da Rossano Giuppa | Mag 9, 2024
tratto da I Giganti della Montagna di Luigi Pirandello di e con Fabio Cocifoglia e Manuela Mandracchia
(Teatro India – Roma, 2/12 maggio 2024)
È scena al Teatro India Il canto dei giganti, spettacolo liberamente tratto da I giganti della montagna di Luigi Pirandello, suo ultimo testo rimasto incompiuto, in cui viene narrata la crisi personale di un teatrante (foto Pino Miraglia).
Uno spettacolo magico, sofisticato e sorprendente, che intreccia scrittura e poesia, tradizione ed elettronica, sogno e realtà. C’è uno scrittore in piena crisi che vorrebbe dimettersi da tutto e un’attrice ossessionata dall’idea che la poesia possa salvare il mondo. Lo scrittore è disteso sul letto, non riesce a staccarsi da pensieri e ricordi che lo ossessionano. Romanze e stridii assordanti, bauli, vestiti e specchi, luci e lanterne, tutto è intorno a sé, presente e ingombrante.
L’attrice appare con le sue ossessioni, il testo, la poesia, il neonato. E’ la metafora del dramma teatrale incompiuto che è anche la crisi dell’uomo e dell’artista.
Dramma che narra la vicenda di un gruppo di disadattati che trovano rifugio in una villa chiamata La Scalogna e incontrano una compagnia di attori in procinto di mettere in piedi la rappresentazione di un pezzo teatrale, La favola del figlio cambiato.
Lo spettacolo intreccia sapientemente la scrittura di Pirandello e nello specifico le novelle (il già citato Il figlio cambiato e Colloqui con i personaggi), il testo teatrale I giganti della montagna, con la musica del gruppo degli Agricantus.
Un meraviglioso racconto onirico che si sviluppa anche attraverso le fotografie di Letizia Battaglia e Shobha e i contributi video di Pippo Zimmardi, elaborati da un laboratorio teatrale svoltosi nella Real Casa dei Matti di Palermo.
Lo spettacolo magistralmente scritto, diretto e interpretato da Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia è un vero e proprio arsenale di realtà e illusioni, in piena coerenza con l’immaginario creativo dell’autore e con la sua grave crisi di uomo e teatrante, specchio di fragilità e debolezze del genere umano.
data di pubblicazione:9/05/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 21, 2024
(Teatro Trastevere – Roma, 17/21 aprile 2024)
Torna al Teatro Trastevere Like the Avengers, una commedia brillante, sotto la regia di Matteo Fasanella, che trasporta il pubblico in un viaggio alla ricerca della fiducia in se stessi e negli altri, attraverso l’empatia, l’unione e la speranza, con un tocco di irresistibile comicità.
In una sala di attesa di un noto psicoterapeuta, si incontrano alcuni particolari individui accolti da una stravagante segretaria. Poiché il medico è in forte ritardo, i sei pazienti cominciano a conoscersi ed a raccontare, non senza qualche resistenza, il loro personale disturbo ossessivo compulsivo. Tutti sono alla ricerca di una speranza, una rinascita emotiva e sociale che sembra tanto irraggiungibile quanto necessaria.
L’improvvisata terapia di gruppo fa prendere coscienza ad ognuno della propria condizione di disagio e scatena la voglia di trovare insieme una soluzione che li possa condurre ad una esistenza normale e ad una vita migliore.
Like the Avengers racconta, in chiave ironica, le piccole e grandi manie che si manifestano nel quotidiano e come l’unione e la comprensione possano essere un potente rimedio. I vari personaggi convivono con il loro problema e quando finalmente lo esternano agli altri sperimentano un momento di catarsi: si liberano di un fardello per condividerlo con chi può comprenderlo perché ne è vittima a sua volta.
Lo spettacolo affronta un tema importante, ma lo fa con delicatezza e soprattutto con un umorismo intelligente. Passando per situazioni paradossali create tra i protagonisti, si ride sulle ansie e le paranoie, quasi ad esorcizzarle e si riflette sulla forza dell’unione e della comprensione.
Ed il finale è a sorpresa.
Spettacolo piacevole e divertente con un cast di attori veramente bravi: Lorenzo Martinelli, Diana Forlani, Alessio Giusto, Virna Zorzan, Elena Verde, Sabrina Sacchelli e Nicolò Berti che grazie al intenso lavoro registico di Matteo Fasanella danno vita a un’esperienza teatrale immersiva, portando in scena le dinamiche complesse tra i personaggi con intensità e con un intelligente senso del ritmo e di gestione delle situazioni.
Un invito a riflettere sulla potenza dell’aprirsi agli altri, sul valore del condividere debolezze e insicurezze in un mondo che spesso predilige l’individualismo.
data di pubblicazione:21/04/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 21, 2024
(Teatro Argentina – Roma, 17/28 aprile 2024)
Approda all’Argentina di Roma, al termine di una lunga e trionfale tournée, La Locandiera di Carlo Goldoni. Antonio Latella, pluripremiato protagonista della scena teatrale contemporanea, firma la regia di un grande classico goldoniano, che pone per la prima volta al centro della storia e del palcoscenico una donna, Mirandolina, interpretata da una straordinaria Sonia Bergamasco (foto Gianluca Pantaleo).
Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda stessa, al fine di garantire continuità all’azienda e tranquillità alla figlia. Ma Mirandolina vuol potere scegliere e gestire la propria vita.
Siamo al cospetto di una delle opere più famose e rappresentative di Goldoni, in cui finalmente una donna è protagonista, e dove i caratteri dei personaggi risultano ben delineati, non lasciando spazio a improvvisazioni. La protagonista è un personaggio moderno, capace di gestire la scena utilizzando le arti della seduzione ma soprattutto l’intelligenza, la concretezza, la saggezza.
Nelle note di regia, il primo rimando è a Café Müller di Pina Bausch ed alle penombre e linearità dense delle atmosfere di fine Novecento. E’ minuta ed elegantissima, vestita di abiti leggeri e monocromatici che la illuminano e la separano dalla vuota stravaganza dei vari pretendenti che le ruotano attorno. Una figura astratta e forte al tempo stesso che ricorda tanto la Bella Baxter di Yorgos Lanthimos, per la sua capacità di elevarsi al di sopra dell’universo maschile e di annientare convenzioni e circostanze.
Quali sono i modelli maschili che la circondano, cercando di conquistarla?
In primis l’aristocratico, un tempo ricco e potente, Marchese di Forlipopoli (Giovanni Franzoni), che le assicura protezione, a cui si contrappone il Conte di Albafiorita (Francesco Manetti) mercante arricchito con titolo nobiliare comprato ed il terzo incomodo, il Cavaliere di Ripafratta (Ludovico Fededegni), aristocratico vero, borioso e misogino, l’unico per il quale sente di provare qualcosa.
Per districare la faccenda, la donna accetterà di sposare Fabrizio (Valentino Villa), come aveva auspicato del resto il padre, pur non essendone forse innamorata, mentre agli altri tre pretendenti verrà chiesto di andarsene, sconfitti.
L’allestimento di Latella punta tutto sull’aspetto rivoluzionario di una figura tutt’altro che frivola e scontata. La Bergamasco dà vita a una Mirandolina differente da quella che la tradizione ha spesso proposto, sottolineando la profondità dell’approccio goldoniano: un personaggio brillante e con una vocazione femminista in perfetta aderenza al testo scritto, ma denso di sfumature, pause, tonalità create dal regista e che costituiscono l’originalità e la chiave di lettura della messinscena.
Mirandolina, di spalle ai suoi corteggiatori, è l’unica a comprendere meccanismi emotivi e comportamenti degli altri, tenendoli in pugno, e ciononostante si sente in qualche modo impotente di fronte alle passioni che l’attraversano e, dopo aver lottato strenuamente con esse, sceglierà il male minore, rifiutando benessere e sicurezza. Mirandolina finge per necessità ma anche per rivincita contro l’uomo che disprezza le donne decidendo di farne sua vittima, anche se alla fine ne indosserà il mantello e, dopo esserselo tolto, lo arrotolerà come un fagotto, per cullarlo brevemente e poi nasconderlo, dichiarando a se stessa la scelta migliore da fare.
data di pubblicazione:21/04/2024
Il nostro voto:
da Rossano Giuppa | Apr 19, 2024
È stato presentato, lo scorso 16 aprile all’Academia Belgica di Roma, il programma della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival. L’ideazione dell’intero programma prodotto dalla Fondazione Romaeuropa, presieduta da Guido Fabiani e diretta da Fabrizio Grifasi, ha come tema portante il dialogo sulla complessità del presente e sui confini del futuro, esplorando passioni e movimenti umani di oggi e di domani.
Dal 4 settembre al 17 novembre il festival presenterà 100 progetti tra musica, danza, teatro, arti digitali e creazioni per l’infanzia con 300 repliche in 20 spazi della Capitale, ospitando circa 700 artiste e artisti provenienti da tutte le parti del mondo.
In co-realizzazione con il Teatro dell’Opera di Roma, per la prima volta alTeatro Costanzi, il 4 settembre, il REF2024 inaugurerà la sua trentanovesima edizione nel segno della danza internazionale. Il prestigioso Ballet de l’Opéra de Lyon abbina nella stessa serata Mycelium coreografia commissionata al greco Christos Papadopoulos e ispirata al mondo della natura e Biped del padre della modern dance Merce Cunningham.
La settimana inaugurale del REF2024 procederà omaggiando Ryuichi Sakamoto, tra le figure più significative del panorama musicale contemporaneo e tra le più prestigiose presenze nella storia del REF. Nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, la Brussels Philharmonic diretta da Dirk Brossé esegue in Music for Film le sue più celebri composizioni per il cinema.
Gli appuntamenti nella Cavea dell’Auditorium proseguirann con il ritorno al festival dello scrittore Alessandro Baricco che, insieme a Giovanni Sollima, Enrico Melozzi e i 100 Cellos e con Stefania Rocca e Valeria Solarino, porta in scena Tucidide. Lo spettacolo Atene contro Melo con il coreografo Rachid Ouramdane sarà di scena all’Auditorium Conciliazione dove la coreografa tedesca Sasha Waltz rinnova la sua ricerca intorno alla relazione tra danza e musica, dialogando, questa volta, con la Sinfonia n.7 di Ludwig van Beethoven.
Torneranno sul palco del Teatro Argentina, i franco-catalani Baro d’evel, Jan Martens ed il francese Noé Soulier ed a seguire la nuova produzione della compagnia messicana Lagartijas Tiradas al Sol, Centroàmerica, ed il regista Amos Gitai con il suo House. Provengono dal Marocco il coreografo e danzatore Taoufiq Izeddiou che in Hors du monde si confronteranno con il rituale Sufi e il Groupe Acrobatique de Tanger che, in FIQ! (Svegliati!) costruisce un ritratto del Paese visto dalle nuove generazioni tra acrobazie, break-dance, taekwondo e freestyle.
La vita amorosa di coppie di anziani tra i 74 e i 102 anni è, invece, al centro de La vie secrète des vieux del regista Mohamed El Khatib così come la vita di una coppia di anziani nella città contaminata dopo un test nucleare fallito è protagonista di Zvizdal – Chernobil So Far So Close, spettacolo della compagnia fiamminga Berlin.
Nella sezione danza e teatro italiano troviamo Notte Morricone, omaggio al grande compositore taliano firmato dal coreografo Marcos Morau e la compagnia Aterballeto, la compagnia Frosini/Timpano in Tanti Sordi – Polvere di Alberto, e prime nazionali al Teatro Vascello con Licia Lanera, Martina Badiluzzi, Giorgina Pi e la sua compagnia Bluemotion, Daria Deflorian, che adatta La Vegetariana della coreana Han Kang; ancora Massimiliano Civica che si cimenta in Capitolo II di Neil Simon mentre la regista Lisa Ferlazzo Natoli, con la sua compagnia Lacasadiargilla, fa proprio il testo della giovane drammaturga Rosalida Conti, Uccellini.
Torna al Festival, nell’ambito di una nuova partnership siglata con il Teatro Ateneo dell’Università La Sapienza anche Claudia Castellucci che in Sahara, insieme alla sua compagnia di movimento Mòra, interroga la condizione creativa dell’artista affiancandola all’immagine del deserto. Alla vita di un altro artista, Josef Albers, tra i principali interpreti del Bauhaus, è ispirato Squares do (not) normally appears del regista Filippo Andreatta, spettacolo senza attori sospeso tra scrittura scenica, performance e installazione visiva.
Proprio il teatro musicale continua a essere frontiera di ricerca, spazio aperto all’incrocio tra i linguaggi, alle più audaci sperimentazioni e ai processi di riappropriazione e rilettura della tradizione. Ne è un perfetto esempio l’energico The Golden Stool del regista fiammingo di origini ghanesi Gorges Ocloo in cui il repertorio operistico occidentale diventa strumento per dare vita a una personale “AfrOpera” basata sulle lotte di resistenza di Nana Yaa Asentewaa.
L’eterogenea proposta musicale del REF si estende anche ai grandi concerti, alla ricerca tecnologica e a formati sperimentali di creazione e fruizione. Così, all’Auditorium Parco della Musica, la band culto tedesca Einstürzende Neubauten inaugurerà la tournée italiana del suo ultimo album Alien Pop Music, Trentemøller presenta dal vivo i suoi più recenti progetti musicali (entrambi i concerti sono presentati in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma); con Inner Spaces il trombettista, suonatore di santur e vocalista Amir ElSaffar incontra l’elettronica di Lorenzo Bianchi Hoesh, mentre il compositore giapponese Keiichiro Shibuya si cimenta in Mutual Control (spettacolo presentato in collaborazione con Maker Faire) nella costruzione di un live audio-video lasciando partecipare un’intelligenza artificiale a tutti i momenti del processo creativo.
È ancora la Pelanda del Mattatoio a essere cuore delle attività del Romaeuropa Festival 2024 e spazio dedicato al sostegno della creatività emergente. Qui il festival ospita la sua proposta più innovativa e le sezioni che attraversano il suo intero programma.
Curata da Giulia Di Giovanni e Matteo Antonaci, LineUp! continua a indagare le tendenze della canzone italiana tra cantautorato, pop e avant-pop e presenta, tra gli altri, la cantautrice e polistrumentista Any Other, i ventenni palermitani Santamarea, la romana Coca Puma, il cantautore, musicista e produttore napoletano Tripolare e ancora AKA5HA e il duo So Beast nell’ambito del “case history” Musica, troppa musica. Vent’anni di Trovarobato.
Un’immersione nelle culture digitali è quella proposta dalla sezione Digitalive, curata da Federica Patti, che incrocia percorsi musicali, coreografici e virtuali con protagoniste la producer post-club nativa di Shanghai 33EMYBW, la DJ italo cinese Luwei. Il Romaeuropa Festival 2024 collabora inoltre con Maker Faire con un’ulteriore proposta dedicata alle nuove tecnologie.
Ancora una volta ad Anni Luce, a cura di Maura Teofili, il compito di scommettere sulla generazione under 30 del teatro italiano con il progetto Powered By REF e gli spettacoli di Pietro Giannini, Giulia Scotti e Claudio Larena.
Nell’ambito della ricerca intorno alle nuove scritture sceniche si rinnova il dialogo con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico che propone per il secondo anno il suo premio dedicato agli allievi registi selezionando un progetto che debutterà al Mattatoio nel programma del festival.
Si rivolge ai coreografi emergenti la call DNAppunti Coreografici, la cui finale è parte del programma della sezione Dancing Days a cura di Francesca Manica che continua a esplorare le nuove generazioni della danza.
È ancora a Ryuichi Sakamoto che si rivolge il 17 novembre(nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica) la chiusura della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival: ad Alva Noto e Christian Fennesz il compito di spostare l’attenzione sul suo repertorio elettronico attraverso la presentazione di nuovi brani ispirati alla collaborazione che le due icone della musica internazionale hanno avuto con il compositore.
data di pubblicazione:19/04/2024
da Rossano Giuppa | Apr 12, 2024
(TEATRO INDIA- Roma, 9/21 aprile 2024)
In scena al Teatro India di Roma, dal 9 al 21 aprile, lo spettacolo Giunsero i terrestri su Marte. Una missione interplanetaria su Marte termina in tragedia in quanto i giovani e valorosi astronauti vengono dati per dispersi. Ma cosa è successo davvero sul quel pianeta misterioso? Colpa di fantomatici marziani? Un racconto che prova ad indagare sulla scomparsa degli astronauti, ma anche una riflessione sul desiderio del nuovo e dell’ignoto, sul fascino del futuro tra desiderio e paura (foto Claudia Pajewski).
Giulia Heathfield Di Renzi, Gaia Rinaldi e Francesco Russo sono gli eroici astronauti che, nel corso di una missione interplanetaria su Marte, hanno tragicamente perso la vita.
Immagini e speaker raccontano la misteriosa scomparsa dell’equipaggio di una spedizione privata italo-cinese sulla superficie del pianeta rosso. Le domande che sorgono sono molte: chi sono i marziani che i terrestri potrebbero aver incontrato? Qual è la ragione di questa iniziativa spaziale?
Marte e la corsa allo spazio diventano così un territorio metaforico per una drammaturgia inedita a cura di Pierfrancesco Franzoni e Giacomo Bisordi, per una produzione del Teatro di Roma e del Teatro Nazionale.
La discesa, l’esplorazione del pianeta, la bandiera da piantare in segno di conquista scandiscono gli istanti prima della morte che dilatano il tempo per fare emergere i ricordi, riesumando le immagini dell’infanzia, del tempo del gioco, delle corse, dei palloncini, della corda, del ping pong, di Pippi Calzelunghe, mentre l’aria comincia a mancare.
Marte è il non luogo che è anche il desiderio umano di superare le barriere della conoscenza, un mondo che finora nessuno ha avuto modo di conoscere e calcare: esiste come archetipo di desideri, di sogni, paure e illusioni ma anche di distacco dagli affetti e dall’identità detenuta.
data di pubblicazione:12/04/2024
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