LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE di Joseph Roth

LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE di Joseph Roth

adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah, con Carlo Cecchi, Claudia Grassi e Giovanni Lucini

(Teatro India – Roma, 25 febbraio/2 marzo)

Carlo Cecchi veste i panni del santo bevitore nel racconto di Joseph Roth adattato per lui dalla regista e direttrice artistica del Franco Parenti di Milano, Andrée Ruth Shammah. La miracolosa ed enigmatica vicenda del clochard Andreas Kartak, migrato a Parigi dall’Europa dell’Est negli anni ’30, rivive in un racconto narrato in terza persona.

La grande tela su cui è proiettata una vecchia foto in bianco e nero di una strada alberata si apre come un sipario sulla scena disegnata da Gianmaurizio Fercioni, amico e collaboratore di tanti spettacoli della Shammah. Appare la sala di un bar abitata da solitudini al cui bancone è seduto un anziano bevitore. Attraverso la porta di ingresso al caffè e l’unica finestra si vedono proiettate all’esterno immagini della città di Parigi a contestualizzare un ambiente dall’atmosfera piovosa e retrò (le suggestioni visive sono di Luca Scarzella e Vinicio Bordin). All’interno, come in un quadro di Hopper dalle geometrie chiuse dello spazio, è incastonata la parabola effimera di un uomo.

Effimera, perché tutto in questo spettacolo sembra dire che il viaggio dell’umano verte verso il nulla. Si avverte come l’eco di un vecchio racconto chassidico che narra di un povero, vestito di stracci, il quale compare davanti a un re: ha forse bisogno di chiedere cosa desidera o la sua stessa presenza non parla già da sé? Ed è così che Carlo Cecchi ci presenta il personaggio di Andreas Kartak. Come un uomo bisognoso, che vive la sua misera vita sotto i ponti di Parigi. Un giorno incontra la fortuna per poi perderla e ritrovarla in altri incontri. Negli amori, nelle amicizie del passato in un gioco continuo di meschino e miracoloso.

Con la sua caratterizzante voce roca e con un certo ironico distacco dalla vicenda – che non è cinismo, ma consapevolezza del fatto che si può guardare la vita senza precipitare nella malinconia – Carlo Cecchi conduce lo spettatore all’interno di una storia comune eppure straordinaria. Illumina di volta in volta passi dello scritto con la sua perfezione di abile narratore. È un po’ Andreas e un po’ sé stesso. Ma è anche in parte la voce di Joseph Roth, l’autore di questa novella autobiografica, giornalista e romanziere, costretto dalle leggi raziali a fuggire dalla Germania nella capitale francese dove morirà per complicazioni dovute al troppo bere.

Completa la messa in scena una colonna sonora che cita canti yiddish, vecchie canzoni popolari francesi e soprattutto omaggia, usando gli stessi brani di Stravinskij, il film di Ermanno Olmi tratto dal racconto, che valse al regista il Leone d’Oro a Venezia nel 1988.

data di pubblicazione:04/03/2025


Il nostro voto:

OSCAR 2025: una prevedibile sorpresa

OSCAR 2025: una prevedibile sorpresa

Anche il 2024 è stata Un’Ottima Annata per il Cinema, ormai definitivamente risorto dopo il trauma della pandemia e degli scioperi. Una stagione cinematografica ricca di prodotti di alto livello e quindi una lotta per gli Oscar tra le più combattute ed avvincenti degli ultimi anni. Ancora una volta si conferma che Hollywood e gli Oscar sono prevedibilmente imprevedibili. Gli Americani ragionano quasi sempre in modo diverso dagli Europei e sembrano continuare a preferire i film “meno impegnativi”, che fanno sognare e non urtano le varie sensibilità, rispetto ad altri più belli e impegnati. I voti dei 10mila membri dell’Academy non tengono conto né delle opinioni della Critica internazionale né degli apprezzamenti dei cinefili o del pubblico. Ancora una volta tutte le valutazioni tecniche, razionali o emotive, le illusioni o le aspettative del cuore sono state disattese. Quel che sembrava dovesse essere solo la consacrazione ufficiale con la più che attesa vittoria nelle categorie più importanti dei pluricandidati Emilia Pérez, The Brutalist e Wicked si è risolta invece nella prevedibile Sorpresa con il trionfo di Anora. Ben cinque premi significativi: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Montaggio e Miglior Attrice Protagonista a Mikey Madison. Quindi su tutti ha prevalso il giovane Cinema Indipendente di Sean Baker e l’estrosa e surreale favola americana della giovane sex-worker. Tutte le certezze raccolte nei mesi precedenti, quando sembrava che i giochi fossero fatti, sono svanite nelle ultime settimane allorché la corsa si è fatta più serrata. Uniche conferme, gli Oscar a Zoe Saldana, Kieran Culkin e Flow.

