MADAMA BUTTERFLY di Giacomo Puccini, messa in scena di Àlex Ollé, direzione di Roberto Abbado – Teatro dell’Opera di Roma

MADAMA BUTTERFLY di Giacomo Puccini, messa in scena di Àlex Ollé, direzione di Roberto Abbado – Teatro dell’Opera di Roma

(Teatro dell’Opera – Roma, 16-25 giugno 2023)

L’Opera di Roma propone, dal 16 al 25 giugno 2023, la Madama Butterfly di Giacomo Puccini, con la messa in scena di Àlex Ollé de La Fura dels Baus.

Sul podio Roberto Abbado, che si confronta per la prima volta con il sogno e la tragedia di Cio-cio-san.

Lo spettacolo costituisce anche il debutto europeo del soprano Eleonora Buratto, reduce dal successo del Metropolitan di New York. Nelle altre date (17, 20, 22, 25) è Maria Teresa Leva a prestare la voce all’eroina pucciniana, su un palco che ospita, tra gli altri, Dmytro Popov e Luciano Ganci (17, 22, 25) nel ruolo di Pinkerton, Anna Maria Chiuri come Suzuki e Roberto Frontali e Giovanni Meoni (17, 22, 25) nelle vesti di Sharpless. L’orchestra e il coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. Lo spettacolo, in lingua originale, prevede sopratitoli in italiano e in inglese.

La messa in scena di Ollé cerca di tenere insieme tradizione e innovazione. Le atmosfere sono quelle di un tempo, ma i costumi sono tanto contemporanei che Cio-cio-san, nel secondo atto, compare in scena esibendo con orgoglio dei jeans e una maglietta raffigurante la bandiera americana. Le scene di Alfons Flores conferiscono profondità e dinamicità alla scena, proiettata in mondo in continua costruzione-demolizione, segnata da una speculazione edilizia che arricchisce pochi a detrimento di molti. La brama di potere di Pinkerton, come spiega Ollé nelle note di regia già in occasione della stagione estiva di Caracalla del 2015, diventa il ”simbolo di uno tsunami neoliberista, ultima conseguenza del feroce colonialismo, capace di distruggere ogni cosa”.

Alla “sperimentazione” di Àlex Ollé fa da contraltare la direzione di Roberto Abbado, che, in particolare, sceglie ripristinare la forma originaria del 1904, data della prima rappresentazione a Milano, dell’Interludio notturno aperto dal “Coro a bocca chiusa”.

Dopo la prima, prevista per venerdì 16 giugno alle 20, ci saranno le repliche saranno di sabato 17 (ore 18), domenica 18 (ore 16.30), martedì 20 (ore 20), mercoledì 21 (ore 20), giovedì 22 (ore 20), sabato 24 (ore 18), domenica 25 (ore 16.30).

Un’occasione da non perdere, impreziosita dalla cornice impeccabile dell’Opera di Roma.

data di pubblicazione: 21/06/023


Il nostro voto:

DUE MATRIMONI ALLA VOLTA di Philippe Lacheau, 2023

DUE MATRIMONI ALLA VOLTA di Philippe Lacheau, 2023

Immaginate un Blake Edwards immerso nel mondo del digitale e delle continue sorprese fornite dagli effetti speciali. Un ininterrotto repertorio di gag dal ritmo incalzante per una storia che si segue volentieri e senza troppe prese. Seque ldel film “Alibi.com” (cast omologo) che necessita di un piccolo prologo iniziale. Slapstick cucite con una cura registica impeccabile.

 

Le peripezie del protagonista lo portano a celebrare due matrimoni con la stessa unità di tempo e di luogo. Luogo della cerimonia ville confinanti. Ma un matrimonio è vero con genitori finti, al contrario l’altro è finto con genitori veri. Perché i due, padre e madre, sono rispettivamente un truffatore incallito e una pornostar che nonostante l’età continua a praticare il genere. Dunque persone impresentabili agli occhi della rispettabile famiglia della sposa. Personaggi caricaturali ma scelti con cura e azione a tutto spiano. È un miracolo della natura Arielle Dombasle che recita come bambolina porno a dispetto dei settanta anni di età. E i due protagonisti principali, i fidanzati irrequieti, sono attori dalla faccia sveglia, simpatica e accattivante, assistiti da caratteristi azzeccati e in parte. Assistere questa pellicola è come entrare in un turbine, in una galleria del vento di ininterrotte azioni. Ma il regista/protagonista alla fine è bravo a riannodare i fili concludendo l’happy end con una sorpresa dolce/amara in linea con la continua ricerca di spiazzamento della sceneggiatura. In conclusione un film commedia dal ritmo americano ma con un gusto tipicamente europeo e un assoluta cura di particolari e dialoghi. Dovrebbe aver successo al botteghino anche se nell’aura estiva, nonostante il benefit del biglietto ridotto a 3,50, rischia di passare piuttosto inosservato anche in ragione di un titolo non proprio centratissimo. Cento minuti di evasione e pure intelligente e, a tratti, anche sofisticata. Film per grandi e piccini con ritmo frenetico.

data di pubblicazione:20/06/2023


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CAMPIONI di Bobby Farrelly, 2023

CAMPIONI di Bobby Farrelly, 2023

Il basket dopo il calcio è lo sport più compulsato alla cinematografia americana anche se in questo caso ci si basa su un precedente spagnolo del 2018 (nel cinema nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si imita). La storia ha una sceneggiatura solida che oscilla tra il dramma e la commedia mantenendo un giusto equilibrio.

 

Non ha nulla di ironico il titolo che pure allude a una squadra composta da giocatori con disabilità intellettive. Affidati a un uomo che ha qualcosa da farsi perdonare dalla società, un intenso Harrelson, attore rotto a tutti i ruoli. Dunque la sfida è una rivincita per il coach che prima pensa a un incarico di routine ma poi si rende conto che sta cementando qualcosa di unico e diverso per le qualità specifiche dei propri. I ragazzi che allena hanno qualcosa da insegnargli e possono andare molto più lontano di quanto pensava quando aveva assunto l’incarico. Le interazioni tra il singolo e la squadra superano ogni considerazione sul basket e sugli handicap innestando un efficace circuito emozionale. Lontani dal mito dei Los Angeles Lakers ma immersi nella propria realtà di tutti i giorni. Così quel tecnico che aveva parlato di “ritardati” al momento del conferimento dell’incarico, si ricrede e rivive un immaginabile rigenerazione (dejavu al cinema) grazie alla spinta dei suoi nuovi amministrati. Il Marakovich dello schermo mutua il cognome di uno dei giocatori più famosi del pianeta NBA, Pete Maravich, ma senza alcuna connessione logica/imitativa. Film di sentimenti, a volte facile, di sensibilità di genere, che racconta la provincia americana. Lo schema del riscatto e del profilo basso è tutt’altro che nuovo ma la trattazione è dignitosa e, a tratti, convincente. Immaginabile un successo al botteghino in patria, meno pronosticabile nella più selettiva Europa.

data di pubblicazione:08/06/2023


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DENTI DA SQUALO di Davide Gentile, 2023

DENTI DA SQUALO di Davide Gentile, 2023

Il film racconta la storia di Walter (Lorenzo Menichelli) e dell’estate più incredibile della sua vita. La scuola è finita e Walter ha appena perso suo padre Antonio (Claudio Santamaria). Vive con la madre Rita (Virginia Raffaele) in un quartiere popolare di Roma e, improvvisamente, la sua esistenza si ritrova sospesa in una sorta di limbo, in bilico tra un mondo ancora infantile e quello dell’adulto che vorrebbe essere.

 

I produttori sono gli stessi di Lo Chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out (entrambe le pellicole per la regia di Gabriele Mainetti), precursori di questo nuovo filone di cinema italiano dalle tinte noir e dall’ambizione internazionale, lontano dal solito clichet dei film italiani basati sulla famiglia.

