QUARTET GALA a cura di Daniele Cipriani

QUARTET GALA a cura di Daniele Cipriani

Il bello della danza contemporanea è la continua sorpresa che può riservarti. Nulla è scontato e niente è regola definita.

Può succedere allora che magicamente quattro grandi coreografi decidano di raccontarsi in prima persona e regalarsi ai presenti in una serata speciale.

Quattro composizioni da artisti con un glorioso passato da danzatori che hanno voglia di riprendersi il palcoscenico. Sono divi ‘diversamente giovani’ i protagonisti, festosamente “over 60”, di Quartet Gala in scena al Teatro Argentina di Roma il 24 e 25 giugno 2015: Mats Ek, Ana Laguna, Susanne Linke e Dominique Mercy.

Quattro leggende della danza contemporanea che ci parlano di memoria, raccontata al presente e proiettata al futuro.

Il grande coreografo svedese Mats Ek (70 anni) interpreta Potato e Memory, due suoi lavori, accanto alla ballerina spagnola Ana Laguna (60 anni), sua musa e moglie.

Nessuno meglio di un interprete del teatro danza di Pina Bausch, nella fattispecie il 65enne Dominique Mercy (40 anni trascorsi con il Tanztheater Wuppertal), è in grado di dimostrare – cosa che fa nell’assolo That Paper Boy di Pascal Merighi – che anche in un’arte così fisica come la danza, la capacità e l’intensità  espressiva siano in grado di creare magia e armonia.

A 71 anni splendidamente portati Susanne Linke, una delle maggiori caposcuola della danza libera tedesca, interpreta A Lost Solo…. With Greeting to Dore(2014), tratto dalla sua esplosiva versione de La Sagra della Primavera, lavoro stravinskiano che continua ad affascinare.

Uno sguardo diverso e inteso quello nel complesso proposto, un insieme di quadri che progressivamente acquistano nuovi colori e sapori, dinamicità ed armonia, sorpresa  e innovazione.

Guardare sempre al domani guidati dall’essenza del racconto della propria vita, è la lezione ed il messaggio del Galà, perché come Mick Boyle afferma (il grande Harvey Keitel di Youth) “le emozioni sono tutto quello che abbiamo”.

 

data di pubblicazione 25/06/2015

DER PARK di Botho Strauss,  regia di Peter Stein

DER PARK di Botho Strauss, regia di Peter Stein

(Teatro Argentina – Roma, 5/31 maggio 2015)

La maratona è una gara lunga e sofferta anche per lo spettatore. La cronaca di una maratona apparentemente meno esplosiva rispetto al commento di competizioni più brevi ed intense, ha però la capacità di catturarti, coinvolgerti, estraniarti, dilatarti, sublimarti.

Le maratone teatrali di Peter Stein rappresentano da sempre un appassionante viaggio nella letteratura e nella storia, una rilettura dei destini tragica e moderna.

Der Park nasce dal rapporto di collaborazione artistica e di amicizia tra il drammaturgo Botho Strauss ed il regista Peter Stein consolidatosi agli inizi degli anni settanta allo Schaubühne am Halleschen Ufer di Berlino Ovest, dove i due lavorano insieme ad alcuni spettacoli quali Peer Gynt, Il Principe di Homburg, I Villeggianti. Stein propone all’autore alla fine degli anni settanta di tradurre ed adattare ad una nuova dimensione Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Lo spettacolo non si realizza, ma Strauss continua a studiare la commedia inglese, compiendo un percorso di assimilazione, scomposizione e composizione del testo shakespeariano che lo porta a far rivivere la storia in un parco di città nel quale Oberon e Titania si muovono per provare a risvegliare la passione erotica negli uomini. Un parco di città, sporco, popolato da netturbini, passanti frettolosi e distratti, individui alla ricerca del torbido, un parco nel quale le vicende della commedia si snodano e si intrecciano tra rifiuti e rumori metropolitani grazie all’azione del mago Cyprian in grado di sovvertire e mescolare sentimenti e passioni di due giovani coppie di sposi. Anche Titania, incapace di frenare i propri impulsi, è punita, si innamora di un toro, viene catturata da un gruppo di skin e dà alla luce un minotauro. Il tentativo di ridare al mondo istintività e bellezza primordiale naufraga e la coppia di immortali si adatta ad una sonnolenta, arida e vuota vecchiaia.

Il testo, dopo una lunga e sofferta genesi, viene rappresentato da Stein nel 1984 nel nuovo spazio dello Schaubühne e, grazie ad una co-produzione con il Teatro di Roma, sino al 31 maggio 2015 sarà al Teatro Argentina.

Uno spettacolo moderno, corale, denso ed inquieto, che si snoda tra personaggi ed intrecci per 250 minuti in un maestoso impianto visivo, con trenta quadri che si montano a vista; uno spettacolo che pian piano  ingloba lo spettatore negli incroci e nelle stratificazioni dei personaggi, in uno spazio dilatato e lento, crudele e vero, in cui ci si perde e ci si ritrova.

Grandi, anzi grandissimi gli attori, ricercati i costumi, sofisticato ed imponente l’allestimento scenografico.

Uno spettacolo non semplice, complesso  e visionario, da  vedere.

 

data di pubblicazione 21/05/2015

 


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