I front runner sono stati sottoposti ad un fuoco di fila di critiche e di sgambetti più o meno legittimi. Gli outsider si sono così fatti sempre più avanti, pronti al sorpasso. Emilia Pérez (13 nomination) è stato azzoppato con lo scandalo dei vecchi tweet razzisti di Karla Sofìa Gascòn. The Brutalist e Wicked (10 nomination ciascuno) non sono riusciti a mantenere il consenso che avrebbero meritato.

Intendiamoci, Anora è un film gradevole, fresco, giovanile e indubbiamente meritevole ma non certo paragonabile agli altri competitor. Cosa ci volete fare? Questa è l’America. Il cosiddetto “sogno americano” – quale che sia – per gli americani vince sempre. D’altronde, volenti o nolenti, viviamo nel momento di America first!

La 97° edizione degli Oscar ha così premiato nelle categorie principali:

Miglior Film: Anora                                                                         

Miglior Regia: Sean Baker – Anora         

Miglior Film Internazionale: I’m Still Here (Brasile)

Miglior Film d’Animazione: Flow

Miglior Attore Protagonista: Adrien Brody (The Brutalist)                                                               

Miglior Attrice Protagonista: Mikey Madison (Anora)

Miglior Attrice Non protagonista: Zoe Saldana (Emilia Pérez)

Miglior Attore Non protagonista: Kieran Culkin (A Real Pain)

data di pubblicazione:03/03/2025

FOLLEMENTE di Paolo Genovese, 2025

FOLLEMENTE di Paolo Genovese, 2025

Indovina chi viene a cena, stasera? FolleMente è il racconto di un primo appuntamento. Uno come tanti, forse. Con lui che si presenta alla porta tenendo in mano un mazzolin di fiori mentre lei prova l’outfit fino all’ultimo secondo utile. Sarà soltanto un’avventura? Ma soprattutto, si tratta davvero di un tȇte-à-tȇte?

Tutto accade in una sera. Sono un uomo e una donna (Edoardo Leo, Pilar Fogliati) in un interno. Fatto di mobili, divani, pareti. Con una piccola veranda “fantasmagorica”, che dà sulla strada. E che si cambia, all’occorrenza, in una sorta di lanterna magica. Quinte e palcoscenico raccolti in un unico luogo, qui prendono forma le emozioni che ciascuno di noi conosce bene o ricorda. Imbarazzo e ritrosia da “prima volta”, desiderio di aprirsi e paura di sbagliare (un solo pensiero può rovinare tutto!), pause di silenzio e rossori improvvisi. Una captatio benevolentiae in piena regola mira a conquistare la simpatia dello spettatore, ad estorcere tenerezza, persino. Sin dalle prime scene. Lui che inciampa ogni tre passi sulle tante suppellettili, nell’appartamento in penombra che “fa atmosfera”. Lei che “scivola” su quel lapsus impudico (ci sdraiamo a tavola? …l’ho detto veramente?!), per poi incepparsi in un singhiozzo molesto e pressoché infantile. Tutto ciò non può che far sorridere. Ma il sale – ed anche il pepe, direi – della storia è dato dalla presenza di altri otto personaggi, quattro per parte, icone delle identità maschili e femminili, con caratterizzazioni da manuale e qualche guizzo insolito. Impersonati da attori reali – brillanti negli interventi, credibili nella mimica e nelle battute – questi personaggi “altri” altro non sono che parti della mente, di lui e di lei. Tratti diversi, spesso contrastanti, di una stessa personalità. Impeccabile Rocco Papaleo nel ruolo del disilluso, sorprendente Maurizio Lastrico che quanto a soavità batte sul campo la “sognatrice” Vittoria Puccini. Semplicemente straordinaria Emanuela Fanelli, la simpatica seduttrice. E comunque bravi tutti.

In questo allegro carosello si avvicendano erotismo e romanticismo, voglia d’indipendenza e bisogno d’amore. Ma anche razionalità, prudenza e un pizzico di disincanto. Presenti sulla scena dall’inizio alla fine, questi “prodotti della fantasia” sono in realtà più veri di quanto non si possa credere. Fanno sorridere ma tengono viva l’attenzione, discutono e si scontrano tra loro ma rimangono lì, spostandosi di un pouf appena. Sono la famiglia – talora ingombrante – che avvolge e che scalda, sono gli amici che non ti abbandonano. Che stanno lì a smussare, sostenere, lavorare di dialettica, dare una mano.  E che risolvono alla fine ciò che da soli, in una coppia, forse non si potrebbe. Perché in due è bello, ma in tanti – tutti insieme appassionatamente – è meglio. Lo abbiamo detto davvero?!

data di pubblicazione:28/02/2025


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REACHER – serie tv Prime Video

REACHER – serie tv Prime Video

Terza stagione della serie tratta dai fortunati romanzi di Lee Child.  L’ex maggiore, Jack Reacher, solo Reacher per amici e nemici, è un ex militare dei servizi speciali, addestrato a pensare ed agire con assoluta determinazione. In questa occasione si trova coinvolto in un’operazione sotto copertura per scoprire chi c’è dietro un trafficante già di per sé pericoloso. Un ‘avventura che lo riporterà a rivivere i fantasmi di un passato inquieto.

Torna, dopo il successo dei primi due capitoli, il formidabile Reacher, campione di stazza e di ironia, in una nuova stagione all’insegna della forza dei suoi principi e dei suoi bicipiti.Nella prima stagione lo abbiamo visto muoversi in solitudine per tutti gli Stati Uniti, nella seconda era affiancato dalla sua vecchia squadra, ora viene riproposto nuovamente nella versione da eroe solitario, con tanto di T shirt e spazzolino , come sue uniche proprietà. Ovviamente, incontrerà nella sua peregrinazione nuovi personaggi, difenderà ragazzotti inermi e sposerà le cause più nobili, trovandosi sistematicamente nel posto sbagliato al momento sbagliato, forse ritrovando un antico nemico. A metà strada tra Schwarzenegger e Rambo, Alan Ritchson interpreta Reacher dall’alto del suo metro e novantotto, con occhi di ghiaccio, ma anche sufficiente ironia e carisma. Il personaggio si rivela dotato nei calcoli, nell’immediatezza delle situazioni, ma anche in materie umanistiche oltre che nelle arti marziali e belliche. La serie, decisamente Action, si compone di otto episodi, è basata sul romanzo di Lee Child La Vittima Designata e vede l’ex maggiore nell’impresa di salvare un informatore dell’Antidroga sotto copertura. Rispetto al romanzo da cui è tratto, l’adattamento è abbastanza fedele tranne per il particolare dell’eliminazione della madre del giovane salvato da Reacher, artificio che permette di enfatizzare maggiormente il rapporto e il conflitto generazionale fra il padre Zachary (apparente venditore di tappeti) e il ragazzo, cui il nostro eroe si affeziona dopo averlo salvato da un rapimento. Come sempre le location sono suggestive e realistiche, le avventure intense e coinvolgenti, i comprimari idonei nei rispettivi ruoli e la colonna sonora, ora country ora rock perfettamente calzante. Non guasta una certa attenzione ai risvolti psicologici di Reacher e compagni e compagne seppure è l’azione a farla da padrona, con effetti speciali che non fanno rimpiangere il primo adattamento cinematografico con Tom Cruise nel ruolo oggi di Ritchson. Al momento, non conosciamo né il finale né gli ulteriori sviluppi della vicenda, che comunque non riveleremmo, ma su Reacher III abbiamo la certezza di essere difronte ad un’ennesima ottima serie tv, ben fatta e ben diretta. I meriti vanno divisi fra Nick Santora, il creatore della serie, il vigoroso Alan Ritchson e naturalmente il romanziere Lee Child autore di ben 28 romanzi con Reacher protagonista.

