ANGELA (a strange loop) di Susanne Kennedy e Markus Selg

ANGELA (a strange loop) di Susanne Kennedy e Markus Selg

(Roma Europa Festival 2023)

Il 19 e 20 settembre è andata in scena al Teatro Argentina di Roma, nell’ambito del Roma Europa Festival, la performance Angela (a strange loop) con la regia di Susanne Kennedy e lo stage design a cura dell’artista Markus Selg. La regista si concentra su un personaggio femminile, Angela influencer che ha una malattia ignota, per interrogare l’evoluzione del nostro immaginario e invita il pubblico a un’esperienza sensoriale, visiva e fenomenologica. La sua storia è un percorso multimediale tra il buio e la luce, tra il reale e virtuale.(foto Julian Roder)

Lo spettacolo si apre con un testo in loop sul fondo della scena che anticipa come tale spettacolo sia una ricostruzione di eventi reali, una storia vera basata su diari privati e documenti pubblici, un racconto che passa attraverso tre fasi, una prima nera iniziale, il nigredo, una fase bianca, intermedia l’albedo e una fase finale rossa, il rubedo. Siamo inizialmente in una camera da letto, ma man mano si inizia a scivolare in una realtà diversa. Attorno ad Angela, la madre, il fidanzato, un’amica ed una figura fantastica che sussurra e suona e che la accompagna in una realtà parallela. Le pareti della stanza si trasformano nel corso della storia in altri contesti, per accompagnarci in uno spazio sovrannaturale.

Il punto di partenza è una domanda che riporta alle origini stesse del pensiero: in cosa consiste l’io? Come si manifesta? E come si relaziona con la realtà? La protagonista è una influencer intrappolata nella sua routine, una donna normale anche se soffre di una malattia che le impedisce di uscire fuori dalla casa in cui si sente intrappolata ma sicura.

Il contesto in cui la domanda viene posta è però quello di un mondo che pulsa tecnologia e realtà virtuale che sta ridefinendo le logiche su cui poggia la nostra cultura. I dialoghi scorrono preregistrati: dalla nascita alla morte, l’esistenza di Angela è narrata da un avatar, un pupazzo con la voce umana presente in uno schermo in un continuo alternarsi di stati d’animo e visioni tra entusiasmo e ironia, speranza e malinconia, ingenuità e consapevolezza.

L’acclamata regista tedesca Susanne Kennedy approda per la prima volta al REF proseguendo una ricerca tra drammaturgia classica e una visionarietà digitale creata insieme all’artista multimediale Markus Selg, che segmenta l’esistenza di questo personaggio secondo uno schema in cui situazioni quotidiane, malattia e guarigione, veglia e sogno, nascita, invecchiamento e morte diventano motivo di narrazione e di costruzione tecnologica al tempo stesso, perché alla fine la differenza tra reale e virtuale non esiste più.

Performance decisamente interessante soprattutto nella sperimentazione estetica e tecnologica, densa di accadimenti attorno alla protagonista che alla fine rimane non definita, proprio perché non si riesce a percepire cosa davvero pensi o cosa provi, ciò che è vero o falso all’interno della realtà stessa. Impossibile cogliere un messaggio. Indubbiamente la soluzione migliore è abbandonare il desiderio di comprendere per perdersi nel costrutto narrativo.

data di pubblicazione:20/09/2023


Il nostro voto:

EXIT ABOVE – AFTER THE TEMPEST di Anne Teresa de Keersmaeker

EXIT ABOVE – AFTER THE TEMPEST di Anne Teresa de Keersmaeker

(Roma Europa Festival 2023)

Il 10 e l’11 settembre alle 21 è tornata, nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, Anne Teresa de Keersmaeker per presentare in prima nazionale la sua nuova creazione EXIT ABOVE – after the tempest. Dopo il successo dello spettacolo Drumming della scorsa edizione del Roma Europa, la coreografa, presenza storica del Festival prosegue con la sua compagnia Rosas la ricerca sul rapporto tra musica e movimento coreografico. EXIT ABOVE – after the tempest parte dal blues per arrivare all’elettronica e alla dance di oggi. In scena, assieme a danzatrici e danzatori della compagnia ci sono Meskerem Mees (cantautrice fiamminga emergente di origini etiopi) e Jean-Marie Aerts, sound designer dei TC Matic, formazione rock belga degli anni Ottanta. (foto Anne Van Aerschort).

 

La musica è sempre stata la grande passione ed il punto di partenza dei lavori di Anne Teresa de Keersmaker che ha fondato la compagnia di danza Rosas a Bruxelles nel 1983 proprio mentre creava l’opera Rosas danst Rosas. A partire da questa pièce rivoluzionaria, ha sviluppato una sua ricerca coreografica basata sull’esplorazione del rapporto tra danza e musica, lavorando progressivamente su strutture musicali e partiture di diversi periodi, che vanno dalla musica antica a quella contemporanea e popolare. La sua sperimentazione attinge anche agli assunti della geometria e dei modelli aritmetici, alla natura ed alle logiche sociali per creare quadri d’assieme che esaltano l’articolazione del corpo nello spazio e nel tempo.

Proprio dal riascolto di un vecchio vinile ha preso il via la collaborazione tra la coreografa e il chitarrista e sound designer dei TC Matic. gruppo, che suonava un tipo di musica contenente vari stili tra cui new wave, blues, funk, hard rock, avant-garde e chanson francese. Proprio il blues è stato sin dall’inizio il motore che ha acceso la creatività della coreografa e del sound designer Jean-Marie Aerts per realizzare la costruzione coreografica.

Lo spettacolo parte con un assolo che rievoca La Tempesta di Shakespeare per poi proseguire con un’ampia disamina del gesto del camminare: il vagare, il marciare, la corsa, l’isolamento e la pausa, il ritrovarsi in gruppo per muoversi insieme. Ad affiancare i performer in scena ci sono la straordinaria cantautrice di origini etiope Meskerem Mees e il chitarrista blues ed ex danzatore di Rosas Carlos Garbin per un dialogo intergenerazionale condotto, ancora una volta, nel segno della integrazione artistica e comunicativa. Una continua interazione tra l’individuo e il gruppo, il singolo e il collettivo che esalta la gioia del danzare di dodici giovanissimi performer.

Lo spettacolo celebra l’armonia e la diversità proprio perché basato su un gruppo di giovani danzatori tra loro estremamente eterogenei e legati da un disegno coreografico che celebra differenze e similitudini. Lavoro assolutamente moderno ed attuale dedicato alla bellezza del danzare, del muoversi, del confrontarsi, dell’ascolto. Interessantissimi i testi della cantautrice Mees così come è meraviglioso il disegno luci che esalta le differenti fisicità e l’armonia complessiva dei corpi.

data di pubblicazione:12/09/2023


Il nostro voto:

BACKSTAGE di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane, 2023

BACKSTAGE di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Alle Giornate degli Autori 2023 in concorso il 2 settembre il film Backstage scritto da Afef Ben Mahmoud e da lei diretto insieme a Khalil Benkirane. Una pellicola che racconta gli ultimi due giorni della tournée di una compagnia di danza contemporanea marocchina, entrando nel backstage delle relazioni interpersonali dei danzatori e della regista, anche a causa di una serie di imprevisti che porta tutti i personaggi ad un incontro-scontro durante la notte nella fitta e pericolosa boscaglia dell’Atlante, con la sola luce della luna.

La compagnia di danza Senza Frontiere sta concludendo la tournée in Marocco. Nel penultimo spettacolo una componente è ferita per colpa del suo compagno, nella vita e sulla scena. Si trovano in una città situata sulla catena montuosa dell’Atlante ma devono muoversi con urgenza perché saranno in scena la sera successiva in un’altra città. Nella speranza di salvare l’ultimo spettacolo, il gruppo parte immediatamente per rintracciare l’unico medico disponibile nella zona e curare la danzatrice infortunata. Durante il viaggio, per evitare una scimmia, l’autobus sbanda e si ferma miracolosamente sul ciglio della strada. Priva di una ruota di scorta, la troupe è bloccata nella foresta. Fuori, la luna piena illumina un paesaggio maestoso e inquietante. Ha così inizio una specie di road movie: invece di aspettare il ritorno dell’autista, l’intera compagnia decide di inoltrarsi nella foresta per raggiungere il villaggio.

I personaggi si troveranno immersi in uno scenario totalmente sconosciuto. Vivranno un backstage inusuale dove saranno costretti a svestire i panni di scena e mostrarsi finalmente per quello che sono, senza nessun filtro. Avranno a che fare con situazioni molto particolari che riveleranno tutta la loro vera natura ed il vero volto.

Nel cast ci sono Sondos Belhassen, Afef Ben Mahmoud, Saleh Bakri ed il danzatore e coreografo Sidi Larbi Cherkaou. Il film è prodotto da Lycia Productions e Mésanges Films.

data di pubblicazione:03/09/2023








POOR THINGS di Yorgos Lanthimos, 2023

POOR THINGS di Yorgos Lanthimos, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Ci sono film che si amano dal primo fotogramma perché toccano il cuore. Ha entusiasmato Venezia ed ha scatenato ovazioni Poor Things, (“Povere Creature!”) film diretto da Yorgos Lanthimos, presentato il 1 settembre in anteprima mondiale in concorso all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e dal 25 gennaio prossimo nelle sale italiane. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray e racconta la storia di Bella Baxter (Emma Stone), una sorta di Frankenstein al femminile, riportata in vita da uno scienziato (Willem Dafoe). Desiderosa di imparare tutto, libera dai pregiudizi, aperta a nuove esperienze e scoperte, anche della sessualità. Una sorta di romanzo di formazione di un’eroina moderna, tra fantascienza, atmosfere gotiche e umorismo.

La pellicola è totalmente incentrata sul punto di vista di Bella e sulla sua libertà e purezza di pensiero. Il film ha un’estetica unica, una esplorazione personale della protagonista, come ha affermato lo stesso regista, attraverso  anche la creazione di un suo universo, un mondo che lei potesse abitare, adattato al suo punto di vista e ai suoi occhi, costruito in studio con elementi non realistici o meglio attraverso la sua rivisitazione del reale.

La storia è straordinariamente attuale, rivisitazione femminile del tema classico della creatura di Frankenstein attraverso la fantastica evoluzione di Bella Baxter (Stone), una giovane donna riportata in vita dopo un tentato suicido dal geniale e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) che le impianta il cervello del feto che ha in grembo ma che non può più portare avanti. Sotto la protezione di Baxter, Bella, nonostante l’aspetto fisico, per alcuni aspetti è una neonata che sta crescendo in fretta ed è desiderosa di imparare. Ha difficoltà come tutti i bimbi a deambulare e ad esprimersi ma non ha pregiudizi e convenzioni, è assolutamente pura e immediata anche nei suoi primi approcci sessuali. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione. Conosce il mondo e apprende velocemente applicando il suo metro di giudizio. Parla di libertà, della posizione della donna e dell’uomo nella società, delle relazioni tra uomini e donne. Il suo approccio è meravigliosamente spiazzante, moderno, diretto così come il film nel suo complesso. Atmosfere, fotografia, dialoghi, costumi, make up, interpretazioni in uno scenario fantasmagorico, pieno di citazioni e di idee dove la luce curata dal genio di Robbie Ryan mescola il bianco e nero del cinema muto anni ‘30 e le poco naturali palette cromatiche Impossibile trovare un difetto: solo emozioni.

data di pubblicazione:02/09/2023








DOGMAN di Luc Besson, 2023

DOGMAN di Luc Besson, 2023

(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

“Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”. Luc Besson commuove e sorprende con il suo Dogman, presentato il 31 agosto in concorso alla 80ma Mostra del Cinema di Venezia, lungometraggio girato in lingua inglese che racconta la storia di Douglas (lo straordinario Caleb Landry Jones), un ragazzo con un profondo amore per i cani, unica nota felice di un’adolescenza di violenza e abusi.

Una strana figura viene fermata in mezzo alla strada dalla polizia. È al volante di un camion. Si intuisce che abbia un trucco sbavato sul volto ferito, una parrucca bionda ed un’improbabile vestito a la Marilyn. Si accascia sul volante. La polizia apre il camion che è carico di cani randagi: “se non fate del male a me, non faranno del male a voi”, urla, viene arrestato.

Evelyn (Jojo T Gibbs) è la poliziotta psichiatra che lo interroga e che apprende la sua terribile storia. Douglas ha vissuto con il padre allevatore di cani da combattimento, violento e fanatico religioso insieme alla moglie spesso malmenata ed indifesa ed all’altro fratello più grande sempre schierato dalla parte del padre. Per aver dato da mangiare di nascosto ai  cani affamati viene chiuso nella gabbia dei cani dal padre. Douglas cresce in quella gabbia in condizioni disumane con l’unica via di fuga rappresentata dalle riviste lasciategli dalla madre a sua volta fuggita da quell’inferno. Un giorno il padre gli spara, facendogli saltare un dito e provocandogli accidentalmente una lesione alla spina dorsale che costringerà il ragazzo ad una sedia a rotelle. Uno dei cani lo salva, attirando l’attenzione della polizia. Inizia così la nuova vita da orfano, la mancata integrazione, l’amore non corrisposto, la passione per Shakespeare, l’esistenza simbiotica con le decine di cani, i suoi figlioli, fedeli e coerenti. Il trauma vissuto, di cui porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, rendono Douglas un giovane uomo che vive circondato solo dall’amore dei suoi cani, che lo proteggono e lo comprendono. Nel viaggio tormentato intrapreso per guarire dai traumi infantili e dalle ferite fisiche, Douglas cerca di trovare la propria strada, anche se ciò significa infrangere le regole sociali. La riconciliazione lo attende dopo sofferenze infinite.

La favola nera sospesa nel tempo di Besson ha emozionato, fatto piangere e sorridere ma soprattutto ha colpito al cuore.

Il protagonista, interpretato da Caleb Landry Jones che ha gli occhi celesti e l’accento texano, ha una dolcezza infinita ma anche un destino crudele. Il trauma vissuto, di cui Douglas porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, lo porta a sviluppare un attaccamento viscerale verso i soli esseri nei quali trovato serenità e salvezza.

Una favola speciale, agrodolce e malinconica, carica di suggestioni e di citazioni, delicata come lo splendido protagonista, così puro ma anche così determinato. Finora, l’applauso più sentito e scrosciante del Festival.

data di pubblicazione:07/09/2023