ROMA BANCO 24 di GabriellaSilvestri

ROMA BANCO 24 di GabriellaSilvestri

con Gabriella Silvestri e Valentina Marziali, aiuto regia Mariana Higuita Tamayo, direzione di scena Umberto Pischedda, luci Valerio Camelin, scene e costumi Area5lab – Produzione APS Teatro E

(Teatro De’ Servi – Roma, 6/18 febbraio 2024)

Duetto al femminile, madre/figlia. Antagoniste ma fino a un certo punto. I maschi stanno sullo sfondo. Negativi, usurai, violenti, sul fondale di un quartiere di una Roma degradato. Romanesco, sagace uso di parole forti. Un’antica professione (vero signora Warren?) che si riaffaccia. La protagonista a tratti sembra Anna Magnani, la ragazza dimostra i 17 anni della storia anche se rivela di essere molto più grande.

Un altro passo in avanti nel curriculum di Gabriella Silvestri. Assemblatrice del resto, regista e interprete. Popolana che si destreggia tra la poco redditizia gestione di un banco alimentare (tempi duri!) e il rimpianto accorato per il mestiere più antico del mondo. Però economicamente ha fatto il passo più lungo della gamba e, vedendosi rifiutato un mutuo dalla banca, ricorre ad autentici efferati strozzini. La figlia la contraddice continuamente e sembra aspirare solo al festeggiamento del compleanno che potrebbe farla riappacificare al suo ex, rivelando tutta la propria inesperienza nelle schermaglie amorose. Favola nera con sottofondi comici e scioglimento inaspettato che non riveleremo. Quando apre la valigia del mestiere, ricca di abiti provocanti e seducenti, per la passata disponibilità mercenaria, Silvestri quasi commuove nel tentativo di giustificare un mestiere che è anche apparizione, commedia, travestimento. Già, proprio come il teatro Quando si ubriaca e non è più cosciente, la figlia farà un gesto che risolverà la situazione dimostrando piena solidarietà per la sofferenza familiare. Confronto di generazioni e durezza della vita contemporanea. Un affresco riuscito. E la Silvestri è talmente padrona del dopo scena che si cimenta alla fine, dopo la prima, anche nel difficile esercizio, assai inconsueto e lodevole, di rispondere alle domande del pubblico. La pièce peraltro può significativamente funzionare anche fuori dai confini del raccordo anulare.

data di pubblicazione:07/02/2024


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IL COLORE VIOLA di Blitz Bazawule, 2024

IL COLORE VIOLA di Blitz Bazawule, 2024

“È la speranza che ci rende liberi”. Esce nelle sale Il colore viola adattamento cinematografico del musical che ha debuttato a Broadway nel 2005. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo premio Pulitzer di Alice Walker che racconta la storia di una donna nera nel sud post-schiavista, ha per tema principale la redenzione ed il perdono.

1909. Costa della Georgia. Orfana di madre e sorella maggiore di Nettie, Celie è appena adolescente quando partorisce il suo secondogenito Adam frutto assieme ad Olivia degli abusi sessuali di suo padre Alfonso. Questi, dopo averle portato via entrambi i figli alla nascita, la costringe a sposare Albert, un contadino violento ed alcolizzato, vedovo e con tre figli a carico. Ma nella casa coniugale non c’è posto anche per Nettie e le sorelle verranno brutalmente separate. Dopo tanti anni di solitudine e soprusi un giorno il destino di Celie s’incrocia con quello dell’esuberante ed emancipata Sofia e della cantante jazz Shug Avery, che avranno un ruolo determinante nella sua vita. Da allora tutte le sue sofferenze cominceranno a rappresentare un calvario necessario per raggiungere la rinascita che avrà il sapore della pace e del perdono.

La violenza, le molestie, il razzismo e la differenza di genere sono argomenti suggeriti più che mostrati in questa rivisitazione di Blitz Bazawule al contrario di quanto accadde nella versione di Steven Spielberg del 1985. Ricco di luci e colori, vibrante di speranza, il film ripercorre le vicende delle protagoniste con un linguaggio tutto nuovo la cui estrema tragicità è edulcorata dalla musica. Entusiasmanti sono le scene di ballo e da brividi quelle cantate. Le interpreti femminili Fantasia Barrino, Danielle Brooks e Taraji P. Henson sono tutte degne di nota. Spielberg e Quincy Jones tornano come produttori affiancati da Scott Sanders e Oprah Winfrey, che fu candidata all’Oscar per il ruolo di Sofia nel film del 1985. Ritroviamo anche Whoopi Golberg, Golden Globe e candidata all’Oscar con Spielberg per il ruolo di Celie, qui nel cameo dell’ostetrica che fa nascere Adam. Il film è un’operazione grandiosa e per chi ama il Musical con la M maiuscola è imperdibile. Distribuito da Warner Bros.Pictures.

data di pubblicazione:07/02/2024


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L’UOMO CALAMITA regia di Giacomo Costantini

L’UOMO CALAMITA regia di Giacomo Costantini

È tornato al Teatro Vascello di Roma dal 2 al 4 febbraio 2024, dopo il debutto avvenuto nel 2019, L’Uomo Calamita, lo spettacolo che ha collezionato ben ventimila spettatori nelle oltre cento rappresentazioni svolte nei teatri italiani e stranieri. IL lavoro scritto, diretto ed interpretato da Giacomo Costantini della compagnia El Grito in collaborazione con Wu Ming 2 di Wu Ming Foundation, unisce in maniera innovativa circo contemporaneo, illusionismo, musica e letteratura (foto di Laura Salvinelli).

 

Il cantastorie Wu Ming 2 conduce lo spettatore in un circo clandestino durante la seconda guerra mondiale. È l’11 settembre 1940 quando il capo della polizia ordina che vengano controllati tutti i carrozzoni, i circhi e le carovane, affinché le persone che ci lavorano vengano catturate e tenute sotto controllo. Per sfuggire alla persecuzione, l’Uomo Calamita e gli altri circensi sono costretti a darsi alla macchia ma, con l’aiuto di Lena una bambina di otto anni, usano i propri poteri, l’astuzia e il magnetismo per combattere il nazi-fascismo.

L’Uomo Calamita è la storia di un supereroe che combatte l’assurdità della guerra; una entità indefinibile che contamina il linguaggio del corpo con quello della parola, l’esercizio estremo con la composizione musicale.

Accompagnato dall’attore Wu Ming 2 e dal compositore e batterista Fabrizio “Cirro” Baioni, in scena l’Uomo Calamita esercita i suoi superpoteri lasciando col fiato sospeso tutti: esegue esercizi di equilibrismo magnetico e fisico e ripete il celebre numero del mago Houdini in cui ammanettato, appeso a testa in giù, immerso in una vasca d’acqua, riesce a liberarsi di manette e lucchetti.

Un lavoro frutto della contaminazione tra performance musicale e parola, tra scrittura narrativa e drammaturgia circense. Una nuova frontiera performativa commovente, toccante, una scrittura scenica potente e innovativa che esalta le infinite potenzialità del circo contemporaneo come cerniera tra le arti, riconoscendo la giusta dignità artistica a coloro che del circo hanno fatto la propria casa e la propria identità spirituale.

data di pubblicazione:06/02/2024


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LE GRATITUDINI

LE GRATITUDINI

dal romanzo di Delphine De Vigan, adattamento e regisa di Paolo Triestino, con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Valentina Bartolo, scene di Francesco Montanario, movimenti coreografici di Elena Puddu, produzione Artisti Associati

(Teatro Tor Bella Monaca – Roma, 30 gennaio/4 febbraio 2024)

Da un commovente romanzo francese di una scrittrice emergente un inno alla gratitudine. Almeno prima di spirare l’ultimo soffio vitale. Lo spettacolo è anche un ritratto non mesto dell’universo concentrazionario di una residenza per anziani dove la solitudine è colmata dai ricordi del passato che si devono saldare con il ringraziamento per chi ti ha salvato la vita. Con l’inevitabile rimando alla ferocia nazista e al mito tramontato della razza.

La sala periferica di un quartiere di Roma giudicato borderline continua a offrire piacevoli sorprese. Quante volte pronunciamo la parola grazie nella nostra esistenza? La vuol scandire con toni forti la protagonista dell’intreccio. Una signora che deforma le parole, che avanza verso la fine ma vuole saldare i conti con il passato aggrappandosi nel presente alla figura giovane di una ex vicina e di un ortofonista. Paolo Triestino si ritaglia il ruolo minore ma fondamentale del responsabile della struttura sanitaria in cui è confinata cavalcando la gentilezza mista alla ferocia double face di un ufficiale nazista, metafora della dura vita in questi luoghi a volte pregni di contrizione e dolore. Pièce per quattro con gli accompagnatori del gioco teatrale che appaiono e scompaiono, mutano abiti in scena, a volte palesandosi persino con il pancione (è il caso della giovane incinta). Esemplare come attori vocati al comico come Triestino e Vasini riescano a varcare la soglia del dramma con disinvoltura. E in questa loro nuova vita teatrale sono accompagnati da partner di pregio come Lavia jr e Bartolo. Una bella atmosfera permea la rappresentazione, fatta di sentimenti non smaccati e non buonisti. Finché c’è vita tutto è possibile. Anche rintracciare la donna ormai novantaseienne che ha salvato l’anziana dal sicuro internamento in un campo di concentramento. Dunque mai troppo tardi per pronunciare l’ultimo sentito “grazie”. La conclusione con un elegante ballo è un invito alla speranza.

data di pubblicazione:05/02/2024


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PUPA E ORLANDO

PUPA E ORLANDO

tratto da Giuseppe Fava, con Claudio Pomponi e Marco Aiello

(Teatro Lo Spazio – Roma, 1/2 febbraio 2024)

Tratto da uno dei lavori dello scrittore e giornalista siciliano Giuseppe Fava, lo spettacolo della coppia artistica Aiello/Pomponi accende un riflettore sui personaggi di Pupa e Orlando. Guitti emarginati, trascinano per le piazze il loro carrozzone di violenza e sopraffazione, dando spettacolo di un’esistenza ai margini di una società troppo spesso ingiusta e incurante.

  

Sembra che non si faccia mai pienamente giorno nella vita di Pupa e Orlando. La notte li circonda e nasconde la vergogna di una vita vissuta alla periferia di tutto, nella povertà. La scena è scarna e gli elementi scenografici essenziali. Nel buio si consuma la violenza. Nessuno accorre a riscattare chi, per campare, offre il triste spettacolo di sé nell’attesa di ricevere una ricompensa che verrà magra e insufficiente.

È questa la cifra stilistica scelta da Claudio Pomponi e Marco Aiello per il loro Pupa e Orlando, uno spettacolo ritagliato intorno alla loro bravura artistica di interpreti e registi. Il testo è basato su Foemina Ridens (1980) dello scrittore, giornalista e drammaturgo siciliano Giuseppe Fava, assassinato dalla mafia nel 1984 per le sue inchieste di denuncia, davanti al teatro Verga – sede dello stabile catanese – nella via che oggi porta il suo nome.

La storia si compone di quadri che ricostruiscono la vicenda umana di Pupa, una prostituta che si innamora facilmente di ogni uomo che incontra. È Claudio Pomponi a vestirne i panni, ma non c’entra il travestitismo. Pupa è una donna, espressione di tutte le donne come l’ha voluta l’autore. Che sia un uomo a vestirne i panni non fa che spingere ancora più a margine la desolazione della sua esistenza, ad accentuarne la fragile verità. Come del resto fa anche la scelta dell’ampio utilizzo del dialetto. Figlia della terra, ancora giovane rimane incinta di Michele, un malavitoso che ben presto verrà assassinato dalla polizia. Chiamata a testimoniare in tribunale, finisce per essere incarcerata per concorso in omicidio. Il calvario prosegue e il figlio che partorisce tra le sbarre le verrà portato via. L’amore per questa creatura sarà il tormento che accompagnerà le sue notti.

Nel suo peregrinare incontra Orlando (Marco Aiello), un ladro e pappone finto prestigiatore, che illude il pubblico di far tornare vergine la sua compagna tutte le sere. Pupa improvvisa balli sensuali sulle note blues suonate dall’armonica di Orlando, ma spesso le danze si risolvono in una baraonda caotica e violenta di botte e spintoni (una coreografia improvvisata che purtroppo manca di armonia). I due divergono sul racconto della verità. I dialoghi tra loro portano solo al conflitto, mentre i monologhi, impalcatura della narrazione, sono le occasioni per presentare la propria difesa. Spetta al pubblico giudicare. Ma questo, distante e indifferente, rimane come sempre silenzioso davanti allo spettacolo della sofferenza di qualcun altro.

data di pubblicazione:03/02/2024


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NIENTE PANICO

NIENTE PANICO

scritto da Paolo Hendel e Marco Vicari, con Paolo Hendel, regia di Gioele Dix

(Teatro Vittoria – Roma, 30 gennaio/4 febbraio 2024)

One man show con l’indefettibile inflessione toscana di un comico di provata resistenza che ha aggiornato il repertorio liberandosi del complesso berlusconiano (materia fervida per il genere). Così ora ironico-drammaticamente è il tema della morte a prendere il sopravvento. Ma senza pietismi e indulgenze per 70 minuti di tirate che somigliano a una chiacchierata tra amici con efficacissimo ed empatico bis.

Da over 70 Hendel si preoccupa del fine vita e, sfruttando lo stratagemma della visita in ospedale all’amico Filippo, si produce in una rivisitazione metafisica, che non è tristanzuola ma realistica. Fa ridere quando parla dell’homo erecuts e della temperatura percepita. Mancano le vampate passionali di un tempo ma l’affabulazione è diesel, conquista alla distanza. Con omaggi agli amici che ci sono (Gioele Dix, accomunato al protagonista dalle perlustrazioni prostatiche) a quelli che non ci sono più (Staino) ma che rimangono nel cuore. Platea dai capelli brizzolati ma estremamente partecipata. In fondo il tema che risuona è quello della nostra attuale fragilità, sballottati tra l’incerta temperie politica e il cambiamento climatico, sull’orlo della terza guerra mondiale, paventata per prima da quell’impossibile terrorista che Papa Francesco. En passant divagazioni su Salvini, Vannacci e il partito democratico, logiche strizzatine d’occhio all’attualità. E dunque alla fine il messaggio è incoraggiante: non facciamoci prendere dal panico e teniamo la barra dritta di fronte a qualunque possibile accidente. La risata è l’antidoto migliore e un gioviale sorriso è la fotografia di una possibile ritrovata serenità. Hendel è di casa nel Teatro di Testaccio: il parlare dell’ansia scaccia la paura in un rito atropopaico, come suggerisce il buon teatro. Che Dio ci mantenga in vita questa felice generazione di comici a cui appartengono i Paolo Rossi e i Claudio Bisio. Fuori dagli schemi e dal mainstream dello stand up comico.

data di pubblicazione:03/02/2024


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HOW TO HAVE SEX di Molly Manning Walker, 2024

HOW TO HAVE SEX di Molly Manning Walker, 2024

Tre adolescenti britanniche vanno in vacanza a Creta per abbandonarsi a un divertimento senza limiti, tra alcool, locali notturni e nuove amicizie, alle prese con le prime esperienze sessuali. In quella che avrebbe dovuto essere la più bella vacanza della loro vita, scopriranno che sesso, valori e consapevolezza seguono percorsi più complessi di quanto immaginato.

 

Esce nelle sale distribuito da Teodora How To Have Sex, dopo aver vinto Un Certain Regard a Cannes 2023 ed essere stato presentato come evento d’apertura a Roma del festival Alice nella Città. Incredibilmente curato a livello visivo e con una colonna sonora veramente doc, l’esordio di Molly Manning Walker esplicita senza filtri e giudizi di merito l’universo dei giovanissimi raccontando come le prime esperienze sessuali vengono affrontate. La pellicola ha per protagonisti i giovani attori Mia McKenna-Bruce, Samuel Bottomley, Lara Peake, Shaun Thomas e le esordienti Enva Lewis e Laura Ambler diretti straordinariamente dalla regista ventinovenne londinese, diplomata alla National Film and Television School.

Ambientato in un villaggio vacanze a Malia, nell’isola di Creta, in un’estate segnata dall’attesa dei risultati degli esami, il film segue le vicende delle giovani Tara, Em e Skye. Bevono e ballano fino all’alba e di giorno bivaccano in piscina. Fanno presto amicizia con i vicini di stanza, l’inconcludente Badger, il furbo e ambiguo Paddy e la volubile lesbica Paige, ma intanto iniziano ad arrivare i risultati degli esami, che portano le ragazze a capire che presto le loro strade si divideranno.

Una serie di istantanee cariche di declinazioni e sfumature su come i ragazzi vivono l’essere adolescenti oggi: la modalità di stare al mondo, la libertà sessuale, la sovrapposizione del virtuale al reale, la fuga nell’alcool. E il sesso, quello tanto desiderato all’inizio, alla fine è banale, ridotto a uno dei tanti fattori della vacanza, senza turbamento né divertimento. Tutto è veloce e scontato ma resta quello che c’era prima e che si dovrà affrontare dopo: c’è da scalare il sentiero tortuoso e ripido che li dovrà portare nel mondo degli adulti.

data di pubblicazione:1/02/2024


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TE L’AVEVO DETTO di Ginevra Elkann, 2024

TE L’AVEVO DETTO di Ginevra Elkann, 2024

È un fine settimana di gennaio a Roma, quando un’anomala ondata di caldo si impossessa della città. Nellarco di due giorni i nostri protagonisti vengono messi con le spalle al muro, costretti ad affrontare tutto quello che hanno abilmente evitato nelle loro vite.

 

Durante una calda estate romana, dove tutto si scioglie, si pone il seguente interrogativo: e se il mondo fosse così per sempre, caldo, giallo e secco? È questa la premessa fondamentale del film, dalla quale non si può certamente prescindere. In mezzo alla catastrofe per così dire ‘biblica’, una serie di peccatori intrecciano le loro storie ognuno con le proprie disfunzionalità e con la complicità di famiglie sgangherate. La pericolosa Gianna (Valeria Bruni Tedeschi) che persegue la pornostar Pupa (Valeria Golino) che le ha rubato il marito. Il sacerdote Bill (Danny Huston) e sua sorella giunta dall’America (Greta Scacchi) che hanno il compito di spargere le ceneri della madre al cimitero acattolico. L’alcolizzata Caterina (Alba Rohrwacher) che cerca di recuperare il rapporto col marito Riccardo (Riccardo Scamarcio) e il figlio Max. Ed infine Mila (Sofia Panizzi), figlia di Gianna, che alterna bulimia e assistenza all’anziana signora Maria Antonietta (Marisa Borini).

Te l’avevo detto parla di questo. I personaggi del film si confrontano con le proprie debolezze di una vita intera, che si tratti di cibo, sesso, droghe, religione o chirurgia plastica. Ma è arrivato il momento in cui non si può più scappare. Il cast del film è ben assortito, ma una menzione particolare va fatta per le due “Valerie” amiche nella vita e nemiche in quest’opera: i loro splendidi duetti sono pieni di comicità surreale, ma anche malinconica e cruda.

La scelta di ambientare il film a Roma possiede una sorta di solennità e universalità che è in sintonia con i temi del film. Scritto durante la pandemia, è un’opera che sicuramente dividerà. Il tutto accompagnato da una fotografia che rende perfettamente questo senso di oppressione, fino a far perdere i contorni e i riferimenti.

data di pubblicazione:31/01/2024


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ARGYLLE – LA SUPERSPIA di Matthew Vaughn, 2024

ARGYLLE – LA SUPERSPIA di Matthew Vaughn, 2024

Elly Conway è una giovane scrittrice di successo. I suoi romanzi di spionaggio hanno come protagonista l’agente segreto Argylle. Un giorno, insieme al suo inseparabile gatto Alfie, decide di andare a visitare la madre. Devono trovare insieme una soluzione più coinvolgente per il finale del suo ultimo libro. Sul treno farà conoscenza con Aiden, una spia vera che la salverà da criminali senza scrupoli pronti ad ucciderla…

 

Matthew Vaughn è un regista e sceneggiatore britannico che ama molto il genere spy-thriller. Questo film costituisce il primo capitolo di una nuova saga, da realizzare con Jason Fuchs che in Argylle ha curato il soggetto e la sceneggiatura. Il film è molto adrenalinico, con colpi di scena imprevedibili che lasciano lo spettatore un poco confuso da una trama coinvolgente, ma difficile da seguire. La protagonista Elly, con il suo gatto Alfie, entrano ed escono da un mondo reale che di fatto è speculare a quello descritto nei romanzi. Lei stessa, da scrittrice di best-seller, molto schiva e riservata nel privato, diventerà una spia a tutti gli effetti. Viene inoltre coinvolta in azioni spericolate dove l’agente Argylle è in missione per fronteggiare un manipolo di criminali. Al suo fianco Aidan, una spia anche lui, purtroppo allergico al pelo del gatto. Realtà e finzione si intrecciano e non è sempre facile farne una distinzione. La stessa protagonista è confusa perché ciò che scrive nei suoi romanzi si verifica regolarmente, diventando lei stessa il personaggio chiave della storia. Il film vanta un cast eccezionale, tra questi Bryce Dallas Howard nella parte della scrittrice, Sam Rockwell nella parte di Aidan. Rilevante è la presenza di Henry Cavill (Argylle) che potrebbe diventare il successore di Daniel Craig nel prossimo James Bond. Un plot spassoso anche per la presenza di scene volutamente eccessive che riescono a combinare azioni spietate con tratti di ironia pura. Da non dimenticare Alfie, interpretato da Chip, il gatto di proprietà della figlia del regista e della top model Claudia Schiffer, sua moglie. Si rimane in attesa del secondo capitolo di questa nuova trilogia a firma Vaughn, sempre con il gatto al seguito, ovviamente come protagonista.

data di pubblicazione:31/01/2024


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SMARRIMENTO

SMARRIMENTO

scritto e diretto da Lucia Calamaro per e con Lucia Mascino, scene e luci di Lucio Diana, costumi Stefano Campini, produzione Marche Teatro

(Teatro Prati – Basilica – Roma, 25 gennaio/4 febbraio 2024)

Anche una scena ristretta a un solo interprete può irradiare uno spettacolo collettivo. Non un reading, non un’invettiva, non un monologo ma un fitto conversare tra sé e con il pubblico, attraverso l’essenziale scenografia e gli umori circostanti. Con la perfetta empatia delle due Lucie, Calamaro e Mascino.

La nuda riflessione di una scrittrice in crisi d‘identità alle prese con il complesso del foglio bianco si trasforma in una parabola esistenziale e in un’esercitazione sui temi della vita in una perfetta interazione con il pubblico chiamato a risposte retoriche e stregato a forza di pretenziose citazioni (Badiou, Deleuze). Smarrimento e impasse nel buco nero dell’astinenza creativa. Da cui è difficile uscire. Intellettualismo cerebrale e nevrotico della protagonista che si arrovella in cerca di ispirazione. I cinquanta minuti sono anche una critica ai circoletti letterari, al vuoto di un oggetto che era iconico e che ormai ruota su se stesso, il vituperato libro, l’irraggiungibile capolavoro. La recitazione della Mascino è ricca di sfumature, sottintesi, ammiccamenti, prese veloci e frenate tattiche. Meno efficace risulta la trasformazione vocale nel maschio, in quel caso la tensione si attenua Paolo ma è indubbio che il tener vita tanti personaggi sia esercizio di maestria. Le riflessioni spaziano anche sul luogo particolare del teatro, appunto una ex Basilica. Pubblico da tutto esaurito come fosse una prima, con Calamaro in ultima fila e Valerio Aprea in prima. La voce si sparge e sarà sempre sold out dopo la prima apparizione rodaggio al Teatro India di qualche stagione fa. La drammaturgia della Calamaro è una delle manifestazioni più interessanti dell’attuale vivacità del teatro italiano. Prova bisognosa di piccoli spazi e piccole platea per un possibile grande meritato successo.

data di pubblicazione:29/01/2024


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