da Antonio Iraci | Giu 3, 2020
Esther vive presso la comunità ebraica di Brooklyn dove è costretta, suo malgrado, a seguire le rigide regole imposte dalla fede ultra-ortodossa chassidica. Come donna non può svolgere alcuna attività in società e il suo unico compito sarà quello di dedicarsi alla vita coniugale e concepire figli. Costretta a sposarsi con il giovane Yanky, ben presto si accorgerà di non poter più reggere la monotonia di quel modo di essere e con l’aiuto di un’amica fugge a Berlino, decisa a rifarsi una vita. Vani saranno i tentativi per riportarla a casa…
Unorthodox è una miniserie televisiva, disponibile su Netflix, creata da Anna Winger e Alexa Karolinski che si sono ispirate al libro di memorie scritto da Deborah Feldman in cui si racconta il rifiuto scandaloso delle proprie origini chassidiche. Concentrata in soli quattro episodi, la serie racconta la storia di Esther, allevata a New York in una famiglia ortodossa Satmar e sin da piccola separata dalla madre, che a suo tempo era stata cacciata dalla comunità; raggiunta la maggiore età, la ragazza è costretta a sposarsi con Yanky, un giovane legato al movimento satmarico e molto devoto ai precetti impartiti dalla Torah. Esty ama la vita e desidera studiare pianoforte mentre la vita domestica, in attesa di rimanere incinta, non fa per lei. Per realizzare il suo sogno e sottrarsi ai doveri coniugali un bel giorno decide di fuggire e di volare a Berlino dove l’attende una vita completamente diversa piena di musica e di colori. Girati per la prima volta in lingua yiddish, gli episodi, sia pur di breve durata, sono sufficienti a mostrarci due mondi contrapposti: da un lato quello di una comunità religiosa super conservatrice, dove sono ammessi sole le regole e gli insegnamenti impartiti dal rabbino, dall’altro quello di una società occidentale, la berlinese in particolare, dov’è rispettata la libertà di pensiero e d’azione e soprattutto dov’è accettata la diversità. L’israeliana Shira Haas, nei panni della protagonista, è un’attrice straordinaria, di grande talento, perfetta per rappresentare l’infelicità di questa giovane a cui sono imposti solo doveri e a cui non è concessa alcuna libertà di espressione. Una ricostruzione curata nei minimi dettagli che la regista Maria Schrader ha saputo creare per spiegare un universo a molti sconosciuto e intriso di grandi tradizioni, rigorosamente tramandate da generazione in generazione. Ogni personaggio, ciascuno a suo modo, deve lottare contro i propri demoni e soprattutto destreggiarsi tra il rispetto di inflessibili precetti e il desiderio di integrarsi in un mondo a sé più congeniale. Nonostante da pochi mesi nel catalogo Netflix, questa serie sta già riscuotendo un successo strepitoso tanto che già si parla di girare altri episodi, anche perché la storia adesso rimane in sospeso: rimarrà da scoprire come la ragazza affronterà il suo futuro a Berlino, città che l’ha subito accolta benevolmente forse proprio per le sue radici ebraiche.
data di pubblicazione:03/06/2020
da Antonio Iraci | Giu 1, 2020
Sergio Marquina, conosciuto da tutti come “il Professore”, decide di organizzare un colpo a dir poco temerario: entrare nella Zecca di Stato a Madrid e stampare milioni di banconote. La squadra d’assalto è formata da otto individui attentamente selezionati e con pesanti precedenti penali che, non potendo rivelare la propria identità, verranno identificati ognuno con il nome di una città. Portata egregiamente a termine l’impresa, i complici, oramai milionari, faranno perdere le loro tracce, sino a quando uno di loro verrà catturato dalla polizia. Con l’intento di liberarlo, la banda si riformerà per organizzare uno strepitoso furto: impadronirsi della riserva aurea nazionale custodita presso la Banca di Spagna…
Questa serie televisiva spagnola è stata ideata da Alex Pina (lo stesso del serial Vis a Vis) e distribuita inizialmente solo a livello nazionale dall’emittente Antena 3 in 15 episodi. Dopo le prime puntate, la produzione riscontrò che l’audience andava via via diminuendo per cui fu deciso di non andare oltre e di vendere i diritti di distribuzione, di quanto già realizzato, a Netflix che tuttavia decise di rimodulare la durata degli episodi, che diventarono 22, dando inizio alle riprese della seconda stagione. Da quell’iniziale insuccesso si è arrivati ad un successo strepitoso! Oggi La Casa di Carta è la serie più seguita in vari paesi del mondo, incluso l’Italia, tanto che agli inizi del 2020 è stato ufficialmente annunciato l’avvio di nuove puntate. La spiegazione di tanto consenso di pubblico non sta solo nello script quanto piuttosto nella scelta accurata dei singoli personaggi, ciascuno con le proprie peculiarità, a volte malvagie a volte di estrema tenerezza, nelle quali lo spettatore non può che riconoscere una parte di sé. I protagonisti agiscono sotto la supervisione del “Professore” che dall’esterno guida e pianifica ogni loro mossa sino al minimo dettaglio e, contemporaneamente, ogni contromossa da parte della polizia. Una lotta continua tra buoni e cattivi, ma a ruoli invertiti perché in questo caso i buoni sono i rapinatori, uomini che hanno avuto disposizioni precise di rubare… senza licenza di uccidere, mentre le forze dell’ordine, e dell’establishment in generale, sono incapaci di nascondere la corruzione che erode il proprio apparato.