data di pubblicazione:27/02/2025

NOI E LORO di Muriel e Delphine Coulin, 2025

NOI E LORO di Muriel e Delphine Coulin, 2025

Pierre (V. Lindon) è un ferroviere vedovo che cresce con affetto i suoi due figli. Il minore è studioso e responsabile, ammesso alla Sorbona sta per lasciare la provincia per Parigi. Il maggiore a 22 anni ancora non si è diplomato. Tra rassegnazione e rabbia è ancorato alle realtà locali. Appassionato di sport si avvicina a gruppi estremisti, ne assorbe le ideologie e…

Presentato a Venezia ‘24 il film delle sorelle Coulin ha visto giustamente premiato Lindon con la Coppa Volpi per l’Interpretazione Maschile. La sua sola presenza è già una garanzia di un cinema di alta qualità ed impegno. Noi e Loro affronta un soggetto delicato e di terribile attualità. Tramite il prisma di una famiglia ci racconta infatti di una crisi sociale e politica che attraversa tutta l’Europa e non solo. Gli effetti devastanti delle ideologie estremiste e razziste all’interno degli equilibri familiari e della Società in senso lato. Un’opera forte ed intelligente che fa proprio un argomento abrasivo trattandolo con efficacia e sobrietà. Un film essenziale che rappresenta con rigore i danni delle teorie che si insinuano nelle menti dei giovani. Con gli occhi di un padre accorato ma impotente assisteremo alla inarrestabile deriva di un figlio. Con lui vivremo la delusione per il tradimento dei valori familiari ancor più rilevante perché operato in un contesto sereno e di aperte vedute. Al centro di tutto è Lindon. Riempie le scene con la sua personalità, con il suo volto segnato e l’intensità con cui incarna questo genitore partecipe e protettivo.

Noi e Loro è un film di alta recitazione, sguardi, gesti, silenzi, parole. La cinepresa registra in primo piano i volti dei protagonisti per sondare le loro emozioni ed i moti del cuore. Un lavoro supportato da un’ottima e solida sceneggiatura e da dialoghi ben cesellati ed autentici. La messa in scena, le inquadrature e la fotografia contribuiscono a caratterizzare gli ambienti e le diverse situazioni con un delicato gioco di chiaroscuri e luci. Il ritmo è dinamico e la narrazione procede per ampie cesure temporali. Ogni sequenza di questo scontro padre/figlio come in una tragedia classica avvicina all’inevitabile. L’ingranaggio è palpabile e si resta incollati alla poltrona coinvolti emotivamente. Il film non esprime nessuna condanna, si limita ad esporre i personaggi nella loro umana fragilità e il succedersi dei fatti. Sarà lo spettatore a valutare in coscienza il messaggio ed il dramma di un quotidiano che potrebbe divenire di tutti. Al termine si resta in uno stato di inquietudine che fa riflettere e pensare all’amore indissolubile di questo padre.

data di pubblicazione:27/02/2025


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UNA STORIA VERA FATTA DI BUGIE dal romanzo di Jennifer Clement

UNA STORIA VERA FATTA DI BUGIE dal romanzo di Jennifer Clement

regia di Yaser Mohamed, con Sabrina Biagioli, Iris Basilicata, Mathilde Serre e Yaser Mohamed

(Teatro di Villa Lazzaroni – Roma, 21/23 febbraio 2025)

Città del Messico, seconda metà dello scorso secolo. In casa degli O’Conner trova accoglienza e lavoro Leonora, una povera ragazza che arriva dalla provincia. Il divario sociale la renderà presto vittima di abuso e sopraffazione. Aura Olivia, la figlia più piccola dei signori, è la testimone innocente del mondo creato dalla scrittrice statunitense cresciuta in Messico Jennifer Clement. Ha debuttato lo spettacolo che porta il titolo del romanzo, firmato da Sabrina Biagioli e Iris Basilicata per Sabris Teatro e la regia di Yaser Mohamed.

Nella società raccontata dalla scrittrice Jennifer Clement il divario che separa il povero dal ricco è abissale. Siamo a Città del Messico e la famiglia O’Conner assume come bambinaia Leonora, una ragazza che viene dal contesto marginale della provincia. Educata a dire sempre di sì e mai a esternare quello che pensa, ha ricevuto un’educazione votata al servizio. Un sapere fatto di rituali che mischiano il sacro con il profano trasmessole direttamente dalla madre.

Per sopravvivere da piccola raccoglieva insieme ai fratelli dei ramoscelli per fabbricare scope. Ma adesso ha un buon lavoro e può mangiare carne più volte a settimana. In casa con lei vivono anche Sofia, la cuoca, e Josefa, la donna delle pulizie che non sa parlare. Leonora si prende cura di Aura, l’ultimogenita della casa attorno alla quale si muove un mondo che una bambina come lei non può ancora comprendere.

Prodotto letterario di incantevole originalità, il romanzo della Clement, uscito nel 2001 – la traduzione italiana è di Paola Brusasco (Instar Libri, 2003) – presenta uno stile di scrittura che fonde brani di prosa e versi poetici, in buona parte ispirati dalla salmodia biblica. Il racconto della vicenda di Leonora in casa degli O’Conner, narrata in terza persona, si alterna alla voce in prima persona di Aura che osserva la vita con gli occhi innocenti di una bambina. L’uso frequente poi delle virgolette basse per il discorso diretto ha favorito sicuramente la scrittura drammaturgica, che non fa mistero di riportare sulla scena brani interi tratti dal libro.

Se per un verso questa decisione ha reso omaggio all’autrice, presente eccezionalmente alla prima, dall’altro ha costretto la scrittura drammaturgica a moderare la libertà creativa e la regia a adeguarsi al racconto risolvendo con stacchi di buio e ripetizioni l’incedere delle scene. Soluzione che però rallenta il ritmo della storia. Dopotutto il tempo della lettura, che offre più spazio per dipanare l’intricato simbolismo di un testo così profondamente poetico come Una storia vera fatta di bugie, non batte la stessa misura di quello imposto da una visione e da un ascolto dalla platea.

Ciò non significa però che lo spettacolo non sia un buon prodotto dal punto di vista visivo e interpretativo. Entrambi gli aspetti hanno saputo cogliere l’essenza del romanzo. La scena di Francesca Fontana, essenziale negli elementi, mostra al centro un grande albero di pompelmo, custode silenzioso del giardino dove si consuma la vicenda. Sul fondale, invece, compare come sospesa in aria una casa di bambole a raffigurare il piccolo mondo raccontato. Come a dire che lo spazio di casa O’Conner è troppo piccolo per l’immensità delle esistenze che lo abitano.

data di pubblicazione:25/02/2025


Il nostro voto:

THE ORDER di Justin Kurzel, 2025 – Prime Video

THE ORDER di Justin Kurzel, 2025 – Prime Video

Nord Ovest degli Stati Uniti, 1983/84. Un agente dell’FBI (J. Law) indaga su una serie di rapine inquietanti. Dietro questi crimini c’è un gruppo di Suprematisti Bianchi il cui leader (N. Hoult) ha un minaccioso progetto…

Presentato a Venezia ’24 The Order non è un banale BMovie destinato ad abbellire i cataloghi delle piattaforme ma è un discreto thriller accattivante, teso e con sequenze coinvolgenti che, pur senza tante ambizioni, intrattiene il suo pubblico. L’australiano Kurzel resta fedele ai canoni della New Hollywood e filma in modo lineare seguendo i codici del poliziesco classico. Lo fa con un approccio sobrio ma solido, con una messa in scena semplice che senza troppi effetti riesce a catturare ogni attimo di tensione e ad essere coinvolgente. Immerge i suoi spettatori in un’indagine cupa e intrigante, in un clima di tensione crescente, su un complotto che va oltre il semplice banditismo. Il soggetto, pur ispirato a fatti reali, è insolito e meno comune del previsto. Man mano che si procede nel plot ci si ritrova calati nelle atmosfere degli Anni ’80. Il regista è bravo nel ricostruire gli ambienti e le situazioni di quel periodo con una narrazione immersiva che gioca con i magnifici panorami dei luoghi, rimarcandone la bellezza in contrasto con la brutalità umana. Un dualismo che pervade tutto il film. Una divisione netta fra Bene e Male, Giustizia e Criminalità e fra chi lotta per la Democrazia e chi la vuole distruggere. La conduzione lineare del film rende comprensibile l’evoluzione della vicenda. La messa in scena è buona, la fotografia rimarchevole e la colonna sonora esalta i momenti di tensione. Le azioni sono scientemente antispettacolari e old style, in coerenza con gli anni in cui è ambientata la storia. Kurzel si prende i suoi tempi, il ritmo è lento ma non annoia. Sfiora i personaggi senza addentrarsi nelle loro psicologie o nelle motivazioni dei fatti. I due antagonisti Law e Hoult danno una solida performance con una recitazione sobria e contenuta.

