BOCCONI AMARI-SEMIFREDDO, scritto e diretto da Eleonora Danco

BOCCONI AMARI-SEMIFREDDO, scritto e diretto da Eleonora Danco

con Eleonora Danco, Orietta Notari, Federico Majorana, Beatrice Bartoni, Lorenzo Ciambrelli. Costumi Massimo Cantini Parrini, scenografia Francesca Pupilli e Mario Antonini, aiuto regia Manuel Valeri e Maria Chiara Orti. Produzione La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello- Teatro Metastasio di Prato

(Teatro Vascello – Roma, 7/16 febbraio 2025)

Parenti serpenti nel parossismo di un odio generalizzato e sanguigno. Malumore che si esprime anche con segnali di violenza e di pesante fisicità. La Danco fa il padre di famiglia ma non c’è un componente della famiglia con cui possa andare d’accordo. Scena buia e raggelante anche nei cambi di situazione. Un’ora glaciale ma poco comunicativa.

I fan della Danco forse rimarranno delusi rimpiangendo l’one woman show. I diletti e le invettive acuminate dell’attrice con la faccia da eterna ragazza. In effetti montando un puzzle familiare tutto ciò si perde anche se ogni tanto parte qualche scheggia di feroce sarcasmo in versione maschile. Ma sono lampi in un contorno allucinatorio che però non riesce a essere vera tragedia. Due tempi senza interruzioni ma con un bagaglio di scarse emozioni. I pesci in acquario della disaggregata famiglia che porta il peso anche di una figlia autistica si disperdeno in frammenti che non si saldano e che non trovato una coerenza di regia.  Anche la forbice dei venti anni di separazione delle due scene non si intuiscono con esattezza cronologica perché i personaggi non sono abbastanza invecchiati. Giovani e vecchi in questo secondo passo (che non porta a una reale evoluzione) non hanno più distinzione se non nel riconoscimento del proprio fallimento individuale e collettivo. Uno specchio della società italiana? Non si sa se l’intenzione sia davvero così ambiziosa vista la mancanza di ogni riferimento contestuale. La famiglia è al centro di un’irrisolta contraddizione.

data di pubblicazione:08/02/2025


Il nostro voto:

DISSONORATA di e con Saverio La Ruina

DISSONORATA di e con Saverio La Ruina

collaborazione musicale di Gianfranco De Franco

(Teatro Quirino – Roma, serata speciale 6 febbraio 2025)

Il primo epocale monologo di un teatrante calabrese che con coerenza e puntiglio racconta storie della sua terra veicolando con autenticità (e invariabili difficoltà per lo spettatore) il proprio dialetto (è di Castrovillari) nello sforzo di un’assoluta veridicità rispetto al racconto che si dipana come una triste storia del sud. Trilogia romana da non perdere.

Pascalina è una donna semplice che pascola le pecore e sogna il matrimonio. Aspetta il suo turno, mettendosi in coda rispetto a sorelle più grandi.  Pensa di non farcela a coronare il suo obiettivo e, incautamente, si concede prima delle nozze. Per sua sfortuna rimane incinta e infrange l’onore familiare. Facile chiamarla Buttana. Sarà il fratello a rovesciarle addosso il kerosene avvolgendola in un rogo senza pietà. La Ruina spezzetta la vicenda con tanti piccoli stacchi sottolineati e resi dolenti dal commento musicale. Straziante come il lento dipanarsi della sorte. Però Pascalina sopravvive. Ha ferite e ustioni formidabili ma ce la fa. Anche se il mento le rimane attaccato al petto riuscirà a mettere al mondo un bambino e potrà dire con orgoglio che suo figlio Saverio è nato lo stesso giorno di Gesù. Anzi, al contrario, con sommo zelo, che Gesù è nato lo spesso giorno di Saverio. Strumento del mistero della fede. Spettacolo di rara intensità emozionale in cui il rovesciamento (l’attore uomo che fa la donna) passa quasi inosservato metabolizzato dalla tensione drammaturgica. Ogni tanto, nel dramma, si riesce anche a ridere per la paradossalità della condizione femminile negli anni ’70. La donna disonorata è una cosa, è una vergogna familiare che deve essere cancellata. Scenografia spoglia, bastano due sedie per fare arte.

data di pubblicazione:07/02/2025


Il nostro voto:

LA CILIEGINA SULLA TORTA scritta e diretta da Diego Ruiz

LA CILIEGINA SULLA TORTA scritta e diretta da Diego Ruiz

con Edy Angelillo, Blas Roca Rey, Milena Miconi e Luca Attadia

(Teatro Manzoni – Roma, 30 gennaio/16 febbraio 2025)

Commedia frizzantina che a volte scivola nella farsa. Interno borghese con figlio adorato che torna dagli States con una fidanzata di trent’anni più grande tra l’imbarazzo dei genitori. Ma è un trucco che si scoprirà solo alla fine. Senza spoilerare nulla è quella sulla ciliegina sulla torta che si svelerà in conclusione di vicenda.

