AMERICAN PRIMEVAL di Peter Berg – miniserie Netflix

AMERICAN PRIMEVAL di Peter Berg – miniserie Netflix

Nello Utah del 1857 una donna con il figlio claudicante è in viaggio per raggiungere il marito a Crooked Springs. Nel corso di un cammino estremamente lungo e pericoloso si troverà coinvolta nel cruento massacro di Mountain Medows (evento storico), opera di un gruppo di Mormoni, ai danni di inermi coloni e di altre terribili avventure.

Dimenticate i western di una volta, quelli che avete visto con nonni o genitori, ora il genere si è trasformato in un diabolico mix di storia e truculento realismo. In particolare, American Primeval, pur romanzato in alcune situazioni, racconta di un territorio e dei drammatici eventi in cui furono coinvolti nativi americani, coloni in marcia verso la California, esercito degli Stati Uniti e squadre di Mormoni. Teatro degli scontri fu una porzione dello Utah che in barba a trattati firmati e stracciati con estrema disinvoltura, erano abitati da sempre da tribù di nativi. Su quei territori si era insediata una violenta comunità di Mormoni che ritenevano quelle aree la loro “terra promessa”. Peraltro la religione mormone con il suo razzismo e la discutibile pratica della poligamia “alla luce del sole”, non era ben accetta né dal novello stato americano né dai coloni. Tale coacervo non poteva che generare una serie di conflitti dove diventava quasi impossibile capire i torti e le ragioni dei partecipanti. La vicenda più sanguinosa fu il massacro di Mountain Medows ad opera di bande Mormoni, travestiti da indiani, e ispirato dal sedicente governatore della setta. Del massacro (furono barbaramente uccisi 120 coloni) non ci viene risparmiato niente e le scene magistralmente girate ne colgono appieno l’orrore. Nei sei episodi in cui si sviluppa la trama sono inseriti vuoi personaggi storici come il trapper Jim Bridger o Brigham Young, il controverso capo della comunità Mormone, vuoi altri non realmente esistiti. Lo spettacolo, ripeto, è per stomaci forti, ma nelle intenzioni di Mark L.Smith, l’ ideatore della serie, e del regista Peter Berg , era il realismo la cifra distintiva che si voleva imprimere al racconto. Quel mondo spietato e brutale viene reso con efficacia e paesaggi impervi e innevati e attori, tutti perfetti nei rispettivi ruoli, contribuiscono a rendere credibili e avvincenti gli accadimenti. Nella vicenda “fiction”, necessaria per alleggerire il realismo storico, i protagonisti sono, Sara e Isaac, magistralmente interpretati rispettivamente da Betty Gilpin e Taylor Kitsch, ma su tutti giganteggiano le prestazioni di Kim Coates (l’infido Brigham Young) e Shea Whigham nei panni del leggendario Jim Bridger. A detta degli esperti, dunque in estrema sintesi: storia con la S maiuscola la serie tra le più viste di Netflix.

data di pubblicazione:11/02/2025

 

M – Il FIGLIO DEL SECOLO di Joe Wright – mini serie Sky Atlantic

M – Il FIGLIO DEL SECOLO di Joe Wright – mini serie Sky Atlantic

In otto puntate la trasposizione televisiva tratta dal romanzo omonimo di Antonio Scurati. Un’occasione per rileggere, sia pure in versione romanzata, un pezzo della tragica vicenda della nascita del fascismo. Il protagonista è un Benito Mussolini magistralmente interpretato da Luca Marinelli.

A metà del guado, dopo quattro delle otto puntate previste, non è facile formulare un giudizio definitivo sulla serie. Naturalmente, per chi ha conoscenze storiche approfondite l’argomento non dovrebbe risultare divisivo, ma con l’aria che tira, ogni revisionismo come ogni interpretazione è possibile. Attenendoci alla sola disamina dell’impegnativa produzione Sky, scevra quindi da considerazioni ideologiche di sorta, non si possono che   apprezzare nella serie alcune peculiarità. In primis, uno stile visivamente spettacolare che bene si sposa con la tragicità e il grottesco dei personaggi, sui quali spicca ovviamente un Mussolini, tronfio, cialtrone, opportunista, di cui il bravo Marinelli ne incarna la duplice natura, seduttiva e manipolatoria. La scelta del regista britannico Joe Wright (passato attraverso la fantascienza, l’horror, l’avventura, ma anche capolavori come L’Ora più buia o Cyrano) è coraggiosa e audace ma efficace, come quando, ad esempio, mostra il futuro duce che si rivolge direttamente alla camera. Qualcuno ha criticato la serie giudicandola una semplificazione del fascismo italiano e il Mussolini di Marinelli un po’ troppo “macchietta”. Ma proprio nella doppiezza del personaggio, nel metterne in mostra le contraddizioni da piccolo borghese, nella farsa che diventa tragedia, nelle oscenità e nella violenza ora privata, ora collettiva, si ritrovano alcuni dei tratti salienti dell’uomo di Predappio che il regista ha inteso evidenziare, senza fraintendimenti. La storia segue allora il filo dei tentennamenti, delle giravolte, delle continue contraddizioni, delle astuzie del piccolo giornalista che passa con disinvoltura dal socialismo alla reazione in pochi attimi. La scena ce lo mostra sulle prime ignorante ma ambizioso nelle braccia della sua amante storica Margherita Sarfatti  (un ‘intensa Barbara Chichiarelli), autentica musa e ispiratrice del suo indottrinamento e della sua ascesa sociale Tra i meriti non trascurabili della serie vanno annoverate alcune straordinarie riprese, in stile quasi espressionista, come la rappresentazione delle imprese dannunziane, l’escalation della violenza fascista contro le case del popolo o gli inermi contadini, il tutto condito da una sontuosa colonna sonora che combina musica autoriale e pop. Così da offrirci una rappresentazione non rigorosa, forse, dal punto di vista storico, ma in grado di generare un intreccio accattivante e spettacolare agli occhi degli spettatori.

data di pubblicazione:28/01/2025

NO OTHER LAND di Basel Adra, Yuval Abraham, Hamdam Ballal, Rachel Szor, 2025

NO OTHER LAND di Basel Adra, Yuval Abraham, Hamdam Ballal, Rachel Szor, 2025

Masafer Yatta, agglomerato di venti villaggi al confine sud della Cisgiordania, viene sistematicamente e alternativamente distrutto dalle ruspe dei militari israeliani e/o dai coloni alla ricerca di nuovi insediamenti.

I quattro registi, fra mille difficoltà e a rischio della loro stessa vita, cercano di filmare la crudeltà e le atrocità verso una popolazione inerme che vive dagli inizi del ‘900 in quelle terre. In particolare, i filmati registrano gli espropri da parte dello stato di Israele che ritiene di aver diritto a quei luoghi per destinarli ad aree di addestramento militare. L’operazione ha come inevitabile conseguenza l’allontanamento dei nativi che vedono distrutti i propri luoghi della memoria. Basel Adra, uno dei registi, è nato in quel villaggio nel 1996 e ricorda ancora il primo arresto del padre che si opponeva a quegli espropri. Basel e colleghi si ripropongono attraverso lo struggente documento di testimoniare al mondo intero quanto va accadendo già prima dei fatti ancor più cruenti della striscia di Gaza. Lo stesso Yuval Abraham, giornalista liberal israeliano, spera attraverso i suoi scritti e la partecipazione al film di suscitare se non lo sdegno, almeno l’attenzione nella sua nazione. In un frammento del documentario si chiarisce che gli israeliani (auto con targhe verdi) possono muoversi liberamente ovunque, mentre agli abitanti di Masafer Yatta (targhe gialle) è negata tale possibilità e non possono neanche lasciare la Cisgiordania. Una vicina di Basel dirà: Non abbiamo un posto dove andare. Soffriamo così perché è la nostra terra! Il racconto in chiave documentaristica e, nei limiti, poco ideologico, analizza e descrive la sofferenza inflitta al popolo palestinese e l’apartheid, di fatto, cui sono sottoposti per volontà dell’attuale destra israeliana. Le riprese vanno dall’estate del 2019 all’ottobre del 2023, ma nel film sono presenti anche filmati, video, riprese da cellulari, precedentemente registrati. Impossibile restare equidistanti dopo aver visto le azioni repressive di militari, coloni e ruspe ai danni di una piccola pacifica comunità agricola. No Other Land, non so dove e quando si potrà vedere, ma si segnala in termini di preziosa testimonianza a fronte di una delle maggiori tragedie che stanno incendiando il Medio Oriente. No Other Land, ha vinto l’Audience Award alla Berlinale e il Panorama Documentary Award ed è stato votato Miglior documentario europeo agli EFA 2024.

data di pubblicazione:09/01/2025


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STUCKY serie gialla in 6 puntate su RAI DUE

STUCKY serie gialla in 6 puntate su RAI DUE

Presso la Questura di Treviso, che non si vede mai, opera in qualità di ispettore capo della Polizia, Stucky, versione veneta del tenente Colombo. La serie è ispirata ai romanzi di Fulvio Evras ed è tutt’ora in onda.

Il riferimento al tenente americano Columbo (da noi ribattezzato Colombo, perchè suona più familiare), autore di una sterminata serie di stagioni nasce dalla constatazione che già dalle prime immagini è noto il o la colpevole. Tutto il giocattolo ruota quindi sulle capacità deduttive del nostro poliziotto volte ad incastrare il cattivo di turno. Stucky svolge le sue indagini rilassate in un’ora, il che non è un merito da poco. Il personaggio calza perfettamente nell’abbondante figura di Giuseppe Battiston, ironico e distaccato quanto basta, ma non per questo meno efficace e plausibile. Stucky, il nome è di origini persiane, per via di padre, si aggira sornione per vicoli, bar e osterie, di una Treviso spesso fotografata in notturni. Il meccanismo investigativo ribalta i normali canoni del thriller. Non ricorda né Montalbano, né Rocco Schiavone e, per fortuna, neanche il terribile ispettore Coliandro o altri svariati marescialli e marescialle delle tv nostrane, ma disegna un personaggio, curioso, “tignoso” alla ricerca della soluzione che lo spettatore conosce dall’inizio. Secondo la migliore tradizione RAI o dovrei dire dei giallisti di casa nostra. abbondano i personaggi di contorno. Ad affiancare un ispirato Stucky/Battiston abbiamo la bella e complice, Marina, medico legale interpretato con sobrietà da Barbora Bobulova e l’oste Secondo, alias Diego Ribon. Le trame sono ben orchestrate, lineari, direi di facile immediatezza narrativa. Non aspettatevi inseguimenti, sparatorie e nemmeno effetti speciali: si sa i budget Rai sono oculati, ma onestamente, in questo caso nemmeno sarebbero funzionali alla tipologia del personaggio. Stucky, infatti, si muove tranquillo, quasi pachidermico, nel suo impermeabile stazzonato, più incline al ragionamento e all’astuzia che non alle armi o agli inseguimenti o alla violenza. Il Veneto era già stato protagonista della serie, L’Alligatore, tratto dai romanzi di ben altro spessore di Massimo Carlotto, ma in tempi decisamente cupi, la versione di Stucky con i suoi ritmi lenti e la sua ironia ce ne offre una versione leggera ma mai banale. Visione rassicurante, quasi per famiglie. Alla regia si succedono, Valerio Attanasio e Matteo Visconti, su Rai2 ogni mercoledì altrimenti su Rai Play.

data di pubblicazione:28/11/2024

JANNACCI E DINTORNI, Paolo Conte, Gaber, DeAndrè

JANNACCI E DINTORNI, Paolo Conte, Gaber, DeAndrè

di e con Simone Colombari e Max Paiella

(Sala Umberto – Roma, 21 novembre/1 dicembre 2024)

Appassionata carrellata sull’arte e la variegata personalità di Enzo Jannacci, un artista a tutto tondo. Accompagnati da ottimi musicisti, Paiella e Colombari si fanno interpreti dei maggiori successi e qualche tonfo del dottor Jannacci, cantando ma anche raccontandone aspetti più umani e meno noti.

Forse non riconosciuta al tempo da tutti la grandezza di Enzo Jannacci, l’artista meneghino riceve da qualche anno continui e significativi riconoscimenti, seppur tardivi. Inevitabili quelli del figlio Paolo, anch’egli valente pianista e autore di una interessante biografia, ma anche di Elio, della Rai, dei comuni di Milano e di Foggia (la famiglia era di origini pugliesi) e di tanti artisti che hanno avuto modo di apprezzarne il genio e la grande umanità. In questi giorni presso la Sala Umberto, è in atto un ennesimo tributo a cura degli ottimi, Max Paiella (romano, crooner, imitatore, autore, funambolico collaboratore del Ruggito del Coniglio e altro ancora) e Simone Colombari (fiorentino, attore, fine dicitore, nonchè autore di testi per Greg&Lillo,e altro ancora). Entrambi bravi ed affiatati nel riproporre alcuni dei passaggi più significativi della carriera artistica di Jannacci. Non dimenticando che il nostro ha frequentato tutto il gotha della cd canzone d’autore italiana. Dal primo Celentano, ai cantautori genovesi (Bindi, Tenco, Lauzi, De Andrè) , all’amico sodale Gaber e con lui, il nobel Dario Fo, Cochi e Renato, ma anche Beppe Viola, Walter Chiari e da ultimo Paolo Conte, di lui artisticamente innamorato (vedi le formidabili interpretazioni di Bartali e Messico e Nuvole). Compito non facile quello di rendere “in Italiano” la “milanesità” di Enzo Jannacci, come pure la sua apparente leggerezza in contrasto con i temi sociali, sottesi nelle sue ballate (Vincenzina e la Fabbrica o anche, El Purtava e’ Scarpe e’ Tennis). In Jannacci e Dintorni Paiella e Colombari, veri funamboli del palcoscenico, riescono a rendere le atmosfere e raccontare in modo lieve ma mai banale l’iter musicale e qualcosa della vita stessa del grande Jannacci. Lo spettacolo che si avvale di clamorosi musicisti meritevoli di citazione: Attilio Di Giovanni, Gino Mariniello, Alberto Botta, Flavio Cangialosi, Mario Caporilli, Claudio Giusti, tutti, dotati di “di grande orecchio” per dirla con Enzo. Repliche fino al prossimo primo dicembre.

data di pubblicazione:25/11/2024


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