GIOVANNI TESTORI FRA TEATRO E CRITICA D’ARTE

GIOVANNI TESTORI FRA TEATRO E CRITICA D’ARTE

Quando il lavoro del critico trapassa nell’invenzione del vero scrittore

(Biblioteca Hertziana – Roma, 19 marzo 2024)

Si è svolto a Roma, presso la sala conferenze della biblioteca Hertziana – storico edificio in via Gregoriana dove ha sede l’istituto tedesco della società Max-Planck dedicato alla ricerca sulla storia dell’arte – un interessante seminario di ricerca dedicato allo scrittore Giovanni Testori. Nato a Novate, nella periferia nord di Milano, il critico d’arte e drammaturgo è stato uno scrittore prolifico, una figura complessa e articolata, modello per la cultura italiana del Novecento e di quella milanese in particolare. Scopo del seminario è stato quello di avvicinare un pubblico di studiosi e appassionati alla figura dell’artista lombardo, in particolare dopo l’anno appena trascorso in cui si sono celebrati i 100 anni dalla nascita con mostre, eventi, spettacoli e convegni.

L’evento, organizzato e presentato da Paolo Talone in collaborazione con Lara Demori, ha aperto una prospettiva di analisi sull’autore novatese, ponendo al centro le connessioni tra la scrittura drammaturgica e quella di critico d’arte. La relazione è stata affidata a un ospite di eccezione, Davide Dall’Ombra. Docente di Storia della critica d’arte presso l’Università Cattolica di Milano, Davide Dall’Ombra è direttore di Casa Testori – l’associazione che si occupa di gestire l’eredità intellettuale dello scrittore – e responsabile della biblioteca e dell’archivio di Giovanni Testori. Il seminario è iniziato con la lettura di un testo tratto da uno dei saggi tratti dal Gran teatro montano, il volume del 1965 che raccoglie le riflessioni dell’autore su Gaudenzio Ferrari, pittore e sculture al Sacro Monte di Varallo. Il brano, una descrizione della cappella 38 del Sacro Monte (detta “cappella della crocifissione”), letto dall’attrice Chiara Cavalieri (membro stabile tra le altre cose della compagnia Fort Apache Teatro con la quale conduce laboratori in istituti penitenziari) dà un’idea dell’abilità di scrittura testoriana che sa mettere in dialogo scultura e pittura attraverso l’uso di un linguaggio teatrale.

Testori nasce come critico e pittore negli anni ’40, durante i quali collabora con la rivista del GUF di Forlì Pattuglia diretta da Walter Ronchi. Negli anni ’50 conosce Roberto Longhi, che diventa suo maestro d’elezione. Gli interessi si allargano alla pittura lombarda del Seicento e parallelamente inizia a coltivare la passione per la scrittura e il teatro. Escono I segreti di Milano, una raccolta di scritti di vario genere dal romanzo al teatro, che narrano la periferia milanese. Nel 1968 pubblica su Paragone letteratura il saggio teorico sul teatro, Il ventre del teatro, in cui mette in evidenza la centralità della parola e dell’attore, per lui personaggio monologante. Questo scritto apre la grande stagione teatrale degli anni ’70, segnata dalla collaborazione con la regista Andrée Ruth Shammah e l’attore Franco Parenti, per il quale scrive La trilogia degli scarozzanti. Un periodo felice che vede la nascita del Salone Pier Lombardo (poi teatro Franco Parenti) e la sperimentazione in teatro di una lingua nuova, inventata, segno di rinnovamento per la scena milanese e italiana in generale. Dopo la morte della madre Lina Paracchi nel 1977, Testori prenderà una strada diversa, ma tornerà a collaborare con il Pier Lombardo nel 1984, in occasione del bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni. Scrive per la compagnia di Parenti I promessi sposi alla prova, l’azione teatrale divisa in due giornate in cui un Maestro dialoga con gli attori chiamati a mettere in scena il celebre romanzo. Tornando al seminario, da quest’opera è tratta un’altra lettura che vede protagonista il personaggio della Monaca di Monza, sempre presentata attraverso la voce e l’interpretazione della Cavalieri.

L’incontro ha poi coinvolto nella seconda parte il numeroso pubblico di studiosi di arte, lavoratori dello spettacolo, impiegati dell’istituto e semplici appassionati, intervenuto con domande e considerazioni sull’autore. Anche a Roma è stato celebrato Giovanni Testori.

Link utili:

La registrazione video del seminario si può seguire su Research Seminar with Davide dall’Ombra on Vimeo

Giovanni Testori – Home

Casa Testori

Home | Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institute for Art History (biblhertz.it)

data di pubblicazione:24/03/2024

LA VITA CONTROMANO di Anna Murante, con Daniele Poto – ed. Youucanprint 2024

LA VITA CONTROMANO di Anna Murante, con Daniele Poto – ed. Youucanprint 2024

In Italia nel 2023 sono usciti 81.000 libri e questo certo non sarà più letto. Ma ha il merito di uscire dalla mischia e dal mercato. Perché più che un libro è la storia di una vita, un diario che chiede di essere condiviso. Una storia di donna travagliata e che trova riscatto nella sublimazione della testimonianza. La vita contromano. Con una gravidanza atipica che all’inizio viene rifiutata. Ma quando una madre prende in braccio il suo bambino tutto può cambiare. E la vita improvvisamente sembra raddrizzarsi attraverso la storia vera di una donna che, lottando contro i pregiudizi, s’insedia a Roma e, partendo dalla gavetta, si conquista un solido presente, documentando un piccolo spaccato della storia d’Italia: dal terrorismo a Berlusconi fino all’attuale temperie. La serenità si rompe quando suo figlio va incontro a un tragico destino. Quel ragazzo fortemente amato era la ragione di una vita. Metabolizzando il lutto con il racconto di questa parabola Anna Murante ci consegna uno spaccato intimo di questo percorso sofferto e irrisolto, irrorato dalla speranza di una redenzione, forse anche religiosa. Daniele Poto ha solo cercato di restituire al meglio la sua gioia e il suo dolore lasciando alla storia la genuinità e la spontaneità primordiali di una donna pugliese che cerca di farsi largo a Roma lottando contro i pregiudizi che le affibbiano subito l’etichetta di ragazza madre. Libro di facile leggibilità, di fragranze godibili che può ambire al suo legittimo spazio in una biblioteca. Anna Murante ci ha riassunto il suo passato anche per illuminare il prossimo futuro e ritrovare nel coro dei lettori amici e parenti solidali con la sua parabola.

data di pubblicazione:21/03/2024

ANOTHER END di Piero Messina, 2024

ANOTHER END di Piero Messina, 2024

Sal non riesce a rassegnarsi per la perdita di Zoe, morta a causa di un incidente per di più causato da lui stesso. Al colmo della disperazione, dopo aver persino tentato il suicidio, si lascia convincere dalla sorella Ebe a ricorrere a una speciale organizzazione. Ciò gli consentirà di rincontrare per poco la donna amata, sia pur nel corpo di un’altra…

 

A quasi dieci anni dal suo film d’esordio L’attesa, il regista siciliano torna a trattare un tema a lui molto caro che è quello dell’amore vero tra due persone. Un amore incondizionato a volte rubato da circostanze imprevedibili e del quale non si riesce a farsene una ragione. Il problema centrale è quindi quello della elaborazione del lutto, per la perdita della persona cara, e delle difficoltà che spesso ci impediscono di attuarla. In Another End, presentato in concorso all’ultima edizione della Berlinale, seguiamo le vicende del protagonista Sal (Gael Garcìa Bernal) che si trova ad affrontare la morte della sua compagna. L’uomo è colpito dal vuoto che le ha lasciato e devastato dai sensi di colpa per essere stato lui la causa dell’incidente mortale. Siamo in un futuro, forse oramai prossimo, in cui la tecnologia può far sì che sia possibile rivivere ancora alcuni momenti con la persona che abbiamo amato. Si è così preparati in qualche modo all’evento ineluttabile, già di fatto accaduto. Quando Zoe (Renate Reinsve) si ripresenta, con il corpo di un’altra donna, l’uomo potrà passare con lei dei momenti speciali e predisporsi così meglio a quel distacco definitivo che il destino gli ha riservato. Il tema affrontato non è certo tra i più originali, ma il regista riesce in qualche modo a trovare la sua strada in un groviglio di situazioni drammatiche che spesso hanno l’effetto di incupire lo spettatore. Il risultato è quello di aver creato qualcosa di ferruginoso, qualcosa che si fa fatica a seguire. Tutto ciò senza per questo voler sminuire la capacità del regista di usare la cinepresa in maniera più che professionale. Al cast si aggiunge anche la presenza della talentuosa attrice argentina Bérénice Bejo, nel ruolo della sorella Ebe. Sarà una presenza determinante per traghettare il protagonista in un mondo nuovo e aiutarlo a elaborare appieno la perdita subita.

data di pubblicazione:20/03/2024


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DE GASPERI, L’EUROPA BRUCIA di Angela Demattè

DE GASPERI, L’EUROPA BRUCIA di Angela Demattè

con Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi, Francesco Maruccia, regia di Carmelo Rifici, scene di Daniele Spanò, costumi di Margherita Baldoni, luci di Gianni Staropoli, musiche di Federica Furlani. Produzione Teatro Stabile di Bolzano, La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello, Centro Servizi Culturali, Santa Chiara di Trento

(Teatro Vascello – Roma 19/24 marzo 2024)

Rigorosa rievocazione di una personaggio centrale nell’Italia del dopoguerra. Didattica, didascalica ma anche superbamente incisiva nel dimostrare la cronica dipendenza dagli Stati Uniti nei pregnanti dialoghi con un ambasciatore.

Il teatro ha molte strade e tante risonanze. E quando imbocca un sentiero difficile se ne assume le conseguenze. Dunque la scelta di un personaggio apparentemente dimenticato sembra infilare la scena in un difficile senso unico. Invece la cattura del senso storico, la puntuale ricostruzione dei discorsi del politico che andava negli Stati Uniti chiedendo la carità dei finanziamenti per la palingenesi italiana ha toni accorati quanto convincenti. Certo, molto è affidato alla capacità mimetica di un Pierobon capace di riprodurre fedelmente la vena cattolica di De Gasperi e il suo tentativo di indipendenza dai vincitori della guerra. Con il non sibillino riferimento alla politica petrolifera di Mattei, alla difficile dicotomia con il Partito Comunista, alla cronica avversione per i rossi e la loro utopia. Fanno da simbolo le bandiere in campo. Il bianco dei democristiani, il rosso di quelli che allora venivano chiamati bolscevichi per sottolineare malignamente la dipendenza da Mosca. Lo spettacolo dimostra eloquentemente il fallimento più che di una nazione (l’Italia) quello del progetto Europa, ventilato con tante speranze alle metà degli anni ’50, in parte spezzato dalla scomparsa dello statista di cui si parla. Una partita a bocce con un ragazzo di Matera riconduce il dibattito in termini semplici e lineari rimandando alla volontà di un popolo spesso dimenticato. Il sogno del vecchio continente oggi non è pi quello di De Gasperi e Adenauer.

data di pubblicazione:20/03/2024


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DIRITTO PENALE AL CINEMA – Università “Roma Tre”

DIRITTO PENALE AL CINEMA – Università “Roma Tre”

L’attività formativa “Diritto penale al cinema” propone agli studenti di giurisprudenza dell’Università “Roma Tre” una riflessione che, muovendo dal cinema, si confronta con alcune delle più complesse sfide del diritto penale contemporaneo.

Presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre”, ormai da dieci anni, si svolge l’attività formativa “Diritti penale al cinema”, di cui è titolare la Prof.ssa Massaro.

Il 19 marzo si è tenuta la prima lezione dell’anno accademico 2023-2024, che, muovendo dal film Miele di Valeria Golino, ha affrontato il tema “Fine vita e diritto penale”.

“Miele”, che segna il fortunato esordio alla regia di Valeria Golino, è liberamente ispirato al romanzo Vi perdono di Angela Del Fabbro-Mauro Covacich, poi ripubblicato con il titolo A nome tuo. Il film, nel 2013, è stato presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.

La storia è quella di Irene (Jasmine Trinca, Nastro d’argento e Globo d’oro come migliore attrice per questa interpretazione), che, attraverso periodici viaggi in Messico, si procura un barbiturico per cani che, opportunamente somministrato, pone fine pressoché instantemente alle sofferenze di chi ne faccia richiesta. La sicurezza (apparente) di Irene-Miele è però destinata a infrangersi a seguito dell’incontro con l’ingegner Carlo Grimaldi (un impeccabile Carlo Cecchi).

Sembra un malato come tutti gli altri, mail suo corpo non reca ferite di alcun tipo: è la sua anima che è stanca di vivere e che preferisce uscire di scena senza plateali e scomposti voli dalla finestra, ma in maniera silenziosa, discreta e dignitosa. Miele è spiazzata: mentre urla che il suo compito non è quello di uccidere i depressi, ma di aiutare chi è “realmente” malato, si rende conto di quanto labile ed evanescente possa rivelarsi il confine tra la vita del corpo e quella dell’anima, tra la malattia e la cura, tra la scelta e la disperazione. 

L’incontro svoltosi nelle aule dell’Università “Roma Tre”  ha preso le mosse da un’analisi dei reati previsti dagli articoli 579 (omicidio del consenziente) e 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale, per poi lasciare spazio agli interventi di Mina Welby (copresidente dell’Associazione Luca Coscioni) e Chiara Lalli (scrittrice, giornalista, filosofa).

Mina Welby ha ripercorso le tappe fondamentali della vicenda (prima) umana e (poi) giudiziaria di suo marito Piergiorgio, che, nel 2006, ha scosso il torpore del dibattito pubblico italiano in materia di eutanasia.

Chiara Lalli è attualmente coinvolta in un procedimento penale per aver accompagnato presso una clinica Svizzera Massimiliano, malato di sclerosi multipla cui in Italia si sarebbe negato l’accesso a una pratica di suicidio assistito. Il suo intervento ha precisato quali sono stati i passi avanti segnati dalla sentenza n. 242 del 2019, con cui la Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittimo l’art. 580 c.p., ma anche le ragioni della nuova questione di legittimità costituzionale sulla fattispecie di aiuto al suicidio, sulla quale la Corte dovrà pronunciarsi a breve.

Per approfondimenti:

A. Massaro, L’eutanasia al cinema: l’amara dolcezza di Miele

A. Massaro, L. Grossi, La progressiva “destrutturazione giurisprudenziale” del suicidio medicalmente assistito: una nuova questione di legittimità costituzionale sull’art. 580 c.p.

MAY DECEMBER di Todd Haynes, 2024

MAY DECEMBER di Todd Haynes, 2024

Presentato in anteprima a Cannes, esce nelle sale con Lucky Red l’ultimo film di Haynes interpretato dai premi Oscar Natalie Portman e Julianne Moore. Le due attrici tengono la scena per tutta la durata del film che potremmo definire “l’anatomia di uno scandalo americano”, parafrasando il titolo della pellicola di Justine Triet che gli ha strappato l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Gracie Atherton-Yoo (Julianne Moore), moglie e madre, all’età di 36 anni inizia una relazione extraconiugale con il tredicenne di origini coreane Joe Yoo, compagno di classe di suo figlio Georgie. Ben presto nella comunità di Savannah, Georgia, la storia diviene di dominio pubblico e Gracie finisce in prigione. I due tuttavia, nonostante l’inevitabile ostracismo delle famiglie e della società, si sposano. Dal matrimonio nascono tre figli. Passano vent’anni. La coppia vive ancora a Savannah e la pace sembra essere tornata, quando l’attrice di successo Elizabeth Berry (Natalie Portman) decide di interpretare un biopic su Gracie ed inizia a frequentare la casa dei coniugi Yoo per calarsi meglio nella parte.

Todd Haynes, come in Lontano dal paradiso e Carol, torna su un terreno a lui congeniale: indagare il perbenismo americano alla luce di certi avvenimenti privati che hanno fatto scandalo. In May December il titolo stesso rappresenta un gap, una distanza quasi incolmabile come l’età che separa i due coniugi e sarà Elizabeth a far scoprire allo spettatore che tutto non è come sembra. Gracie infatti manifesterà un carattere da manipolatrice, mentre il suo giovane marito una maturità apparente e mai sbocciata, come le crisalidi di cui si prende cura sino a farle diventare farfalle pronte a volare.

Nonostante la sottile complessità della tematica, con una verità sempre in bilico che non sembra mai essere una solamente, il film nel suo complesso non aggiunge nulla a ciò che sin dall’inizio appare palese. Per tutta la durata si percepisce l’esistenza di un filo che tiene i vari personaggi incredibilmente uniti intorno a Gracie. Julianne Moore è magistrale nello svelare a poco a poco la propria personalità distorta con segnali contrastanti tra loro che vanno dall’infantilismo al controllo, dando ad Elizabeth- Portman, abile e cinica, la chiave di lettura del suo personaggio. Al pubblico l’ardua sentenza.

data di pubblicazione:20/03/2024


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MEMORY di Michel Franco, 2024

MEMORY di Michel Franco, 2024

Il regista messicano Michel Franco ci racconta una bellissima storia d’amore, raffinata e non usuale, con una coppia d’attori in perfetta sintonia tra loro. Jessica Chastain e Peter Sarsgaard (Coppa Volpi a Venezia per questo ruolo) danno vita ad una performance di primissimo livello, sfidando con i loro personaggi un dolore profondo che la memoria ha tentato in tutti i modi di reprimere.

 

Sylvia e Saul si incontrano ad una festa di ex liceali. Lui si siede accanto a lei per parlarle, ma lei infastidita si alza ed esce dal locale; lui la segue lentamente sin sotto casa e lei, spaventata, si barrica nel suo appartamento. Saul rimarrà sotto l’appartamento di Sylvia per tutta la notte, incurante del temporale e solo l’indomani la donna scoprirà che l’uomo è in uno stato confusionale e non ricorda nulla dell’accaduto. Madre single e assistente in un centro per anziani, Sylvia appare subito agli occhi del fratello di Saul la persona giusta per tenere compagnia all’uomo, affetto da una precoce forma di demenza. Inizia così una strana frequentazione tra i due, fatta di accudimento e di semplici incontri.

Memory è un film dalla trama delicata e profonda, che ha a che fare con la memoria “cancellata” dai traumi del proprio passato, anche se la cancellazione per Saul è involontaria, mentre per Sylvia è fermamente voluta. Un passato ingombrante e grave ha segnato profondamente la vita della donna, incapace di tornare ad amare qualcuno, almeno sino all’incontro con quell’uomo gentile ed indifeso che sembra riesca ad abbattere quel muro che lei stessa ha innalzato per proteggersi. Quell’incontro le darà la forza di rimettere in discussione la memoria del suo passato, un passato che tempo addietro aveva sommerso con l’alcool e che per autodifesa, anche dopo la disintossicazione, caparbiamente non vuole far riemergere.

Michel Franco riesce a raccontare un dramma crudo, di quelli che fanno male, tanto male. Lo fa tornare a galla con dolore da chi a forza lo aveva rimosso per anni, sottraendosi alla vita, e in maniera quasi terapeutica lo trasforma in altro dando ai due protagonisti, sopravvissuti nonostante tutto alle loro vicende personali, una nuova chance di vita, lasciandoci in bocca il gusto di qualcosa di buono.

data di pubblicazione:19/03/2024


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LA SALA PROFESSORI di İlker Çatak, 2024

LA SALA PROFESSORI di İlker Çatak, 2024

Carla Nowak insegna da pochi mesi in una scuola media tedesca. Riesce presto a instaurare un ottimo rapporto con i propri studenti. Al contrario il corpo insegnante la guarda con sospetto e una punta di invidia per il suo carattere risoluto e fuori dagli schemi tradizionali. Durante la sua permanenza nella scuola si verificano piccoli furti. Tutto il corpo insegnante si mette sulle tracce del colpevole cercandoo anche tra gli stessi ragazzi. La scoperta della presunta verità da parte di Carla, darà adito a una serie di reazioni a catena con conseguenze imprevedibili…

 

Çatak è un giovane promettente regista tedesco, di origini turche, che si è distinto in campo internazionale con questo suo ultimo lungometraggio presentato con successo nella Sezione Panorama della Berlinale del 2023. Il film, girato interamente all’interno di una scuola, non vuole soltanto far capire gli ingranaggi che ne regolano l’attività formativa, ma evidenziare soprattutto gli sforzi di partecipazione emotiva tra il corpo insegnante e quello studentesco vero e proprio. Un pretesto che il regista coglie per raccontare la realtà, parlando anche di sé come uomo che porta ancora il peso dell’integrazione di una famiglia di immigrati turchi in Germania. Ecco che la scuola è lo specchio della società di oggi, dove troviamo la tanto ostentata tolleranza zero tra false verità e insulti alla dignità umana. Carla (Leonie Benesch) è l’insegnante di origini polacche protagonista di una storia molto articolata, dove il senso di giustizia viene messo in crisi dagli eventi che porteranno a sconvolgere completamente gli equilibri all’interno della scuola stessa. Carla è una persona integerrima che però a sua volta commette degli errori. Gli altri colleghi del corpo docente possiedono ciascuno una propria precisa identità a volte in contrasto tra loro. Così come tra i giovani studenti c’è rivalità, pregiudizi razziali ma anche tanta dose di solidarietà. Tutto questo è lo specchio riflesso di una società odierna in cui si fa fatica a raccontare la verità e a farsi rispettare per ciò che si è. Ecco che la scuola diventa un rebus, un cubo di Rubik che ammette un’unica soluzione, difficile da trovare ma che sta lì pronta a essere dimostrata. Ottime le riprese e l’intera ambientazione con un finale sconvolgente, elementi questi che hanno contribuito a far rientrare il film nella cinquina per l’Oscar come miglior film straniero.

data di pubblicazione:17/03/2024


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BRAMA LIVE SHOW con i Dimensione Brama

BRAMA LIVE SHOW con i Dimensione Brama

Il collettivo Dimensione Brama si è esibito all’Alcazar Live di Roma il 14 marzo 2024 in uno show site-specific, appositamente pensato per il club romano, che spazia dalla musica alla piece teatrale ed alla performance di arte contemporanea (foto di Lorenzo Balestrieri).

 

Difficile collocare i Dimensione Brama in un ambito artistico specifico, visto che possono essere considerati allo stesso tempo musicisti ma anche performer legati al teatro, alla filosofia, alla video arte, alla danza.

Con Brama live show, prodotto da 369 gradi, sul palco del locale romano, il collettivo ha portato uno show eclettico, in cui si fondono punk e barocco, giocato su sovrapposizioni tra musica e performance. Chitarre elettriche, fiati, tapis roulant, ventilatori tra slogan e melodie.

I Dimensione Brama sono una delle realtà più interessanti della scena romana. A cavallo tra diversi mondi e stili, possono essere considerati un collettivo artistico e fenomeno culturale che affascina, incuriosisce e diverte lo spettatore.

All’attivo da quattro anni, sin dal loro esordio hanno attirato l’attenzione della stampa nazionale e di critici musicali. I Dimensione Brama sono Michele Mazzetti di Pietralata alle tastiere, Nicola Pecora alla voce, Claudio Molinari alla chitarra elettrica, Guglielmo Cappellini alla batteria, Lorenzo Celata al basso, Enrico Cuculo al violino, Jacopo Narici alle percussioni e Marcello Sanzó alla tromba.

In scaletta il loro singolo d’esordio Correre, un pezzo rock, balcanico, religioso, ma anche un monologo, una storia contemporanea che viaggia ad un’altra velocità, ad un’altra dimensione.

data di pubblicazione:16/03/2024

 

VIVIEN di Donatella Busini

VIVIEN di Donatella Busini

con Alessandro Calamunci, Ilaria Fantozzi, Caroline Pagani, Mauro Toscanelli, Massimo Zannola, regia di Mauro Toscanelli

(Teatro Lo Spazio – Roma, 14/17 marzo 2024)

Vivien Leigh e il suo doppio. Riscoperta della popolare attrice che trova finalmente pace e si ritrova grazie a una figlia che si dibatte nella difficile rieducazione in un ospedale psichiatrico. Gradevole e fedele ricostruzione di un transfert con attori multi-ruoli. Prova di scrittura e di regia per una prima di successo.

Ricordata per la parte di Rossella ‘O Hara in Via col Vento, la Leigh è colpevolmente dimenticata per una carriera teatrale importante in combinato disposto con Laurence Olivier, forse il più grande talento del passato secolo. Ma qui c’è di mezzo una misteriosa figlia che, per le dottrine degli anni ’70, viene curata con l’elettrochoc. La scena del trattamento è la più intensa e vivida dello spettacolo. L’attrice e il suo doppio, tra realtà e fantasia, tra sogno e incubo, Così l’incontro tra le due è il pretesto per rivivere un’esistenza tra alti e bassi, tra soggiorni in Italia, malattia e diverbi sentimentali. Un’abbondante ora in cui scorre tutta la sua dimenticata vita. Il crudelissimo ma capace direttore del’Ospedale Psichiatrico procede indefessamente nel suo tentativo di recupero psichico della più giovane, nello scetticismo dei suoi più immediati collaboratori. Lo spettacolo è un omaggio ad una donna fragile, vera colta e anti-conformista, qui schermata attraverso le cure psicoanalitiche della supposta figlia. Un omaggio alla storia al teatro, a una vita che non perde ragione d’essere fuori dalle tavole del palcoscenico, ribellandosi all’umana caducità. Un significativo recupero di un’attrice significativa. Valore aggiunto, gli attori che interpretano i due grandi attori sono straordinariamente somiglianti agli originali. Capace uso degli spazi su due pedane e fedele ricostruzione di un’esistenza attraverso cambi di scena e incontri con sagace uso dell’accompagnamento sonoro.

data di pubblicazione:15/03/2024


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