da Paolo Talone | Apr 22, 2024
PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE 2024/25 DEL TEATRO QUIRINO
(Teatro Quirino – Roma, 22 aprile 2024)
Presentato con ampio anticipo il prossimo cartellone di spettacoli del teatro Quirino di Roma. Il calendario 2024-25, ricco di interessanti lavori e ottimi interpreti, tiene conto dei grandi classici e in egual modo della drammaturgia contemporanea. Sono 20 i titoli in programma, a cui si sommano tre spettacoli curati da Saverio La Ruina per una breve rassegna di teatro contemporaneo tra febbraio e aprile 2025.
L’arte della seduzione è lo slogan scelto per questa nuova stagione, accompagnato nella presentazione dall’immagine svettante di un fiero e coraggioso gallo cedrone dal colorato piumaggio. Variopinto come la proposta che il CdA del teatro, presieduto da Rosario Coppolino a cui di uniscono il direttore artistico Guglielmo Ferro e il consigliere Alfio Breci, si accinge a presentare.
È Alfio Breci il primo a salutare il numeroso pubblico di affezionati accorso per l’evento. Nei ringraziamenti nomina uno per uno tutti i collaboratori del teatro, atto necessario e doveroso che l’esperienza del covid ha insegnato a fare. Accenna infatti alla ripresa post-pandemica Rosario Coppolino, che sottolinea quanto scandaloso sia per una grande città come Roma chiudere i teatri anziché riaprirli. Nell’elenco delle sale chiuse fa menzione in particolare del Globe, lo storico teatro di Villa Borghese fondato da Gigi Proietti, “una ferita ancora aperta e sanguinante”. Ma tiene conto della ripresa anche il direttore artistico, il regista Guglielmo Ferro, attento a ricordare che la chiusura dei teatri in pandemia ha portato ad apprezzare il fatto che il teatro è prima di tutto un’assemblea di persone che stanno insieme.
L’ottima notizia è che dall’anno prossimo il Quirino diventerà anche un centro produttivo. Si vedranno i primi risultati nella stagione 2025-26, ma già dall’anno prossimo il teatro sarà impegnato in esperienze di coproduzione. Inoltre è già al suo secondo anno di vita la scuola d’arte drammatica per aspiranti attori e registi Officine Quirino, diretta dallo stesso Guglielmo Ferro insieme a Micaela Miano. Il percorso formativo volto a selezionare giovani talenti tra i 18 e i 30 anni si prefigge come obiettivo quello formare il futuro vivaio artistico del nostro Teatro.
Mentre si presenta la stagione e ogni compagnia parla del proprio spettacolo, arriva fresca la notizia, festeggiata tra gli applausi, che il botteghino ha sottoscritto il primo abbonamento. Si spera (e si augura) il primo di centinaia.
Di seguito una breve presentazione degli spettacoli in cartellone.
Tra i testi classici aprirà la stagione (8-20 ottobre) Anfitrione di Plauto, per la regia e l’interpretazione nella parte del servo Sosia di Emilio Solfrizzi. Trappola per topi di Agatha Christie (dal 19 novembre al 1 dicembre) arriverà finalmente a Roma dopo tre anni dal debutto. Dal 7 al 12 gennaio 2025 sarà in scena il revival de La strana coppia di Neil Simon, con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia. A seguire (14-19 gennaio) Filippo Dini è interprete e regista in I parenti terribili, la commedia perfetta di Jean Cocteau, mentre Flavio Insinna e Giulia Fiume saranno Ugo e Anna, protagonisti di Gente di facili costumi, la divertente commedia ancora attuale scritta da Nino Marino e Nino Manfredi (regia di Luca Manfredi, 18 febbraio – 2 marzo). Sempre tra i testi classici Franco Branciaroli porterà a marzo (18-23) il suo nuovo spettacolo da Goldoni, Sior Todero brontolon (regia di Paolo Valerio). Per il classico natalizio un balletto, Lo schiaccianoci di Čajkovskij. Luciano Cannito dirige la compagnia del Roma City Ballet, che vede tra gli interpreti due star internazionali della danza: Iana Salenko e Ksenia Ovsianick. A chiusura di questa prima parte dedicata ai classici due dei tre spettacoli coprodotti dal teatro Quirino: Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg (25-30 marzo) e Crisi di nervi di Anton Čechov (29 aprile – 11 maggio), quest’ultimo per la regia di uno dei più grandi registi ancora viventi, il tedesco Peter Stein.
Per i classici rivisitati Alessandro Preziosi e Nando Paone saranno in scena con Aspettando Re Lear, scritto da Tommaso Mattei (5-17 novembre); Ugo Dighero sarà invece protagonista ne L’Avaro di Molière (regia di Luigi Saravo, 17-22 dicembre). Nuova lettura a cura di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini per il classico di Stevenson: Il caso Jekyll (21 gennaio – 2 febbraio), uno studio sull’inconscio del celebre personaggio. Noir terrificante, ma anche profondamente comico, La signora omicidi di William Arthur Rose, adattato pensando a un pubblico italiano da Mario Scaletta (regia di Guglielmo Ferro, 11-16 marzo). Shakespeare verrà invece trattato da Valter Malosti che insieme ad Anna Della Rosa sarà protagonista della nuova lettura di Antonio e Cleopatra (11-16 febbraio).
Per concludere sono sei gli spettacoli di nuova drammaturgia. Il 22 ottobre e fino al 3 novembre, a un anno dal debutto, arriva 1984 di George Orwell, nell’adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan. Una complessa macchina teatrale e un grande sforzo produttivo diretto da Giancarlo Nicoletti. Dal 3 all’8 dicembre Simone Cristicchi dirigerà sé stesso nel ruolo del santo di Assisi: Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli (le musiche originali sono di Cristicchi e Amara). Cristiana Capotondi vestirà i panni di una madre che si prende cura della propria bambina durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale a Firenze, protagonista in La vittoria è la balia dei vinti di Marco Bonini (10-15 dicembre). Torna al Quirino Veronica Pivetti con L’inferiorità mentale della donna, un evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole (recita il sottotitolo) dal 4 al 9 marzo. Uno spettacolo emotivamente forte e utile, dice in video l’attrice, originale e provocatorio. Terzo spettacolo coprodotto dal teatro Quirino Moby Dick di Herman Melville, adattato da Micaela Miano (1-13 aprile). Un progetto che il regista Guglielmo Ferro insegue da anni e che si prospetta come un viaggio verso l’ignoto, attratti da quello che non conosciamo. Quasi una pirandelliana esperienza che si interroga sulla realtà oltre il palcoscenico. Infine termina questo lungo elenco la terza parte della trilogia La ballata degli uomini bestia di Davide Sacco lo spettacolo Il medico dei maiali con Luca Bizzarri e Francesco Montanari (22-27). Un dovere, secondo l’autore e regista, quello di avere la missione di portare la drammaturgia contemporanea sui grandi palchi italiani.
data di pubblicazione:22/04/2024
da Daniele Poto | Apr 22, 2024
selezione dei testi di Graziano Graziani, a cura di Flavio Francucci, con Francesca Astrei, Flavio Francucci, Alberto Melone, visual di Giacomo Calderoni
(Teatro di Villa Torlonia – Roma, 17/21 aprile 2024)
Un originale itinerario per Roma passando per le vie contrassegnate dai poeti del folclore romano. Tra topografia, letteratura, storia e vita vissuta. Con il benefit della visita nel teatro voluto dai Torlonia, da tempo affidato alla guida ondivaga del Teatro di Roma..
Ti aspetti un reading visto che la nuda scenografia appare affidata a un solo leggio al centro dell’enorme palcoscenico. Invece è decisamente qualcosa di più per il piglio vivace conferito dai tre giovani interpreti. Sul grane schermo ti fanno compiere un viaggio nel ventre disinibito e a tratti crapulone, della Roma del centro. E rivivi, a partire da un epigono del ‘600, le glorie poetiche della Roma che fu, a volte di eccelso valore nazionale e non regionale come nel caso dei sonetti del Belli. Oscenità artistiche dietro l’angolo, cinismo, schiettezza e persino un po’ di commozione come in occasione della rievocazione della breve vita di Raffaella La Crociera, unica donna nel coro maschile (notate!), perita per una grave malattia a 14 anni dopo il generoso atto di donare il mezzo milione di lire, una cifra per l’epoca (siamo nel 1954), per i superstiti di una catastrofe naturale. Si chiede la partecipazione del pubblico soprattutto quando si riabilita l’antico e crudele gioco della passatella, passatempo alcoolico che a volte si concludeva con tragiche risse tra gli astanti. La dimostrazione è che si può fare spettacolo affidandosi al patrimonio regionale e alla memoria con il dovuto omaggio ai protagonisti del tempo che fu. La generosità degli interpreti è tale che si tracima ben oltre i 70 minuti previsti dal programma ufficiale.
data di pubblicazione:22/04/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 21, 2024
(Teatro Trastevere – Roma, 17/21 aprile 2024)
Torna al Teatro Trastevere Like the Avengers, una commedia brillante, sotto la regia di Matteo Fasanella, che trasporta il pubblico in un viaggio alla ricerca della fiducia in se stessi e negli altri, attraverso l’empatia, l’unione e la speranza, con un tocco di irresistibile comicità.
In una sala di attesa di un noto psicoterapeuta, si incontrano alcuni particolari individui accolti da una stravagante segretaria. Poiché il medico è in forte ritardo, i sei pazienti cominciano a conoscersi ed a raccontare, non senza qualche resistenza, il loro personale disturbo ossessivo compulsivo. Tutti sono alla ricerca di una speranza, una rinascita emotiva e sociale che sembra tanto irraggiungibile quanto necessaria.
L’improvvisata terapia di gruppo fa prendere coscienza ad ognuno della propria condizione di disagio e scatena la voglia di trovare insieme una soluzione che li possa condurre ad una esistenza normale e ad una vita migliore.
Like the Avengers racconta, in chiave ironica, le piccole e grandi manie che si manifestano nel quotidiano e come l’unione e la comprensione possano essere un potente rimedio. I vari personaggi convivono con il loro problema e quando finalmente lo esternano agli altri sperimentano un momento di catarsi: si liberano di un fardello per condividerlo con chi può comprenderlo perché ne è vittima a sua volta.
Lo spettacolo affronta un tema importante, ma lo fa con delicatezza e soprattutto con un umorismo intelligente. Passando per situazioni paradossali create tra i protagonisti, si ride sulle ansie e le paranoie, quasi ad esorcizzarle e si riflette sulla forza dell’unione e della comprensione.
Ed il finale è a sorpresa.
Spettacolo piacevole e divertente con un cast di attori veramente bravi: Lorenzo Martinelli, Diana Forlani, Alessio Giusto, Virna Zorzan, Elena Verde, Sabrina Sacchelli e Nicolò Berti che grazie al intenso lavoro registico di Matteo Fasanella danno vita a un’esperienza teatrale immersiva, portando in scena le dinamiche complesse tra i personaggi con intensità e con un intelligente senso del ritmo e di gestione delle situazioni.
Un invito a riflettere sulla potenza dell’aprirsi agli altri, sul valore del condividere debolezze e insicurezze in un mondo che spesso predilige l’individualismo.
data di pubblicazione:21/04/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 21, 2024
(Teatro Argentina – Roma, 17/28 aprile 2024)
Approda all’Argentina di Roma, al termine di una lunga e trionfale tournée, La Locandiera di Carlo Goldoni. Antonio Latella, pluripremiato protagonista della scena teatrale contemporanea, firma la regia di un grande classico goldoniano, che pone per la prima volta al centro della storia e del palcoscenico una donna, Mirandolina, interpretata da una straordinaria Sonia Bergamasco (foto Gianluca Pantaleo).
Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda stessa, al fine di garantire continuità all’azienda e tranquillità alla figlia. Ma Mirandolina vuol potere scegliere e gestire la propria vita.
Siamo al cospetto di una delle opere più famose e rappresentative di Goldoni, in cui finalmente una donna è protagonista, e dove i caratteri dei personaggi risultano ben delineati, non lasciando spazio a improvvisazioni. La protagonista è un personaggio moderno, capace di gestire la scena utilizzando le arti della seduzione ma soprattutto l’intelligenza, la concretezza, la saggezza.
Nelle note di regia, il primo rimando è a Café Müller di Pina Bausch ed alle penombre e linearità dense delle atmosfere di fine Novecento. E’ minuta ed elegantissima, vestita di abiti leggeri e monocromatici che la illuminano e la separano dalla vuota stravaganza dei vari pretendenti che le ruotano attorno. Una figura astratta e forte al tempo stesso che ricorda tanto la Bella Baxter di Yorgos Lanthimos, per la sua capacità di elevarsi al di sopra dell’universo maschile e di annientare convenzioni e circostanze.
Quali sono i modelli maschili che la circondano, cercando di conquistarla?
In primis l’aristocratico, un tempo ricco e potente, Marchese di Forlipopoli (Giovanni Franzoni), che le assicura protezione, a cui si contrappone il Conte di Albafiorita (Francesco Manetti) mercante arricchito con titolo nobiliare comprato ed il terzo incomodo, il Cavaliere di Ripafratta (Ludovico Fededegni), aristocratico vero, borioso e misogino, l’unico per il quale sente di provare qualcosa.
Per districare la faccenda, la donna accetterà di sposare Fabrizio (Valentino Villa), come aveva auspicato del resto il padre, pur non essendone forse innamorata, mentre agli altri tre pretendenti verrà chiesto di andarsene, sconfitti.
L’allestimento di Latella punta tutto sull’aspetto rivoluzionario di una figura tutt’altro che frivola e scontata. La Bergamasco dà vita a una Mirandolina differente da quella che la tradizione ha spesso proposto, sottolineando la profondità dell’approccio goldoniano: un personaggio brillante e con una vocazione femminista in perfetta aderenza al testo scritto, ma denso di sfumature, pause, tonalità create dal regista e che costituiscono l’originalità e la chiave di lettura della messinscena.
Mirandolina, di spalle ai suoi corteggiatori, è l’unica a comprendere meccanismi emotivi e comportamenti degli altri, tenendoli in pugno, e ciononostante si sente in qualche modo impotente di fronte alle passioni che l’attraversano e, dopo aver lottato strenuamente con esse, sceglierà il male minore, rifiutando benessere e sicurezza. Mirandolina finge per necessità ma anche per rivincita contro l’uomo che disprezza le donne decidendo di farne sua vittima, anche se alla fine ne indosserà il mantello e, dopo esserselo tolto, lo arrotolerà come un fagotto, per cullarlo brevemente e poi nasconderlo, dichiarando a se stessa la scelta migliore da fare.
data di pubblicazione:21/04/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 19, 2024
È stato presentato, lo scorso 16 aprile all’Academia Belgica di Roma, il programma della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival. L’ideazione dell’intero programma prodotto dalla Fondazione Romaeuropa, presieduta da Guido Fabiani e diretta da Fabrizio Grifasi, ha come tema portante il dialogo sulla complessità del presente e sui confini del futuro, esplorando passioni e movimenti umani di oggi e di domani.
Dal 4 settembre al 17 novembre il festival presenterà 100 progetti tra musica, danza, teatro, arti digitali e creazioni per l’infanzia con 300 repliche in 20 spazi della Capitale, ospitando circa 700 artiste e artisti provenienti da tutte le parti del mondo.
In co-realizzazione con il Teatro dell’Opera di Roma, per la prima volta alTeatro Costanzi, il 4 settembre, il REF2024 inaugurerà la sua trentanovesima edizione nel segno della danza internazionale. Il prestigioso Ballet de l’Opéra de Lyon abbina nella stessa serata Mycelium coreografia commissionata al greco Christos Papadopoulos e ispirata al mondo della natura e Biped del padre della modern dance Merce Cunningham.
La settimana inaugurale del REF2024 procederà omaggiando Ryuichi Sakamoto, tra le figure più significative del panorama musicale contemporaneo e tra le più prestigiose presenze nella storia del REF. Nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, la Brussels Philharmonic diretta da Dirk Brossé esegue in Music for Film le sue più celebri composizioni per il cinema.
Gli appuntamenti nella Cavea dell’Auditorium proseguirann con il ritorno al festival dello scrittore Alessandro Baricco che, insieme a Giovanni Sollima, Enrico Melozzi e i 100 Cellos e con Stefania Rocca e Valeria Solarino, porta in scena Tucidide. Lo spettacolo Atene contro Melo con il coreografo Rachid Ouramdane sarà di scena all’Auditorium Conciliazione dove la coreografa tedesca Sasha Waltz rinnova la sua ricerca intorno alla relazione tra danza e musica, dialogando, questa volta, con la Sinfonia n.7 di Ludwig van Beethoven.
Torneranno sul palco del Teatro Argentina, i franco-catalani Baro d’evel, Jan Martens ed il francese Noé Soulier ed a seguire la nuova produzione della compagnia messicana Lagartijas Tiradas al Sol, Centroàmerica, ed il regista Amos Gitai con il suo House. Provengono dal Marocco il coreografo e danzatore Taoufiq Izeddiou che in Hors du monde si confronteranno con il rituale Sufi e il Groupe Acrobatique de Tanger che, in FIQ! (Svegliati!) costruisce un ritratto del Paese visto dalle nuove generazioni tra acrobazie, break-dance, taekwondo e freestyle.
La vita amorosa di coppie di anziani tra i 74 e i 102 anni è, invece, al centro de La vie secrète des vieux del regista Mohamed El Khatib così come la vita di una coppia di anziani nella città contaminata dopo un test nucleare fallito è protagonista di Zvizdal – Chernobil So Far So Close, spettacolo della compagnia fiamminga Berlin.
Nella sezione danza e teatro italiano troviamo Notte Morricone, omaggio al grande compositore taliano firmato dal coreografo Marcos Morau e la compagnia Aterballeto, la compagnia Frosini/Timpano in Tanti Sordi – Polvere di Alberto, e prime nazionali al Teatro Vascello con Licia Lanera, Martina Badiluzzi, Giorgina Pi e la sua compagnia Bluemotion, Daria Deflorian, che adatta La Vegetariana della coreana Han Kang; ancora Massimiliano Civica che si cimenta in Capitolo II di Neil Simon mentre la regista Lisa Ferlazzo Natoli, con la sua compagnia Lacasadiargilla, fa proprio il testo della giovane drammaturga Rosalida Conti, Uccellini.
Torna al Festival, nell’ambito di una nuova partnership siglata con il Teatro Ateneo dell’Università La Sapienza anche Claudia Castellucci che in Sahara, insieme alla sua compagnia di movimento Mòra, interroga la condizione creativa dell’artista affiancandola all’immagine del deserto. Alla vita di un altro artista, Josef Albers, tra i principali interpreti del Bauhaus, è ispirato Squares do (not) normally appears del regista Filippo Andreatta, spettacolo senza attori sospeso tra scrittura scenica, performance e installazione visiva.
Proprio il teatro musicale continua a essere frontiera di ricerca, spazio aperto all’incrocio tra i linguaggi, alle più audaci sperimentazioni e ai processi di riappropriazione e rilettura della tradizione. Ne è un perfetto esempio l’energico The Golden Stool del regista fiammingo di origini ghanesi Gorges Ocloo in cui il repertorio operistico occidentale diventa strumento per dare vita a una personale “AfrOpera” basata sulle lotte di resistenza di Nana Yaa Asentewaa.
L’eterogenea proposta musicale del REF si estende anche ai grandi concerti, alla ricerca tecnologica e a formati sperimentali di creazione e fruizione. Così, all’Auditorium Parco della Musica, la band culto tedesca Einstürzende Neubauten inaugurerà la tournée italiana del suo ultimo album Alien Pop Music, Trentemøller presenta dal vivo i suoi più recenti progetti musicali (entrambi i concerti sono presentati in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma); con Inner Spaces il trombettista, suonatore di santur e vocalista Amir ElSaffar incontra l’elettronica di Lorenzo Bianchi Hoesh, mentre il compositore giapponese Keiichiro Shibuya si cimenta in Mutual Control (spettacolo presentato in collaborazione con Maker Faire) nella costruzione di un live audio-video lasciando partecipare un’intelligenza artificiale a tutti i momenti del processo creativo.
È ancora la Pelanda del Mattatoio a essere cuore delle attività del Romaeuropa Festival 2024 e spazio dedicato al sostegno della creatività emergente. Qui il festival ospita la sua proposta più innovativa e le sezioni che attraversano il suo intero programma.
Curata da Giulia Di Giovanni e Matteo Antonaci, LineUp! continua a indagare le tendenze della canzone italiana tra cantautorato, pop e avant-pop e presenta, tra gli altri, la cantautrice e polistrumentista Any Other, i ventenni palermitani Santamarea, la romana Coca Puma, il cantautore, musicista e produttore napoletano Tripolare e ancora AKA5HA e il duo So Beast nell’ambito del “case history” Musica, troppa musica. Vent’anni di Trovarobato.
Un’immersione nelle culture digitali è quella proposta dalla sezione Digitalive, curata da Federica Patti, che incrocia percorsi musicali, coreografici e virtuali con protagoniste la producer post-club nativa di Shanghai 33EMYBW, la DJ italo cinese Luwei. Il Romaeuropa Festival 2024 collabora inoltre con Maker Faire con un’ulteriore proposta dedicata alle nuove tecnologie.
Ancora una volta ad Anni Luce, a cura di Maura Teofili, il compito di scommettere sulla generazione under 30 del teatro italiano con il progetto Powered By REF e gli spettacoli di Pietro Giannini, Giulia Scotti e Claudio Larena.
Nell’ambito della ricerca intorno alle nuove scritture sceniche si rinnova il dialogo con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico che propone per il secondo anno il suo premio dedicato agli allievi registi selezionando un progetto che debutterà al Mattatoio nel programma del festival.
Si rivolge ai coreografi emergenti la call DNAppunti Coreografici, la cui finale è parte del programma della sezione Dancing Days a cura di Francesca Manica che continua a esplorare le nuove generazioni della danza.
È ancora a Ryuichi Sakamoto che si rivolge il 17 novembre(nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica) la chiusura della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival: ad Alva Noto e Christian Fennesz il compito di spostare l’attenzione sul suo repertorio elettronico attraverso la presentazione di nuovi brani ispirati alla collaborazione che le due icone della musica internazionale hanno avuto con il compositore.
data di pubblicazione:19/04/2024
da Ludovica Fasciani | Apr 19, 2024
drammaturgia e regia di Giorgio Gallione, con Neri Marcorè, Rosanna Naddeo, Giua, Barbara Casini, Anais Drago, Francesco Negri, Alessandra Abbondanza
(Teatro Quirino – Roma, 19/28 aprile 2024)
Neri Marcorè torna a lavorare con il teatro canzone nell’adattamento dello storico concept album La Buona Novella di Fabrizio De André, a più di cinquant’anni dalla sua uscita. Uno spettacolo che guarda al modello con attenzione e cura, ma che manca di coraggio.
C’è un po’ l’aria dei vecchi sceneggiati Rai degli anni ’70, ne La Buona Novella interpretato da Neri Marcorè, al Teatro Quirino fino al 28 aprile. Qui, come nel Leonardo di Renato Castellani, andato in onda circa un anno dopo l’uscita del concept album di De André che funge da perno dello spettacolo, il narratore si prende la libertà di interrompere il flusso degli avvenimenti, guidando il pubblico in un puntuale commento dei Vangeli apocrifi, usati da De André come fonte primaria per la scrittura dei dieci brani che compongono La Buona Novella (1970).
Il magnetismo dei racconti degli apocrifi è il punto di forza tanto dell’album quanto dello spettacolo teatrale. L’irresistibile umanità capricciosa dell’infanzia di Gesù e i pungenti commenti sul destino di Maria, data in sposa a un uomo molto più vecchio di lei in seguito a una “lotteria” cui partecipano tutti gli scapoli di Galilea, è già nei testi originali. Neri Marcorè canta i brani di De André con un calore baritonale molto vicino al modello, accompagnato da un ensemble polistrumentale in cui spicca per bravura ed estro il violino di Anais Drago. Il risultato è uno spettacolo piacevole e talvolta coinvolgente, la cui debolezza è però proprio nella teatralizzazione: il commento è a tratti ridondante ed è incorniciato da una scenografia che vorrebbe essere simbolica ed evocativa ma che appare perlopiù casuale. L’impressione è che la semplice sedia di Marcorè – ora appoggio, ora capovolta per fingere un tetto – sia un oggetto di scena molto più efficace, ad esempio, dell’enorme mezzaluna di carta trascinata sul palco durante la prima parte dello spettacolo, che sembra introdotta solo per essere fatta occasionalmente dondolare da uno degli attori, o della scala di legno con in cima una grande rosa vagamente kitsch calata di tanto in tanto a punteggiare i momenti più emotivi del racconto.
Quello che ne risulta è uno spettacolo che avrebbe potuto essere più incisivo, ma che riesce comunque a lasciare una buona impressione grazie alla cura degli arrangiamenti musicali, molto rispettosi dell’originale, e alla bravura di Marcorè. A spese, forse, degli aspetti più rivoluzionari dell’album di De André, di cui presenta una versione addomesticata e rassicurante.
data di pubblicazione:19/04/2024
Il nostro voto:
da Daniele Poto | Apr 17, 2024
traduzione di Graziella Perin, regia di Valerio Binasco, con Pamela Villoresi, Valerio Binasco, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Giulia Chiaromonte, Fabrizio Contri e con Isabella Ferrari. Scene e costumi di Nicolas Bovey, video di Simone Rosset. Produzione: Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale- Teatro Biondo di Palermo
(Teatro Vascello – Roma, 16/21 aprile 2024)
Una delle più importanti produzioni della stagione in corso (basti leggere i nomi dei componenti del cast). Binasco si ritaglia una parte modesta privilegiando il ruolo del regista. Le atmosfere plumbee e raggelanti del Premio Nobel sulla scena del più innovativo teatro romano. Con fatica e coraggio.
Echi di Ibsen (Norvegia), sfumature di Beckett. Una famiglia lacerata, specchio di una società chiusa, europea. Non è un autore facile Fosse ma l’attribuzione inaspettata e insperata che gli è stata tributata con il Nobel per la letteratura merita una popolarizzazione nostrana. Con uno spettacolo ispido, a tratti sgradevole. Perché i personaggi mai collimano, si danno sulla voce, rifiutano un’identificazione collettiva preferendo ciascuno una propria strada che appare incerta, contorta, contraddittoria. I protagonisti portano il segno di una ferita profonda che potrebbe anche essere il fallimento delle proprie ambizioni e il mancato riconoscimento in una passione. Che nel caso del personaggio principale è l’irrisolta in una pittura che sfugge e delude. Binasco sembra fedele traduttore della tensione di Fosse, rispettando il suo dettato minimalista. Il testo è pieno di metafore. Come quelle di un marinaio che a parole è atteso ma quando torna deflagra nel tradimento della moglie che mai più vorrà rivedere. Incontri e scontri a più piani con una Villoresi strepitosa e con un Di Mauro, che una volta di più, interpretando un ruolo diverso dai precedenti dimostra la propria ecletticità. Il ritmo di Fosse è sincopato. Non deve preludere a un finale, al racconto di una storia. Difatti non c’è evoluzione ma uno sguardo freddo su un’umanità scostante e disturbata.
data di pubblicazione:17/04/2024
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Apr 17, 2024
Lee Miller, fotografa di guerra, insieme al collega giornalista della Reuters Joel intraprendono un viaggio in auto da New York a Washington con l’obiettivo di intervistare il Presidente. Negli Stati Uniti incalza una spietata guerra civile e l’esercito secessionista si prepara per un assedio armato alla Casa Bianca. In questa tragica avventura si uniranno la giovane aspirante reporter Jessie e l’anziano del New York Times Sammy. Durante il tragitto saranno testimoni di massacri di massa e loro stessi metteranno più volte a repentaglio la vita…
Non sarà certo facile per lo spettatore rimanere indifferenti di fronte ad alcune scene di quest’ultimo film del registra britannico Garland. Lo scenario raccontato potrebbe sembrare a molti esageratamente irreale e troppo apocalittico. A pensarci bene, non sembra poi si scosti molto da ciò che sta succedendo in diversi posti nevralgici di questo mondo. Se l’America si presenta da sempre come esempio di democrazia e di unione tra gli stati membri, non è detto che in futuro tutto ciò non sia messo in discussione da spinte secessioniste. Oramai siamo preparati a tutto e gli scenari bellici sono quanto mai possibili in un presente precario e in un futuro ancora più instabile. I protagonisti, giornalisti e fotoreporter, fanno si che lo spettatore stesso sia partecipe, insieme a loro, delle atrocità vissute. Affronteranno un viaggio infernale per arrivare a Washington e intervistare per l’ultima volta un Presidente, oramai di fatto destituito dalla sua carica. Il film vuole inoltre dimostrare i rischi di quel giornalismo di guerra che non conosce o riconosce ciò che è al limite dell’umana comprensione. Siamo forse proiettati in una atmosfera che ricorda la persecuzione nazista in cui la vita umana valeva meno di zero, almeno per i perseguitati. Film quindi d’azione, di denuncia in cui lo spettatore si trova sopraffatto dalla visione di inenarrabili efferatezze, senza chiedersi il come e il perché, incapace di prendere posizione. Ci si domanda cosa sia il giornalismo, in una realtà quella di oggi, in cui ciascuno è chiamato a documentarsi visibilmente sulle barbarie presenti. Questo attesissimo lavoro di Garland ha già conquistato il pubblico americano, registrando un incasso di 25 milioni di dollari nei primi tre giorni di programmazione. Il film, in cui ha collaborato Rai Cinema, ha un cast eccezionale: Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen Mc.Kinley Henderson e Nick Offerman. Se ne consiglia la visione.
data di pubblicazione:17/04/2024
Scopri con un click il nostro voto:
da Antonio Iraci | Apr 17, 2024
Un gruppo di quattro disperati aerofobici, dopo aver frequentato un corso propedeutico presso l’agenzia Viaggiatori Impavidi, devono ora affrontare il loro primo volo. Insieme al goffo accompagnatore, salgono sull’aereo con destinazione Islanda. Una serie di contrattempi trasformerà questi novelli passeggeri in soggetti ansiosi in preda a una incontrollabile angoscia. Bloccati in aeroporto, escogiteranno ogni possibile soluzione pur di tornare sani e salvi a casa…
Chi meglio di un islandese doc può descrivere i paesaggi innevati del suo paese e ambientarci una commedia a dir poco spassosa? Con questa suggestiva cornice il regista viene a costruire una storia al limite del grottesco, però di grande impatto. Le disavventure che dovranno fronteggiare i quattro aspiranti viaggiatori non sono certo da sottovalutare. Saranno impossibilitati a far ritorno a Londra, da dove erano partiti, per una avaria al motore dell’aereo a loro destinato. Gli stessi poi si ritroveranno ad affrontare lunghe ore di attesa presso l’aeroporto di Reykjavik dopo il turbolento, è proprio il caso di dire, volo di andata. Dal momento che non sarà loro possibile rincasare nei tempi previsti, verranno ospitati presso un hotel benessere in una landa desolata e coperta di neve. Come ogni commedia che si rispetti, le storie di ognuno dovranno intrecciarsi con quelle degli altri per sfidare insieme questa situazione estrema nella quale si trovano coinvolti. Merito del regista è quello di saper dosare il tragico con il comico per rendere questa commedia leggera e divertente nello stesso tempo. Non sarà facile mettere d’accordo una donna in carriera, in procinto di partire con il suo compagno, una fashion influencer, con il suo imbranato fidanzato, e un celebre scrittore in cerca di avventure. Un mix certo non perfetto ma che saprà trovare al momento giusto la soluzione giusta. Le riprese si sono svolte in piena pandemia di Covid e il regista ha confessato di essersi ispirato a fatti personali per la realizzazione della sceneggiatura. Sigurosson mostra un particolare talento nell’imbastire una tragedia divertente, descrive molto bene le fobie dei singoli protagonisti e i loro sforzi per rimuoverle. Nel cast Lydia Leonard, famosa attrice teatrale, e l’attore britannico Timothy Spall, già premiato a Cannes nel 2014 per Turner di Mike Leigh.
data di pubblicazione:17/04/2024
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da Salvatore Cusimano | Apr 17, 2024
1922. Una cittadina meridionale dell’Inghilterra è teatro di uno scandalo. Basato su una bizzarra storia vera, Cattiverie a domicilio segue le vicende di due vicine di casa: Edith Swan (Olivia Colman), originaria del posto e profondamente conservatrice, e Rose Gooding (Jessie Buckley) turbolenta immigrata irlandese. Quando Edith e altri suoi concittadini iniziano a ricevere lettere oscene piene di scabrosità, i sospetti ricadono immediatamente su Rose.
Si tratta di una divertente commedia inglese che parte da una surreale storia vera ma alla fine parla anche di gender gap, pregiudizi razziali e tanto altro presente negli anni 20.
La prontezza umoristica del cast è davvero straordinaria, tipica dell’umorismo in salsa britannica. Olivia Colman, in particolare, offre una interpretazione che ruba la scena, il suo spirito e l’uso abile di un linguaggio pittoresco si rivelano un punto decisivo sulla buona riuscita della commedia e assolutamente necessario per l’esito della storia. Ci si prende gioco in modo sfacciato delle buone maniere, della moralità, del razzismo, della giustizia, della politica e del giornalismo scandalistico.
Ne viene comunque fuori il quadro etico della società inglese all’inizio del XX secolo, con il suo bigottismo e il suo desiderio di libertà, qui rappresentati in modo molto appropriato. Qualcuno potrebbe anche obiettare sulla presenza di poliziotte donne e non inglesi o anche di giudici di colore non rappresentativi per quell’epoca, ma è chiaro che si tratti di una libera e voluta reinterpretazione di un fatto storico.
Il tono è quella di una farsa, un’assurda farsa che potrà non piacere a tutti, ma alla fine abbastanza divertente visto che si crea uno strano mix di comico e tragico, non comunque come eccessivamente sbandierato dalla locandina e dai vari trailer.
data di pubblicazione:17/04/2024
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