GLI ANNI di Marco D’Agostin con Marta Ciappina

GLI ANNI di Marco D’Agostin con Marta Ciappina

Al Teatro India di Roma è stato scena il 2 e 3 marzo 2024 Gli anni, opera coreografica di Marco D’Agostin con l’interpretazione di Marta Ciappina che trae ispirazione dal racconto biografico ed al contempo generazionale del romanzo di Annie Ernaux e dalla popolare canzone degli 883. Lo spettacolo, costruito a partire da una playlist di brani pop e rock dagli anni ’60 a oggi, disegna situazioni e ricordi, attraverso una sovrapposizione geometrica di ambienti, scene e spezzoni di vita familiare, nel tentativo di salvare e mantenere in vita quante più immagini ed emozioni possibili.(foto di Michelle Davis).

 

Una narrazione condotta per mezzo del gesto coreografico che è anche e soprattutto una rappresentazione del movimento che scava nel tempo e nella memoria. La coreografia di Gli anni è concepita per costruire un ponte tra passato e presente, offrendo uno sguardo su una ipotetica realtà che assomma ciò che è stato e ciò che è.

Un viaggio intimo e nostalgico fatto di piccoli e leggeri dettagli che danno colore e forma al ricordo in cui grande efficacia è garantita dal corpo e dal movimento espressivo di Marta Ciappina, che cattura lo sguardo e l’emozione del pubblico, visto che tocca i ricordi personali di ciascuno. Le storie, gli oggetti, le canzoni e i momenti vissuti si mescolano e si intrecciano in un insieme indefinito che altro non è che una riflessione profonda sullo scorrere del tempo e sul desiderio di ognuno di bloccare e tenere con sé alcuni momenti significativi.

Uno spettacolo sentito e realizzato con il cuore che ha già ricevuto riconoscimenti significativi, tra cui il Premio UBU 2023 come Miglior Spettacolo di Danza e il Premio UBU 2023 per la Miglior Attrice/Performer assegnato a Marta Ciappina.

data di pubblicazione:04/03/2024


Il nostro voto:

THE CAGE NELLA GABBIA di Massimiliano Zanin, 2024

THE CAGE NELLA GABBIA di Massimiliano Zanin, 2024

Nelle sale The Cage – Nella Gabbia il nuovo film di Massimiliano Zanin presentato ad Alice nella città, nella sezione Panorama Italia, ambientato nel mondo de l’MMA, ovvero le arti marziali miste. La protagonista è Giulia (Aurora Giovinazzo), che dopo aver vissuto un evento traumatico, la perdita di un figlio ancora in grembo sul ring ed aver abbandonato i sogni di gloria, decide di uscire dal circolo vizioso in cui è bloccata e di tornare nella gabbia di MMA. Rischia di mettere a repentaglio la sua relazione e la sua stessa vita, ma la passione verso quel mondo e quella disciplina è più grande di qualsiasi altra cosa.

 

Giulia, un tempo promessa dell’MMA femminile lavora insieme al fidanzato Alessandro (Brando Pacitto) in uno zoo, con un desiderio recondito di tornare sul ring e prendersi la rivincita contro Beauty Killer (Desirèe Popper), l’atleta che l’aveva portata ad abbandonare il mondo degli incontri delle Mixed Martial Arts.

La sua nuova allenatrice, Serena (Valeria Solarino), la sostiene e la incoraggia e grazie a lei Giulia riuscirà ad affrontare i suoi timori e a uscire da quella gabbia, dentro la quale rischia di restar chiusa per sempre. Ma c’è sempre la classica goccia che fa traboccare il vaso, facendo trovare a Giulia trova il coraggio di ribellarsi.

La gabbia è la nostra società contemporanea, popolata da individui appaiono sempre più condizionati e limitati, inconsapevoli del valore della libertà del pensiero e dell’agire. La protagonista combatte contro principi e pregiudizi della comunità religiosa nella quale è stata accolta, combatte contro l’idea insistita ed opprimente del fidanzato di trasformare il piccolo zoo a conduzione familiare in un grande business; contro quella convivenza che la imprigiona in una storia che non sente più sua. Realizzare se stessa combattendo a mani nude in una gabbia vera e propria è la strada che Giulia troverà per affermare con grande determinazione la propria identità.

Straordinaria l’interpretazione di Aurora Giovinazzo. Nonostante la giovane età e la corporatura minuta, l’attrice ha lavorato fisicamente e mentalmente su fisico e postura, trasformandosi in un’autentica lottatrice. A cadenzare il ritmo racconto filmico ci sono poi le bellissime musiche originali del cantautore Motta.

data di pubblicazione:25/02/2024


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L’ALBERGO DEI POVERI regia di Massimo Popolizio

L’ALBERGO DEI POVERI regia di Massimo Popolizio

(Teatro Argentina – Roma, 9 febbraio/3 marzo, 2024)

Massimo Popolizio porta in scena al Teatro Argentina di Roma, dal 9 febbraio al 3 marzo, L’Albergo dei poveri, dramma corale con sedici attori sul palco, tratto da un testo di Maksim Gor’kij del 1902 con riduzione teatrale a cura di Emanuele Trevi, già presentato da Strehler al Piccolo di Milano nel 1947. Un dormitorio che è un girone dantesco in cui convivono tra disperazione e povertà un nobile decaduto, un ladro, un attore, un principe, una giovane in fin di vita, una ragazza incantata dall’unico libro che possiede, una prostituta e l’avida moglie del padrone (foto di Claudia Pajewski).

L’albergo dei poveri è una chiara denuncia sociale sul triste destino di una fetta dell’umanità, emarginati ed alcolizzati che condividono uno spazio rifugio tentando di non soccombere alla disperazione e all’indolenza. Alcuni tentano disperatamente di uscirne, altri si arrendono; le relazioni fra di loro sono difficili, scoppiano costantemente dispute e litigi. Una coralità amara fatta anche di comicità e riflessioni. Ogni personaggio ha una storia intensa e drammatica sulle spalle e la vodka, vero filo conduttore del dramma, permette a tutti di uscire dagli schemi, in chiave certamente più esasperata ma anche più vera.

Un testo di grande impatto visionario che analizza in profondità l’animo umano, offrendo al contempo una riflessione attuale su difficoltà ed ingiustizie decisamente presenti nella nostra società.

Straordinari e intensi sono tutti gli attori grazie al complesso lavoro del regista Massimo Popolizio (presente in scena anche i panni di un pellegrino) che permette di seguire le evoluzioni delle situazioni e la narrazione dai diversi punti di vista dei personaggi. Un palcoscenico vivo e pulsante grazie anche all’imponente scenografia di Marco Rossi ed ai costumi di Gianluca Sbicca che raccontano lo spettro di esperienze umane, dagli homeless, agli abiti di preghiera musulmani, alle divise di chi comanda. Uno spettacolo complesso e completo accolto con entusiasmo e partecipazione.

data di pubblicazione:19/02/2024


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FRATELLINA di Spiro Scimone e regia Francesco Sframeli

FRATELLINA di Spiro Scimone e regia Francesco Sframeli

(Teatro India – Roma,13/18 febbraio 2024)

Con lo spettacolo Fratellina torna al Teatro India di Roma, dal 13 al 18 febbraio, la compagnia RF, nata dall’incontro di Spiro Scimone e Francesco Sframeli e dalla passione di entrambi per il teatro del surreale. Fratellina racconta un presente distopico in cui i valori si stanno progressivamente dissolvendo, una realtà dove regnano il senso di abbandono e la sofferenza celati da un’apparente atmosfera di gentilezza e leggerezza (foto di Gianni Fiorito).

 

Nella scena composta da due grandi letti a castello, Nic e Nac, una mattina al risveglio, sperano di vivere una nuova realtà diversa, dove tutte le cose dimenticate si possono nuovamente ritrovare. Il desiderio di Nic e Nac di scoprire un’altra realtà si concretizza con l’apparizione di Fratellino e Sorellina, due personaggi che, con i loro dialoghi, mescolano allegria e contraddizione, denuncia e immobilità. La sofferenza, lo stato d’ansia e il sentimento di delusione dei quattro protagonisti sono celati da apparenti sorrisi benevoli e composte riflessioni. Centro dei loro pensieri diviene la figura immaginaria del cognato di Fratellino, nonchè marito della di lui Sorellina: un personaggio troppo generoso, ora imprigionato dentro a un armadio, che deve essere salvato, previo recupero dell’armadio stesso. Nel momento in cui però questo armadio viene ritrovato, nessuno ha il coraggio di aprilo e fare il primo passo per liberare l’uomo.

Lo spettacolo è un’istantanea del presente scattata con i filtri, a tratti estrema e a tratti nauseante, dalla quale i due protagonisti cercano di fuggire, alla ricerca di una nuova dimensione dove semplicemente poter essere sé stessi o anche migliori. La denuncia risulta ancora più efficace grazie all’atmosfera lieve e briosa che si respira, dovuta alla musicalità dei dialoghi, al ritmo ed alla melodia delle parole, alle pause. In questo loro mondo irreale, un Truman Show capovolto, il dolore e l’orrore sono sostituiti dalla pacatezza e dalla speranza, nel tentativo di superare la solitudine e scacciare le illusioni.

data di pubblicazione:15/02/2024


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L’UOMO CALAMITA regia di Giacomo Costantini

L’UOMO CALAMITA regia di Giacomo Costantini

È tornato al Teatro Vascello di Roma dal 2 al 4 febbraio 2024, dopo il debutto avvenuto nel 2019, L’Uomo Calamita, lo spettacolo che ha collezionato ben ventimila spettatori nelle oltre cento rappresentazioni svolte nei teatri italiani e stranieri. IL lavoro scritto, diretto ed interpretato da Giacomo Costantini della compagnia El Grito in collaborazione con Wu Ming 2 di Wu Ming Foundation, unisce in maniera innovativa circo contemporaneo, illusionismo, musica e letteratura (foto di Laura Salvinelli).

 

Il cantastorie Wu Ming 2 conduce lo spettatore in un circo clandestino durante la seconda guerra mondiale. È l’11 settembre 1940 quando il capo della polizia ordina che vengano controllati tutti i carrozzoni, i circhi e le carovane, affinché le persone che ci lavorano vengano catturate e tenute sotto controllo. Per sfuggire alla persecuzione, l’Uomo Calamita e gli altri circensi sono costretti a darsi alla macchia ma, con l’aiuto di Lena una bambina di otto anni, usano i propri poteri, l’astuzia e il magnetismo per combattere il nazi-fascismo.

L’Uomo Calamita è la storia di un supereroe che combatte l’assurdità della guerra; una entità indefinibile che contamina il linguaggio del corpo con quello della parola, l’esercizio estremo con la composizione musicale.

Accompagnato dall’attore Wu Ming 2 e dal compositore e batterista Fabrizio “Cirro” Baioni, in scena l’Uomo Calamita esercita i suoi superpoteri lasciando col fiato sospeso tutti: esegue esercizi di equilibrismo magnetico e fisico e ripete il celebre numero del mago Houdini in cui ammanettato, appeso a testa in giù, immerso in una vasca d’acqua, riesce a liberarsi di manette e lucchetti.

Un lavoro frutto della contaminazione tra performance musicale e parola, tra scrittura narrativa e drammaturgia circense. Una nuova frontiera performativa commovente, toccante, una scrittura scenica potente e innovativa che esalta le infinite potenzialità del circo contemporaneo come cerniera tra le arti, riconoscendo la giusta dignità artistica a coloro che del circo hanno fatto la propria casa e la propria identità spirituale.

data di pubblicazione:06/02/2024


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