente la dipendenza da Mosca. Lo spettacolo dimostra eloquentemente il fallimento più che di una nazione (l’Italia) quello del progetto Europa, ventilato con tante speranze alle metà degli anni ’50, in parte spezzato dalla scomparsa dello statista di cui si parla. Una partita a bocce con un ragazzo di Matera riconduce il dibattito in termini semplici e lineari rimandando alla volontà di un popolo spesso dimenticato. Il sogno del vecchio continente oggi non è pi quello di De Gasperi e Adenauer.

data di pubblicazione:20/03/2024


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DIRITTO PENALE AL CINEMA – Università “Roma Tre”

DIRITTO PENALE AL CINEMA – Università “Roma Tre”

L’attività formativa “Diritto penale al cinema” propone agli studenti di giurisprudenza dell’Università “Roma Tre” una riflessione che, muovendo dal cinema, si confronta con alcune delle più complesse sfide del diritto penale contemporaneo.

Presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre”, ormai da dieci anni, si svolge l’attività formativa “Diritti penale al cinema”, di cui è titolare la Prof.ssa Massaro.

Il 19 marzo si è tenuta la prima lezione dell’anno accademico 2023-2024, che, muovendo dal film Miele di Valeria Golino, ha affrontato il tema “Fine vita e diritto penale”.

“Miele”, che segna il fortunato esordio alla regia di Valeria Golino, è liberamente ispirato al romanzo Vi perdono di Angela Del Fabbro-Mauro Covacich, poi ripubblicato con il titolo A nome tuo. Il film, nel 2013, è stato presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.

La storia è quella di Irene (Jasmine Trinca, Nastro d’argento e Globo d’oro come migliore attrice per questa interpretazione), che, attraverso periodici viaggi in Messico, si procura un barbiturico per cani che, opportunamente somministrato, pone fine pressoché instantemente alle sofferenze di chi ne faccia richiesta. La sicurezza (apparente) di Irene-Miele è però destinata a infrangersi a seguito dell’incontro con l’ingegner Carlo Grimaldi (un impeccabile Carlo Cecchi).

Sembra un malato come tutti gli altri, mail suo corpo non reca ferite di alcun tipo: è la sua anima che è stanca di vivere e che preferisce uscire di scena senza plateali e scomposti voli dalla finestra, ma in maniera silenziosa, discreta e dignitosa. Miele è spiazzata: mentre urla che il suo compito non è quello di uccidere i depressi, ma di aiutare chi è “realmente” malato, si rende conto di quanto labile ed evanescente possa rivelarsi il confine tra la vita del corpo e quella dell’anima, tra la malattia e la cura, tra la scelta e la disperazione. 

L’incontro svoltosi nelle aule dell’Università “Roma Tre”  ha preso le mosse da un’analisi dei reati previsti dagli articoli 579 (omicidio del consenziente) e 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale, per poi lasciare spazio agli interventi di Mina Welby (copresidente dell’Associazione Luca Coscioni) e Chiara Lalli (scrittrice, giornalista, filosofa).

Mina Welby ha ripercorso le tappe fondamentali della vicenda (prima) umana e (poi) giudiziaria di suo marito Piergiorgio, che, nel 2006, ha scosso il torpore del dibattito pubblico italiano in materia di eutanasia.

Chiara Lalli è attualmente coinvolta in un procedimento penale per aver accompagnato presso una clinica Svizzera Massimiliano, malato di sclerosi multipla cui in Italia si sarebbe negato l’accesso a una pratica di suicidio assistito. Il suo intervento ha precisato quali sono stati i passi avanti segnati dalla sentenza n. 242 del 2019, con cui la Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittimo l’art. 580 c.p., ma anche le ragioni della nuova questione di legittimità costituzionale sulla fattispecie di aiuto al suicidio, sulla quale la Corte dovrà pronunciarsi a breve.

Per approfondimenti:

A. Massaro, L’eutanasia al cinema: l’amara dolcezza di Miele

A. Massaro, L. Grossi, La progressiva “destrutturazione giurisprudenziale” del suicidio medicalmente assistito: una nuova questione di legittimità costituzionale sull’art. 580 c.p.

MAY DECEMBER di Todd Haynes, 2024

MAY DECEMBER di Todd Haynes, 2024

Presentato in anteprima a Cannes, esce nelle sale con Lucky Red l’ultimo film di Haynes interpretato dai premi Oscar Natalie Portman e Julianne Moore. Le due attrici tengono la scena per tutta la durata del film che potremmo definire “l’anatomia di uno scandalo americano”, parafrasando il titolo della pellicola di Justine Triet che gli ha strappato l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Gracie Atherton-Yoo (Julianne Moore), moglie e madre, all’età di 36 anni inizia una relazione extraconiugale con il tredicenne di origini coreane Joe Yoo, compagno di classe di suo figlio Georgie. Ben presto nella comunità di Savannah, Georgia, la storia diviene di dominio pubblico e Gracie finisce in prigione. I due tuttavia, nonostante l’inevitabile ostracismo delle famiglie e della società, si sposano. Dal matrimonio nascono tre figli. Passano vent’anni. La coppia vive ancora a Savannah e la pace sembra essere tornata, quando l’attrice di successo Elizabeth Berry (Natalie Portman) decide di interpretare un biopic su Gracie ed inizia a frequentare la casa dei coniugi Yoo per calarsi meglio nella parte.

Todd Haynes, come in Lontano dal paradiso e Carol, torna su un terreno a lui congeniale: indagare il perbenismo americano alla luce di certi avvenimenti privati che hanno fatto scandalo. In May December il titolo stesso rappresenta un gap, una distanza quasi incolmabile come l’età che separa i due coniugi e sarà Elizabeth a far scoprire allo spettatore che tutto non è come sembra. Gracie infatti manifesterà un carattere da manipolatrice, mentre il suo giovane marito una maturità apparente e mai sbocciata, come le crisalidi di cui si prende cura sino a farle diventare farfalle pronte a volare.

Nonostante la sottile complessità della tematica, con una verità sempre in bilico che non sembra mai essere una solamente, il film nel suo complesso non aggiunge nulla a ciò che sin dall’inizio appare palese. Per tutta la durata si percepisce l’esistenza di un filo che tiene i vari personaggi incredibilmente uniti intorno a Gracie. Julianne Moore è magistrale nello svelare a poco a poco la propria personalità distorta con segnali contrastanti tra loro che vanno dall’infantilismo al controllo, dando ad Elizabeth- Portman, abile e cinica, la chiave di lettura del suo personaggio. Al pubblico l’ardua sentenza.

data di pubblicazione:20/03/2024


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