da Antonio Iraci | Mag 14, 2025
Drammaturgia e regia di Emanuele D’Errico, con Antonella Morea e Dario Rea
(Teatro Vascello – Roma, 13/18 Maggio 2025)
Una donna, dal suo basso napoletano, dialoga con qualcuno che lei richiama continuamente con il vezzeggiativo di Lello. Una mattina, come tante altre, che inizia con un elogio alla felicità. Pur nella sua immobilità, lei è soddisfatta della sua condizione solo per il fatto di esistere e di poter osservare il mondo. Una giornata felice quindi, anzi felicissima, anche se attorno regna miseria, degrado e una devastante solitudine…
Come la Winnie di Beckett in Giorni felici, la protagonista, costretta a una immobilità forzata, si rivolge al suo Lello per affrontare insieme la quotidianità. Ci troviamo tra i bassi del Rione Sanità di Napoli. La storia inizia tra le persone che vivono proprio lì, in quel quartiere che fa tanto parlare di sé, più nel male che nel bene. Ci sono voci fuori campo che raccontano la propria storia, una storia che per loro nasce e muore sempre e inesorabilmente nel medesimo luogo. Il basso diventa quindi l’universo inesplorato di molti, costretti a inventarsi un riscatto sociale a loro precluso già in partenza. Sulla scena, avvolti da un denso fumo, appaiono a fatica una lei e un lui che iniziano a dialogare. Lo spettatore si trova così ad essere testimone di una condizione di assoluta povertà. Solo le parole hanno la valenza specifica di redenzione da una vita piena di oggetti che hanno perso da tempo la loro funzionalità. A ciascuno dei protagonisti è lasciato il compito di inventarsi la propria giornata e di rendersela felice per come è giusto che sia. Se la situazione risulta disperata bisognerà comunque convertirla in qualcosa che dia il senso alla propria esistenza che altrimenti risulterebbe vuota. Putéca Celidònia nasce dalla Scuola del Teatro Stabile di Napoli ed è composta da attori che hanno deciso di condividere la gioia di fare teatro. Nel 2018 hanno quindi creato la loro bottega (putéca in dialetto napoletano) occupando dei beni confiscati alla camorra. Proprio partendo da lì hanno avviato un progetto culturale per la gente dei bassi. La loro intuizione è diventata una realtà che si inserisce perfettamente nel contesto napoletano per condividere le proprie esperienze di vita e di sperimentazione teatrale. Felicissima Jurnata assume così un valore proprio e indipendente dal dramma beckettiano di riferimento e diventa così un vero e proprio inno alla gioia. Un messaggio forte a un mondo disastrato e logorato ma che comunque mantiene sempre la sua buona ragione di esistere. Una produzione Cranpi, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Putéca Celidònia in collaborazione con La Corte Ospitale – Forever Young 2022.
data di pubblicazione:14/05/2025
Il nostro voto: 
da Antonio Iraci | Mag 7, 2025
In una immaginaria cittadina di un’isola sperduta al Nord della Transilvania vive la piccola Yuri. Appartiene a una piccola comunità rurale di un mondo selvaggio dove, tra i boschi, vivono delle eccentriche creature chiamate Ochi. Yuri, come gli altri ragazzi del villaggio, deve stare molto attenta e mai uscire dopo il tramonto per non imbattersi nei misteriosi primati. Un giorno troverà nel suo zaino un cucciolo sperduto e stringerà con lui un profondo legame affettivo…
Questo film segna il debutto alla regia di Isaiah Saxon che dirige un fantasy di grande impatto per il pubblico grazie agli effetti d’animazione usati. L’attenzione è subito rivolta verso Maxim, interpretato dal poliedrico Willem Dafoe, padre di Yuri (Helena Zengel), in perenne stato di guerra contro quelle strane scimmie. Insieme al suo nuovo amico Ochi, incontrato per puro caso, la ragazzina inizierà così un viaggio iniziatico. Lei stessa entrerà nel suo mondo, imparando persino il suo linguaggio e riuscendo quindi a interagire con lui. Il regista non fa mistero di essersi ispirato a E.T. di Spielberg per quanto concerne la sceneggiatura anche se di fatto i soggetti si discostano molto. Saxon, esperto in animazione digitale 3D, ha saputo ben usare le tecniche di ultima generazione per realizzare un prodotto di fantasia ma anche molto reale. Costruisce così un universo credibile dove gli stessi animali sono tra i protagonisti di una storia, onirica e mitologica nello stesso tempo. Il suono emesso dagli Ochi diventa un elemento fondamentale nella narrazione, suono che Yuri imparerà come se fosse per lei un elemento più che naturale. Come in tanti film classici fantasy, il regista affida a un bambino la missione di conciliare il mondo dei grandi con una natura violentata. Senza la potenza narrativa dei lungometraggi pieni di imprese straordinarie e magiche, verso i quali c’è un voluto rimando, il film risulta suggestivo e accattivante. La Leggenda di Ochi, dopo aver affascinato il pubblico del Sundance Film Festival, si prepara a debuttare nelle sale italiane con le carte in regola. Un viaggio avventuroso attraverso foreste incantate che fanno del film una vera leggenda in cui l’abilità del regista riesce appieno a realizzare un coinvolgimento emotivo. Splendida la colonna sonora, elemento che effettivamente riesce a fondere i singoli elementi della fiaba rappresentata anche se poi il racconto ricade in schemi stereotipati. Il film quindi è da valutare positivamente per gli effetti speciali e per il montaggio ma stenta a convincere nonostante la capacità degli attori. Accanto al personaggio mitico di Dafoe troviamo anche Emily Watson, brava, ma anche lei poco convincente nel ruolo di una madre emarginata nella foresta.
data di pubblicazione:07/05/2025
Scopri con un click il nostro voto: 
da Antonio Iraci | Mag 7, 2025
La storia di Rosa Balistreri considerata la voce della Sicilia per aver portato in giro, con passione e rabbia, i suoi conflitti interiori come donna e come madre siciliana. Il ritratto di una vita vissuta tra estrema povertà e successo, vita tormentata dai ricordi di un passato crudele e dagli sforzi per recuperare il rapporto con la figlia. Rosa ha saputo lottare per la difesa dei diritti della gente più povera, soprattutto accanto alle donne abusate e prevaricate nella sua terra…
Il palermitano Paolo Licata, ora al suo secondo film dopo il successo di Picciridda – con i piedi nella sabbia dal romanzo di Catena Fiorello. Ancora una volta il regista si concentra sulla sua Sicilia, quella vera e povera fatta di gente che deve continuamente subire violenza per poter sopravvivere. Ancora una volta sotto l’obiettivo troviamo la storia di una donna, Rosa Balistreri, dalle sue umili origini sino alla sua umile fine. Una donna che sin da bambina ha dovuto lottare anche con la forza per ribellarsi ai soprusi all’interno della famiglia e fuori in società. Da ragazzina, ascoltando i cantastorie nelle piazze dei paesi, impara a apprezzare la musica popolare e a scoprire la sua vocazione canora. Anche se contrastata, in un’epoca in cui alle donne siciliane era vietata ogni forma di emancipazione, riuscirà a imporre la propria voce. Diventerà la paladina di un pensiero politico che negli anni ’60 era rappresentato da nomi di cultura quali Dario Fo, Renato Guttuso e Andrea Camilleri. Le sue cantate popolari, più che canzoni, portano in giro l’anima della Sicilia. Un atto di ribellione sociale e di riscatto della donna stuprata, costretta sempre a subire la violenza di un patriarcato fortemente radicato. Nel film Rosa Balistreri viene raccontata quindi nella sua realtà più cruda fatta di maltrattamenti ma anche di tanto amore. Un amore che le è stato da subito negato e che lei stessa, per circostanze avverse, non seppe mai esternare nei confronti della figlia Angela. Nella maturità cercò di recuperare questo rapporto con ogni mezzo, ma i tempi erano oramai troppo saturi di risentimenti e di recriminazioni. Una donna che ha fatto della musica la sua rivoluzione personale e culturale, tra alti e bassi, finendo poi con l’essere quasi dimenticata dalle masse. Rosa è interpretata, per le varie fasi della sua vita, da Lucia Sardo, Donatella Finocchiaro, Anita Pomario e Martina Ziami. Ciascuna sa dare una vera autenticità al personaggio dalla determinazione giovanile alla fragilità dell’età adulta. Importante è anche il contributo di Carmen Consoli che firma le musiche originali del film. Lei stessa ha dichiarato che la Balistreri le ha trasmesso la passione per far si che la musica possa diventare parte essenziale del proprio essere. In L’amore che ho il regista che ha saputo creare le atmosfere giuste senza esagerare nel riprodurre situazioni credibili per quando riguarda la storia raccontata. Se a volte può sembrare che la sceneggiatura si adagi eccessivamente su aspetti formali più che sostanziali, il risultato ottenuto è comunque degno di nota. Un film tutto sommato riuscito che saprà entusiasmare il pubblico anche tra quelli che di Rosa Balistreri non ne conoscono neanche il nome.
data di pubblicazione:07/05/2025
Scopri con un click il nostro voto: 
da Antonio Iraci | Mag 1, 2025
Valentina Allegra de Fontaine si occupa, a modo suo, della sicurezza nazionale. Per portare a termine una missione segreta recluta una squadra di antieroi, i Thunderbolts, elementi scelti ognuno con un passato a dir poco turbolento. Ben presto gli stessi si troveranno in una trappola, senza possibilità di uscirne vivi, ma tra tensioni e rivalità troveranno insieme una via di sopravvivenza…
Jake Schreier, regista noto al pubblico per il film Robot & Frank, è stato scelto per dirigere l’ultimo film della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. Per chi non fosse proprio a conoscenza dei cinecomic, nel film ritroviamo tutti una serie di personaggi creati dal fumettista Kurt Busiek nel 1997. Individui che non si sa bene come definirli: eroi, antieroi, supereroi? O solo ex criminali, con un passato torbido e dotati di superpoteri che li rendono invincibili e, si potrebbe dire, anche immortali? Nella squadra troviamo: Yelena (Florence Pugh), Bucky Barnes (Sebastian Stan), Red Guardian (David Harbour), Ghost (Hannah John-Kamen), Taskmaster (Olga Kurylenko) e John Walker (Wyatt Russel). Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus) è una donna di potere che, con la scusa di affidare loro una missione segretata, li vuole praticamente eliminare. Inutile qui accanirsi sulla trama, anche se di fatto c’è. Bisogna solo lasciarsi andare alle rocambolesche avventure dei protagonisti e non impelagarsi nelle loro vicende personali. Ognuno ha infatti un passato non ancora digerito e che tenta in ogni modo di elaborare. Superfluo anche dire che il film, basato su una gigantesca produzione firmata Marvel Studios e The Walt Disney Company, si basa esclusivamente sugli effetti speciali. Location mozzafiato ricostruite sui Gran Canyon sperduti americani o sulle strade di New York dove si svolgono le sequenze di un fantomatico attacco alla città. Merito del regista è stato quello di introdurre alcune novità significative al già sperimentato gruppo dei Thunderbolts. Questa è la spiegazione del perché l’asterisco nel titolo. L’immaginario team di questi supereroi si vanta di una sigla e di un logo tutto proprio. Amano definirsi Avengers e non fanno mistero dei loro superpoteri che li definiscono come gli eroi più potenti della Terra. La loro missione è proteggere il mondo da svariate minacce, anche inter spaziali. Siamo al 36esimo capitolo della serie ma, come annunciato in due post-credit alla fine del film dagli stessi protagonisti, gli Avengers torneranno con nuove avventure. Thunderbolts* fungerà da apripista per altri impegni della Marvel visto che è già stata confermata tutta una serie di film relativi alla nuova Fase 6. Una storia fumettistica quindi senza fine che renderà felici i più sfegatati e affezionati fan dei cinecomic.
data di pubblicazione:01/05/2025
Scopri con un click il nostro voto: 
da Antonio Iraci | Apr 30, 2025
All’agente segreto George Woodhouse viene affidato l’incarico di individuare chi, all’interno dell’intelligence britannica, ha trafugato un software segreto con il nome in codice Severus. George dovrà intercettare i movimenti dei cinque sospettati tra i quai risulta anche la moglie Kathryn che lavora nella stessa agenzia…
Ultimo film del prolifico, quanto sperimentale, regista americano che mette ora in scena un thriller molto coinvolgente basato sulla sceneggiatura di David Koepp. Come in ogni spystory ritroviamo i soliti ingredienti: intrighi, seduzione, terrorismo, nomi in codice, complotti e tradimenti. A rendere il plot più appetibile qui si ritrovano due agenti senza scrupoli che vivono un matrimonio ben consolidato, almeno nelle apparenze. L’oggetto in questione è un top secret software che sta per passare nelle mani di un nemico che potrebbe utilizzarlo per scopi non proprio corretti. Ma chi sarà il traditore che è riuscito a impadronirsi di queste informazioni sensibili e riservate per poi rivenderle? Il film gioca proprio su questi colpi di scena tra sospetti e sospettati e George sa cogliere ogni minimo segnale per individuare la talpa. Il regista si destreggia per tenere alta l’attenzione del pubblico che si trova ad affrontare, non senza difficoltà, una trama quanto mai complessa. Non è quindi facile afferrare a volo i singoli passaggi e individuare prontamente le mosse dei protagonisti. Un thriller che comunque riuscirà a conquistare chi ama il genere spionistico e le storie ricche di suspence e adrenalina. Soderbergh mette in contrapposizione un marito e una moglie che dovranno barcamenarsi per non compromettere il proprio ménage e nello stesso tempo agire senza esitazione. La loro non è certamente un’impresa semplice. Mettere da parte i propri sentimenti a servizio della corona britannica costi quel che costi. E’ proprio questo delicato ingranaggio che rende il film molto accattivante e sicuramente appassionante. Nel cast nomi di tutto rispetto quali Michael Fassbender, Cate Blanchett, Pierce Brosnan, Tom Burke, Marisa Abela. Black Bag – Doppio gioco ha una scrittura e una messa in scena molto accurate. Il protagonista si muove da un punto di osservazione in continuo movimento, proprio per studiare il comportamento dei singoli sospettati come un raffinato psicoanalista. Un riflesso del mondo che oggi viviamo dove tutto è sacrificabile in termini di vite umane, in virtù di una logica distorta. Un film interessante ma certamente non tra i migliori di Soderbergh. L’individuazione perfetta dei personaggi coinvolti, l’abilità di rendere credibile ogni imprevisto non alleggerisce l’esorbitante linguaggio espressivo adottato.
data di pubblicazione:30/04/2025
Scopri con un click il nostro voto: 
Pagina 1 di 11112345...102030...»Ultima »
Gli ultimi commenti…