LETIZIA VA ALLA GUERRA – La suora, la sposa e la puttana

LETIZIA VA ALLA GUERRA – La suora, la sposa e la puttana

drammaturgia Agnese Fallongo, ideazione e regia Adriano Evangelisti coordinamento creativo di Raffaele Latagliata, con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo

(Teatro Manzoni – Roma, 9/26 gennaio 2025)

Storia di donna in tre tableau. E in tre dialetti: siciliano, romanesco, veneto. Fallongo si stripla cimentandosi in un’impervia e riuscita prova d’attrice attraversando una scenografia scabra dove tre finestroni stanno a rappresentare entrate e uscite dalla vita e dal personaggio. E Caputo è più di un coprotagonista cimentandosi in assolo in un irresistibile dialogo tra suore.

Nel pesante e opprimente clima delle guerre mondiali, quando le donne non potevano ancora accedere al suffragio universale, tre personaggi si cimentano con la temperie della vita. Una giovane sposa perde il marito e aspira a ritrovarlo sul fronte carnico. Più mosso il secondo tableau perché l’attrice principale si fa vamp per chi accede alle case chiuse, invano sperando di cimentarsi come colf nel suo approdo in una Roma che le appare caotica. L’orfanella viene da Littoria-Latina e scoprirà le secche del mestiere più antico del mondo in auge fino a che la Merlin non impone lo stop alle case di tolleranza con la legge che porta il suo nome all’altezza del 1958. Infine, portando i nodi al pettine, Suor Letizia, dai modi bruschi ma concreti, legherà i destini precedenti racchiusi anche in un nome (Letizia) sciogliendo un intreccio sintetico. L’uomo è aspirante marito, teorico compagno, ricercatore di un destino perduto, imbattendosi in un parto infelice e con una malattia sessuale tipica del tempo.  L’amore, il coraggio, l’incertezza dominano la scena. E la chiatarra suonata abilmente dal vivo provvede a stemperare i toni a scaricare tensioni latenti.  Vivo successo nella prima e fiducia ulteriore per 17 giorni successivi di repliche.

data di pubblicazione:10/01/2025


Il nostro voto:

CARRY-ON di Jaume Collet-Serra – Netflix, 2025

CARRY-ON di Jaume Collet-Serra – Netflix, 2025

(Immagine tratta dalla serie Carry on- Netflix)

Un film adrenalinico del genere aereoportuale il cui maggiore pregio è in un ritmo estenuato e senza pause. Che è anche il suo limite. Perché nel film la verisimiglianza sfuma nell’incredulità dei film di fantascienza. Però tira ed ha successo visto è che sul podio delle digitali più viste su Netflix. Scontato che piaccia anche agli italiani contaminati dall’atlantismo.

Già vista la parabola dell’uomo mediocre, maltrattato sul posto di lavoro per proprie deficienze e omissioni che alla fine, preso e intruppato in un gioco più grande di lui, si riscatta e si erge a eroe salvando il Paese (ovviamente gli Stati Uniti) da una catastrofe di contagi. La Russia è il nemico giurato anche se c’è ambiguità nel distinguere i nemici. L’aspetto affascinante è l’ambientazione alla vigilia di Natale a Los Angeles, tra metal detector e servizi bagagli. Chiamato a chiudere tutti gli occhi al passaggio di una valigia pericolosa il nostro protagonista si ribella. Perdoniamo tutto, anche l’ascesa su un aereo in corsa e corse frettolose verso la salvezza dell’umanità. Un troppo che sa di successo ma del resto il regista è uno specialista dei road movie e non si fa pregare per spendere l’abbondante budget di produzione. Egerton ha un viso simpatico ed è attore di riconosciuta crescita. I cattivi sono cattivissimi ma il ballo c’è la difesa della fidanzata da una possibile vendetta uccisoria. E dunque c’è da buttare il cuore oltre l’ostacolo con una disponibilità da decathleta. Così alla fine l’anonimo impiegato si conquisterà la stella entrando in polizia per riconosciuti meriti nazionali.  Lo spoiler era promesso nel logico happy end dove i buoni si affermano e i cattivi vanno giustamente all’inferno mentre gli spettatori rimangono vispi di fronte a tanta tensione.

data di pubblicazione:08/01/2025


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LA STRANA COPPIA di Neil Simon

LA STRANA COPPIA di Neil Simon

con Giampiero Ingrassia e Gianluca Guidi, regia di Gianluca Guidi, con Giuseppe Cantore, Riccardo Graziosi, Rosario Petix, Simone Repetto, Claudia Tosoni, Federica De Benedittis

(Teatro Quirino Roma, 7/12 gennaio 2025)

Scoppiettante commedia di ambientazione newyorchese con qualche derivazione italo-centrica discreta. Una macchina comica che funziona anche cinquanta anni dopo. Con mattatori teatrali che non fanno rimpiangere la strepitosa strana coppia cinematografica. Guidi e Ingrassia mostrano di divertirsi anche dopo un’overdose di fortunate repliche. Quel pizzico di improvvisazione a piacere crea confidenza con il pubblico. Il meccanismo dell’hesitation funziona e scatena le risate più esilaranti.

All’interno di un affiatato gruppo di amici dediti all’abituale appuntamento del poker la sfilacciatura è la crisi coniugale del più preciso del collettivo. Un tentativo di convivenza fa deflagrare lo scontro di caratteri. I due protagonisti sono talmente dediti alla parte che avevano anche pensato di scambiarsi i ruoli conoscendo a menadito ogni virgola del copione. Ma se il teatro è piacevole imprevisto c’è una valigia che non si chiude che crea la battuta complice in più che diverte il pubblico. In fondo la scena comica è un omaggio all’amicizia che a tutto resiste. Funzionano bene anche i caratterizzati personaggi di contorno comprese le due cinesine del piano di sopra, tutta seduzione, capaci di attentare alla virtù dei nostri promettendo di spogliarsi nude davanti a un frigorifero per combattere il caldo. Centoventi anni in due per Guidi e Ingrassia che potrebbero deliziarci all’infinito con una tenuta di scena che non ha punti deboli. La cena canora di Guidi si estrinseca anche in un motivetto a cappella assai gustosa. Spettacolo evergreen consigliato a tutti i palati e a tutte le età nel segno di dialoghi brillanti e di gag a raffica. Alla fine nella vita e sulla scena il poker è solo un pretesto per qualcosa di valoriale.

data di pubblicazione:08/01/2025


Il nostro voto:

VOLEVO FARE IL MUSICISTA di e con Riccardo Rossi

VOLEVO FARE IL MUSICISTA di e con Riccardo Rossi

complesso in scena composto da Riccardo Rossi (pianoforte), Stefano Sastro (tastiere e arrangiamenti), Max Bottini (basso), Marco Iacobini (chitarra), Fabrizio Fratepietro (batteria), Claudio Graziano e Gianluca Ciminelli (trombe), Ambrogio Frigerio (trombone), Riccardo Rinaudo (voce)

(Teatro il Parioli – Roma, 26 dicembre 2024/12 gennaio 2025)

Cento minuti di scoppiettante rivisitazione di cinquanta anni di memorie musicali. Senza malinconia. Con la ben nota simpatica stentorea affabulazione, Rossi ripercorre una sinergia irreversibile con le sette note. Partendo dalla classica, poi accantonata, assemblando un complesso evergreen tutti gusti che, come un juke box, può davvero suonare di tutto. Spettacolo ideale per le feste su cui i Gentile hanno investito per più di due settimane di tenuta in scena.

 

Non è un mitomane, non è un esaltato del selfie ma un tenace collezionista di memorabilia Riccardo Rossi che nella sua personalissima galleria di personaggi importanti incontrati nel dominio della musica usa prova testimoniali con le foto. E sfoggia una padronanza al pianoforte capace di svariare in una forbice esecutiva davvero molto vasta che spazia dalla ninna nanna dispensata agli infanti alle hit di Michael Jackson. Con l’esilarante narrazione del famoso presunto plagio ai danni di Al Bano. Anni di studio preparatorio ma anche paziente assemblaggio di una band che ricorda quella che si esibiva al Maurizio Costanzo Show, stessi metri quadrati. Dunque sfilano nelle cover molto personali Quincy Jones, Stevie Wonder, Burt Bacharach, gli Earth Wind and Fire, Michael Bublè e persino Leonard Bernstein. Dietro l’angolo c’è sempre uno scatto con la macchina fotografica originale, una stretta di mano, un divertente aneddoto reso ancora più suggestivo dal passare degli anni. La partecipazione emotiva alle sue imprese di aggancio dei Vip è solidale e alla fine ti accorgi che ti è passata davanti agli occhi e dentro le orecchie mezzo secolo di storia. E non solo musicale.

data di pubblicazione:27/12/2024


Il nostro voto:

MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO, traduzione e adattamento di Edoardo Erba da Agatha Christie

MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO, traduzione e adattamento di Edoardo Erba da Agatha Christie

con Viviana Toniolo, Francesca Draghetti, Chiara Bonome, Andrea Carpiceci, Chiara David, Stefano Flamia, Mattia Marcucci, Maurizio Greco, regia di Stefano Messina , scene di Alessandro Chiti, costumi di Isabella Rizzi, musica del maestro Pino Cangialosi, disegno e luci di Francesco Barbera.

(Teatro Vittoria – Roma, 19 dicembre 2024/6 gennaio 2025)

Un classico ripresentato un anno dopo sull’abbrivio di innumerevoli versioni cinematografiche e televisive. Ma un unicum nella stagione del Teatro di Testaccio con una compagnia affiata e dai tempi drammatici perfetti. Viviana Toniolo va sulla scia delle più credibili Miss Marple, partendo dalla capostipite Margaret Rutheford.

Di un giallo ovviamente non si può rivelare il finale anche se l’espediente apparentemente magico della donna tagliata per assonanza può far arrivare alla soluzione dell’enigma. Un mistero che potremo definire logistico dato che l’assassino non può avere il dono dell’ubiquità essendo tutti i personaggi dell’intrico facilmente identificabili in un luogo che fornisce loro l’alibi. L’ingegnosità di Agatha Christie è pari solo alla sua macchinosità ma la versione teatrale ottunde la farraginosità e va dritto al sodo nella rievocazione d’ambiente. Qualche battuta funeraria alleggerisce la tensione. Ideale spettacolo di Capodanno, di concentrata evasione ma di assidua partecipazione nell’ovvio desiderio del pubblico di scoprire il colpevole. Appunto seminale è il gioco di prestigio. Non c’è orrore, non c’è sgomento anche se alla fine le vittime sono quattro, compresi gli acclarati colpevoli. Il grande rispetto del testo originale si fonde con una scena accurata, molto british e adeguate caratterizzazioni. Con Miss Marple invariabilmente al centro della scena, signora centrale per il disvelamento finale. Non c’è neanche bisogno che arrivi la polizia tanta è la sua sagacia anche visiva. Rappresentazione evergreen di sicura presa per tutte le età.