Tutto gira intorno a un “luogo non luogo”, in cui il piccolo Walter incappa, affascinante e misterioso e che cattura la sua attenzione: una villa abbandonata con una gigantesca e torbida piscina, con un altro adolescente, Carlo (Stefano Rosci), che se ne è autoproclamato custode.

Inizierà così un viaggio di vera e propria formazione, segnato dalla presenza di uno squalo, simbolo di potere all’interno della piscina, ma anche da un’amicizia formativa nel segno della libertà, da ricordi e presenze che prendono vita e da una dimensione fanciullesca da recuperare.

Il risultato è una fiaba drammatica, cruda, ma anche avventurosa, spericolata, a tratti divertente, perfetta metafora di un’infanzia interrotta da un trauma familiare, con tutti i relativi problemi che portano ad un’adolescenza che si affaccia prepotente.

C’è sì un ragazzino che vuole crescere in fretta ma che capisce anche di dover fare pace con il proprio passato, riavvicinandosi alla madre e risolvendo il conflitto con la figura paterna, in tutto quello che può definirsi come un “trovare il proprio posto nel mondo”, proiettandosi in una dimensione di scoperte e di nuove consapevolezze.

Menzione speciale meritano gli effetti visivi che rendono lo squalo realistico e d’impatto.

data di pubblicazione:07/06/2023


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RAPITO di Marco Bellocchio, 2023

RAPITO di Marco Bellocchio, 2023

Nel 1858, anno in cui inizia l’incredibile storia di Edgardo Mortara, Bologna si trova sotto la giurisdizione del Papa Re Pio IX. Un bambino di appena sette anni viene tolto alla famiglia, di religione ebrea, per essere cresciuto e educato come cattolico a Roma. Nonostante i vari appelli, anche a livello internazionale, affinché il piccolo venga restituito ai genitori, la Santa Sede attraverso i suoi insigni rappresentanti si trincera dietro l’espressione “non possumus”, locuzione che esprime l’opposizione granitica ad ogni tentativo di risolvere la questione con il semplice buonsenso…

 

Siamo ben lontani, anche in termini temporali, dal film d’esordio I pugni in tasca con il quale l’allora giovanissimo regista piacentino intendeva manifestare un ben definito malessere sociale, precursore di ciò che sfocerà a breve nella rivoluzionaria contestazione sessantottina. Anche nei film successivi, Bellocchio ha manifestato la volontà di entrare, quasi con circospezione, nell’intimo dell’anima dei suoi personaggi, per esaminarne i lati più oscuri e le sue deformazioni. In questi suoi ultimi lavori sembra tralasciare quelle tematiche un tempo a lui care, quelle situazioni claustrofobiche che volente o nolente portavano i suoi personaggi a rasentare la follia pura. Dopo Buongiorno, notte, in Esterno notte il regista torna all’impegno politico con una minuziosa cronaca dei giorni del sequestro Moro che tanto impegnarono, senza successo, i politici di quel tempo. In questa fase evolutiva, o involutiva per i critici più spietati, il regista ha presentato in concorso a Cannes il suo ultimo lavoro Rapito, un film a dir poco colossale non solo per la complessa tematica affrontata, quanto per l’impegno a realizzare un’ambientazione storica, quanto più aderente possibile a quegli anni in cui crollò il potere temporale della Chiesa. In questo contesto si inseriscono le vicende del giovane Edgardo Mortara, di famiglia ebrea, che ancora bambino viene sottratto alla famiglia e, con un pretesto poco credibile, viene trascinato con la forza per essere educato ad abbracciare la religione cattolica, in palese contrasto con le abitudini e le convinzioni delle sue origini. Una sceneggiatura, ben curata dallo stesso regista insieme a Susanna Nicchiarelli, che riesce a catturare lo spettatore, imprigionandolo in una bolla emotiva, carica di tensione e angoscia. Ci si chiede cosa possa oggi rappresentare la religione, di qualunque credo si tratti, e di come possa anche ferire in nome di una fede ottusa, da accettare come dogma inconfutabile. La fotografia, curata da Francesco Di Giacomo, utilizza quel gioco di luci e ombre radenti, quasi caravaggesche, per meglio rappresentare quell’anima che non sa prendere una netta posizione tra l’obbedienza incondizionata all’autorità ecclesiastica e la semplice logica del buonsenso. Cast ben curato dove emerge la figura di Edgardo, interpretato alla perfezione dal piccolo Enea Sala, mentre la madre è interpretata da Barbara Ronchi, molto credibile nel ruolo di una donna disperata che non si rassegna alla perdita del figlio. Bellocchio non vuole manifestare solo palese irriverenza verso quel tipo di chiesa che imperversava al tempo di Pio IX, ma ancora una volta si impegna in un atto di ribellione verso ogni autorità che, mai come in questo caso, dovrebbe occuparsi dell’ultraterreno e se lo fa, decisamente lo fa male.

data di pubblicazione:01/06/2023


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DARWIN INCONSOLABILE (un pezzo per anime in pena) di Lucia Calamaro. Coproduzione Sardegna Teatro, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

DARWIN INCONSOLABILE (un pezzo per anime in pena) di Lucia Calamaro. Coproduzione Sardegna Teatro, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

(Teatro India – Roma, 23/28 Maggio 2023)

Una madre oramai anziana e i suoi tre figli, Simona, Riccardo e Gioia, sono al supermercato con i carrelli della spesa. Proprio lì avverrà l’incontro/scontro da cui nascerà una seria e approfondita riflessione sul loro rapporto interpersonale. Il pianeta terra è alla sbando, oramai prossimo a morire, e ci si interroga su una prevedibile apocalisse. Ma è proprio vero che gli elefanti, dotati di un cervello tre volte superiore a quello dell’uomo, sono destinati a prevaricare su tutti noi sovvertendo cosi i principi darwiniani dell’antropogenesi?

 

 

Lucia Calamaro è una regista e drammaturga romana alla quale non manca certo una consolidata esperienza comunicativa per utilizzare il teatro, per definizione luogo di gioco interattivo, come trampolino di lancio per un messaggio sociale e ambientalista. Nello spazio ben delineato della scena è possibile allora naufragare su alcune riflessioni profonde quali l’origine del mondo e l’autodistruzione causata dall’incuranza da parte del genere umano. Forse Darwin stesso non avrebbe mai immaginato che le sue teorie evoluzionistiche avrebbero invece generato un processo involutivo irreversibile e l’uomo avrebbe un giorno lasciato il posto a specie animali più capaci di imporsi. Maria Grazia è un’artista prima di essere una madre, sa studiare bene le sue performances e sa come attirare su di sé l’attenzione dei propri figli, distratti dalle loro fatiche quotidiane, ma poco inclini a lasciarsi abbindolare da una sua presunta imminente morte. Anche i tre fratelli sembrano avere difficoltà a trovare punti di incontro, ognuno ha le proprie teorie su ciò che è giusto o ingiusto, su come interagire nei confronti di una madre performativa, brava certo in tutto ma incapace di manifestare un affetto genuino nei loro confronti. Se Riccardo, maestro elementare, è ossessionato dalla sua invadente fisicità, Simona, ostetrica di professione, difende senza vera convinzione le proprie idee ambientaliste e si scontra con la sorella Gioia, artista anche lei come la madre, paladina del principio di supremazia del mondo vegetale su quello animale. Dialoghi e elucubrazioni filosofiche sulla vita e sulla morte, due facce della stessa medaglia che ci portano a riflettere sul senso delle cose e sulla deriva verso la quale siamo consapevolmente diretti. Una regia, quella della Calamaro, attenta al peso delle parole più che alle azioni, un ambiente luminoso dove far muovere gli attori, semplici burattini lasciati a rincorrersi alla ricerca affannosa di un briciolo di umanità. Sulla scena Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi con una recitazione perfetta, spontanea e divertente che ha conquistato sin dalle prime battute il pubblico in sala.

data di pubblicazione:24/05/2023


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PETER VON KANT di François Ozon, 2023

PETER VON KANT di François Ozon, 2023

Peter von Kant è un regista ben introdotto nell’ambiente cinematografico internazionale, più volte premiato per le sue opere. Dopo aver lasciato il suo compagno, sta attraversando un momento di crisi assistito fedelmente dal suo segretario e cameriere Karl, apparentemente muto, che accetta passivamente i maltrattamenti e i capricci del suo padrone. Un giorno l’amica/attrice Sidonie si presenta a casa sua con Amir, giovane seducente e nullatenente, in cerca di una facile sistemazione…

 

Presentato in apertura alla Berlinale dello scorso anno, Peter von Kant del poliedrico Ozon trova ispirazione nell’opera teatrale di Rainer Werner Fassbinder Le lacrime amare di Petra von Kant di cui lo stesso nel 1972 ne aveva tratto un film, in concorso per l’Orso d’oro a Berlino. Dopo cinquant’anni esatti, il regista e sceneggiatore francese dirige un remake dalla pellicola in cui ripropone i temi a lui cari, che trovano quasi sempre riscontro nelle sue opere, quali l’identità sessuale e in particolare l’identità di genere, l’affettività, la morte. Ozon, pur lasciando la tipica impostazione teatrale classica, con unità di azione, di luogo e di tempo, modifica il dramma originario di Fassbinder trasformando le protagoniste in personaggi al maschile in modo tale che il soggetto principale, la stilista Petra diventerà il cineasta Peter, con tutto quello che ne consegue. Al rigor del vero l’esperimento non sembra pienamente riuscito anche se tutto l’impianto scenico è pensato volutamente artificioso, oltre al necessario, per riportare l’intera ambientazione a quella originaria tipica di quegli anni. L’infatuazione di Peter verso l’efebico Amir, di cui poi si innamorerà perdutamente perdendo ogni forma di autocontrollo, ha non solo dell’irrazionale ma del patetico, tutta esageratamente rivolta verso una relazione sofferta da un lato, e marcatamente interessata dall’altro. Se Peter (Denis Ménochet) risulta poco credibile, ancora di più lo è il giovane Amir (Khalil Ben Garbia) entrambi impegnati in una recitazione sopra le righe, a volte persino fastidiosa. Per fortuna in loro soccorso interviene una splendida Hanna Schygulla, passata dal ruolo della bellissima Karin, nel film di Fassbinder a quello della madre di Peter in Ozon, piccolo cameo che fa risaltare ancor di più la bravura della talentuosa attrice tedesca, oramai ottantenne. Nel cast anche l’affascinante Isabelle Adjani, perfetta in Sidonie, amica di Peter e oramai considerata un’attrice sul viale del tramonto, immagine costruita ma l’unica veramente sincera in un entourage di sentimenti falsi. Tentativo quindi che voleva essere un più che sentito omaggio al grande Fassbinder, forse però non del tutto azzeccato. La scenografia è intenzionalmente troppo scontata: un atelier kitsch con sullo sfondo immagini ripetute di un San Sebastiano trafitto in tutte le posizioni, oramai simbolo martirizzato di una iconografia che, senza fare falsa retorica e cercando di evitare ogni perbenismo, rasenta a volte il ridicolo. Con rispetto alla buona volontà di Ozon, non ci si può esentare dal manifestare qualche seria perplessità.

data di pubblicazione:23/05/2023


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BOOK CLUB, IL CAPITOLO SUCCESSIVO di Bill Holderman, 2023

BOOK CLUB, IL CAPITOLO SUCCESSIVO di Bill Holderman, 2023

Se il futuro del cinema non va incontro ai giovani perché non contare su un fedelissimo pubblico stagionato, avvezzo al plot dal precedente del 2018. Gli anni passano ma il prestigio delle over 70 è ancora evidente, pur con la tara di qualche operazione chirurgica. Un cast che sarebbe stato stellare e difficile da mettere insieme quaranta anni fa. che diventa l’occasione di un rilancio collettivo per le attrici delle terza età.

  

È buffo constatare come per il cinema americano l’Italia sia spesso un caleidoscopio di imprevedibili luoghi comuni, quegli stessi topos che hanno portato Woody Allen a una delle più tristanzuole prove in carriera. Peraltro questa sorta di visione di maniera dovrebbe quanto meno ironicamente strizzare l’occhio al pubblico nostrano, sia per l’ambientazione, che per la schizofrenica replica di una realtà assolutamente difforme dall’esistente. Con tutto ciò non si può negare glamour e tiepida gradevolezza a una pellicola che ovviamente conta molto sull’appeal del cast. La curiosità forse persino un po’ malsana di vedere vecchie dive di diverse carriere messe insieme in uno script per permettere loro di rivaleggiare, come ai vecchi tempi. La fine della pandemia è lo spunto per un viaggio di gruppo in Italia con l’attraversamento delle città ovviamente più turistiche a disposizione come Roma, Venezia, Firenze. E perché non gustare un bicchiere del vino che più aggrada agli States nel Chiantishire? Location sontuose e approcci disinvolti. Gli italiani non sono forse un popolo di latin lover? A lungo andare la superficialità dell’approccio si fa abbastanza insopportabile. Si naviga a vista nella verosimiglianza, quasi che si trattasse di un manuale di sociologia su “come ci vedono gli altri”. Però sarebbe davvero preoccupante se anche il presidente Biden, massima espressione del paese leader al mondo (Cina permettendo) ci vedesse così. È possibile che qualche spettatore non resista ed esca prima della fine.

data di pubblicazione:22/05/2023


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EDIFICIO 3 STORIA DI UN INTENTO ASSURDO di Claudio Tolcachir

EDIFICIO 3 STORIA DI UN INTENTO ASSURDO di Claudio Tolcachir

(Teatro Argentina – Roma, 16 /21 maggio 2023)

Approda al Teatro Argentina dal 16 al 21 maggio 2023 lo spettacolo di Claudio Tolcachir Edificio 3 Storia di un intento assurdo che, dopo Il caso della famiglia Coleman ed Emilia (Premio UBU 2017 prodotto dallo stesso Teatro di Roma), torna a dirigere una produzione in lingua italiana, un testo surreale e grottesco che racconta la complessità delle relazioni interpersonali.

Protagonista della nouvelle vague argentina e fondatore di Timbre4 a Buenos Aires, Claudio Tolcachir racconta, in Edificio 3, le vicende di cinque personaggi, allocati in uno spazio indefinito e sovrapposto che esplicitano il profondo baratro esistente tra l’io più intimo e il personaggio pubblico con cui ci si rappresenta all’esterno (foto di Masiar Pasquali).

In un vecchio ufficio vivono gli impiegati Monica, impicciona e chiacchierona, Sandra, single non più giovane che sta cercando di restare incinta ed Héctor, uomo maturo, soffocato dalla madre. In un gioco di sovrapposizioni di spazio e tempo, l’ufficio è ora la casa dei fidanzati Manuel e Sofia, ora un bar, ora uno studio medico. Tra amori, tradimenti, desideri, frustrazioni e sogni, ognuno alla fine rimane nel proprio alveo distante e impossibilitato ad andare oltre.

Rappresentato per la prima volta a Buenos Aires nel 2008, lo spettacolo risulta ancora più attuale oggi dopo che la pandemia ha scavato solchi profondi nel tessuto sociale e nelle relazioni. In quel posto non posto infatti tutto sembra abbandonato: l’ascensore è rotto, la macchinetta del caffè anche, il lavoro langue, l’ufficio del personale è stato trasferito altrove e non registra le presenze degli impiegati…

Le loro storie personali si intrecciano con momenti di commozione e di pura comicità: le vicende di Sandra, (Giorgia Senesi), donna single non più giovane, che sta cercando di avere un figlio, di Ettore (Rosario Lisma), che solo dopo la morte della madre si vuole aprire ad avventure erotiche e della confusionaria, invadente, affettuosa Monica (Valentina Picello), che conosce i segreti di tutti, fruga nei cassetti e si insinua nelle vite altrui, si incastonano nell’amore combattuto tra Manuel (Emanuele Turetta), inquieto cerca sfogo al di fuori della coppia e la più equilibrata Sofia (Stella Piccioni).

Amori, desideri, ambizioni, frustrazioni, ma anche sogni: Tolcachir racconta la complessità delle relazioni interpersonali e l’infinita distanza che ci separa dal nostro prossimo.

Scritta con grande verità, la commedia è molto divertente, e dipinge personaggi commoventi e comici. Un plauso a tutti gli attori, bravissimi ed una menzione speciale all’autore e regista per la sua straordinaria capacità di mettere ognuno di fronte allo specchio dei propri sentimenti.

data di pubblicazione:20/05/2023


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THANKS FOR VASELINA di Carrozzeria Orfeo, regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

THANKS FOR VASELINA di Carrozzeria Orfeo, regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

(Teatro Vascello – Roma, 16/28 Maggio 2023)

Fil e Charlie coltivano in casa marijuana. Per ristabilire un certo equilibrio internazionale, visto che gli Stati Uniti, sotto la parvenza di una solida democrazia, hanno annientato i cartelli della droga messicani, decidono solidalmente di esportarla in quel paese. Come corriere utilizzeranno Wanda che, per il suo fisico da cicciona, ha impensabili capacità ricettive. Mentre la ragazza viene preparata opportunamente al grande viaggio, improvvisamente, dopo anni di assenza, riappare Annalisa, trans che è padre di Fil e ex marito di Lucia, sua madre…

 

Carrozzeria Orfeo si presenta con una pièce del tutto originale, irriverente nel linguaggio e molto significativa per quanto riguarda la critica verso tutte quelle forme di falsa democrazia. In un mondo, quello in cui viviamo, dove l’arte di arrangiarsi è diventata necessità di sopravvivenza, ritroviamo i nostri personaggi, ognuno per la propria parte con le rispettive aspirazioni e con i propri concreti fallimenti. Fil manifesta, con la sua rabbia, la propria disillusione verso la vita che lo ha fatto vivere con una madre dipendente dal gioco e con un padre che, dopo molti anni, si ripresenta in veste di trans, già accolto in una comunità teocratica e manipolatrice. Di contro Charlie, socio negli affari, porta avanti le sue lotte come animalista e come integerrimo difensore dei diritti civili. Per non parlare poi di Wanda, completamente priva di autostima, che aiuta come può il fratello disabile a soddisfare i propri impellenti bisogni sessuali. In questo miscuglio di differenti sconfitte si articola un’azione corale, una cage aux folles dove le situazioni sfuggono di mano perché non c’è possibilità di riscatto sociale, con una illusione sempre disillusa e dove ogni speranza è destinata alla deriva. Un lavoro ironico e graffiante, ben congegnato per portare avanti una protesta, una ribellione verso qualcuno o qualcosa dai contorni incerti. La troupe segue una drammaturgia perfetta in ogni dettaglio, anche se con qualche eccesso il risultato è decisamente gradevole e spassoso, i dialoghi divertenti e profondi che lasciano vagare il pensiero per portare lo spettatore a interrogarsi: ma tutto questo è vero o semplice finzione? Gabriele Di Luca, uno dei registi nonché attore lui stesso sulla scena, è riuscito a portare questa sua opera dal teatro al cinema realizzando un film di tutto rispetto, senza sacrificare la sostanza dei temi affrontati come quello delle dipendenze e dei disagi mentali. Una produzione Marche Teatro/Carrozzeria Orfeo, nei prossimi giorni al Teatro Vascello di Roma.

data di pubblicazione:17/05/2023


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