LA TEMPESTA di W. Shakespeare, regia di Andrea Lucchetta su progetto di Arturo Cirillo

LA TEMPESTA di W. Shakespeare, regia di Andrea Lucchetta su progetto di Arturo Cirillo

(Globe Theatre – Roma, 2/6 Agosto 2023)

Prospero, legittimo duca di Milano, da dodici anni vive su un’isola imprecisata del Mediterraneo insieme alla figlia adolescente Miranda. Suo fratello Antonio, aiutato dal re di Napoli Alonso, lo ha deposto e mandato in esilio usurpandone così il potere. Con la complicità di Ariel, spirito al suo servizio, e utilizzando le sue arti magiche, Prospero viene a sapere che suo fratello sarebbe passato vicino all’isola e scatena pertanto una tempesta che farà naufragare la nave…

 

Il teatro universale di Shakespeare incontra quello di Eduardo De Filippo, proprio nell’ultimo lavoro del grande drammaturgo inglese, in un’opera singolare dove di fronte a un’azione indegna non si prospetta alcune azione vendicativa da parte dell’usurpato, piuttosto, al contrario, un atteggiamento quanto mai benevolo nei confronti dell’usurpatore. Forse è proprio questo che ha spinto Eduardo ad affrontare una riedizione de La Tempesta dove, pur sforzandosi di attenersi fedelmente al testo di partenza, utilizza un linguaggio tutto suo ed esattamente quello proprio del napoletano arcaico del Seicento. Se da un lato è palese il riferimento all’uomo impostore che vuole il potere che non gli spetta, dall’altro è proprio il ricorso alle arti magiche e soprannaturali, con l’intervento di forze misteriose ultraterrene, che rende l’intreccio quanto mai interessante e perlopiù adattabile ai giorni nostri. Ecco quindi che interviene la “napoletanità” di Eduardo a riequilibrare il tutto, smorzando i toni accesi con una mimica e una espressività propri del teatro partenopeo. Quest’impresa difficile viene affidata dall’attore e regista teatrale Arturo Cirillo, napoletano Doc, al suo conterraneo Andrea Lucchetta al fine di mettere in scena una spassosa pièce, frizzante e quanto mai unica nella sua originalità. Sulla scena gli allievi ed ex allievi dell’Accademia Nazionale “Silvio D’Amico”, di una bravura quasi disarmante, che hanno lasciato il pubblico a gustare in un’unica carrellata un’opera impegnativa, ma resa lieve proprio dalla loro stessa interpretazione, naturale e comprensibilissima. Se alla fine il racconto si ricompone e tutti ritornano ai loro posti, incoraggiati dalla bontà d’animo di Prospero, non rimane altro che aggiungere a questo felice epilogo il beneplacito ufficiale da parte degli spettatori, chiamati a liberare gli attori con un meritato applauso. Una produzione Politeama srl e Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, in scena all’Arena Globe Theatre fino al 6 Agosto.

data di pubblicazione:03/08/2023


Il nostro voto:

LA CACCIA di Marco Bocci, 2023

LA CACCIA di Marco Bocci, 2023

Alla morte del genitore quattro fratelli, per l’esattezza Luca, Silvia, Mattia e Giorgio, si ritrovano dopo anni di separazione nella casa della loro infanzia, unico bene lasciatogli in eredità. Vogliano a qualsiasi prezzo sbarazzarsi di quella elegante dimora perché nasconde ricordi terribili per loro e anche perché ognuno ha, per motivi diversi, urgente bisogno di quel denaro. A poco a poco, ciascuno manifesterà le proprie fragilità e decideranno così di organizzare una strana battuta di caccia, passione che da piccoli avevano dovuto subire e accettare con prepotenza dal padre padrone…

 

Ancora una volta il regista umbro Marco Bocci, qui al suo secondo lungometraggio, affronta i problemi all’interno della famiglia ma dopo A tor Bella Monaca non piove mai in questo ultimo lavoro si spinge oltre l’immaginario, con un film drammatico e portato alle più estreme conseguenze. I quattro fratelli, veri protagonisti sulla scena, hanno preso da tempo il volo dalla casa paterna, costruendosi un’esistenza indipendente e lontani da qualsiasi forma di affetto sincero. Luca (Filippo Nigro) ha una concessionaria ed è ricattato da gente malavitosa per impegni che non riesce a rispettare. Silvia (Laura Chiatti) ha un passato da tossicodipendente e convive con una donna incinta nella speranza un giorno di diventare madre del nascituro. Mattia (Pietro Sermonti) è un artista che convive con una cantante fallita e che improvvisamente perde una committenza per lui molto importante. Giorgio (Paolo Pierobon) è in balìa di una moglie e di una figlia, entrambe viziate in un benessere che lui fa fatica a garantire. Le loro vite quindi hanno preso direzioni diverse, ma sono unite tutte da una palese insoddisfazione e rimangono, sia pur inconsapevolmente, legate ad una esperienza familiare dolorosa, se non tragica. Una voce narrante accompagna le vicende, sovrapponendo così una fiaba dei fratelli Grimm, trovata che sembrerebbe originale ma che crea in effetti un certo fastidio, interferendo con prepotenza alla suspense che si vorrebbe, ma non si può, pienamente trasferire allo spettatore. Bisogna ammettere che la recitazione è sorprendente, anche da parte dello stesso regista che interviene nel ruolo di un personaggio secondario, ma ciò non basta a riscattare in pieno il film stesso. Bocci cerca di scavare nel profondo dei singoli individui, rivelandone le singole debolezze, e ci sarebbe riuscito se non avesse messo troppa carne al fuoco, creando così confusione e disorientamento. Se la morale inculcata dal padre, soprattutto in quelle forzate battute di caccia che imponeva ai figli, si fosse limitata a dimostrare quanto il più forte nella vita ha più chance di sopravvivenza, sicuramente il racconto avrebbe avuto più credibilità. Il film mostra invece delle cadute e delle ingenuità che lo rendono, soprattutto nell’epilogo, quanto mai prevedibile e scontato. Un’occasione sprecata che avrebbe potuto portare a qualcosa di più sentito, di meno articolato ma sicuramente più pregno di quella drammaticità di cui all’inizio si vedevano tutte le premesse.

data di pubblicazione:28/07/2023


Scopri con un click il nostro voto:

COME PECORE IN MEZZO AI LUPI di Lyda Patitucci, 2023

COME PECORE IN MEZZO AI LUPI di Lyda Patitucci, 2023

Vera è un’agente di polizia sotto copertura, infiltrata in una banda di spietati criminali serbi. Suo fratello Bruno, che in passato ha già avuto problemi con la giustizia, per assicurare un futuro alla figlia Marta si lascia convincere da un amico, conosciuto in carcere, a partecipare ad una rapina. Vera e Bruno si ritroveranno, dopo tanti anni di silenzio, coinvolti nella stessa storia ma in posizioni diametralmente opposte…

 

Come pecore in mezzo ai lupi è il film di esordio alla regia per Lyda Patitucci, dopo anni di gavetta accanto al regista e sceneggiatore romano Matteo Rovere che, di questo crime movie, ne ha curato la produzione. Per la Patitucci è stato arduo trovarsi tra le mani una sceneggiatura cosi articolata, scritta da Filippo Gravino, basata su una storia che coinvolge una spietata criminalità, ed al tempo stesso, sentimenti intimi e affetti profondi. Il titolo scelto rimanda ad un celebre passo evangelico e non stupisce, perché in effetti il film stesso è intriso di una fervente religiosità, come quella vantata dal capo banda Dragan, scelta per fare da contrappunto ad una efferatezza che non viene risparmiata dagli stessi criminali coinvolti nell’azione. In effetti il plot racchiude tutti gli ingredienti che si è soliti trovare nei film di questo genere: la rapina a mano armata, sparatorie, il bottino da dividere, l’intervento della polizia ed un finale in cui vincono i buoni. La regista sembra però utilizzare questi elementi come sfondo per mettere in evidenza il dramma interiore di una donna che ha bisogno di rompere con un passato doloroso che l’ha portata a abbandonare la famiglia e gli affetti. Per vari motivi i suoi tentativi sono però destinati a fallire e i tempi supplementari a sua disposizione sono scaduti. Vera (Isabella Ragonese) e il fratello Bruno (Andrea Arcangeli) devono affrontare un passato che li ha visti forzatamente lontani e, contemporaneamente, un presente in cui giocheranno ruoli contrapposti che dovranno mantenere sin in fondo per non compromettere la loro stessa vita. Film crudo e adrenalinico che coinvolge subito lo spettatore sia per l’intreccio della storia sia per la convincente interpretazione dei due attori protagonisti, alla quale si affianca il personaggio enigmatico del padre, egregiamente interpretato da Tommaso Ragno. Una storia costruita in una Roma dalle tinte cupe e per niente patinate dove ogni singolo personaggio è in balìa di eventi avversi. La regista sembra muoversi a suo agio in un genere cinematografico che, almeno nel cinema italiano, normalmente poco si adatta al genere femminile, ma il risultato è veramente sorprendente e, soprattutto, convincente.

data di pubblicazione:25/07/2023


Scopri con un click il nostro voto:

BARBIE di Greta Gerwig, 2023

BARBIE di Greta Gerwig, 2023

Barbara Millicent Roberts, da sempre nota come Barbie, vive felice nel paese tutto rosa e “plasticoso” di Barbieland. Accanto a lei, a tutti gli effetti uno stereotipo, ci sono le altre sue varie sfaccettature che occupano ognuna i posti chiave della società. Ken è una figura insignificante ed è stato creato solo per coprire il ruolo del fidanzato. Un bel giorno Barbie entra in depressione: ha i piedi piatti e un accenno di cellulite, e su consiglio della Stramba parte con la sua decappottabile (rosa) verso il mondo degli umani. Ken, che la accompagna, conoscerà una nuova realtà che cercherà di imporre, senza successo, a Barbieland…

 

Greta Gerwig, che ha curato la regia si è occupata anche della sceneggiatura, insieme al marito Noah Baumbach, di questo spassoso film sulla bambola più famosa al mondo, da decenni icona incontestata per tutto ciò che possa entrare nell’immaginario delle giovani generazioni e non solo. Creata da Ruth Handler, cofondatrice del colosso industriale Mattel che dal 1959 la produce, la Barbie è presente in tutto il mondo dove viene venduta in milioni di esemplari. Certamente il lavoro della Gerwig non è il primo che utilizza questo soggetto, ma tuttavia bisogna riconoscerle il merito di aver realizzato un film che ha avuto tempi lunghissimi di gestazione, con costi di produzione stratosferici per le scenografie e i costumi. Il team che ha lavorato alla sua realizzazione è composto da elementi di prima scelta, quasi tutti già premi Oscar. Il ruolo dei due protagonisti è rispettivamente interpretato da Margot Robbie e Ryan Gosling, perfetti come bambolotti viventi, affiancati da un cast strepitoso e tutti impegnati, in maniera più che coordinata soprattutto nelle coreografie, a confezionare un film divertente e soprattutto leggero. A volersi soffermare più attentamente, tra le varie gag che si susseguono a raffica e in maniera spesso graffiante, si possono trovare accenni di qualcosa di più profondo. Barbie e tutti gli altri personaggi che le fanno da contorno, vivono in un mondo virtuale, parallelo, che nulla ha a che fare con quello reale. Barbieland è il modello di società perfetta tutta al femminile, dove gli uomini non ricoprono alcun ruolo significativo, sono solo da contorno, anche se come immagine devono essere anche loro belli, palestrati e aitanti, per essere all’altezza delle varie Barbie. Ken, prendendo spunto dal mondo degli umani, si documenta sul patriarcato che intende applicare a Barbieland, estromettendo di fatto il genere femminile dai centri di potere e cercando di ritagliarsi un ruolo più attivo. Un film quindi ironico, divertente, che sa unire due mondi diversi e contrapposti in maniera intelligente. Una critica alla rivoluzione delle femministe di un tempo o un tentativo, molto effimero, di rivalutare la figura dell’uomo che una volta rappresentava il sesso forte e che oggi mostra invece in ogni settore i segni di una più che palese debolezza. Spazio quindi a varie interpretazioni, ma con certezza si può affermare che il risultato è sicuramente positivo e non stupirebbe che facesse bingo ai prossimi Oscar. Esilarante il riferimento iniziale a 2001 Odissea nello spazio quando le bambine, da mamme annoiate, distruggono le loro bambole e eleggono simbolicamente Barbie come oggetto dei propri desideri e delle proprie future aspettative: una chicca da manuale.

data di pubblicazione:19/07/2023


Scopri con un click il nostro voto:

LA FORMULA DI GRÜBLER, drammaturgia e regia di Laura Andreini, interpretato dai detenuti-attori della compagnia del Teatro Libero di Rebibbia

LA FORMULA DI GRÜBLER, drammaturgia e regia di Laura Andreini, interpretato dai detenuti-attori della compagnia del Teatro Libero di Rebibbia

(Teatro Rebibbia Nuovo Complesso – Roma, 5 luglio 2023)

Un’isola, il vento, le onde del mare, le voci e i corpi che abitano una dimensione parallela, la continua e instancabile ricerca di una identità perduta, la fiducia nel cambiamento e nella rinascita.

Venticinque naufraghi, reduci da un’apocalisse senza tempo e senza spazio, convivono su un’isola (s)perduta. Alcuni sono stufi di mangiare solo lenticchie, altri provano un curioso senso di “non familiarità” rispetto al proprio nome, altri ancora non riescono a immaginare un orizzonte che guardi oltre l’angusta realtà dell’isola. Non manca, però, chi, allenando con pazienza e fiducia i suoi “occhi magici”, si riempie lo sguardo di sogni: la fantasia, del resto, riesce a far tutto, persino a materializzare spigole e aragoste nelle casse in cui, chi si accontenta di occhi meramente “tecnici”, sarebbe in grado di scorgere solo una manciata di acciughe smagrite.

Si racconta di una formula segreta, che da tempo immemorabile i “maestri” tramandano alle “staffette” e che si sta tentando di mettere a punto in misteriosi rituali notturni. L’isola è lastricata di pietre e battuta dal vento, ma pare che, dall’alto, lo spettacolo sia diverso e più affascinante. Basta solo trovare il modo di sollevarsi, di volare e di cambiare prospettiva. Magari attraverso la formula di Grübler, capace di definire i gradi di libertà di movimento di un meccanismo nel piano e nello spazio. O, magari, attraverso una formula magica, di cui ciascuno è chiamato a scoprire (a immaginare?) l’incantesimo.

Il 5 luglio 2023, alle ore 16.00, presso il Teatro di Rebibbia Nuovo Complesso, è andato in scena lo spettacolo La Formula di Grübler, scritto e diretto da Laura Andreini e portato magistralmente in scena dai detenuti-attori del Carcere di Rebibbia di Roma. La Formula di Grübler è un inno alla libertà carico di speranza e che, proprio perché interpretato da persone detenute, resta al riparo dal rischio di una retorica sterile e vana, lasciando nello spettatore la sensazione di aver assaporato l’essenza di un teatro “vero”, in cui la sapienza tecnica si fonde con l’autentica emozione.

L’Auditorium del carcere di Rebibbia, in occasione dello spettacolo, ha ospitato un pubblico eterogeneo: persone detenute, rappresentanti delle istituzioni, studenti e docenti del Master “Diritto penitenziario e Costituzione” dell’Università Roma Tre, appassionati di arte.

L’evento è stato realizzato da La Ribalta – Centro Studi “Enrico Maria Salerno”, diretta da Laura Andreini e Fabio Cavalli, impegnata da vent’anni nella realizzazione di eventi artistici e culturali negli istituti penitenziari. Proprio da quest’esperienza nasce il Teatro Libero di Rebibbia: una scommessa divenuta, ormai, una realtà riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale, capace di offrire una possibilità di riscatto a centinaia di persone detenute, ma anche di regalare, ad altrettante persone libere, una preziosa occasione di riflessione e di cambiamento.

Data di pubblicazione: 05/07/2023


Il nostro voto:

APPELSINPIKEN dal romanzo di Jostein Gaarder, performance teatrale ideata e diretta da Alessia Cristofanilli

APPELSINPIKEN dal romanzo di Jostein Gaarder, performance teatrale ideata e diretta da Alessia Cristofanilli

(Teatro di Documenti – Roma, 30 giugno 2023)

Georg aveva appena quattro anni quando il padre morì. In eredità gli lascia una lettera che il ragazzo leggerà solo molti anni dopo e nella quale è contenuta la sua storia d’amore con ragazza delle arance (Appelsinpiken in norvegese). Ma la lettera contiene anche una domanda: se avresti potuto scegliere, saresti venuto alla vita?

 

 

È andata in scena lo scorso venerdì 30 giugno in doppia replica, davanti a un totale di sessanta fortunati spettatori, la performance di teatro immersivo Appelsipiken. Chi era pronto a entrare per la replica serale ha visto uscire con il sorriso gli spettatori della recita del pomeriggio. È il segnale che misura la buona riuscita di un progetto. Lo spettacolo, basato sull’omonimo romanzo dell’autore norvegese Jostein Gaarder, è l’ultima creazione della talentuosa autrice e regista Alessia Cristofanilli insieme ai ragazzi che hanno partecipato a L’Atelier – Spazio aperto di ricerca teatrale. Il racconto della storia è frammentato in un percorso di sette tappe che si snoda all’interno del dedalo di spazi del Teatro di Documenti di Testaccio. Progettato e realizzato da Luciano Damiani alla fine degli anni ’80 e diretto da Carla Ceravolo dal 2007 (anno della scomparsa dello scenografo e regista di fama internazionale), il teatro di Documenti è infatti il luogo unico e ideale per dare vita a questo lavoro, con le sue sale, i corridoi, le scale e le botole che mettono in comunicazione più livelli scenici. Lo spazio impone una convivenza tra la scena, gli spettatori e gli attori, chiamati ad agire e a reagire tra loro attraverso un atto di completa fiducia. Lo spettatore, inghiottito da una piccola porta e condotto nel mondo di ricordi di Georg, è chiamato a essere parte attiva del racconto. Deve prendere delle decisioni, compiere delle scelte attingendo al suo bagaglio di memorie, ai suoi più intimi ricordi e lasciare così che la storia proceda nel suo svolgimento. L’esperienza, che sarebbe stata resa più fluida se le indicazioni del passaggio tra una tappa e l’altra fossero state inserite nel testo drammaturgico, è sia individuale che collettiva a cui ognuno è chiamato contribuire nel suo piccolo. La vita, ci dice il padre di Georg nella lettera, è come una caramella alla vaniglia: possiamo scegliere di mangiarla o lasciarla incartata. A noi la scelta di consumarla fino alla fine, con le sue trappole e le sue gioie, oppure no.

Alessia Cristofanilli piega sapientemente lo spazio alla sua immaginazione e da questo ne è certamente ispirata, arrivando a toccare punti di commovente poesia. Ne deriva una sensazione di libertà e di possibilità creativa che altrove sarebbe quasi impossibile raggiungere. Alla sua creazione ha partecipato anche il gruppo di attori non professionisti protagonista sulla scena. Seri e impegnati nell’esperimento Luca Argenta, Brunella Bonetti, Daniela Cavarra, Giulio Condogni, Maria Chiara Guarino e Giulia Zaccardelli, sono stati doppiamente messi alla prova non solo per aver recitato davanti a un pubblico, ma tra e con il pubblico, privati della difesa della quarta parete. A loro il nostro applauso per essere stati capaci di coinvolgerci e farci apprezzare la storia che ci hanno raccontato.

data di pubblicazione:03/07/2023


Il nostro voto:

 

ANIMALI SELVATICI di Cristian Mungiu, 2023

ANIMALI SELVATICI di Cristian Mungiu, 2023

Animali selvatici gli uomini e le bestie. I primi che si affannano a criminalizzare lavoratori srilankesi venuti a colmare la crisi di manodopera in un panificio, ferini i secondi di una natura apparentemente ostile in Transilvania con orsi maiali, cani, volpi, pecore. Un film, d’arte universale con molte ambizioni e qualche piccolo giro a vuoto.

 

 

Sceneggiato da una storia vera la crisi irrompe in un piccolo comune montano della Romania dove scoppiano tensioni che definiremo sovraniste tra le irrequiete minoranze ungherese e tedesche. Nel mirino un’altra minoranza. Il regista è bravo a far sbalzare fuori la contraddizione. Poveri contro poveri, minoranza contro minoranza. Ma il prodotto è pieno di tante altre cose. Una tormentata storia d’amore all’ombra di un matrimonio non riuscito, l’afasia improvvisa di un bambino che non spiccica più parola, traumatizzato da una visione che si rivelerà terribilmente profetica (il nonno impiccatosi all’albero). C’è tanta Romania nella storia ma anche tanto mondo perché l’universo migrante procura scomodità e espulsioni, scatena intolleranza. Governare tanta materia in oltre due ore di proiezione è impresa improba ma Mungiu, premiato a Cannes, ha la disinvoltura per tentarla. L’altra evidente contraddizione sta nella pioggia di soldi piovuta dall’Unione Europea, una fonte che ha rilanciato la Romania ad alti livelli produttivi, che si scontra con la volontà di mantenere le tradizioni locali. La chiesa cattolica appare conservatrice e neanche il sindaco riesce a spostare gli equilibri. La tensione si scatena violenta con attentati in una sorta di improvvisato vertice tipo Ku Klux Klan. Il finale è enigmatico aperto a possibili diverse letture forse con un eccesso di ambiguità evitabile. Il titolo italiano è funzionale e decisamente più godibile dell’originario R.M.N che allude alla risonanza magnetica. C’è coraggio del distributore nel debuttare sugli schermi italiani a partire dal 6 luglio per un film che merita di essere visto e commentato.

data di pubblicazione:25/06/2023


Scopri con un click il nostro voto:

STAGIONE 2023-2024 del Teatro Parioli – RIDERE,PENSARE, EMOZIONARSI

STAGIONE 2023-2024 del Teatro Parioli – RIDERE,PENSARE, EMOZIONARSI

Dopo una prima stagione di coraggiosa riapertura, dopo la scommessa vinta della seconda, la terza stagione del Teatro Parioli sarà quella del consolidamento. Presentando spettacoli d’intrattenimento e di grande valore culturale volti a far sorridere, piangere, riflettere o divertire, l’intento della terza stagione è quello di stringere un legame ancora più forte con il pubblico. L’eclettismo degli spettacoli caratterizza da sempre il cartellone, con interpreti e regie di alto livello che assicurano un’esperienza teatrale indimenticabile. Il Teatro Parioli è tornato in scena, più forte che mai e con l’obiettivo di continuare a crescere e a regalare emozioni al suo pubblico. Presto in vendita la nuova stagione.

Piero Maccarinelli, il direttore artistico in un’ora e mezzo di agile maratona ieri ha presentato tutti gli spettacoli della stagione 2023-2024, densa e all’altezza del prestigio del Teatro che fu di Maurizio Costanzo e di Luigi De Filippo. C’erano quasi tutti i protagonisti della scena in platea, pronti a offrire un piccolo flash di esibizione. Il Teatro Parioli spicca per un grande impegno nelle produzioni, spesso in combinato disposto con altre volenterose strutture. Impossibile riassumere in poche ore la portata dell’impegno. Basti dire che come presenze attoriali garantito l’apporto di Cesare Bocci, Enzo De Caro, Massimiliano Bruno, Lucrezia Lante della Rovere. Franco Branciaroli, Gianfelice Imparato. Prevista anche una rassegna per bambini, spettacoli in funzione della valorizzazione degli allievi dell’Accademia d’arte drammatica il ritorno della fortunata serie dei processi che mettono alla sbarra protagonisti dell’attualità. Svolgimento processuale senza complessi visto che l’anno scorso si è discusso della problematica figura di Angela Merkel. Il triplice slogan del Teatro Parioli è “ridere, pensare ed emozionarsi”,. Gli spettacoli assemblati in cartellone vanno proprio letti in direzione di queste compresenze psicologhe. Ci sarà spazio anche per la stand up comedy, assecondando le richiesta del pubblico più giovane. Rilanciato anche il funzionale Bistrò che sarà meta di più ristretti eventi culturali pre-spettacolo. In definitiva una proposta mirata a 360° nell’intento di fidelizzare un pubblico che si è accostato al teatro con rinnovato entusiasmo dopo anni di Covid e di incertezza e che ha agilmente superato le perplessità per il cambio di proprietà.

data di pubblicazione:21/06/2023

MADAMA BUTTERFLY di Giacomo Puccini, messa in scena di Àlex Ollé, direzione di Roberto Abbado – Teatro dell’Opera di Roma

MADAMA BUTTERFLY di Giacomo Puccini, messa in scena di Àlex Ollé, direzione di Roberto Abbado – Teatro dell’Opera di Roma

(Teatro dell’Opera – Roma, 16-25 giugno 2023)

L’Opera di Roma propone, dal 16 al 25 giugno 2023, la Madama Butterfly di Giacomo Puccini, con la messa in scena di Àlex Ollé de La Fura dels Baus.

Sul podio Roberto Abbado, che si confronta per la prima volta con il sogno e la tragedia di Cio-cio-san.

Lo spettacolo costituisce anche il debutto europeo del soprano Eleonora Buratto, reduce dal successo del Metropolitan di New York. Nelle altre date (17, 20, 22, 25) è Maria Teresa Leva a prestare la voce all’eroina pucciniana, su un palco che ospita, tra gli altri, Dmytro Popov e Luciano Ganci (17, 22, 25) nel ruolo di Pinkerton, Anna Maria Chiuri come Suzuki e Roberto Frontali e Giovanni Meoni (17, 22, 25) nelle vesti di Sharpless. L’orchestra e il coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. Lo spettacolo, in lingua originale, prevede sopratitoli in italiano e in inglese.

La messa in scena di Ollé cerca di tenere insieme tradizione e innovazione. Le atmosfere sono quelle di un tempo, ma i costumi sono tanto contemporanei che Cio-cio-san, nel secondo atto, compare in scena esibendo con orgoglio dei jeans e una maglietta raffigurante la bandiera americana. Le scene di Alfons Flores conferiscono profondità e dinamicità alla scena, proiettata in mondo in continua costruzione-demolizione, segnata da una speculazione edilizia che arricchisce pochi a detrimento di molti. La brama di potere di Pinkerton, come spiega Ollé nelle note di regia già in occasione della stagione estiva di Caracalla del 2015, diventa il ”simbolo di uno tsunami neoliberista, ultima conseguenza del feroce colonialismo, capace di distruggere ogni cosa”.

Alla “sperimentazione” di Àlex Ollé fa da contraltare la direzione di Roberto Abbado, che, in particolare, sceglie ripristinare la forma originaria del 1904, data della prima rappresentazione a Milano, dell’Interludio notturno aperto dal “Coro a bocca chiusa”.

Dopo la prima, prevista per venerdì 16 giugno alle 20, ci saranno le repliche saranno di sabato 17 (ore 18), domenica 18 (ore 16.30), martedì 20 (ore 20), mercoledì 21 (ore 20), giovedì 22 (ore 20), sabato 24 (ore 18), domenica 25 (ore 16.30).

Un’occasione da non perdere, impreziosita dalla cornice impeccabile dell’Opera di Roma.

data di pubblicazione: 21/06/023


Il nostro voto:

DUE MATRIMONI ALLA VOLTA di Philippe Lacheau, 2023

DUE MATRIMONI ALLA VOLTA di Philippe Lacheau, 2023

Immaginate un Blake Edwards immerso nel mondo del digitale e delle continue sorprese fornite dagli effetti speciali. Un ininterrotto repertorio di gag dal ritmo incalzante per una storia che si segue volentieri e senza troppe prese. Seque ldel film “Alibi.com” (cast omologo) che necessita di un piccolo prologo iniziale. Slapstick cucite con una cura registica impeccabile.

 

Le peripezie del protagonista lo portano a celebrare due matrimoni con la stessa unità di tempo e di luogo. Luogo della cerimonia ville confinanti. Ma un matrimonio è vero con genitori finti, al contrario l’altro è finto con genitori veri. Perché i due, padre e madre, sono rispettivamente un truffatore incallito e una pornostar che nonostante l’età continua a praticare il genere. Dunque persone impresentabili agli occhi della rispettabile famiglia della sposa. Personaggi caricaturali ma scelti con cura e azione a tutto spiano. È un miracolo della natura Arielle Dombasle che recita come bambolina porno a dispetto dei settanta anni di età. E i due protagonisti principali, i fidanzati irrequieti, sono attori dalla faccia sveglia, simpatica e accattivante, assistiti da caratteristi azzeccati e in parte. Assistere questa pellicola è come entrare in un turbine, in una galleria del vento di ininterrotte azioni. Ma il regista/protagonista alla fine è bravo a riannodare i fili concludendo l’happy end con una sorpresa dolce/amara in linea con la continua ricerca di spiazzamento della sceneggiatura. In conclusione un film commedia dal ritmo americano ma con un gusto tipicamente europeo e un assoluta cura di particolari e dialoghi. Dovrebbe aver successo al botteghino anche se nell’aura estiva, nonostante il benefit del biglietto ridotto a 3,50, rischia di passare piuttosto inosservato anche in ragione di un titolo non proprio centratissimo. Cento minuti di evasione e pure intelligente e, a tratti, anche sofisticata. Film per grandi e piccini con ritmo frenetico.

data di pubblicazione:20/06/2023


Scopri con un click il nostro voto: