LEGGERE LOLITA A TEHERAN di Eran Riklis, 2024

LEGGERE LOLITA A TEHERAN di Eran Riklis, 2024

Dopo pochi mesi dalla caduta dello scià e dall’inizio della rivoluzione khomeinista, la professoressa di letteratura inglese Azar Nafisi e il marito tornano in patria. Sono fiduciosi che la storia del paese cambierà in meglio e Azar è piena di entusiasmo nell’iniziare i propri corsi presso l’università di Teheran. Ben presto si accorgerà che il regime islamico degli Ayatollah avrà un atteggiamento molto ostile. Rigido verso l’emancipazione delle donne e verso ogni riferimento alla cultura occidentale, intesa come contraria alla decenza e alla fede religiosa…

Eran Riklis è un regista israeliano e quindi addentro le problematiche, non poche, del suo paese. Tuttavia in questo lavoro riesce perfettamente a rendere ciò che significa vivere in Iran dopo l’avvento della rivoluzione. Il film è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Azar Nafisi, scritto dopo la sua fuga, insieme alla sua famiglia, negli Stati Uniti. Riklis fa un’analisi cruda dell’atmosfera cupa in cui vivevano, e ancora vivono, le donne in quella realtà. Azar (Golshifteh Farahani) insegna all’Università e cerca in tutti i modi di far appassionare i propri studenti alla letteratura contemporanea di lingua inglese. Mentre gli uomini accettano malvolentieri i suoi suggerimenti, ritenendoli contrari ai principi religiosi islamici, le donne invece approvano con vero trasporto quegli autori stranieri. La lettura di quei libri, nonostante proibita e condannata perfino con la pena di morte, sarà per loro una forma di ribellione al regime.

Leggere Lolita a Teheran sarà anche un atteggiamento di emancipazione dalla cultura maschilista che vieta alle donne ogni forma di espressione. Azar sarà costretta a lasciare l’Università e a continuare il suo insegnamento a casa con le sue allieve più promettenti. Leggere Nabokov o Jane Austen, rischiando la propria vita, diventa così l’unico modo per sopravvivere a tutte quelle forme di violenza alle quali vengono sottoposte. Convinte della incapacità di ritornare alla normalità, a loro non resterà che fuggire verso paesi dove la libertà di pensiero è diritto irrinunciabile alla dignità. Quelle donne lasceranno l’Iran ma l’Iran non lascerà loro. Un film commovente, espressivo, vero che ci rende impotenti di fronte a una realtà impossibile da accettare e che ha scarse probabilità di cambiare. Se ne consiglia la visione.

data di pubblicazione:29/11/2024


Scopri con un click il nostro voto:

STUCKY serie gialla in 6 puntate su RAI DUE

STUCKY serie gialla in 6 puntate su RAI DUE

Presso la Questura di Treviso, che non si vede mai, opera in qualità di ispettore capo della Polizia, Stucky, versione veneta del tenente Colombo. La serie è ispirata ai romanzi di Fulvio Evras ed è tutt’ora in onda.

Il riferimento al tenente americano Columbo (da noi ribattezzato Colombo, perchè suona più familiare), autore di una sterminata serie di stagioni nasce dalla constatazione che già dalle prime immagini è noto il o la colpevole. Tutto il giocattolo ruota quindi sulle capacità deduttive del nostro poliziotto volte ad incastrare il cattivo di turno. Stucky svolge le sue indagini rilassate in un’ora, il che non è un merito da poco. Il personaggio calza perfettamente nell’abbondante figura di Giuseppe Battiston, ironico e distaccato quanto basta, ma non per questo meno efficace e plausibile. Stucky, il nome è di origini persiane, per via di padre, si aggira sornione per vicoli, bar e osterie, di una Treviso spesso fotografata in notturni. Il meccanismo investigativo ribalta i normali canoni del thriller. Non ricorda né Montalbano, né Rocco Schiavone e, per fortuna, neanche il terribile ispettore Coliandro o altri svariati marescialli e marescialle delle tv nostrane, ma disegna un personaggio, curioso, “tignoso” alla ricerca della soluzione che lo spettatore conosce dall’inizio. Secondo la migliore tradizione RAI o dovrei dire dei giallisti di casa nostra. abbondano i personaggi di contorno. Ad affiancare un ispirato Stucky/Battiston abbiamo la bella e complice, Marina, medico legale interpretato con sobrietà da Barbora Bobulova e l’oste Secondo, alias Diego Ribon. Le trame sono ben orchestrate, lineari, direi di facile immediatezza narrativa. Non aspettatevi inseguimenti, sparatorie e nemmeno effetti speciali: si sa i budget Rai sono oculati, ma onestamente, in questo caso nemmeno sarebbero funzionali alla tipologia del personaggio. Stucky, infatti, si muove tranquillo, quasi pachidermico, nel suo impermeabile stazzonato, più incline al ragionamento e all’astuzia che non alle armi o agli inseguimenti o alla violenza. Il Veneto era già stato protagonista della serie, L’Alligatore, tratto dai romanzi di ben altro spessore di Massimo Carlotto, ma in tempi decisamente cupi, la versione di Stucky con i suoi ritmi lenti e la sua ironia ce ne offre una versione leggera ma mai banale. Visione rassicurante, quasi per famiglie. Alla regia si succedono, Valerio Attanasio e Matteo Visconti, su Rai2 ogni mercoledì altrimenti su Rai Play.

data di pubblicazione:28/11/2024

NON È IL PAESE DI DRACULA di Paolo Ciampi – edizioni Bottega Errante, 2024

NON È IL PAESE DI DRACULA di Paolo Ciampi – edizioni Bottega Errante, 2024

Un viaggio emozionale in Romania: dalla Transilvania al Mar Nero, cancellando vecchi luoghi comuni. Tipo la Disneyland allestita attorno al Conte Dracula, mito e leggenda locale, che attira gli americani con una location castellana imperniata su finzioni e facili ammiccamenti. In realtà Dracula è soprattutto un personaggio dell’omonimo libro di Bram Stoker, dunque figlio di una letteratura immaginifica. Ciampi, viaggiatore instancabile, ci fa vedere una Romania varia e diversa, viaggiando in modo naturale, su un pullman, senza accelerazioni e forzature. E’ il Paese da poco entrato nella Comunità Europea che ha spedito in Italia oltre un milione di connazionali in cerca di un futuro migliore, che ha recentemente promosso nella politica il pacifista di destra Georgescu, che frequenta un idioma latina molto vicino al nostro e cova secoli di storia e di frontiera, non ultima la coincidenza di seicento chilometri di confine con l’Ucraina a rischio. Ciampi ci fa vivere con partecipazione il percorso e quasi ci sentiamo compagni di viaggio nella condivisione delle esperienze, del culminare nell’affascinante delta del Danubio, verde e non blu dove la natura riprende il sopravvento prima dello sbocco al mare. Storia, geografia e folclore con qualche bagliore del passato regime di Ceasescu, ricordo di 35 anni fa. Immagine inedite, seminali, vive e non retoriche. Narrativa di viaggio instancabile, a tratti febbrile che sembra premesse a altre peregrinazioni. Mai abbandonando il tono leggero Ciampi comunque è rigoroso nell’accumulo di sensazioni e percezioni. Abbracciando con simpatia tutto quello che gli capita lungo il percorso. Bottega Errante si conferma l’editore più attento all’interessante sboccio di una bibliografia sui paesi dell’est. Di cui sappiamo sempre troppo poco. Da domani parleremo un po’ meno di Dracula e un po’ più delle aspirazioni attuali della Romania. Ricordandoci dell’oro trafugato dai romani nelle miniere locali e del tributo al Daci.

data di pubblicazione.28/11/2024  

IL NUOTATORE DI AUSCHWITZ, ispirato alla vera storia di Alfred Nakache

IL NUOTATORE DI AUSCHWITZ, ispirato alla vera storia di Alfred Nakache

tratto da “Uno psicologo nel lager” di Viktor E. Frank, con Raul Bova, testo e regia di Luca De Bei, disegno luci di Marco Laudando, contributi video di Marco Renda, musiche originali di Francesco Bova, aiuto regia Barbara Porta, costumi di Francesca Schiavon

(Teatro Il Parioli, Roma, 27 novembre/8 dicembre 2024)

Un sobrio e sommesso omaggio al nuotatore francese di origine ebraica che vide interrotta la propria carriera dal conflitto e dalla persecuzione razziale pur riuscendo, a titolo onorifico, a partecipare all’Olimpiade del 1948. Nuotatore come Bova che sguazza nel suo ambiente naturale.

Era atteso alla prova nella solitudine dell’attore solo in scena Raul Bova e la prova è superata, come una gara. Non era Don Matteo ma esame ben più severo. Non fanno storia lievi incespicature sul testo nel combinato disposto tra reading e memoria con una scenografia spoglia che poggia su musiche ridotte, l’oscillazione tra due leggii e contributi video che, saggiamente preferiscono non rievocare Auschwitz per non conferire un’attitudine ancora più punitiva al contesto. Al primo racconto di un’adolescenza serena e di un cammino sportivo per il protagonista, fatto di primati e di titoli in Francia, subentra la fissità spettrale della deportazione che rompe i vincoli familiari. Nel campo di concentramento però si riattiva vita e solidarietà. E, quando riemerge dagli orrori della guerra, ma senza più famiglia (sterminata nelle camere a gas) il legame con l’acqua si riannoda e per molti decenni il nuoto sarà ancora passione e hobby con percorsi di tre chilometri giornalieri. Anche la fine, serena, sarà nel contesto dell’elemento naturale che fa di se maggioranza nel corpo umano, conseguenza di un malore marino. Spettacolo denso che richiede impegno e concentrazione senza alcun facile effetto speciale.

data di pubblicazione:28/11/2024


Il nostro voto:

LA SCORTECATA di Emma Dante

LA SCORTECATA di Emma Dante

con Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola

(Teatro Vascello – Roma, 19 novembre/1dicembre 2024)

Torna a Roma al Teatro Vascello dopo otto anni di successi sui palcoscenici di tutto il mondo La scortecata, la rilettura da parte di Emma Dante di una delle novella più celebri della raccolta de Lo cunto de li cunti, scritta nel Seicento da Giambattista Basile. La magia di Emma Dante risiede nella scelta di un napoletano popolato di espressioni gergali, proverbi e slang popolari, secondo una collaudata macchina teatrale fatta di movimento, voce e gestualità che ancora una volta sorprende e affascina.

È la storia di un re che si innamora della voce di un’anziana donna e ingannato dalla bellezza del suo dito mignolo mostratogli dal buco della serratura, invita l’anziana a trascorre una notte d’amore. La donna accetta ma cela il suo corpo deforme tra il buio della stanza e il bianco dell’enorme lenzuolo che copre, e insieme descrive, il rapporto consumato tra i due. Scoperto l’inganno però il re si infuria con la donna e la butta dal balcone. Da lì passa una fata che la trasforma in una bellissima ragazza di cui si invaghisce il re. L’incantesimo svanisce, il lieto fine non arriva e così la povera vecchia, chiede alla sorella di scorticarla per far uscire, dalla pelle vecchia la pelle nuova e ritornare ad essere, ancora, giovane e bella.

Quattro personaggi (il re, le due sorelle e la fata) per due straordinari interpreti, gli attori Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, in grado di rappresentare al meglio le movenze e le difficoltà fisiche due anziane, in uno spazio segnato da pochi arredi, con un castello in miniatura tra di loro.

Due sedioline di legno, una porta, un baule, oggetti di un quotidiano passato rendono viva e nostalgica la scena, così come la musica ancora una volta perfetta. È la forza del teatro di Emma Dante in grado di far sorridere con leggerezza per poi evolvere in un reale grottescamente bello.

Un forte epiteto sulla vanità, sul senso del ridicolo e sull’inganno dell’apparenza ma anche una riflessione più ampia sui meccanismi tribali della famiglia e sull’accettazione dei segni del tempo.

data di pubblicazione:28/11/2024


Il nostro voto:

THE GARBAGE MAN di Alfonso Bergamo, 2024

THE GARBAGE MAN di Alfonso Bergamo, 2024

Man, come piace farsi chiamare, vive con la madre invalida in un anonimo paesino del Salento dove lavora come netturbino. La sua vita monotona trova ostilità da parte di alcuni che lo ritengono responsabile della morte del padre, uomo violento che lo aveva reso infelice. Un giorno si scontra con la prepotenza del boss malavitoso locale a cui deve ripagare un debito a suo tempo contratto dal genitore…

Alfonso Bergamo è un giovane regista della provincia di Salerno che si è distinto al Noir in Festival dello scorso anno con The Garbage Man. Il film è girato essenzialmente di notte perché di notte si svolge la vita lavorativa del protagonista. Un uso accurato di piani sequenza, un contrasto tra luci e ombre, una ricerca studiata di rimandi scenici, tutto questo rende il film veramente convincente. Se la storia nel suo insieme può sembrare banale e con un finale decisamente scontato, non per questo il risultato ottenuto è da sottovalutare. Man (Paolo Briguglia) non ha veri amici in paese e non parla con nessuno ad eccezione del suo collega di lavoro americano (Randall Paul). A loro piace bere, scherzare e raccattare tra i rifiuti tutto quello che si può utilizzare ancora. In un tempo imprecisato il regista introduce la figura di Rosario (Tony Sperandeo) al quale viene affidata la figura del mafioso locale.

The Garbage Man è un film noir indipendente, che ci parla di violenza e in cui il debole risponde con altrettanta violenza per ottenere giustizia. Alla fine il paese verrà ripulito da ciò che tutti fingono di non vedere, ma che di fatto è a tutti palese. La storia è messa da parte, un pretesto per far emergere invece l’aspetto visivo e musicale. Spazzatura di ogni tipo che la società crea e nella quale siamo sempre più coinvolti. Nel racconto c’è anche l’amore che si fa strada nel cuore del protagonista e che però verrà sacrificato e annientato dagli eventi. Un epilogo sospeso come è giusto che sia per chiederci cosa potrà accadere al nostro antieroe. Un uomo timido e introverso trasformato in un “rambo” che sa il fatto suo e che alla fine cerca vendetta per tutti i torti subiti. Sicuramente un film di genere che usa immagini forti per impressionare lo spettatore e che utilizza un linguaggio cinematografico del tutto originale.

data di pubblicazione:27/11/2024


Scopri con un click il nostro voto:

ALEX CROSS di Ben Watkins – Serie PRIME VIDEO 2024, Prima Stagione

ALEX CROSS di Ben Watkins – Serie PRIME VIDEO 2024, Prima Stagione

Alex Cross (Aldis Hodge) è un detective e psicopatologo della Omicidi di Washington. Affronta casi complicati lavorando sulla psicologia dei criminali. Cross è però anche un uomo tormentato, segnato dal dolore per la perdita della moglie, dalle angosce del suo passato e dalle difficoltà familiari…

Siamo in tempi in cui davanti alla gran quantità ed alla non pari qualità delle offerte in streaming domina ormai lo zapping. Se però si insiste si possono a volte scovare anche prodotti interessanti. Ecco allora che fra i polizieschi proposti, la serie Alex Cross esce dal classico stereotipo azione adrenalinica e poliziotto con problemi. Un prodotto di spessore che grazie ai tempi dilatati della serialità riesce a coniugare l’indagine investigativa con una buona introspezione psicologica dei protagonisti. In una parola, a saper fondere le vicende umane con il thriller poliziesco.

Dopo varie trasposizioni cinematografiche torna in una Serie di otto episodi il protagonista dei best seller di James Patterson: il detective Alex Cross. Le sue qualità distintive rispetto ai tanti poliziotti cinematografici e televisivi sono la perspicacia, la determinazione e la vulnerabilità con cui affronta le indagini. Un uomo ed un poliziotto normale che sa soprattutto usare la sua conoscenza della psiche dei criminali e lascia l’azione fisica a quando è necessario. Questa prima stagione (la seconda è già in lavorazione) è centrata, fra colpi di scena e battute d’arresto, sulla caccia ad un sadico assassino seriale. Una caccia in cui entrano in gioco la polizia, il criminale ed anche la potenziale vittima e che si intreccia tutta su due piani narrativi: quello investigativo e quello individuale.

L’avvio è però un po’ lento e la presentazione dei personaggi troppo lunga. Si percepisce che la Serie è stata dilatata in un paio di episodi di troppo. Ma, messe le carte in tavola, la vicenda decolla e cattura l’attenzione con ritmo e tensione narrativa in un susseguirsi di colpi di scena. Un discreto polar con personaggi complessi ma ben delineati ed una messa in scena interessante. Una storia un po’ cupa ma dinamica, ben congegnata ed appassionante. La recitazione è apprezzabilmente buona. Sia però ben chiaro Alex Cross è un visual concept televisivo e quindi resta ben lontano da un prodotto cinematografico. Ciò non di meno è un discreto poliziesco che all’azione unisce una buona analisi dei moventi psicologici ed un’acuta riflessione sulla Società attuale. Una Serie di certo interessante per gli amanti del Genere.

data di pubblicazione:27/11/2024

SYRO SADUN SETTIMINO, o il trionfo della Grande Eugenia

SYRO SADUN SETTIMINO, o il trionfo della Grande Eugenia

Operina Monodanza in un atto di notte di Sylvano Bussotti, 2024. Poema di Dacia Maraini, Voce recitante di Manuela Kustermann, Danzatore Carlo Massari, Ensemble Roma Sinfonietta, Direttore Marcello Panni, Coro Evo Ensemble

(Teatro Vascello – Roma, 25 novembre 2024)

Settimino, proprio perché nato così prematuro, sin dalla nascita ha delle aspirazioni che lo portano a desiderare di diventare un giorno un grande ballerino. Già dai primi anni, quando inizia a prendere consapevolezza di sé, non sa bene che posizione prendere in società. Sarà meglio identificarsi con il genere femminile o con quello maschile? In tutta la sua vita si porrà questo amletico dilemma, adattandosi come meglio può, ora di qua ora di là…

 

In occasione del Festival di Nuova Consonanza, il Teatro Vascello ripropone un’opera del compositore fiorentino Sylvano Bussotti. Per la verità trattasi di un’operina, così come la definisce l’autore, rappresentata solo una volta nel 1974 al Festival di Royan e poi archiviata definitivamente. Forse il tema trattato era considerato scabroso, quando parlare di sesso era sempre pericoloso, addirittura proibito quando si alludeva alle così dette devianze. Bussotti non ha bisogno di grandi presentazioni e tutti sanno che era un artista alquanto poliedrico a cui piaceva fare un po’ di tutto. Ogni cosa veniva fatta però in maniera innovativa e di rottura con gli schemi e gli stilemi tradizionali. Anche in questo spettacolo lui osa molto e pone il protagonista fuori dalla scena, anche se lo spettatore ne percepisce costantemente la presenza. Come cinquant’anni fa, anche oggi Dacia Maraini cura la parte narrativa e poetica in un testo ora riveduto e corretto. Se l’argomento era tabù, ora lo stesso viene sdoganato e riproposto senza tanto scalpore. Oggi parlare di fluidità di genere non crea più tanto imbarazzo, quanto piuttosto curiosità.

In Syro Sadun Settimino troviamo un po’ di tutto: Musica – Coro a Cappella – Danza – Poesia. La voce narrante questa volta è lasciata all’interpretazione della grande attrice Manuela Kustermann. Sulla scena, fa da sfondo, il filmato RARA realizzato alla fine degli anni sessanta con immagini statiche di giovani nudi e piangenti. Ognuno fa la sua parte in maniera eccellente in uno spettacolo che in 50 minuti esprime ciò che bisogna esprimere, senza raggiri e inutili tortuosità. Una serata dove ancora oggi si percepisce il valore di un’avanguardia che ha veramente fatto a pezzi il concetto di musica e teatro. Almeno così come lo si intendeva in alcuni contesti di artefatta tendenza.

data di pubblicazione:27/11/2024


Il nostro voto:

NAPOLI – NEW YORK di Gabriele Salvatores, 2024

NAPOLI – NEW YORK di Gabriele Salvatores, 2024

Napoli – New York è basato su una breve storia scritta da Fellini, quando era ancora il giovane Federico, con Tullio Pinelli. Sviluppata da Salvatores con i toni leggeri di una favola racconta in maniera semplice, ma mai superficiale, di immigrazione ai tempi in cui i migranti eravamo noi.

Napoli, 1949. La piccola Celestina perde la sua ultima parente nel crollo dell’edificio inagibile in cui vive. Sola e senza tetto, condividerà un giaciglio di fortuna con Carmine, uno scugnizzo di poco più grande di lei. Entrambi tentano di sbarcare il lunario vendendo sigarette di contrabbando, ma il destino li conduce in porto dove sta per salpare la nave Victory diretta a New York. Saliti da clandestini, Carmine e Celestina ben presto vengono scoperti dal capitano Domenico Garofalo, uomo burbero dal cuore tenero. Una volta giunti a destinazione, i due decidono di cercare Agnese, la sorella maggiore di Celestina, approdata a New York qualche tempo prima inseguendo l’amore. Ma sopravvivere da soli in quella città non è facile neanche per due scugnizzi come loro: ”io non sono straniera, sono povera. I ricchi non sono stranieri in nessun luogo”.

La sceneggiatura di Salvatores accarezza il prezioso soggetto felliniano. Brani musicali sapientemente scelti irrompono felicemente nelle scene. Le immagini degli alloggi di terza classe unitamente alla digitalizzazione della nave che solca l’oceano evocano il Titanic di Cameron. C’è anche un po’ dell’America di Leone nelle disavventure dei due scugnizzi nei sobborghi newyorkesi, e tanto amore per il cinema d’altri tempi nell’interpretazione di Favino: il suo Domenico sembra uscito dalla vecchia commedia all’italiana. Degno di nota il cameo di Antonio Catania e un plauso particolare va ai due giovanissimi interpreti Dea Lanzano e Antonio Guerra.

Napoli – New York è un felice ritorno al passato nella cinematografia di Salvatores perché ha in sé il tema del viaggio avventuroso che tanto piace al regista. La contemporaneità del tema immigrazione viene trattato senza rivendicazioni né inutili schieramenti, ma con magia, poesia e un briciolo di malinconia, lasciandoci appagati e divertiti.

data di pubblicazione:25/11/2024


Scopri con un click il nostro voto:

JANNACCI E DINTORNI, Paolo Conte, Gaber, DeAndrè

JANNACCI E DINTORNI, Paolo Conte, Gaber, DeAndrè

di e con Simone Colombari e Max Paiella

(Sala Umberto – Roma, 21 novembre/1 dicembre 2024)

Appassionata carrellata sull’arte e la variegata personalità di Enzo Jannacci, un artista a tutto tondo. Accompagnati da ottimi musicisti, Paiella e Colombari si fanno interpreti dei maggiori successi e qualche tonfo del dottor Jannacci, cantando ma anche raccontandone aspetti più umani e meno noti.

Forse non riconosciuta al tempo da tutti la grandezza di Enzo Jannacci, l’artista meneghino riceve da qualche anno continui e significativi riconoscimenti, seppur tardivi. Inevitabili quelli del figlio Paolo, anch’egli valente pianista e autore di una interessante biografia, ma anche di Elio, della Rai, dei comuni di Milano e di Foggia (la famiglia era di origini pugliesi) e di tanti artisti che hanno avuto modo di apprezzarne il genio e la grande umanità. In questi giorni presso la Sala Umberto, è in atto un ennesimo tributo a cura degli ottimi, Max Paiella (romano, crooner, imitatore, autore, funambolico collaboratore del Ruggito del Coniglio e altro ancora) e Simone Colombari (fiorentino, attore, fine dicitore, nonchè autore di testi per Greg&Lillo,e altro ancora). Entrambi bravi ed affiatati nel riproporre alcuni dei passaggi più significativi della carriera artistica di Jannacci. Non dimenticando che il nostro ha frequentato tutto il gotha della cd canzone d’autore italiana. Dal primo Celentano, ai cantautori genovesi (Bindi, Tenco, Lauzi, De Andrè) , all’amico sodale Gaber e con lui, il nobel Dario Fo, Cochi e Renato, ma anche Beppe Viola, Walter Chiari e da ultimo Paolo Conte, di lui artisticamente innamorato (vedi le formidabili interpretazioni di Bartali e Messico e Nuvole). Compito non facile quello di rendere “in Italiano” la “milanesità” di Enzo Jannacci, come pure la sua apparente leggerezza in contrasto con i temi sociali, sottesi nelle sue ballate (Vincenzina e la Fabbrica o anche, El Purtava e’ Scarpe e’ Tennis). In Jannacci e Dintorni Paiella e Colombari, veri funamboli del palcoscenico, riescono a rendere le atmosfere e raccontare in modo lieve ma mai banale l’iter musicale e qualcosa della vita stessa del grande Jannacci. Lo spettacolo che si avvale di clamorosi musicisti meritevoli di citazione: Attilio Di Giovanni, Gino Mariniello, Alberto Botta, Flavio Cangialosi, Mario Caporilli, Claudio Giusti, tutti, dotati di “di grande orecchio” per dirla con Enzo. Repliche fino al prossimo primo dicembre.

data di pubblicazione:25/11/2024


Il nostro voto: