da Rossano Giuppa | Mag 27, 2024
(Teatro Argentina – Roma 23 maggio/2 giugno 2024)
In scena al teatro Argentina di Roma Diari d’amore per la regia di Nanni Moretti, un dittico formato da due commedie di Natalia Ginzburg, Dialogo e Fragola e Panna. In entrambe il regista esplora con ironia relazioni affettive della società borghese, spente e rassegnate, nelle quali i personaggi si troveranno a parlare di matrimonio, fedeltà, maternità e amicizia, esplicitando inettitudini ed incapacità di essere e di amare (foto Alberto Novelli).
Nanni Moretti sceglie il “teatro delle chiacchiere” di Natalia Ginzburg, figura di primo piano della letteratura italiana del Novecento, per raccontarci le vicende di due nuclei familiari dai valori etici inconsistenti, scegliendo una chiave di lettura fredda, che converte in commedia fatti altrimenti tragici della vita dei protagonisti.
Il sipario si apre con una camera da letto dove Francesco, interpretato da Valerio Binasco, scrittore casalingo di buone maniere e noioso al tempo stesso, disquisisce del nulla con la moglie Marta (Alessia Giuliani) che alla fine confessa d’avere una relazione con un loro amico comune, che le ha anche procurato un nuovo lavoro. Una lettera appena giunta rivelerà invece che l’amante non ce la fa a rompere con la moglie e che la porta in viaggio in Spagna, lasciando i due miseri coniugi con un niente di fatto per il loro ménage.
Più affollato è Fragola e panna: bussa alla porta di una villa in campagna la giovane Barbara in fuga dal marito (Arianna Pozzoli), sostenendo di essere una cugina e si intrattiene con la domestica Tosca, logorroica e popolana (Daria Deflorian). Arriva la signora Flaminia (Alessia Giuliani) che intuisce che la ragazza ha una storia con il marito; interviene la sorella di lei (Giorgia Senesi) che trova un posto dove far passare la notte alla ragazza per farla così andar via dalla casa. Giunge infine il marito Cesare (Valerio Binasco) che rivela alla moglie di non avere alcuna intenzione di occuparsi della ragazza, che viene abbandonata così al proprio destino.
Due contesti tragicomici con finali sospesi, due storie di coppie borghesi alla ricerca di risvegli e alibi, imprigionate in contesti ingombranti e vuoti al tempo stesso che le scene di Sergio Tramonti e le luci di Pasquale Mari incastonano perfettamente tra un letto matrimoniale notturno ed un salotto borghese isolato dalla neve.
Un cast di attori che ruota intorno a un Valerio Binasco perfetto anti-eroe borghese in due declinazioni assolutamente efficaci e Daria Deflorian che svetta nel personaggio solo in apparenza marginale, ma decisivo della domestica, petulante sì ma in grado di svelare le dinamiche borghesi di un gioco al massacro che non si consuma mai completamente.
data di pubblicazione:27/05/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Mag 12, 2024
regia e drammaturgia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley con Lorenzo Gleijeses
(Teatro India – Roma, 8/19 maggio 2024)
In scena al teatro India Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa regia e drammaturgia firmata da Eugenio Barba, accanto a Julia Varley e Lorenzo Gleijeses che ne è anche interprete. La scena racconta la vicenda di un danzatore prima del debutto che viene mandato a casa dal coreografo e vive una giornata in cui ripete i movimenti della partitura per perfezionarli, secondo una logica ossessiva e quasi maniacale (foto Rebecca Lena).
Nato dalla collaborazione tra il grande maestro di teatro Eugenio Barba e l’attore Lorenzo Gleijeses, Una giornata particolare del danzatore Gregorio Samsa è uno spettacolo in cui si intersecano tre diversi nuclei narrativi: alcuni elementi biografici di Franz Kafka, la vicenda del personaggio centrale de La metamorfosi, Gregorio Samsa, e quella di un immaginario danzatore omonimo. Samsa è convinto che, attraverso una ripetizione ossessiva delle sue partiture, sia possibile arrivare ad un altro livello di precisione tecnica e di qualità interpretativa ma, di contro, il suo perfezionismo lo proietta in un mondo in cui i confini tra reale e immaginario, teatro e quotidiano sono labili e interconnessi. Si scontrano, allora, le esigenze del mondo esterno e le sue profonde necessità personali.
Lo spettacolo mantiene tutti i principi teorici e artistici elaborati da Barba, ma anche una componente autobiografica e creativa del danzatore-attore napoletano. Lo spettacolo ha avuto una gestazione di circa dieci anni con varie sessioni di prove ed incontri con il pubblico. Da allora le repliche non si sono mai interrotte, lo spettacolo continua a crescere e a evolversi pur rimanendo fedele alla sua struttura originaria.
È stato Barba ad associare il lavoro coreografico alla figura del giovane che si trasforma in insetto, secondo una scrittura scenica che non parte dal testo, ma dall’esperienza e dall’intuizione. Un lavoro straordinario ed, inquietante, quello che Lorenzo Gleijeses fa su se stesso, all’interno di una cornice astratta, fatta di un angosciante quotidiano popolato di robot aspirapolvere e messaggi vocali disturbanti, di luci abbaglianti e oscurità, di corse verso soli e lune lontani.
data di pubblicazione:12/05/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Mag 9, 2024
tratto da I Giganti della Montagna di Luigi Pirandello di e con Fabio Cocifoglia e Manuela Mandracchia
(Teatro India – Roma, 2/12 maggio 2024)
È scena al Teatro India Il canto dei giganti, spettacolo liberamente tratto da I giganti della montagna di Luigi Pirandello, suo ultimo testo rimasto incompiuto, in cui viene narrata la crisi personale di un teatrante (foto Pino Miraglia).
Uno spettacolo magico, sofisticato e sorprendente, che intreccia scrittura e poesia, tradizione ed elettronica, sogno e realtà. C’è uno scrittore in piena crisi che vorrebbe dimettersi da tutto e un’attrice ossessionata dall’idea che la poesia possa salvare il mondo. Lo scrittore è disteso sul letto, non riesce a staccarsi da pensieri e ricordi che lo ossessionano. Romanze e stridii assordanti, bauli, vestiti e specchi, luci e lanterne, tutto è intorno a sé, presente e ingombrante.
L’attrice appare con le sue ossessioni, il testo, la poesia, il neonato. E’ la metafora del dramma teatrale incompiuto che è anche la crisi dell’uomo e dell’artista.
Dramma che narra la vicenda di un gruppo di disadattati che trovano rifugio in una villa chiamata La Scalogna e incontrano una compagnia di attori in procinto di mettere in piedi la rappresentazione di un pezzo teatrale, La favola del figlio cambiato.
Lo spettacolo intreccia sapientemente la scrittura di Pirandello e nello specifico le novelle (il già citato Il figlio cambiato e Colloqui con i personaggi), il testo teatrale I giganti della montagna, con la musica del gruppo degli Agricantus.
Un meraviglioso racconto onirico che si sviluppa anche attraverso le fotografie di Letizia Battaglia e Shobha e i contributi video di Pippo Zimmardi, elaborati da un laboratorio teatrale svoltosi nella Real Casa dei Matti di Palermo.
Lo spettacolo magistralmente scritto, diretto e interpretato da Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia è un vero e proprio arsenale di realtà e illusioni, in piena coerenza con l’immaginario creativo dell’autore e con la sua grave crisi di uomo e teatrante, specchio di fragilità e debolezze del genere umano.
data di pubblicazione:9/05/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 21, 2024
(Teatro Trastevere – Roma, 17/21 aprile 2024)
Torna al Teatro Trastevere Like the Avengers, una commedia brillante, sotto la regia di Matteo Fasanella, che trasporta il pubblico in un viaggio alla ricerca della fiducia in se stessi e negli altri, attraverso l’empatia, l’unione e la speranza, con un tocco di irresistibile comicità.
In una sala di attesa di un noto psicoterapeuta, si incontrano alcuni particolari individui accolti da una stravagante segretaria. Poiché il medico è in forte ritardo, i sei pazienti cominciano a conoscersi ed a raccontare, non senza qualche resistenza, il loro personale disturbo ossessivo compulsivo. Tutti sono alla ricerca di una speranza, una rinascita emotiva e sociale che sembra tanto irraggiungibile quanto necessaria.
L’improvvisata terapia di gruppo fa prendere coscienza ad ognuno della propria condizione di disagio e scatena la voglia di trovare insieme una soluzione che li possa condurre ad una esistenza normale e ad una vita migliore.
Like the Avengers racconta, in chiave ironica, le piccole e grandi manie che si manifestano nel quotidiano e come l’unione e la comprensione possano essere un potente rimedio. I vari personaggi convivono con il loro problema e quando finalmente lo esternano agli altri sperimentano un momento di catarsi: si liberano di un fardello per condividerlo con chi può comprenderlo perché ne è vittima a sua volta.
Lo spettacolo affronta un tema importante, ma lo fa con delicatezza e soprattutto con un umorismo intelligente. Passando per situazioni paradossali create tra i protagonisti, si ride sulle ansie e le paranoie, quasi ad esorcizzarle e si riflette sulla forza dell’unione e della comprensione.
Ed il finale è a sorpresa.
Spettacolo piacevole e divertente con un cast di attori veramente bravi: Lorenzo Martinelli, Diana Forlani, Alessio Giusto, Virna Zorzan, Elena Verde, Sabrina Sacchelli e Nicolò Berti che grazie al intenso lavoro registico di Matteo Fasanella danno vita a un’esperienza teatrale immersiva, portando in scena le dinamiche complesse tra i personaggi con intensità e con un intelligente senso del ritmo e di gestione delle situazioni.
Un invito a riflettere sulla potenza dell’aprirsi agli altri, sul valore del condividere debolezze e insicurezze in un mondo che spesso predilige l’individualismo.
data di pubblicazione:21/04/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 21, 2024
(Teatro Argentina – Roma, 17/28 aprile 2024)
Approda all’Argentina di Roma, al termine di una lunga e trionfale tournée, La Locandiera di Carlo Goldoni. Antonio Latella, pluripremiato protagonista della scena teatrale contemporanea, firma la regia di un grande classico goldoniano, che pone per la prima volta al centro della storia e del palcoscenico una donna, Mirandolina, interpretata da una straordinaria Sonia Bergamasco (foto Gianluca Pantaleo).
Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda stessa, al fine di garantire continuità all’azienda e tranquillità alla figlia. Ma Mirandolina vuol potere scegliere e gestire la propria vita.
Siamo al cospetto di una delle opere più famose e rappresentative di Goldoni, in cui finalmente una donna è protagonista, e dove i caratteri dei personaggi risultano ben delineati, non lasciando spazio a improvvisazioni. La protagonista è un personaggio moderno, capace di gestire la scena utilizzando le arti della seduzione ma soprattutto l’intelligenza, la concretezza, la saggezza.
Nelle note di regia, il primo rimando è a Café Müller di Pina Bausch ed alle penombre e linearità dense delle atmosfere di fine Novecento. E’ minuta ed elegantissima, vestita di abiti leggeri e monocromatici che la illuminano e la separano dalla vuota stravaganza dei vari pretendenti che le ruotano attorno. Una figura astratta e forte al tempo stesso che ricorda tanto la Bella Baxter di Yorgos Lanthimos, per la sua capacità di elevarsi al di sopra dell’universo maschile e di annientare convenzioni e circostanze.
Quali sono i modelli maschili che la circondano, cercando di conquistarla?
In primis l’aristocratico, un tempo ricco e potente, Marchese di Forlipopoli (Giovanni Franzoni), che le assicura protezione, a cui si contrappone il Conte di Albafiorita (Francesco Manetti) mercante arricchito con titolo nobiliare comprato ed il terzo incomodo, il Cavaliere di Ripafratta (Ludovico Fededegni), aristocratico vero, borioso e misogino, l’unico per il quale sente di provare qualcosa.
Per districare la faccenda, la donna accetterà di sposare Fabrizio (Valentino Villa), come aveva auspicato del resto il padre, pur non essendone forse innamorata, mentre agli altri tre pretendenti verrà chiesto di andarsene, sconfitti.
L’allestimento di Latella punta tutto sull’aspetto rivoluzionario di una figura tutt’altro che frivola e scontata. La Bergamasco dà vita a una Mirandolina differente da quella che la tradizione ha spesso proposto, sottolineando la profondità dell’approccio goldoniano: un personaggio brillante e con una vocazione femminista in perfetta aderenza al testo scritto, ma denso di sfumature, pause, tonalità create dal regista e che costituiscono l’originalità e la chiave di lettura della messinscena.
Mirandolina, di spalle ai suoi corteggiatori, è l’unica a comprendere meccanismi emotivi e comportamenti degli altri, tenendoli in pugno, e ciononostante si sente in qualche modo impotente di fronte alle passioni che l’attraversano e, dopo aver lottato strenuamente con esse, sceglierà il male minore, rifiutando benessere e sicurezza. Mirandolina finge per necessità ma anche per rivincita contro l’uomo che disprezza le donne decidendo di farne sua vittima, anche se alla fine ne indosserà il mantello e, dopo esserselo tolto, lo arrotolerà come un fagotto, per cullarlo brevemente e poi nasconderlo, dichiarando a se stessa la scelta migliore da fare.
data di pubblicazione:21/04/2024
Il nostro voto:
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