Tutti i personaggi sono interessantissimi, ma non si può tuttavia evitare di entrare in empatia con la figura del Professore (Alvaro Morte), classica figura di ladro gentiluomo, un timido non violento ma quasi psicopatico, dotato di un’intelligenza straordinaria e di un autocontrollo che lo porteranno ad essere sempre all’altezza dei tutte le situazioni, anche le più disperate. La sua, come del resto quella degli altri, è quindi una resistenza contro il sistema e Bella ciao viene scelta come inno che identifica la loro lotta “partigiana” di ribellione contro una società priva ormai di qualsiasi valore etico.
Una serie molto interessante, intrigante, che ci commuove e ci diverte, che ci fa sentire partecipi con i protagonisti e soprattutto ci trasmette quella giusta dose di adrenalina, sufficiente a tenerci vigili e critici verso un regime sociale sempre più narcotizzante.
data di pubblicazione:01/06/2020
da Antonio Iraci | Mag 26, 2020
Macarena, istigata dal suo capo ed ex amante, commette diversi illeciti fiscali e appropriazione indebita di denaro ai danni dell’azienda in cui lavora. Condannata a sette anni, viene rinchiusa nella prigione di Cruz del Sur, presso Madrid: già al suo ingresso nel penitenziario dovrà affrontare tutta una serie di situazioni che metteranno a rischio la sua stessa incolumità e che la porteranno a cambiare il proprio modo di essere. Ben presto da ragazza ingenua e tranquilla, incapace di fare del male, diventerà spietata e crudele verso le altre detenute così determinate a renderle la vita impossibile.
Tra le serie più riuscite attualmente in programma sulla piattaforma Netflix, Vis a Vis è senza dubbio quella che più di tutte sta riscuotendo un successo strepitoso, forse al di là delle normali aspettative. Ideata da Alex Pina insieme a Ivàn Escobar, Esther Martìnez Lobato e Daniel Ecija, è stata presentata a partire dal 2015 da Antena 3, emittente spagnola, ed ora Netflix la sta proponendo in Italia e si è già classificata tra le più seguite dal proprio pubblico. Come in tutte le serie tv che si rispettino, bisogna armarsi sin dall’inizio della giusta dose di buona volontà per affrontare i quaranta episodi che compongono l’intera opera ma, seppur apparentemente ardua, l’impresa si dimostra al contrario molto piacevole per l’indiscussa bravura degli attori che riescono quasi tutti a tenere in tensione il pubblico televisivo. I personaggi sanno muoversi bene in un ambiente ostile, come quello di un carcere femminile, dove dietro un apparente atteggiamento di permissivismo, si nasconde invece una efferata crudeltà, da cui non sono esenti neanche le figure deputate al mantenimento dell’ordine. Protagoniste indiscusse sono Macarena e Zulema (rispettivamente Maggie Civantos e Najwa Nimri, pluripremiate per la loro interpretazione) che devono lottare per conquistarsi un posto di tutto rispetto nel microcosmo carcerario dove vivono e dove vigono rigide regole. Il loro perenne conflitto non prevede tentennamenti: uno scontro violento per assicurarsi una salvezza e soprattutto il rispetto delle altre recluse. In questa serie la sceneggiatura ha saputo ben imbastire gli intrecci narrativi che coinvolgono i vari personaggi facendoli interagire, tra l’interno e l’esterno delle mura penitenziarie, in un susseguirsi di situazioni degne di thriller.
La buona riuscita di questo lavoro risiede quindi nell’aver saputo raccontare varie storie, a volte contraddittorie a volte al limite della pura finzione, che però nel loro equilibrato ginepraio rendono il tutto facilmente credibile. Alla fine di ogni singolo episodio si rimane con il fiato sospeso e non ci si può sottrarre alla tentazione di passare automaticamente a quello successivo, creando in tal modo una tele-dipendenza dalla quale non risulta facile disintossicarsi. Inevitabile, dopo la conclusione della quarta stagione, l’annuncio di uno spin-off della serie dal titolo Vis a Vis: El Oasis, che vede ancora impegnate le due citate protagoniste, già presentato su FOX (Spagna) lo scorso mese di aprile, e prossimamente nel catalogo Netflix.
Una serie nella serie da cui sarà quasi impossibile esimersi.
data di pubblicazione:26/05/2020
da Antonio Iraci | Mag 2, 2020
In questi infausti tempi di pandemia da coronavirus, le ripercussioni nel mondo del lavoro sono devastanti, particolarmente deleterie nel settore della cultura in generale, ed in particolare nel mondo del cinema. Passata miracolosamente indenne la Berlinale, appena in tempo prima che scoppiasse l’emergenza con il conseguente lockdown in tutti i paesi, ogni manifestazione risulta oramai congelata sino a data da destinarsi e sulla quale al momento non è possibile pronunziarsi. A parte la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia che, salvo imprevisti, è prevista per quest’anno dal 2 al 12 settembre, gli altri importanti festival del cinema l’uno dopo l’altro hanno dovuto capitolare. L’edizione 2020 del Festival di Cannes, prevista per questo mese di maggio, mentre in un primo tempo era stato deciso di farla slittare di un mese, ora è stata rinviata nella speranza che il mondo possa tornare entro l’anno a una parvenza di normalità e, l’ipotesi di realizzarla in streaming, non ha trovato consenso da parte del direttore artistico Thierry Fremaux, che si è dichiarato totalmente contrario ad una versione digitale della competizione cinematografica. Analoga sorte per il TIFF 2020, il Festival del Cinema di Toronto, pronto per settembre e ora rinviato a tempi migliori, così come comunicato da Joana Vicente, responsabile della manifestazione.
Per contrastare questo enorme disagio, che ha letteralmente sconvolto il vasto pubblico dei cinefili oltre che causare un enorme danno all’industria cinematografica mondiale, gli organizzatori del Tribeca Film Festival di New York hanno annunciato la realizzazione di un Global Film Festival che, tramite la piattaforma YouTube, offrirà tutta una serie di film già presentati nelle principali rassegne internazionali. Il programma dettagliato non è stato ancora reso noto, ma si sa con certezza che l’evento avrà luogo dal 29 maggio al 7 giugno con accesso dal link youtube.com/weareone. Secondo quanto riferito da Robert Kyncl, responsabile del settore commerciale di YouTube, sarà un avvenimento speciale che coinvolgerà gli appassionati di cinema di tutto il mondo, anche se ovviamente non potrà mai rimpiazzare i festival internazionali al momento sospesi, e sui quali si tornerà a parlare non appena l’allarme Covid – 19 sarà passato, o per lo meno mitigato.
data di pubblicazione:02/05/2020
da Antonio Iraci | Mar 27, 2020
Napoli 1944, seconda guerra mondiale. Tra le macerie e miserie di una città appena liberata dagli americani, Curzio Malaparte è a capo del Corpo Italiano di Liberazione e si trova a mediare tra gli alleati e la popolazione oramai ridotta allo stremo. Nei quartieri succede di tutto: prigionieri tedeschi venduti a peso, bambini dati dalle madri ai soldati nordafricani per pochi soldi, prostituzione di ragazze appena adolescenti… tutte situazioni off limits che trovano la massima esternazione nella improvvisa e tragica eruzione del Vesuvio. A completare questo quadro, a dir poco devastante, una intrepida aviatrice americana viene violentata dai suoi commilitoni ed un uomo festante viene travolto per strada da un carro armato americano, il tutto senza suscitare alcuna reazione da parte degli alleati, ma che invece viene giustamente inteso come un segno di sconfitta da parte del protagonista, che si trova ad assistere impotente a questo scenario apocalittico. Nonostante il cast eccezionale (tra gli interpreti: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Burt Lancaster, Carlo Giuffré…) il film, presentato in concorso alla 34esima edizione del Festival di Cannes, suscitò grandi reazioni da parte del pubblico e fu molto censurato e svilito da parte della critica. La Cavani fu accusata di aver in gran parte travisato lo spirito dell’omonimo romanzo dello stesso Malaparte, divenuto un classico del dopoguerra, dal momento che sembrava evidente come la regista avesse voluto cogliere, con palese compiacimento, solo gli aspetti più ripugnanti e scandalistici dell’intera storia. Il suo crudo realismo, che poi è una prerogativa che la caratterizza, disturbò molti che interpretarono il film come chiaramente antinapoletano, perché mostrava un popolo che per un briciolo di sopravvivenza era disposto a lasciarsi travolgere da una perversione brutale e irrazionale. In questa storia tutta napoletana non possiamo non proporre questa ricetta tipica: la frittata di maccheroni.
INGREDIENTI: per quattro persone 350 grammi di maccheroni (spaghetti), 6 uova, 200 grammi di provola affumicata o fiordilatte, 100 grammi di parmigiano grattugiato, olio d’oliva, sale e pepe q.b.
PROCEDIMENTO: Lessare gli spaghetti al dente, scolarli, condirli con un poco di olio e lasciarli raffreddare. Aggiungere le uova sbattute, il sale, il pepe e il parmigiano. Mettere in un tegame un filo di olio e appena caldo versare metà del composto. Disporre uno strato di provola o di fiordilatte a pezzetti e ricoprire con l’altra metà del composto. Girare con un coperchio o un piatto e far cuocere a fuoco moderato in entrambi i lati. Quando si sarà rassodata e formata una crosticina, la frittata sarà pronta per essere servita.
data di pubblicazione:27/03/2020
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