da Daniela Palumbo | Nov 10, 2024
Approda su Netflix questo film svedese di recente uscita, diretto e interpretato da Josephine Bornebusch, qui nei panni di Stella, la protagonista. Pochi i personaggi: una famiglia con due figli, madre e padre sull’orlo di un divorzio che si annuncia quasi inevitabile. La trama si snoda lungo un ultimo viaggio vissuto insieme, cercando di aiutare Anne, la figlia adolescente, a realizzare un sogno.
Questa storia non ha argomenti nuovi. C’è una coppia in crisi. Ci sono due figli intorno a una tavola imbandita con pane e conflitti quotidiani. Lui (Pål Sverre Hagen, irritante e convincente insieme) vuole il divorzio, ha un’amante e tanta voglia di evasione. Lei si ostina a tenere unita la famiglia, nonostante tutto. Perché lui impari a fare il padre, perché qualcuno si occupi dei ragazzi quando lei non ci sarà più. Un copione già visto e udito, nulla di inedito o di particolarmente originale.
Si avverte, però, una leggerezza che sa di nuovo. Una tenerezza speciale. Sarà anche per l’ironia, quella di cui sono rivestite le tensioni più affannose. La giovane Anne (Sigrid Johnson) partecipa ad una gara di pole dance, da molti scambiata per un banale strip tease. Il “palo” in miniatura per allenamento personale non passa i controlli in aeroporto (mamma, glielo spieghi tu…?). Il piccolo Manne (Olle Tikkaskoski) indossa una maschera da wrestler – praticamente una seconda pelle – eppure è emotivamente fragile e non tollera il glutine, tra le altre cose. A casa dei nonni il cibo per chi è affetto da celiachia non esiste perché “con una fetta di pane non è mai morto nessuno”. In compenso, il nonno completamente paralizzato possiede “i superpoteri” (ma è vivo? sì, è vivo).
E Gustav, quel padre incapace di gestire le situazioni più elementari – come custodire il bagaglio della figlia coi costumi di scena – riuscirà finalmente a “prendersi cura”, trovando soluzioni fantasiose, esilaranti. La maschera da wrestler – passata a lui come un testimone e da lui indossata in modo a dir poco inusuale – sarà l’esempio più “calzante”. E con l’ironia leggera, viaggia on the road, lungo tutta la pellicola, il messaggio più importante: è necessario svestirsi di sé per “vestire” l’altro (ciò che comunemente si chiama “mettersi nei suoi panni”). Per nulla facile, ma unica via possibile per salvarsi e salvare.
Accettare di mascherarsi, non più per dissimulare o nascondere ma per conoscersi a fondo e svelarsi. Troll danzante, wrestler nano, vecchio supereroe… Padre maturo, sul cui viso sarà cresciuta una folta barba da babbo premuroso. Extraterrestre calva, infine. Da lasciare andare in un nuovo viaggio, o pianeta, o “Stella” nuova
data di pubblicazione:10/11/2024
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da Salvatore Cusimano | Nov 8, 2024
Il nuovo film di Michele Placido, tratto dal libro di Matteo Collura Il gioco delle parti, esplora la vita e l’opera di Luigi Pirandello, tra successi, tormenti e amori impossibili. Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi nei panni di Pirandello e di sua moglie Antonietta.
La quindicesima opera da regista di Placido si avvale delle valevoli prove di Fabrizio Bentivoglio (Pirandello) e di Valeria Bruni Tedeschi (la moglie Antonietta), della magnificenza della ricostruzione scenografica, dei costumi dell’epoca. Il meccanismo attuato dal regista è quello del flashback continuo, in cui il viaggio in treno dell’autore siciliano verso Stoccolma, dove ritirerà il premio Nobel, è il pretesto per ricordare tutta la sua vita, iniziando dalla follia della moglie, con Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo cucito su misura per lei, per poi passare alla disattenzione continua verso i figli. A ciò si aggiunge la passione viscerale e proibita per la sua musa ispiratrice Marta Abba (interpretata con intensità da Federica Luna Vincenti), e il sentimento di affetto verso la sua Sicilia, così come l’attrazione provata per la Berlino avanguardistica.
Il paragone con altri riferimenti cinematografici che esplorano la vita e le opere di Pirandello sono inevitabili: dal recente La stranezza di Roberto Andò, dove l’ironia e la leggerezza la facevano da padrone, fino a Leonora addio di Paolo Taviani, con toni diametralmente opposti.
Ciò che può suscitare dubbio è se il Pirandello così “ricostruito” possa cinematograficamente “attecchire” su spettatori (giovani, studenti?) desiderosi di avvicinarsi alla figura dell’autore, tra i vari capolavori, de Il Fu Mattia Pascal. Da apprezzare comunque come sempre il coraggio di Michelle Placido, qui presente anche in versione di attore nella figura dell’agente Saul.
data di pubblicazione:08/11/2024
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da Accreditati | Nov 7, 2024
Questa raccolta di racconti vuole essere – nel progetto dell’autrice – uno spazio privato e intimo, dove potersi specchiare in solitudine. E al tempo stesso un osservatorio privilegiato di proiezioni altrui, per lo più fantasmagoriche. Lungo un percorso apparentemente lineare, il lettore procederà con passo ora lento ora spedito. Da un lato e dall’altro della galleria, ritratti o paesaggi per lo più a tinte fosche. Tra cui smarrirsi, o dove ritrovare se stessi. Ciascuno sceglierà di soffermarsi su questa o quella ossessione, mania, angoscia o nostalgia. Sarà la memoria labile di cavie dalle sembianze umane. Sarà l’identità perduta, sequestrata da entità misteriose. Saranno metamorfosi: individui che diventano insetti o si mutano in piccole parti di un tutto. Oggetti inanimati che paiono prendere vita. Di volta in volta sogno oppure incubo, il breve spazio della narrazione offre a ciascuno un’esperienza libera e liberatoria. Catturato da un titolo, da una citazione in esergo, da un incipit, il lettore sceglie di addentrarsi in questa o in quell’altra “foresta”. Di simbolo in simbolo, di stranezza in stranezza, sperimentando lo stupore, la risata o un vago senso di inquietudine. Fino ad entrare in contatto con l’alterità svelata e quasi toccata con mano, seppure attraverso “un vetro”. Riflesso dentro cui confondersi, ma anche dove scovare o riscoprire se stessi.
Je est un autre.
data di pubblicazione:07/11/2024
da Giovanni M. Ripoli | Nov 7, 2024
Un viaggio nel mondo del cinema e più in generale della cultura, attraverso intelligenti e partecipati incontri a casa Monda
Premetto di nutrire stima e riconoscenza nei confronti dell’autore. Ma anche un po’ di sana invidia, dopo la lettura di questo interessante concentrato di celebrazione dell’arte a tutto tondo. Stima e riconoscenza mi derivano dall’aver seguito da spettatore la Festa del Cinema di Roma, che, sotto la direzione di Antonio Monda ha toccato, a mio modesto avviso, i suoi massimi livelli. La piccola (?) invidia, invece, nel saperlo a New York nella sua bella casa su Central Park West, dove con la moglie Jacqui, pare ottima cuoca, accoglie molti di quanti nel cinema, nella letteratura, nella musica e nello sport hanno, in qualche misura, contribuito a migliorare se non a cambiare il mondo. Il libro in questione parla di loro: di Robert de Niro e Martin Scorsese, di Lucio Dalla e Jim Morrison, di Vittorio Gassman e Al Pacino. di Claudia Cardinale e Meryl Streep, Ma anche di David Foster Wallace e Philip Roth, di Saul Bellow e Don Delillo, di Mohamed Alì e John McEnroe e di tantissimi altri da riempire le ricche e coinvolgenti e direi appassionate 740 pagine che compongono l’opera. A riprova dell’ autenticità della frequentazione di tante celebrità, è divertente l’episodio del portiere/concierge che al ritorno di Monda nella sua abitazione gli racconta che durante il giorno lo hanno cercato nomi come Woody Allen, Elie Wiesel, Henry Kissinger, etc chiedendogli poi lui chi sia in realtà. Direi che sono diversi i motivi di interesse per la lettura di, Incontri Ravvicinati, ma il primo è la sensazione di empatia generata dall’ l’autore, affabile ospite verso i suoi “eroi, Colpisce l’umanità e la franchezza di tanti personaggi ( ne ho contati 150) che, tranne in alcuni casi, sembrano aprirsi completamente e sinceramente nelle conversazioni, quasi confessioni, con l’autore- ospite. Il libro va letto tutto (ma il lettore può scegliersi i personaggi di suo maggiore interesse) ed è pertanto inutile sottolineare i momenti più intimi e sofferti, le arguzie e le rivelazioni, le massime o i suggerimenti che intellettuali e artisti comminano nelle esaustive 740m pagine. Ne cito solo una ascrivibile all’incontro col grande romanziere Saul Bellow che così risponde a Monda alla sua richiesta di dargli un consiglio: “ chi vuole un consiglio, vuole in realtà un complice!”. Ecco la cifra finale del viaggio proposto da Antonio Monda, credo stia proprio nella complicità sincera che si crea fra un piccolo grande intellettuale di origini calabresi, peraltro professore alla New York University e molti dei giganti della cultura internazionale, suoi veri amici dei quali ci racconta senza falsa modestia ma con autentico coinvolgimento. Come dice nell’introduzione Jonathan Safran Foer… grandi personalità creative si confidano con Anonio perchè gli vogliono bene! Tutto qui!
data di pubblicazione:07/11/2024
da Antonio Jacolina | Nov 6, 2024
New York. Anora (Mikey Madison) lavora in uno strip club. Qui incontra Ivan giovane figlio di un oligarca russo. Il ragazzo la fa entrare nel suo universo di lusso e denaro facile. Dopo una settimana vissuta in esclusiva con lei a suon di dollari, se ne invaghisce. Anora accetta entusiasta un precipitoso matrimonio a Las Vegas. I ricchi genitori alla notizia volano con il loro jet dalla Russia a New York e nel frattempo mandano i loro scagnozzi a porre fine all’improbabile storia…
Contro tutti i pronostici e confermando il tradizionale disaccordo fra Giuria e Critica, lo sceneggiatore e regista americano Sean Baker ha vinto la Palma D’Oro a Cannes ’24 con il suo settimo lungometraggio Anora. Come già con Red Rocket, presentato a Cannes e a Roma nel 2021, il cineasta prosegue la sua personale ricerca. Lo sguardo cinematografico di Baker continua infatti a posarsi sugli esclusi dall’american dream. Il suo script si concentra irridente su un Paese ormai corrotto dal desiderio del denaro facile. La sua è una colorita esplorazione dell’America marginale ed una riflessione arguta sull’inconciliabile incontro fra chi vive sulla soglia del benessere e chi invece è straricco. La Società che descrive è un contesto in cui ormai le differenze di classe sono insormontabili ed i due universi sono lontani anni luce fra loro. La forza del denaro non trova più confini. In una notte si può arrivare dalla Russia in America per esercitarvi con indifferenza le proprie prepotenze con l’arroganza di chi avendo i soldi ne ha anche il Potere.
Per Baker non è più tempo di favole o di sogni. Non siamo ad Hollywood né negli anni ’90. La Pretty Woman e la Cenerentola del Nuovo Millennio sono molto lontane dal loro precedente romantico ed ottimista. Non c’è più un Richard Gere innamorato ma un ragazzo inetto, viziato menefreghista che passa il suo tempo a divertirsi.
Al centro del film, vero punto di svolta narrativo di accelerazione del ritmo e cambiamento dei toni, c’è uno stupendo piano sequenza. L’incontro scontro comico e surreale fra Anora e gli inetti sgherri mandati dai genitori russi. Gli fa seguito una corsa notturna per le vie di New York alla ricerca di Ivan, splendido rimando a Tutto in una notte di J. Landis. Complice attento del regista è un cast perfetto sia nei primi che nei secondi ruoli. Su tutti brilla per simpatia, bravura e tempi comici la giovane Mikey Madison.
Anora è una commedia vivace con un ritmo serrato e frizzante in crescendo che fa ridere e anche riflettere. Ben scritto, ben diretto e ben interpretato è un film gradevole che mantiene ciò che promette ed intrattiene piacevolmente.
data di pubblicazione:06/11/2024
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da Antonella D’Ambrosio | Nov 6, 2024
Porky Pig e Daffy Duck sono molto preoccupati dopo aver scoperto che il tetto della loro casa è stato squarciato: i due amici rischiano di perdere la loro abitazione, perché non hanno fondi per le riparazioni e ancora non sanno che il colpevole è un misterioso oggetto volante.
Si capisce perché Porky Pig e Daffy Duck sono una delle più amate coppie comiche dei cartoni animati: perfino allo spettatore scettico e all’inizio perplesso, per non dire irritato, strappano risate di gusto. Questa storia, Un’avventura spaziale, sul grande schermo dal 7 novembre è anche costruita bene e si segue con piacere. Il film dei Looney Tunes con protagonisti Porky Pig e Daffy Duck, che fanno il loro esilarante ritorno in questa commedia fantascientifica prodotta dalla Warner Bros. Animation, diretta dal regista Pete Browngardt, disegnata e pensata dal team creativo dei famosissimi cartoni animati.
Il film racconta una storia mai vista prima di Porky e Daffy in veste di improbabili eroi, loro come unica speranza per salvare la terra davanti alla minaccia di un’invasione aliena. La commedia, dal ritmo sfrenato e dal calzante commento musicale, vede gli inseparabili amici lanciarsi in una corsa per salvare il mondo. Divertenti gag e caratteristiche immagini animate sono garantite: ecco perché i Looney Tunes sono così iconici e amati.
Porky Pig e Daffy Duck sono molto preoccupati dopo aver scoperto che il tetto della loro casa è stato squarciato. Senza fondi per le riparazioni, i due amici rischiano di perdere la loro casa d’infanzia e non sanno ancora che il colpevole è un misterioso oggetto volante!
Fortunatamente incontrano Petunia Pig, che procura loro un lavoro nella locale fabbrica di gomme da masticare, dove lavora come scienziata dei sapori. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando Daffy nota qualcosa di strano: il nuovo gusto di chewing gum, venduto in tutto il mondo, è stato contaminato da una misteriosa melma appiccicosa verde fluo.
I tre amici si rendano conto che la gomma è stata avvelenata da un malvagio alieno che vorrebbe far saltare in aria la Terra. Porky, Daffy e Petunia si ritrovano così in una corsa contro il tempo per fermare il progetto apocalittico del misterioso invasore.
Le abilità scientifiche di Petunia, la bella maialina che ha fatto innamorare il suo simile, l’ingegno di Porky, il maialino balbuziente, e la folle determinazione di Daffy, l’anatra nera, permetteranno loro di salvare il mondo?
Questo è un divertente e curato film di fantascienza dei Looney Tunes che è davvero, letteralmente, fuori dal mondo: vedere per credere.
data di pubblicazione:06/11/2024
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da Rossano Giuppa | Nov 4, 2024
(Romaeuropa Festival 2024)
Dal 29 ottobre al 3 novembre il Romaeuropa Festival ha presentato al Teatro Vascello di Roma in prima mondiale La Vegetariana, con la regia di Daria Deflorian, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice sudcoreana Han Kang premio Nobel per la letteratura 2024. Protagonista è Yeong-hye, una giovane casalinga priva di slanci che ha sposato un uomo mediocre. Un giorno la ragazza butta via tutta la carne dal congelatore e annuncia che d’ora in poi diventerà vegetariana, dopo aver fatto un sogno. E’ l’inizio di una crisi familiare e di un percorso di metamorfosi e distacco (foto Andrea Pizzalis).
Grandissimo successo per il nuovo lavoro di Daria Deflorian, tornata al Romaeuropa Festival in veste di regista e attrice per portare in scena insieme a Monica Piseddu, Paolo Musio e Gabriele Portoghese La Vegetariana, ovvero il dramma di Yeong-hye e della sua presa di posizione radicale ed irrazionale di non mangiare, cucinare e servire carne. È il primo stadio di una metamorfosi, un percorso di sublimazione distruttiva che arriva al desiderio di diventare essa stessa una pianta, tra l’irritazione sconcertata del marito, l’esaltazione artistica del cognato e la consapevolezza addolorata della sorella. Uno scorcio di appartamento spoglio fa da bozzolo ad una transizione dal regno animale a quello vegetale, una nuova forma di vita che è un allontanamento dalla società e dalle sue regole. Yeong-hye non vuole essere dannosa, non vuole smettere di vivere, vuole solo cambiare il modo di vivere.
Uno spettacolo essenziale e rarefatto fatto di narrazione e simbologia, di tagli netti di luce e di coni d’ombra, di suoni ripetitivi e ossessivi, un ambiente metafisico in cui prendono vita le inquietudini della protagonista. Gli attori sono personaggi, ma interpretano anche la gamma di opinioni: incredulità, desiderio, dolore.
L’evoluzione di Yeong-hye non può essere compresa da chi le sta attorno, ma ha il potere di scuotere le fondamenta della loro esistenza. È l’incapacità di accettare l’altro nella sua unicità, di riconoscere la scelta di Yeong-hye come legittima e necessaria. Il percorso di Yeong-hye è una discesa verso una forma di libertà assoluta, una libertà che passa attraverso la negazione di tutto ciò che è umano e di tutto ciò che la lega a quel mondo. È una ricerca di un’essenza pura che è anche un tentativo di sottrarsi e alle imposizioni della società ed alle sue regole di appartenenza.
La Vegetariana è uno spettacolo che colpisce per la sua intensità emotiva e per la sua ineccepibile estetica, capaci di mettere a fuoco il tema del rispetto dell’identità e del significato di libertà ed al contempo di quanto sia caro il prezzo da pagare per essere realmente se stessi.
data di pubblicazione:04/11/2024
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da Antonio Iraci | Nov 2, 2024
Sophie, al termine di una lunga vacanza italiana con la sorella, trascorrerà l’ultimo giorno a Palermo prima di rientrare in California. In spiaggia, appena arrivata, incontrerà Giulio e tra i due nascerà subito una passione. Al contrario della sua pedante compagna di viaggio, tutta dedita alla visita dei monumenti, Sophie preferisce evadere, lasciarsi andare tra le braccia della sua affascinante conquista e andare in giro con i suoi eccentrici amici. Non potrà mai immaginarsi quello che accadrà in quelle poche ore e di come cambierà tutta la sua vita…
Gabriele Muccino, con la sua lunga esperienza come regista e sceneggiatore, ha negli anni consolidato un suo stile tutto particolare che lo ha decisamente consacrato tra i protagonisti del cinema italiano contemporaneo. Anche in questo suo ultimo film vuole esplorare il mondo dei giovani e il loro tentativo di ribellione alla monotonia quotidiana, per lanciarsi in una realtà tutta ancora da scoprire. Sophie (Elena Kampouris) è la protagonista assoluta di questo action movie pieno di tanto amore, ma anche di tanto crimine. La giovane americana, dopo aver appena conosciuto Giulio (Saul Nanni), capirà ben presto che l’amore non richiede alcuna spiegazione logica e insieme a lui affronterà per le strade di Palermo ogni tipo di avventura, anche a rischio della propria incolumità. Sulla sua pelle scoprirà infatti un’attrazione fatale per il pericolo, e per tutto ciò che comporta, fino alle estreme conseguenze. Il regista concentra tutta l’attenzione sulla giovane ragazza. Da un passato di solitudine emotiva, lei stessa si troverà ad affrontare un manipolo di gente senza scrupoli che la costringerà ad accettare un ruolo tutto nuovo. E’ una prova verso se stessa, una dimostrazione che anche lei potrà farcela perché, quando si ama veramente qualcuno, non ci si pongono troppe domande e troppi se. Il film è una corsa continua piena di azioni e di parole che non lasciano un minuto di tregua per la riflessione. Ciò che Muccino è riuscito a dimostrare è che la vita è il risultato delle scelte che facciamo, scelte pertanto da accettare anche se dettate da situazioni al limite dell’umana comprensione. Ogni inquadratura è tecnicamente perfetta, la recitazione volutamente eccessiva, i personaggi sempre in fuga da qualcosa, ma proprio questo rende la scena vera, adrenalinica fino alla fine.
data di pubblicazione:02/11/2024
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da Giovanni M. Ripoli | Nov 1, 2024
Incentrato su alcuni momenti salienti della vita di Enrico Berlinguer, storico leader del PCI. In particolare, si fa riferimento al lungo e difficile cammino che avrebbe potuto portare il Partito Comunista Italiano, primo in Europa, a guidare il Paese, attraverso un dialogo con la Democrazia Cristiana, in quello che fu chiamato Compromesso Storico, ovvero il tentativo di costruire il socialismo nella democrazia. I fatti racconteranno un’altra storia!
Dopo, Andreotti (Il Divo, diretto da Paolo Sorrentino), Berlusconi (Loro, ancora di Sorrentino) e Craxi (Hammamet di Gianni Amelio), tocca ad Enrico Berlinguer, peraltro già omaggiato in diversi film-documentario, sin dal lontano 1984, anno dell’addio a Enrico Berlinguer di Bernardo Bertolucci, l’onore di una importante produzione cinematografica per la regia di Andrea Segre. Che il personaggio, uomo e politico sia stato importante, amato e comunque rispettato anche dagli antagonisti lo dimostrano, per restare nel mero segmento cinematografico, i tantissimi tributi (film, docu-film, trasmissioni tv) a lui riservati negli anni dai vari Minoli, Mellara, Samuele Rossi, l’immancabile Veltroni (Quando C’era Berlinguer) solo per citare i più noti.
In questi casi, ovvero pellicole su personaggi, specie se politici, molto amati o molto divisivi, il rischio che si corre è quello di farne dei “santini” o dei “mostri”. Il film del bravo Segre cerca in qualche misura di superare questi schemi. Parte dal titolo con l’incipit di Antonio Gramsci: ” Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione che è indissolubile dal bene collettivo”. Chiarendo in primis che è al bene fatto popolo che guardava il giovane segretario del più forte partito comunista d’Europa nei difficili anni Settanta.
Anni in cui alle difficoltà interne, salari, occupazione, sanità (non è che Segre fa parlare il suo Berlinguer di quello che succede oggi?) si aggiungono le forti divergenze con l’URSS di Breznev. La linea tracciata da Berlinguer e chiaramente non gradita a Mosca, sarà quella di muoversi nell’alveo di un socialismo che si allinea alle regole democratiche. L’episodio dell’incidente stradale in Bulgaria, nel quale il leader italiano rimase leggermente ferito, racconta di come le sue posizioni non fossero molto in sintonia con quelle sovietiche. L’iter della pellicola per rimanere al Berlinguer- politico continua con le costanti clamorose vittorie elettorali del PCI (ma anche il Golpe in Cile, la vittoria nel referendum per il divorzio) e al contempo gli incontri con gli omologhi leader democristiani nell’ ambizioso tentativo di governare insieme il Paese. Ambizione che si tradurrà in illusione con la morte di Aldo Moro da parte delle cd Brigate Rosse. Ma, rispetto a una storia politica, già molte volte narrata e purtroppo nota, il film di Segre si distingue per la ricostruzione del privato di Enrico Berlinguer. Minuziosa e credibile è la fotografia del vissuto familiare come della coralità che ruota intorno al politico sassarese. Qui il plauso va esteso agli ottimi interpreti dal solito, per bravura riconosciuta, Elio Germano, un Berlinguer non imitato ma fedele, alla dolce Elena Radonicich nel ruolo della moglie Letizia. Ma sorprende in positivo Paolo Pierobon, persino migliore a mio parere dell’Andreotti di Servillo. Tutto il cast in ogni caso si è perfettamente calato nei rispettivi ruoli e stiamo parlando di alcuni dei migliori attori di casa nostra: Roberto Citran, Paolo Calabresi, Giorgio Tirabassi, Francesco Acquaroli, etc
A completare la buona impressione che il riuscito film di Segre ha destato, regista a parte, sono i meriti da ascrivere al co-sceneggiatore Marco Pettenello, all’autore del montaggio Jacopo Quadri e alle musiche originali di Iosonouncane.
data di pubblicazione:01/11/2024
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da Daniele Poto | Ott 31, 2024
84 FILM IN PROGRAMMA DAL 7 NOVEMBRE
Appena il tempo di spedire in archivio gli echi della Festa del Cinema che nella capitale irrompe un nuovo grande evento che monopolizzerà l’attenzione dei cinefili per dieci giorni, precisamente dal 7 al 17 novembre prossimi. Ai nastri di partenza il Medfilm Festival 2024 che è la più collaudata rassegna cinefila ambientata a Roma. Ricorre infatti la trentesima edizione per l’iniziativa curata da Gisella Vocca, presentata al Maxxi e che avrà come sedi dedicate oltre al Museo sopra citato anche il Cinema Moderno, il Palladium e la Casa del Cinema. I numeri della manifestazione sono abbaglianti con 80 titoli in programma e un montepremi complessivo estremamente incoraggiante fissato a 20.500 euro. La cinematografia del Mediterraneo presenta qui i suoi gioielli tutti datati nel 2024 e quindi alla prima apparizione internazionale. Il Concorso ufficiale dispensa il Premio Psiche e vede in lizza otto opere con produzioni italiane, francesi, spagnole, iraniane, palestinesi, tunisine e marocchine a ben definire il bacino ricettivo di utenza Nel corso della rassegna sarà assegnato a Matteo Garrone il Premio Koinè per il messaggio contenuto nel film Io Capitano, invano candidato all’Oscar. Il suo gioiello sarà riproposto il 13 novembre con ingresso gratuito. I grandi numeri snocciolati nel Gala di apertura sono illuminanti: 35 paesi rappresentati, 84 film in cartellone tra lungometraggi, cortometraggi e documentari, 31 anteprime italiane, 18 anteprime internazionali, 8 giurie, 15 premi. In più come valore aggiunto, come testimoniato dalla presenza di numerosi giovani, estensione alle Scuole di Cinema e alle università in veste di partecipanti e di contributo alle giurie. Tutte le pellicole presentate saranno in lingua originale con i sottotitoli in italiano per un miglior apprezzamento e valutazione.
data di pubblicazione:31/10/2024
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