da Rossano Giuppa | Ott 20, 2025
(ALICE NELLA CITTA’ 2025)
Mentre la prima guerra mondiale impazza nell’ Europa continemtale, un coro locale dello Yorkshire coinvolge un gruppo di ragazze e di veterani feriti per un’esecuzione de Il sogno di Geronte di Edward Elgar. In questo scenario teso e fragile, il canto diventa molto più di un’attività comunitaria, è un atto di resilienza, un modo per restare umani quando tutto sembra crollare.
La Choral Society di Ramsden, un tempo rinomata per i suoi cori maschili, si ritrova improvvisamente decimata perché la maggior parte degli uomini si è arruolata volontaria. L’ambizioso comitato del coro non però si arrende e decide di reclutare giovani adolescenti del paese, ragazzi e ragazze ancora inesperti ma pieni di entusiasmo. A guidarli viene chiamato il maestro Henry Guthrie (Ralph Fiennes), appena tornato da una lunga permanenza in Germania.
Colto e appassionato, ma poco empatico e con un passato che suscita qualche sospetto, Guthrie riesce progressivamente a rinnovare il coro ed a coinvolgere tutti i partecipanti. Sotto la sua direzione rigorosa ma ispirata, i nuovi membri del coro scoprono gradualmente il potere della musica, non solo come capacità espressiva ma soprattutto come mezzo per esprimere le proprie emozioni ed unire le persone. Prende progressivamente corpo una messinscena straordinaria e rivoluzionaria, contestualizzata nel duro presente, ma piena di vitalità e passione.
Un film atipico e bellissimo, che sceglie di non mostrare la guerra ma di farla sentire attraverso il quotidiano di chi la subisce lontano dai campi di battaglia. Un film che celebra il potere taumaturgico della musica che accoglie, dialoga ed infonde speranza.
data di pubblicazione:20/10/2025

da Rossano Giuppa | Ott 19, 2025
(ALICE NELLA CITTA’ 2025)
Ronan Day-Lewis, pittore e figlio d’arte, debutta alla regia con un dramma concettuale su uomo schiacciato dal peso delle proprie scelte, che ricadono anche sulle persone a lui vicine. Film potente e visionario, con un grandissimo Daniel Day-Lewis, che pecca però di una esasperata ricerca estetica e metaforica.
Ambientato nel nord dell’Inghilterra, Anemone racconta la storia di due fratelli separati a seguito di eventi traumatici quando erano giovani. Il protagonista è Ray (Day-Lewis), ex militare che vive ormai da eremita in una casupola tra i boschi dello Yorkshire. Si è imposto una sorta di esilio, schiacciato dal peso delle proprie scelte dopo un trauma risalente a vent’anni prima. Tuttavia, le cose però cambiano quando il fratello Jem (Sean Bean), che intanto si è sposato con Nessa (Samantha Morton), ex compagna di Ray, lo va a trovare per chiedergli di tornare da suo figlio Brian (Samuel Bottomley), anch’esso consumato da una grande rabbia nei confronti del padre. L’incontro tra i due fratelli sconta le incomprensioni e i rimorsi che li legano. Ma è la potenza e la grandezza della natura con una apocalittica grandinata (come la pioggia di rane in Magnolia) a fornire a tutti la chiave di una possibile riconciliazione.
La bellezza del film sta nel talento di tenere insieme diversi filoni narrativi e pittorici, il passato, la violenza e il desiderio di famiglia. Denso, oscuro, a tratti estremo e celebrativo, il film risulta interessante per la grande prova attoriale e per forza del messaggio.
data di pubblicazione:19/10/2025

da Rossano Giuppa | Ott 19, 2025
(Teatro Argentina – Roma, 16/19 ottobre 2025)
Caroline Guiela Nguyen dà vita a una fiaba moderna in cui per mano di una meravigliosa bambina si affrontano il tema della integrazione e della mediazione culturale, il potere delle parole e dei silenzi, il miracolo che garantisce il lieto fine.
Caroline Guiela Nguyen, direttrice del Théâtre National de Strasbourg regala al pubblico del Romaeuropa Festival la sua nuova creazione: Valentina, nata da un intenso lavoro con la comunità rumena di Strasburgo.
La sua ricerca teatrale si caratterizza per l’inclusione di realtà marginali e la creazione di racconti collettivi che riflettono le problematiche sociali contemporanee legate all’immigrazione, alla memoria e all’identità. Il cuore dello spettacolo pulsa attorno al cuore di una bambina, Valentina. Sua madre è malata e devono entrambe trasferirsi dalla Romania a Parigi per affrontare al meglio le cure. Le difficoltà di comunicazione vengono superate grazie al rapido apprendimento della lingua francese da parte della bambina che da interprete diventa responsabile delle verità da svelare e di quelle da tacere per non sovraccaricare di emozioni la madre e salvaguardare cosi la sua vita. La lingua è lo strumento magico della fiaba. Il rumeno rappresenta la lingua dell’affetto e della complicità, il francese quella della nuda realtà che per Valentina, invece, in un rovesciamento di ruoli, è lo strumento con cui può incidere sulla realtà. E in una fiaba la verità può essere svelata, taciuta, desiderata o soffocata, con il cuore grande di una bambina. E in una fiaba tutto è permesso, dal desiderio della figlia di ammalarsi al posto della madre al miracolo happy end che garantisce felicità e gioia per il tempo futuro. Un racconto intimo e delicato che fa bene al cuore e all’anima.
data di pubblicazione:19/10/2025
Il nostro voto: 
da Rossano Giuppa | Ott 18, 2025
(Teatro Vascello – Roma, 15/16 ottobre 2025)
Figura iconica della danza contemporanea canadese e per alcuni anni collaboratrice di David Bowie, Louise Lecavalier approda al Romaeuropa festival presentando il suo nuovo assolo, danses vagabondes, un viaggio nel movimento e nella memoria, dove il corpo diventa archivio di esperienze ed emozioni passate.
Moderni fotogrammi di vita, gesti ed espressioni in loop, segmentati, ripetuti, rimbalzati. Louise Lecavalier porta alla quarantesima edizione del Romaeuropa Festival il suo nuovo assolo. Nata a Montreal, entrata a far parte di La La La Human Steps, vanta una carriera straordinaria che ha visto prestigiose collaborazioni con David Bowie, Frank Zappa e Carole Laure, partecipando a progetti multidisciplinari e al film Strange Days di Kathryn Bigelow.
Lecavalier fonde tecnica e istinto, creando un dialogo costante tra libertà e rigore. Ogni movimento diventa un’esplorazione, una ricerca che supera i confini conosciuti, aprendosi all’inaspettato. La danza è vitale, è necessaria, senza limiti e senza riserve. Nel silenzio come nel ritmo, nel rumore come nella melodia, la sua danza attraversa la scena come un fiume in piena, secondo linee e sezioni definite. La gioia di danzare è fatta di stravaganza ma anche di abbandono, di stupore, di esplosioni e di dolcezza e preghiera. Un continuo movimento sorprendente fatto di oscillazioni, rincorse, salti, rotazioni alla ricerca del vuoto e del pieno, della gioia e del dolore, ovvero del proprio percorso di vita.
Un’esperienza viscerale e intima di un’artista che anche oltre i sessant’anni continua a sfidare ogni aspettativa, sorprendendo gli spettatori con il sorriso e l’anima.
data di pubblicazione:18/10/2025
Il nostro voto: 
da Rossano Giuppa | Ott 9, 2025
(Teatro Argentina – Roma, 7/8 ottobre 2025)
Romaeuropa Festival ha ospitato, sul palcoscenico del Teatro Argentina, Simulacro, la nuova creazione coreografica degli italo-spagnoli KOR’SIA. Fondato nel 2015 dai coreografi e direttori artistici Antonio de Rosa e Mattia Russo, insieme a Giuseppe Dagostino e in collaborazione con Agnès López-Río, il collettivo KOR’SIA attraverso la danza esplora il passato ed i nuovi contesti sociali che diventano un territorio di elaborazione, un ponte tra passato e presente, tra realtà e immaginazione. Simulacro nasce dall’urgenza di analizzare l’identità umana nell’era digitale, metafora della contrapposizione tra l’io e l’universo governato da codici e algoritmi.
Uno spazio circolare in perenne rotazione, senza punti di riferimento. La necessità di non fermarsi, ma senza direzioni effettive mentre la tecnologia incombe e sovrappone il costruito al reale. In questo spazio non lineare la struttura narrativa è frammentata e sospesa. Ogni movimento avviene per reazione ed inerzia e lo spazio si riempie di pieni e vuoti, di pause e ripartenze, incontri ed incroci temporanei. Esasperando la ricerca di emozione in un mondo governato da bit ed interferenze, Simulacro racconta la conflittualità tra reale e virtuale, verità e menzogna, in un luogo indefinito popolato di informazioni, immagini, intelligenze artificiali che soffocano l’immaginazione ed il libero pensiero. Esiste oggi un vissuto reale? Siamo artefici del destino che costruiamo o siamo soggetti a una manipolazione costante?
Attraverso una combinazione di linguaggi artistici e tecnologie avanzate, Antonio de Rosa e Mattia Russo creano un’opera multidisciplinare che prende vita con sette danzatori in scena, la drammaturgia di Agnès López-Río, e la colonna sonora di Alejandro da Rocha. In linea con i precedenti progetti creativi, Simulacro si radica in una visione artistica che unisce sensibilità coreografica e innovazione tecnologica, per ampliare il linguaggio performativo e aprire a nuove capacità espressive. Un’esperienza sensoriale che invita il pubblico a riflettere sul senso di identità ed individualità, sulle relazioni sociali e sulla necessità di inclusività̀ e diversità nella cultura e nella società.
Spettacolo intenso e coinvolgente: straordinari i danzatori, bellissime le atmosfere che rievocano Lost Highway di David Lynch, la strada e le luci reali o immaginate, la colonna sonora ambigua e struggente. La danza diventa la manifestazione vera della percezione contemporanea, dove ogni certezza si sgretola, ma dove ancora pulsa la disperata ricerca di umanità.
data di pubblicazione:09/10/2025
Il nostro voto: 
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