In sintesi The Order è un lavoro che non rivoluziona né intende rivoluzionare e non esce dai canoni del Genere, salvo qualche spunto interessante e coinvolgente. L’attenzione è tutta centrata sulla raffigurazione di un’epoca e sulla prestazione attoriale. Un film “normale”, un polar intenso e disincantato che piacerà agli appassionati. Certamente un cinema commerciale ma di buona fattura e convincente quanto basta.

data di pubblicazione:25/02/2025


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ZERO DAY di L.L.Glatter, 2025  – serie Netflix

ZERO DAY di L.L.Glatter, 2025 – serie Netflix

Un improvviso cyber attack crea un blackout totale negli USA e causa migliaia di morti. La Presidente (A. Bassett) richiama l’apprezzato ex Presidente (Robert De Niro). Lo mette a capo di una Commissione con pieni poteri per trovare e colpire ad ogni costo i responsabili…

De Niro is back!

La buona, vecchia paranoia patriottica americana è di ritorno. Si sa, la realtà supera la finzione, la miniserie (6 episodi) disorienta e spaventa perché è facile fare paralleli con l’attualità politica americana. ZERO DAY è un thriller complottista, mozzafiato ed efficace. Girato con eleganza ed un taglio molto classico non è né rivoluzionario né innovativo. Ripropone gli stilemi del Cinema Americano e l’Uomo integro posto di fronte al dilemma se fare o no la cosa giusta. La chiave vincente della sceneggiatura è che il plot viene vissuto e visto attraverso i tormenti e le angosce personali dell’ex Presidente. Lo spettatore vivrà i fatti tramite i suoi occhi, le incertezze, la fragilità e la sua dirittura morale, accentuando così il mistero e la tensione. Al centro c’è un’America sul filo del caos. Una società evoluta ma vulnerabile, fragile a livello di élite e di masse. La libertà, la verità, la fiducia, le manipolazioni dei media, la reputazione individuale e i valori fondanti della democrazia.

La vera colonna portante è Lui, De Niro! In piena forma, maestoso, dolente e magistrale in un ruolo costruito su misura. Carismatico, filmato quasi costantemente in primo piano come per proiettare sugli spettatori i meandri dei suoi demoni interni, i suoi conflitti sulla Verità e le sue scelte. Lo circonda uno stuolo di talenti. Tutti recitano bene, De Niro invece incarna con naturalezza il personaggio. La regia enfatizza il senso di urgenza e combina azione e riflessione in un montaggio serrato. Ciò non di meno, ma questo è il pregio e il limite della serialità, dopo un primo episodio incalzante l’intrigo ci mette del tempo a trovare il giusto ritmo. Il 3° e il 4° episodio si perdono in sottostorie che stemperano la tensione. Solo nelle ultime due puntate la Verità inizia ad intravvedersi ed allora ritmo e tensione risalgono ai livelli di eccellenza e tengono lo spettatore legato alla poltrona. Ridotto a taglio e durata cinematografica sarebbe stato un ottimo film! ZERO DAY è però una Serie e, in quanto tale, va apprezzata per eleganza, suspense, solidità dell’intrigo e casting più che prestigioso. Un lavoro che va al di là del semplice thriller. Un grande De Niro che fa la differenza e da solo ne giustificherebbe la visione. Gli amanti del Genere ne saranno conquistati.

data di pubblicazione:24/02/2025

ORSO D’ORO al film norvegese DREAMS (Sex, Love) di Dag Johan Haugerud

ORSO D’ORO al film norvegese DREAMS (Sex, Love) di Dag Johan Haugerud

(75 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE)

Berlino, 13/23 Febbraio 2025

Si conclude questa 75esima edizione della Berlinale, la prima con la direzione artistica di Tricia Tuttle. La Giuria Internazionale, presieduta da Todd Haynes, non ha sorpreso nell’aggiudicare i premi. Si può sicuramente affermare che all’inizio sia il pubblico che la critica non avevano apprezzato molto la scelta dei film in concorso. Gli ultimi giorni hanno visto, fortunatamente, una inversione di tendenza e sono stati presentati film di un certo spessore. La Berlinale sa infatti premiare tutto ciò che riguarda posizioni di rottura e di diversità in senso lato. Il film premiato con l’Orso d’Oro centra in pieno queste tematiche. La storia di una ragazza sedicenne che si innamora per la prima volta e si lascia trasportare in queste sue emozioni che desidera custodire per sempre. Trascrive quindi ogni pensiero e ogni ricordo in un diario vero e proprio intimo. Quando la nonna e poi la madre per caso leggeranno quelle pagine, si troveranno spiazzate e confuse. Non certamente perché le attenzioni di Johanne siano rivolte a una donna, e precisamente alla sua insegnante di francese. Un film che sicuramente piacerà anche al pubblico italiano che avrà presto modo di apprezzarlo perché in distribuzione in Italia dal 6 marzo.

Ecco di seguito la lista degli Orsi d’Argento assegnati.

Premio Speciale della Giuria a O último azul di Gabriel Mascaro

 

Premio della Giuria a El mensaje di Iván Fund

 

Premio per la Miglior Regia a Living the Land di Huo Meng

 

Premio per la Miglior Interpretazione (ruolo principale) a Rose Byrne in If I Had Legs I’d Kick You

 

Premio per la Miglior Interpretazione (ruolo secondario) a Andrew Scott in Blue Moon

 

Premio per la Miglior Sceneggiatura a Radu Jude per Kontinental ‘25

 

Premio per la Creatività generale a La Tour de Glace di Lucile Hadžihalilović

Ci consola il fatto che l’Italia non ha avuto alcun premio, visto che neanche ha partecipato!

Un arrivederci quindi al prossimo anno da parte della Redazione di Accreditati, qui a Berlino per seguire la Berlinale.

data di pubblicazione:22/02/2025

THE THING WITH FEATHERS di Dylan Southern

THE THING WITH FEATHERS di Dylan Southern

(75 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE)

 Berlino, 13 – 23 Febbraio 2025

Un uomo ha perso improvvisamente la moglie. Rimasto solo con i suoi bambini dovrà iniziare a gestire insieme a loro una nuova vita e soprattutto cercare di elaborare il lutto. Non sarà un’impresa facile soprattutto per la presenza in casa di un qualcosa con le fattezze di un corvo parlante. L’uccello sembra scaturire dai disegni che l’uomo stesso elabora per i suoi fumetti e che ora assume caratteristiche antropomorfe…

Chiude bene questa ultima edizione della Berlinale con un film del regista inglese Dylan Southern, già presentato al Sundance Film Festival a gennaio di quest’anno. Liberamente tratto dal romanzo di Max Porter, il film abbraccia vari generi ma principalmente si tratta di una trasposizione gotica di un dramma psicologico. Si sa che l’elaborazione del lutto non è certamente una passeggiata e che i soggetti che lo devono affrontare sono spesso travolti da sentimenti contrastanti. La vita in famiglia deve andare avanti e tra mille difficoltà si cerca di tornare alla normalità ma a questo punto niente rientra nel normale. La casa è invasa da una strana entità, frutto della fantasia ma anche presenza concreta che ossessiona e induce alla follia. Un ottimo Benedict Cumberbatch che sa bene interpretare l’uomo visionario e instabile che non sa rassegnarsi alla cupa esistenza che il destino gli ha imposto. Una sofferenza ben espressa dal protagonista che passa velocemente dalla realtà all’immaginazione riuscendo ad interloquire con i propri disegni. Un copione che sarebbe facilmente caduto nel ridicolo ma che il regista, e insieme sceneggiatore, sa invece portare avanti in maniera intelligente e intrigante. Con sorprendenti effetti speciali si riesce a creare un corvo parlante, nero e petulante che fa paura ma del quale si cerca la compagnia. Da essere spregevole alla fine assumerà atteggiamenti compassionevoli e protettivi anche nei confronti dei bambini. Ogni mezzo a questo punto è lecito e accettabile se riesce a calmare l’ansia e il dolore del protagonista per la perdita subita. Il regista ricorda che la scomparsa di una persona cara può portare alla pazzia ma con il tempo tutto si trasforma in un bel ricordo. Un film veramente affascinante la cui riuscita è soprattutto da attribuire alla presenza in scena di Cumberbatch, un marchio e una garanzia. Presentato nella Sezione Berlinale Special Gala.

data di pubblicazione:21/02/2025