L’OCCIDENTE E IL NEMICO PERMANENTE di Elena Basile – Paperfirst editore

L’OCCIDENTE E IL NEMICO PERMANENTE di Elena Basile – Paperfirst editore

Una voce dissonante nel coro indistinto di chi vuole la guerra permanente, un benefit senza termine per la concessione delle armi all’Ucraina. L’altra faccia della medaglia di questa politica di sostegno è ovviamente la completa distruzione di un Paese, delle sue risorse e il mantenimento al potere di Zelenski nella virtuale sospensione della democrazia. Sul fronte pacifista il quid machiavellico: sostieni la guerra se hai speranze di vincerla e non per prolungare l’agonia di un popolo. Realpolitik per inquadrare la vicenda della guerra russo-ucraina da una prospettiva più vasta dell’avviso putiniano del 2022. Prodromi che risalgono a Majdan, al 2014, se si vuole allo sbriciolamento della Repubbliche ex sovietiche, a quando Kiev era la capitale di un impero, sottotesto che mai viene dimenticato dai russi. Così il pamphlet dell’ex ambasciatrice è una provocazione efficace in un’Italia che mediaticamente è schiacciata sull’atlantismo e sul feroce condizionamento statunitense, senza neanche un lampo di autonomia e indipendenza. Dietro l’autrice c’è ovviamente Il Fatto, le tesi di Travaglio e Santoro, le acuminate analisi del vituperato Orsini. Seminare il dubbio è esercizio ontologico di dibattito oltre l’unidimensionalità del pensiero unico. Contributo fattivo, intelligente, dialettico. Perché una crisi definita regionale non diventi un conflitto globale e non scateni la lusinga del ricorso al deterrente nucleare. Nel libro c’è anche la visione del conflitto Hamas-Israele e anche in questo caso, fuori di superficialità, si cercano le radici profonde di un odio che rimane atavico, scolpito nella storia. Interessanti contributi per la confezione editoriale la prefazione di Luciano Canfora e la postfazione di Alberto Bradanini, Abituati ai diplomatici dai modi felpati e con la feluca, quasi tutti uomini, ritroviamo al centro del pensiero un soggetto femminile estremamente combattivo e che fa uscire la diplomazia da quel velo di pesante retorica che l’ha sempre contraddistinta.

data di pubblicazione:27/06/2024

IL GRANDE CARRELLO di FABIO CICONTE e STEFANO LIBERTI

IL GRANDE CARRELLO di FABIO CICONTE e STEFANO LIBERTI

ECONOMICA LATERZA, 2024 – 124 pagine, 10 euro

Tutti i segreti della grande distribuzione visti da due esperti del settore.

Forse non tutti sanno che il primo supermercato fu inaugurato negli Stati Uniti nel 1956. È una conquista che diamo per scontata ma che in Italia si è apparentata allo sviluppo del boom e alla creazione di catene sempre più sofisticate con ragioni sociali spesso all’estero. Vi interesserà sapere chi sta meglio in termini di progresso nel fatturato. È Eurospin, piccolo gigante dell’hard discount che non pretende di competere con i colossi del settore come Coop e Conad ma si è ritagliato interessanti margini di sviluppo. In crisi invece i francesi: Carrefour e Auchan non hanno sfondato, a differenza di Lidl che nel rapporto qualità/prezzo è estremamente competitivo, come, su un altro asset, decisamente nordista, Esselunga. Il testo ci fa capire come la fidelizzazione dell’utente-cliente sia fondamentale e come l’esposizione della merce risponda a precisi criteri di visibilità e di fruizione. C’è una ragione se la frutta è in avvio di locale e i dolci alla fine. Ma il prodotto-base trainante per la politica aziendale è, inaspettatamente, la salsa di pomodoro. Quando vedi una bottiglia di vetro contenente il prezioso prodotto stesso coltivato per lo più nella valle del Sele in vendita a 0,39 euro ne puoi dedurre che sia venduto sotto costo come esca per l’acquisto di altri prodotti. Gli autori però fanno riflettere sul senso indotto di questa operazione che può sottendere caporalato, sfruttamento, sottovalutazione del lavoro agricolo. Al gioco delle aste per la fissazione della congruità dei prezzi pochi produttori possono sottrarsi. E quando vedete in vendita prodotti Coop o Conad non dovete credere che siano autenticamente prodotti dalla grandi catene, è una forma di subappalto di garanzia.

data di pubblicazione:12/06/2024

TOILET, una storia scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta

TOILET, una storia scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta

aiuto regia Julie Ciccarelli, supervisione artistica di Cristiana Vaccaro, musiche originali di Stefano Switala, scene Tiziana Liberotti. Produzione Artisti Associati

(Teatro Manzoni – Roma, 6/10 giugno 2024)

One man show da un’idea piccola ma enormemente valorizzata da un bagaglio teatrale pieno di sorprese e di eccellenti trovate. Un bagno in cui il protagonista è accidentalmente rinchiuso diventa la cartina di tornasole per la revisione della propria vita. Ma poco filosofia e molta pratica nel desiderio di sopravvivenza personale. Un gioco crudele in cui Pignotta spende bene le proprie innumerevoli carte. Con levità e mestiere

Nella funzionale scenografia di una toilette che più facilmente definiresti un cesso coagulano gli umori sulfurei del protagonista che clamorosamente manca l’appuntamento di lavoro top del proprio percorso professionale, constata l’inefficienza della burocrazia (nel caso specifico dei Carabinieri). Ha il torto di trovarsi solo e depresso in un luogo che non ha scelto e che nella descrizione diventa un desolato e triste non luogo. La porta che non si apre è lo sbarramento all’ambizione, alla voglia di costruire qualcosa di importante in capo a 47 anni di vita. La disperazione fa formulare pensieri all’ultima spiaggia (una proposta di matrimonio, una reunion con i genitori). Il caso può diventare anche di successo se è richiesta una denuncia di scomparsa che può alimentare la curiosità e le offerte di denaro delle trasmissioni televisive che si occupano dei ritrovamenti. Il marchio della piece è talmente di funzionale successo che la collocazione a fine stagione non è penalizzante perché dal teatro si passa al cinema con più ricchezza di budget e di personaggi. La claustrofobia rimanda all’aristotelica unità di azione, di luogo e di tempo. E Pignotta, che si lamenta con gli spettatori alla fine perché non gli hanno voluto aprire la porta che avrebbe risolto lo spettacolo, ritornerà in ben altra posizione nel cartello del Manzoni stagione 2024-2025.

data di pubblicazione:10/06/2024


Il nostro voto:

RIUNIONE DI CONDOMINIO, adattamento di Francesca Sacchetti e Maurizio Di Carmine

RIUNIONE DI CONDOMINIO, adattamento di Francesca Sacchetti e Maurizio Di Carmine

regia di Maurizio Di Carmine, con Igino Angelici, Beatrice Cito Filomarino, Giulio Maria Cosmelli, Sophie De Merode, Michela Morganti, Cinzia Novallet, Francesca Sacchetti, Giovanni Sacchetti, Maria Adelaide Salvidio, Andrea Terribili, disegno luci di Paolo Macioci, scenografia Tuttinscena, organizzazione Laura Donati.

(Teatro De’ Servi – Roma, 3/4 giugno 2024)

Una commedia con un innesco facile ma funzionale per lo sviluppo farsesco. La riunione di condominio è capace di scatenare alcuni dei peggiori istinti del genere umano. Prevalenza femminile nella compagnia. Ma non è una novità.

Un’assemblea di condominio che, senza volerlo, allude a Godot. Perché i temi dell’ordine del giorno non vengono mai trattati. I condomini sono caratterizzati ed estremizzati nelle loro manie e preferenze. L’argomento dell’ascensore è un tormentone da filo rosso ma naturalmente ci si accapiglia e non si trova la quadra su nessun argomento. Quando la riunione si scioglie nessun problema reale è stato risolto. Vi ricorda qualcosa? Tra tante tipizzazioni spicca quella dell’eccentrica e visibilissima russa pronto a contestare ogni aspetto della degenerata società occidentale (e con qualche lume di ragione peraltro). Apprezzabile lavoro di intarsio perché non è facile predisporre battute e empatia recitativa quando in scena ci sono dieci attori con professionalità diverse. Dunque cocktail riuscito evitando la mayonese impazzita. Quando si scoprono gli altarini l’indice è puntato sull’idraulico rozzo ma intraprendente che deve confessare alla moglie una vasta quantità di amanti all’interno del palazzo, con l’appartamento al primo piano sfruttato per la bisogna. Sala piena e generosamente entusiasta per un’opera di fine stagione ma non a qualità di saldo. Bravo il regista a contenere lo sviluppo nell’arco di settanta minuti effettivi. Il teatro leggero ribadisce ancora una volta la sua profonda volontà di trovare uno spazio in una sala che ha questa etichetta nel repertorio.

data di pubblicazione:04/06/2024


Il nostro voto:

NOI GIUDA, scritto e diretto da Angelo Longoni

NOI GIUDA, scritto e diretto da Angelo Longoni

con Massimo Ghini. Produttore esecutivo Enzo Gentile

(Teatro Il Parioli – Roma, 15/26 maggio 2024)

Una rivisitazione di un personaggio storico più che religioso. Graffiante, stimolante, creativa. Ghini regge brillantemente la scena per un’ora e mezzo validamente assistito da un corredo video iconico che vale il prezzo da solo del biglietto. Storia, cinema e teatro per l’obiettivo finale di trovarci così simili a Giuda.

Riscoperta in otto passaggi del presunto “grande traditore”. Ma sarà andata poi così? Rileggendo i Vangeli e la cronaca dell’epoca c’è da dubitare che Giuda abbia venduto Gesù per soli trenta denari. Da ritoccare una patina di ruggine stesa sul personaggio grazie a frettolose etichettature. Sapevate che esistono i Vangeli di Giuda e che il Barabba collocato in crudele alternativa al Salvatore aveva la funzione di Messia alternativo, come uomo di battaglia rispetto all’uomo d’amore? Ghini va a frugare nei nostri pregiudizi assistito da un testo potente che però non rinuncia all’aspetto mondano, liberandosi dei vestiti, indossando uno smoking di gala per far intuire che è un’operazione di modernità quella a cui si accinge. Il suo solo assistente centellina solo qualche battuta oltre a rifornirlo di acqua e a beccarsi qualche lamentela. La riscoperta di Giuda è laica ma si butta nel profondo della religione, fatta di mistero e di credenze per fatti molto lontani nel tempo. Ma la cornice storica è impeccabile e non opinabile. Giuda si batte per un auto riabilitazione attraverso Ghini che semina il dubbio ricorrente: siamo poi così diversi da Giuda nella nostra mancanza di coraggio nelle scelte di tutti i giorni? Se il teatro è contraddizione Giuda è la perfetta epitome del conflitto. E a fine spettacolo, ovviamente, si merita qualche accusa in meno e qualche simpatia in più, pur non ricorrendo a facili strumenti di riabilitazione se non quelli fondati sulla storia e su un legittimo dubbio.

data di pubblicazione:20/05/2024


Il nostro voto: