COME QUANDO ERAVAMO PICCOLI di Camilla Filippi, 2024

COME QUANDO ERAVAMO PICCOLI di Camilla Filippi, 2024

(ALICE NELLA CITTÁ 16/27 ottobre 2024)

Alice nella Città lo scorso 18 ottobre all’Auditorium Conciliazione ha ospitato il documentario, presente nella sezione Panorama Italia- Proiezioni Speciali, Come quando eravamo piccoli della regista Camilla Filippi, una intensa riflessione sul senso di famiglia e degli affetti, su come viverli e custodirli per sempre.  

Come Quando Eravamo Piccoli, il documentario diretto da Camilla Filippi, è una delicata e sentita dedica allo zio Gigio da parte dei nipoti Michele e Camilla Filippi, i suoi unici parenti rimasti.

Gigio ha subìto una lesione cerebrale causata dall’utilizzo del forcipe, è ipovedente e con evidenti criticità. Ha lavorato per 42 anni agli Spedali Civili di Brescia, è solare, ironico, di compagnia, ama viaggiare e disegnare, un punto di riferimento, e ora è in pensione. Per festeggiare questo traguardo, i nipoti gli organizzano una festa e gli regalano un viaggio da fare tutti e tre insieme. Il viaggio in nave così come il restauro della casa permettono a ognuno di rievocare e rivivere i trascorsi di tre vite.

L’attrice e regista Camilla Filippi porta sullo schermo un documentario autobiografico che affronta i temi universali dei legami familiari, dell’anzianità e della solitudine. La famiglia va vissuta e sentita nel presente tenendo vivo il passato, accettando l’incedere del tempo e la conseguenza della perdita di alcuni affetti, processo che aiuta ad elaborare il dolore ed i sensi di colpa personali.

Il racconto è leggero e affettuoso, toccante e magico. La forza del film è proprio nella capacità che l’intimità ha di trasformarsi in universalità perché attiene alla natura ed ai sentimenti, che va oltre la famiglia e si estende al piacere di occuparsi degli altri, di aprirsi al prossimo, accantonando l’individuale.

data di pubblicazione:19/10/2024








IL GIORNO IN CUI MIO PADRE MI HA INSEGNATO AD ANDARE IN BICICLETTA

IL GIORNO IN CUI MIO PADRE MI HA INSEGNATO AD ANDARE IN BICICLETTA

di Sandro Bonvissuto con Valerio Aprea

(Teatro India – Roma 15/27 ottobre 2024)

Apre la stagione del Teatro India di Roma Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta, da un testo di Sandro Bonvissuto, splendidamente interpretato da Valerio Aprea. Un racconto che diventa una magica trasposizione teatrale, incentrata sul rapporto padre-figlio capace di catturare lo spettatore e di proiettarlo indietro al tempo di una memoria lontana e vicina al cuore di tutti (foto Stefano Cioffi).

Un reading intenso, prodotto dal Teatro di Roma e che ha aperto la stagione del teatro India. Un racconto che riporta ai ricordi assolati delle estati dell’infanzia, fatte di luce accecante dai contorni nitidi e indeformabili: siamo in una calda giornata d’agosto al mare di un bambino e dei suoi amici, vissuta dalla mattina fino alla sera. In quel giorno d’estate il bambino è emarginato dai compagni di giochi perché non sa andare in bicicletta e non sa come imparare. Non c’è una tecnica, una logica da apprendere, un approccio corretto. È un rito che solo un padre può far comprendere ad un figlio. Ed è a lui che chiede aiuto. Ecco allora che quella strana alchimia permette magicamente al bambino di acquisire i concetti di equilibrio e velocità, spalancandogli improvvisamente le porte del mondo dei grandi e dando da quel momento in poi anche un senso più profondo al suo rapporto con il padre.

Onirico, comico, poetico, commovente, il racconto ha la capacità di rievocare in tutti noi il giorno in cui imparammo ad andare in bicicletta, tappa fondamentale di crescita dietro la quale non c’è solo l’apprendimento di un semplice atto motorio, ma la scoperta di molto altro.

La voce narrante di Valerio Aprea ci guida meravigliosamente in questo viaggio interiore, dove il protagonista riflette e supera incertezze e paure ed è pronto alle scoperte ed al confronto con gli altri. La bicicletta diventa così il simbolo della libertà appena conquistata, ma anche della solitudine e della consapevolezza che questa comporta. Un gioco armonico tra parola scritta e parola interpretata, tra racconto e riflessioni reso vivo grazie ad una trasposizione fisica incredibile, che riporta il protagonista a quel bambino alle soglie del mondo degli adulti, a quella parte infantile di ognuno in cui ci si riconosce completamente.

data di pubblicazione:19/10/2024


Il nostro voto:

COME QUANDO ERAVAMO PICCOLI di Camilla Filippi, 2024

NICKEL BOYS di RaMell Ross, 2024

(ALICE NELLA CITTÁ – 16/27 ottobre 2024)

Grande apertura di Alice nella Città, lo scorso 16 ottobre all’Auditorium Conciliazione, con Nickel Boys del regista RaMell Ross, film rivelazione del festival di New York, in odore di possibili nomination agli Oscar. Nickel Boys è il particolarissimo adattamento cinematografico di I ragazzi della Nickel dello scrittore afroamericano Colson Whitehead premio Pulitzer 2020. Elwood Curtis, giovane ragazzo afroamericano, viene con la forza trasferito alla rigida Nickel Academy dopo essere stato falsamente accusato di un crimine. Qui stringe amicizia con un ragazzo di nome Turner e insieme cercano di sopravvivere agli orrori della scuola e ai suoi amministratori corrotti.

 

Siamo in Florida nell’anno 1962. Elwood Curtis è un ottimo studente liceale che vive solo con la nonna, una donna forte che gli ha trasmesso ideali e valori. Mentre si reca ad un college che lo ha selezionato per una borsa di studio, accetta un passaggio da uno sconosciuto che si rivela un ladro d’auto e viene fermato dalla polizia. Siccome è un ragazzo di colore non gli viene dato modo di fornire alcuna spiegazione e viene spedito alla Nickel Academy, un riformatorio dove i metodi educativi si basano su torture e sevizie a chiunque non si sottometta alle regole del direttore. Elwood fa amicizia con Turner, un ragazzo di strada disilluso e realista, che insegna ad Elwood come poter sopravvivere. Dopo terribili vicissitudini riescono a fuggire, ma solo uno dei due sopravviverà come parte uno dell’altro, nel segno di una profonda simbiosi spirituale.

Il regista e sceneggiatore RaMell Ross compie continue scelte narrative e artistiche che mettono insieme l’immaginario di Terence Malick, l’arte figurativa ed il suo background documentaristico. Sceglie un’alternanza di soggettive che scandiscono il racconto nell’ottica dei due protagonisti, la violenza è solo evocata da inquadrature pittoriche e pillole di videoarte, mentre sullo sfondo scorre la storia di quegli anni da JFK, a Martin Luther King, la marcia su Washington, Harry Belafonte e Sidney Poitier, ed i ragazzi della Dozier School for Boys, il vero riformatorio dell’orrore che ha ispirato il racconto ed il film.

Ross riesce a sublimare il dolore in poesia, il male in arte, senza pietismi o inutili sadismi, con sapiente esercizio di stile ed ampiezza di dettagli, certamente raffinati ma talvolta eccessivi.

Menzione speciale per i due giovanissimi attori Ethan Herisse e Brandon Wilson e per l’attrice Aunjanue Ellis-Taylor, presenti in sala, insieme al regista, la sera della premiere.

data di pubblicazione:18/10/2024








VOICE NOISE – Jan Martens/GRIP

VOICE NOISE – Jan Martens/GRIP

(Roma Europa Festival 2024)

Il 12 e 13 ottobre il Roma Europa Festival ha ospitato al Teatro Argentina di Roma in prima nazionale Voice Noise, ultimo lavoro del coreografo belga Jan Martens con produzione GRIP. Grande forza fisica ed energia sul palco, unitamente a un’attenzione al particolare, all’interno di un percorso musicale fatto di canti, ma anche di sussurri e urla. Yan Martens avvalendosi di sei grandi danzatori ha costruito un omaggio alla voce femminile ed alle sue figure più innovative, attraverso un’indagine degli ultimi cento anni della storia della musica, alla ricerca di voci e interpreti sconosciute o persino dimenticate (foto di Klaartje Lambrecht).

Per il suo ritorno al REF, Jan Martens disegna una performance in cui sei danzatori si esibiscono sulla musica di tredici compositrici e cantanti degli ultimi cento anni di storia della musica. La ricerca dell’energia fisica e l’esplorazione del fotogramma, attraverso un’alternanza di movimenti di gruppo dinamici e rallentamenti plastici e drammatici, tra voci, esperimenti vocali, ossessioni e urla liberatorie. Dal Coro delle Mondine di Porporana a Cheri Knight, passando per Erin Gee, Kasarbai Kerkar, Ruby Elzy e tante ancora, Martens costruisce un percorso alternativo nella storia della voce femminile e trasforma la scrittura coreografica in una pedana openspace in cui ogni interprete scopre la propria vocazione.

Nato nel 1984 in Belgio, attivo sulla scena coreografica internazionale dal 2010, Martens basa la sua scrittura sulla convinzione che ogni corpo abbia qualcosa da dire e che questa comunicazione diretta si esprima attraverso forme semplici ed il recupero di idiomi esistenti provenienti dai contesti più disparati.

In Voice Noise Martens e i performer lo fanno con una sequenza di brani interamente basati su voci femminili, costruita durante il lavoro in sala attraverso la reiterazione dei pezzi durante le prove, fatta di voci molto sommerse, lontane dai canoni. Persino Bella ciao, il brano più a rischio di un riconoscimento passivo, appare in una versione differenziata sul femminicidio, eseguita dal Coro delle Mondine di Porporana.

Novanta minuti complessi, imponenti e carichi di frammenti, con un meraviglioso disegno luci di Jan Fedinger che enfatizza il grande lavoro del coreografo e dei suoi straordinari interpreti.

data di pubblicazione:13/10/2024


Il nostro voto:

SUPER/MAN – The Christopher Reeve Story, di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, 2024

SUPER/MAN – The Christopher Reeve Story, di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, 2024

Serata evento al cinema Adriano di Roma lo scorso 10 ottobre per la presentazione del documentario Super/Man: The Christopher Reeve Story, dal medesimo giorno nelle sale con Warner Bros a 20 anni esatti dalla morte dell’interprete di Clark Kent/Superman, alla presenza dei due registi  Ian Bonhôte e Peter Ettedgui e del figlio Matthew Reeve. La storia di Christopher Reeve non è solo straordinaria, è stato il primo a far credere le persone nei supereroi, ma è anche l’esempio di lotta personale e sociale contro un destino beffardo. “Abbiamo bisogno di veri eroi, di veri leader, di vere persone che diano l’esempio, i valori e il senso di responsabilità e che facciano sempre sentire la loro voce nel dibattito pubblico”, ha affermato Matthew che continua a portare avanti la Fondazione Cristopher and Dana Reeve, insieme ai suoi fratelli Alexandra e Will.

Nella memoria collettiva, Christopher Reeve rimarrà per sempre il supereroe, l’attore sconosciuto dell’Off Broadway interprete del primo Superman cinematografico, divenuto prima la grande star di Hollywood ed in via successiva l’attivista e avvocato per i diritti dei disabili, dopo che una caduta da cavallo lo ha paralizzato dalla testa in giù.

Uscito nel 1978, un anno dopo Guerre Stellari, Superman celebrò con successo il ritorno di Hollywood al cinema d’intrattenimento grazie a Christopher Reeve che impose un Superman poderoso e in linea con l’ideale americano che Ronald Reagan aveva riportato in auge. Bellissimo e credibilissimo, imponente e gentile, divenne un’icona, sullo schermo e nella vita. Sportivo, intelligente, innamorato della moglie e dei figli. La sua vita si è letteralmente fusa con quella di Superman; successi e insuccessi cinematografici, una nuova storia d’amore ed un altro figlio, una famiglia più allargata, poi la drammatica svolta: il 27 maggio 1995 la caduta da cavallo che lo paralizza totalmente. Presa coscienza della nuova devastante condizione scende dal piedistallo del supereroe per diventare un vero eroe. Decide di mostrarsi in pubblico e di raccontarsi, prova a portare avanti la carriera cinematografica, dietro e davanti la macchina da presa, diventa un attivista nella ricerca delle cure per le lesioni del midollo spinale, arriva fino alle Nazioni Unite. Barack Obama firmerà poi una legge sulla disabilità che porta il nome di Christopher Reeve e di sua moglie Dana, con la quale ha creato una fondazione per dare voce e ispirare le persone con disabilità di tutto il mondo per raccogliere donazioni a favore della ricerca sulle lesioni del midollo spinale e sulle cellule staminali per rigenerarlo.

Il documentario presentato da Alice nella Città e dall’Assessorato Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, è un ritratto intimo che mette i riflettori sull’uomo tra l’amore, i legami familiari a volte complicati e il rapporto con gli amici, Robin Williams, Susan Sarandon, Glenn Close, Jeff Daniels e Whoopi Goldberg. Ma quella di Reeve è anche una storia di resilienza e di impegno nel sociale. Dopo l’incidente, come si racconta nel film, si chiedeva spesso se avesse senso continuare a vivere paralizzato. “Sei sempre tu e io ti amo”, gli ha detto la moglie Dana entrando nella stanza della terapia intensiva. In quel momento capisce che un eroe è un uomo che riesce a dare un senso alla propria vita anche in condizioni estreme.

Un diario leggero e corale, di ricordi dell’artista e dell’uomo, di gioie e rimpianti, probabilmente un po’ troppo dilatato e a tratti ripetitivo, che però colpisce il cuore di tutti, empatico e privo di commiserazione.

data di pubblicazione:13/10/2024


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