Se non hai un testo alla Neil Simon ti arrangi. Così i bravi quattro attori si barcamenano per arginare un quarto d’ora di troppo e un montaggio dello spettacolo ottimizzabile.  Edy Angelillo attacca forte ma sviene troppo spesso e troppe volte fa l’amore con il frigorifero per evidenti caldane. Il suo partner cresce e prende piede nella seconda parte. Impegno e professionalità da parte di tutti ampiamente fuori discussione. Si sorride molto, si ride qualche volta per una vicenda surreale sulla quale non bisogna troppo indagare per difetto di verosimiglianza. Ma sembra fatta apposta per il pubblico di Prati, ad ampia tenuta di giorni e con un sicuro successo, per applausi e per rendimento al botteghino. Milena Miconi abile nella doppia parte: un po’ yankee e un po’ burina salvo tornare reale nel colpo di scena. Molto dialoghi, pochi movimenti di scena, qualche ripetizione. Teatro imperfetto per costruzione che però piace e si fa apprezzare. Rovesciamento dei ruoli. La donna, in sospetto di tradimento, è una manager inflessibile e carrierista, lui invece sta in casa, cura l’alimentazione, una sorta di badante tutti usi. Ma il conflitto è dietro l’angolo, però appare sanabile anche se il figliolo rientrante si appresta a giocare il jolly sorpresa. Empatia recitativa collaudata del quartetto di protagonisti.

data di pubblicazione:06/02/2025


Il nostro voto:

UNA COME ME DI Mauro Graiani

UNA COME ME DI Mauro Graiani

con Matilde Brandi, Salvo Buccafusca e Andrea Zanacchi, regia di Francesco Branchetti

(Teatro il Parioli – Roma, 1/2 FEBBRAIO 2025)

Pretesto one woman show per la sempre più completa riqualificazione teatrale di Matilde Brandi nel ruolo di una cinquantenne affetta da schizofrenia. C’è la donna elegante e schifiltosa, molto esigente e poco riluttante a lasciarsi andare con il marito e quella un po’ più trash e avventurosa che sognerebbe un matrimonio impossibile dato che c’è già un precedente registrato all’anagrafe. Il conflitto teatrale nasce da questo pretesto in chiave di divertissement.

Gioco lieve alla dottor Jeckill e Mister Hyde ma senza le stesse pretese. Non si chiede profondità ma leggerezza e in questo senso il plot tiene anche se c’è un evidente difficoltà nel rappresentare lo sdoppiamento. Brandi fa tripli salti mortali nei cambiamenti di scena che impegnano un vasto campionario di vestiti diversamente caratterizzati: dalle mise eleganti allo sdrucito. Si mostra più che volenterosa ad assecondare il gioco con i partner. Che si divertono tanto che in uno dei punti più involontariamente divertenti scoppiano a ridere e devono riprendere il tono serioso del loro dissidio. Il testo allude alle contraddizioni della vita di tutti i giorni, dei sogni dimenticati che, se male interpretati possono anche diventare incubi. Non si vuole indulgere in troppa psicanalisi. E alla fine quando ti attendi un menage a tre scopri che la donna boccia tutti e due i pretendenti, l’amante e il marito, preferendo starsene per i fatti suoi. In una scena persino vestito e scarpe della protagonista alludono alla doppia personalità. Peraltro ci vuole una buona dose di credulità per pensare che una pillola possa risolvere il caso dello sdoppiamento. E di mezzo c’è anche un supponibile maternità che lascia il dubbio su chi sia veramente il padre. Dato che mater è certa ma…

data di pubblicazione:03/02/2025


Il nostro voto:

IO E TE in un buio pieno di luce, scritto e diretto da Thomas Otto Zinzi

IO E TE in un buio pieno di luce, scritto e diretto da Thomas Otto Zinzi

con Thomas Otto Zinzi e Laura Frascarelli, con Guglielmo Fabretti e Marco Ubaldini. Progetto Miniera e Cast Oro Teatro Rimini

(Teatro Binario 30 – Roma, 31 gennaio/2 febbraio 2025)

Favola intima per due anime con piccolo contorno di altri comprimari marginali. Un assistito e una badante. Ma i ruoli si ribaltano nel corso del conflitto drammaturgico. Lui è perfettamente sano mentre è lei, rumena, che è bisognosa di assistenza.

Un gioco teatrale nell’interessante sala prospiciente la stazione Termini. Plot lungamente metabolizzato dai protagonisti. Lei è bravissima nel simulare l’accento dell’est, più smascherabile nel finale quando deve osare termine del vocabolario rumeno. Lui tiene i fili e progressivamente salda la sua anima di benestante con quella della bisognosa lavoratrice che lo assiste. Un sottotesto eloquente relativo al bisogno dell’emigrazione. Del confronto tra chi può e chi si barcamena all’estero per evidente necessità di sopravvivenza. Il messaggio è che nessun individuo può trovare riscatto nella propria autosufficienza e che se c’è speranza questa deve nascere da un palpito collettivo.  Il personaggio di Teresa è intenso e coinvolgente, a tratti sensuale. Le sue capacità di presa sull’assistito non tardano a manifestarsi in un colloquio che fa saltare in un amen i recinti di classe, di lingua e di mentalità. La relazione fredda diventa a tratti rovente, soprattutto dopo che la donna incontra un aspirante fidanzato muovendo la gelosia dell’uomo. L’impatto della malattia muta la dialettica del confronto. E il riposizionamento dei ruoli crea il corto circuito teatrale, benefico per l’incontro/scontro dei caratteri. Sullo sfondo una società non propriamente felice.  Gli attori si impegnano con convinzione e, dopo gli applausi, si salda una piacevole empatia coi presenti nella piccola sala bomboniera.

data di pubblicazione:03/02/2025 


Il nostro voto: