IL GUARDIANO di Harold Pinter, regia di Duccio Camerini, con Lorenzo Mastrangeli, Leonardo Zarra e Duccio Camerini

IL GUARDIANO di Harold Pinter, regia di Duccio Camerini, con Lorenzo Mastrangeli, Leonardo Zarra e Duccio Camerini

(TeatroLoSpazio – Roma, 16/19 Novembre 2023)

Nella vita dei due fratelli Aston e Mick entra un vecchio, prima con celata circospezione e poi, pian piano, con efferata prepotenza. Ma chi è veramente questo Davies, raccolto per strada e sistemato in casa per ricoprire il ruolo di guardiano? Sarà proprio lui a destabilizzare il rapporto tra i due fratelli o sarà invece un estremo, inatteso tentativo per porre chiarezza nelle loro esistenze già di per sé seriamente compromesse?

  

In scena al TeatroLoSpazio un capolavoro del noto drammaturgo inglese, già insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2005. Il guardiano (The Caretaker), dopo il suo debutto a Londra nel 1960, fu accolto molto bene sia da parte del pubblico che della critica e consacrò Pinter ad un successo internazionale. In questa pièce teatrale è importante soffermarsi sulla psicologia dei tre personaggi, di come si sforzino a relazionarsi tra di loro e, all’interno della stessa casa dove si svolge l’intera azione scenica, di come l’intruso trovi lì temporaneo rifugio e dal quale poi non intenda affatto schiodare, nonostante le ripetute rimostranze dei due fratelli. Una casa che per l’occasione si trasforma in un teatro fatiscente, pieno di cavi e luci al neon che disorientano lo spettatore e ancor di più gli stessi attori. Man mano che i dialoghi si intrecciano, si vanno anche delineando le diverse fragilità dei tre soggetti, ognuno con un passato dai contorni poco chiari che è meglio lasciarsi alle spalle, e con un futuro ancora da definire. Se Aston ha subito l’elettroshock per curare i propri disturbi psicotici Mick, dal canto suo, deve fare i conti con la propria irruenza e la mancanza di senso pratico. Un gioco sempre più impegnativo che vedrà i tre personaggi destreggiarsi per stringere alleanze effimere, destinate comunque al fallimento. Rumori strani irrompono dal sottofondo quasi a scuotere quelle pause dagli effetti soporiferi. Il disordine regna sulla scena e se ne percepisce la presenza anche in quegli spazi dove lo spettatore non può accedere. Non è la prima volta che Camerini affronta una regia impegnativa come in questo caso, dove Pinter investe tutta la propria energia drammaturgica volta alla ribellione e alla denuncia sociale. Spettacolo ben riuscito che, sia pur in versione ridotta, non altera affatto il contenuto e il messaggio trasversale che era nella mente dell’autore.

data di pubblicazione:17/11/2023


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MISERICORDIA di Emma Dante, 2023

MISERICORDIA di Emma Dante, 2023

Arturo viene abbandonato tra le rocce mentre sua madre muore. Con i suoi strilli disperati attira l’attenzione di una pecora che lo salverà. Passano gli anni e lui rimane però bambino, un essere primordiale cresciuto da tre donne, prostitute come la madre più per necessità che per vocazione, che lo accudiscono in tutto perché di fatto lui è nato diverso. Tra carezze e rimproveri Arturo riconosce istintivamente il richiamo della lana, perché alla pecora deve la sua salvezza…

  

Con l’asprezza narrativa che la contraddistingue in tutto, Emma Dante porta al cinema un suo precedente lavoro teatrale dove ancora una volta si parla di donne e del loro bieco sfruttamento. La regista non usa i mezzi toni per lanciare un messaggio di disperazione in favore di coloro che, per un verso o per l’altro, sono tuttora vittime di abusi e di sopraffazione. Ambientata in un piccolo borgo in riva al mare, quello siciliano per l’appunto, tra sporcizia e abbandono ambientale, dove le donne vengono obbligate a soddisfare in tutti i modi le soverchierie di uomini senza scrupoli, nasce così la storia di Arturo. Lui è un essere ibrido che vive nel suo mondo e fuori dal mondo degli altri, balla sino allo sfinimento e guarda la vita con gli occhi di chi ha già incontrato la morte. Si è colpiti dalla sua nudità che non trova vergogna, dal suo sguardo distaccato e discreto verso quel poco che lo circonda, alla ricerca continua di una fonte di calore che lo possa proteggere dalla cattiveria. Il film è sicuramente un pugno sullo stomaco, una denuncia aperta verso qualsiasi forma di maschilismo che usa la violenza sulle donne per giustificare la propria impotenza e la propria inettitudine. Oggetti alla rinfusa accumulati e raccattati chissà dove, bambini che corrono alla fonte per raccogliere l’acqua e poi le donne, tante donne che si danno per poco per raccogliere qualche soldo e provvedere alla sussistenza, senza speranza di un futuro migliore che possa riscattarle. Accanto a Fabrizio Ferracane, sulla scena chiamato Polifemo perché un occhio gli è stato portato via e nessuno crede che sia nato così, abbiamo Simone Zambelli, giovane protagonista che nasce con e per la danza ma che ora, è curioso di esplorare il mondo della recitazione, quasi a voler colmare un vuoto che in passato sembrava ossessionarlo. Nel film come nel teatro, Emma Dante ha voluto lui e si può affermare che la sua scelta è stata più che giusta. In una Sicilia fuori dal tempo dove mitologia e degrado si fondono, lo sguardo di Arturo è limpido come limpida è la sua espressione quando viene allontanato forzatamente dal suo mondo, crudele e protettivo nello stesso tempo. Finalmente distribuito nelle sale cinematografiche, dopo il successo a teatro, Misericordia fa parlare e riflettere sulla validità dei sentimenti, in un mondo che sta andando inequivocabilmente alla deriva e dove il concetto di compassione verso l’altro sembra sbiadirsi sempre di più.

data di pubblicazione:16/11/2023


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MELLOWING di Christos Papadoupulos

MELLOWING di Christos Papadoupulos

(Roma Europa Festival 2023)

Il coreografo greco Christos Papadopoulos è tornato ad incontrare il Romaeuropa Festival con la sua danza minimalista, ritmica e visionaria. In scena all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone il 14 e il 15 novembre, Mellowing, la sua prima creazione per Dance On Ensemble, formazione composta da danzatori professionisti over 40. Abbracciando il progetto della compagnia, ovvero promuovere una visione inclusiva della danza, non circoscritta ai soli corpi nel pieno della giovinezza, Christos Papadopoulos ha creato un lavoro complesso e rigoroso, realizzato grazie alla forte osmosi avviata con i danzatori dell’Ensemble per superare i limiti della percezione ed andare oltre. (foto Jubal Battisti).

 

Come si gestisce l’energia corporea e come la si veicola su specifiche parti del corpo? E come cambia al mutare del movimento?

Minimaliste e rigorose, ipnotiche e reattive, avvolgenti ma profondamente ancorate ai dettagli dell’estetica e del reale: sono solo alcune delle sensazioni che si provano quando si assiste ad uno spettacolo di Christos Papadopoulos. Il coreografo greco prosegue il suo percorso al Romaeuropa Festival, che lo ha visto partecipe sin dai suoi esordi, presentando la sua prima creazione per Dance On Ensemble, celebre formazione composta da danzatori professionisti over 40, con una scrittura coreografica basata sulla competenza e capacità espressiva dei singoli danzatori. Papadopoulos vuole sfidare i limiti della nostra percezione e a trasformare il movimento corale in quello di un unico corpo esteriormente immobile e interiormente vibrante. I movimenti s’incastonato, si replicano ossessivamente tra concentrazione e leggerezza, ritmi e pause.

Mellowing è una coreografia fondata sullo studio corporeo e coreografico della vibrazione, con undici performer in scena grazie a un movimento corale, concentrandosi sulla sensibilità emotiva e percettiva di chi osserva. Basandosi sulla colonna sonora di Coti K, i movimenti dei danzatori sviluppano una costruzione alternativa del rapporto tra individui e gruppi, tra continuità e discontinuità, aprendo a riflessioni più profonde, personali e universali in cui la danza agisce in maniera trasversale e innovativa in direzione collettiva e singola, tra necessità di adesione all’aggregazione ed in contrapposizione il bisogno di libertà.

data di pubblicazione:15/11/2023


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ASTEROID CITY di Wes Anderson, 2023

ASTEROID CITY di Wes Anderson, 2023

Un cast stellare per un film irraccontabile. Lo sai già. Quando vedi un film di Wes Anderson, regista di nicchia, non c’è narrazione coerente che tenga. E il tentativo di riassumere il plot misero e poco significativo, per chi si accontenta: in un artificiale paesaggio desertico nel 1955 i visitatori occasionale della cittadina di Asteroid assistono a incontro ravvicinato. La quarantena costringe tutti a rivedere abitudini e filosofie di vita. La fotografia sembra copiata da Barbie nel paludamento di un ottimismo di facciata.

Il regista procede per frammenti e le star distillano piccoli gioielli di cammei tanto da farti chiedere che risultato si avrebbe se al loro posto ci fossero modesti e poco noti caratteristi. Scorri una collezione di figure importanti e alla fine ti accorgi che all’elenco manca Goldblum. Mistero? No, Il lungagnone interpreta l’alieno e dunque il suo volto rimane celato fino all’ultimo. Il film si può interpretare ovviamente come una dissacrante satira dell’American life. Un’umanità eccentrica e scombinata che vive valori deformati e schizofrenie assortite. Persino i lutti fanno sorridere per il modo inconsueto con cui vengono affrontati. Il personaggio principale, un fotografo, sembra perdere l’occasione della vita quando manca lo scatto su una Scarlett Johansson senza veli. Un’atmosfera disincantata circola nella pellicola, un vasto sentore di disillusione. Non si sa quanto funzionale sia l’inquadramento del cinema in un’opera teatrale con tanto di scene numerate e tempi che nulla aggiungono alla tensione e all’interesse. Le riprese sarebbero dovute avvenire a Roma ma all’ultimo momento furono spostate in Spagna. La finzione dei fondali è avvertibile sin dal primo momento ma è omogenea al mood tutto particolare del regista. Opera per cinefili con precisi limiti di fruizione e anche di incasso.

data di pubblicazione:14/11/2023


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MONT VENTOUX compagnia Kor’sia

MONT VENTOUX compagnia Kor’sia

(Roma Europa Festival 2023)

La compagnia italo-spagnola KOR’SIA ha portato il proprio messaggio artistico al RomaEuropa Festival, presentando l’11 e il 12 novembre, in anteprima nazionale, all’ Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone , il nuovo spettacolo Mount Ventoux. Il collettivo fondato da Antonio de Rosa e Mattia Russo riprende l’opera che Francesco Petrarca scrisse nel 1336, la strada in ascesa che l’umanità deve percorrere per lasciarsi alle spalle gli anni bui del Medioevo e costruire così un nuovo paradigma del vivere umano: l’umanesimo. (foto Maria Alperi).

  

Gli italo-spagnoli Kor’sia, proiettano il testo dell’Ascesa al Monte Ventoso di Francesco Petrarca nel presente e nelle sue urgenze di cambiamento. Il collettivo è nato circa 9 anni fa, per rispondere ad una profonda esigenza di esplorare nuovi orizzonti nella danza e nell’arte contemporanea al fine di creare uno spazio creativo dove sperimentare e sfidare i limiti tradizionali, spingendosi al di là dei confini predefiniti.

L’incertezza del futuro diventa chiave per un risveglio collettivo, come quello invocato da Petrarca. Un mantra, attraverso il quale Kor’sia vuole ascendere il monte per recuperare i valori. Una performance volta ad insinuare dubbi e generare spunti di riflessione.

Uno spettacolo che ha l’obiettivo di tenere una luce accesa sui problemi della società per comprenderli, analizzarli e ritrovare vecchi valori. Un messaggio intrinsecamente legato all’attualità. La lettera di Petrarca, scritta nel lontano 1336, rappresenta un punto di partenza per il Rinascimento, simbolizzando l’ascesa verso la luce e la natura, in contrapposizione al declino nell’oscurità del Medioevo. Mont Ventoux trasmette l’idea di scalare, arrampicarsi, di cercare una connessione tra l’individuo e l’umanesimo.

Il lavoro coreografico non si focalizza su una teatralità esplicita, ma piuttosto sulla creazione di metafore suggestive, ricche di riferimenti e suggerimenti, dove la danza è il linguaggio espressivo predominante, immagini vive e plastiche insieme.

In scena una danza ipnotica, fatta di passaggi ripetuti e contrapposti, una metamorfosi fisica necessaria per eliminare scorie e strati e ritrovare la natura e l’essenza dell’uomo.

Otto giovanissimi danzatori esterni ed interni rispetto ad un parallelepipedo che si espande e si ritira con cui specchiarsi e confrontarsi. Un lavoro intenso e drammatico, apprezzatissimo.

data di pubblicazione:13/11/2023


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RIABBRACCIARE PARIGI di Alice Winocour, 2023

RIABBRACCIARE PARIGI di Alice Winocour, 2023

Mia lavora in una emittente parigina dove fa l’interprete dal russo. Una sera, mentre sfrecciava per le strade della città con la sua moto, viene colta di sorpresa da un temporale e decide di ripararsi in un ristorante. Dopo essersi seduta a bere qualcosa, inaspettatamente entra nel locale un terrorista armato che farà strage dei presenti. Mia, insieme ad altri miracolosamente sopravvissuti, sembra aver rimosso quel trauma collettivo e si impegnerà con se stessa a ricostruire passo dopo passo quei terribili momenti…

  

Alice Winocour, regista e sceneggiatrice francese, ci racconta degli attentati del 2015 a Parigi con un film presentato a Cannes nel 2022, nella Sezione Quinzaine des Réalisateurs, e finalmente distribuito nelle sale italiane. Da tempo aveva in animo di realizzare un film che di fatto sentiva come dovuto, visto che lei stessa aveva indirettamente subito quel dramma quando suo fratello era sopravvissuto all’attacco del Bataclan. Come poi ripreso nel film, la regista era rimasta in contatto con lui durante la strage e di aver poi interrotto la comunicazione per evitare che gli attentatori potessero scoprirlo e quindi ucciderlo. Ma non sono solo questi fatti di cronaca a rendere il film particolarmente interessante. Mia, egregiamente interpretata da Virginie Efira che per questo ruolo ha ottenuto un César, sia pur ferita non mortalmente come la maggior parte della gente presente nel locale, vuole ora ricostruire ogni dettaglio di quanto accaduto. La sua mente è confusa, lei stessa non è più la donna indipendente di prima, soddisfatta del suo lavoro e con accanto un compagno che la copre di attenzioni. Il suo andare a ritroso nella memoria, con l’aiuto di altri sopravvissuti, le consentirà pian piano di chiarire anche la propria esistenza e di resettare il rapporto con la persona con la quale credeva di essere felice. Ecco che la protagonista vorrà pian piano riappropriarsi di una vita che le stava sfuggendo di mano, riflettendo anche sui suoi affetti più cari che forse lei stessa aveva frainteso. Interessante come la regista riesca a individuare e analizzare la psicologia dei singoli personaggi, delle loro reazioni a un trauma in cui sono stati brutalmente coinvolti e dal quale cercano di allontanarsi per continuare a vivere come prima, anche se per molti sarà un’impresa pressoché impossibile. Un film che parla del dramma di una donna che tra visioni oniriche e frammenti di ricordi riesce infine a rielaborare il proprio vissuto e a ritagliarsi un’identità nuova, tra sofferenze e tentativi per riappropriarsi di un brandello di felicità.

data di pubblicazione:12/11/2023


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RIOT ACT di Alexis Gregory, diretto e interpretato da Massimo Di Michele

RIOT ACT di Alexis Gregory, diretto e interpretato da Massimo Di Michele

(Trend – Teatro Belli – Roma, 6/8 novembre 2023)

Una panoramica dettagliata e potente su settant’anni di lotte per i diritti LGBT attraverso il racconto di tre eccezionali testimoni. Un one-man show che vede protagonista Massimo Di Michele, gradito ritorno sul palco di Trend, la rassegna di drammaturgia inglese diretta da Rodolfo di Giammarco giunta quest’anno alla sua ventiduesima edizione.

 

Un atto di rivolta si può compiere anche solo dando la propria testimonianza. Il potere della memoria smuove le coscienze, risveglia l’attenzione, sprona a continuare la lotta seguendo il cammino tracciato da chi è venuto prima di noi. Un invito alle nuove generazioni a far tesoro della lotta grazie alla quale oggi si gode di maggiore libertà. Lo sa bene il drammaturgo, regista e attore londinese Alexis Gregory, che compone il suo testo raccogliendo e drammatizzando le testimonianze di tre attivisti della scena queer americana e inglese, protagonisti di battaglie epocali che hanno segnato la storia del movimento di lotta ai diritti LGBT dalla sua nascita negli anni ’60 fino ai giorni nostri.

Il testo documenta con chiarezza e abbondanza di dettagli la prima sommossa della comunità gay di New York riunita allo Stonewall Inn e prosegue, seguendo un coerente filo narrativo, con il dramma dell’AIDS che ha segnato tutti gli anni Ottanta. Dopo aver migrato dall’Inghilterra all’America, lo spettacolo arriva finalmente a Roma, grazie alla proposta sempre attenta di Trend e al lavoro di Massimo Di Michele.

Le storie sono quelle di Michael, Lavinia e Paul, la cui rispettabile età legittima la vivezza e l’efficacia dei racconti. Michael-Anthony Nozzi si trovava a Stonewall la notte della rivolta. Il bar, squallido e fatiscente, era frequentato da drag queen vecchie e cesse, truccate e vestite sciattamente con i panni presi in prestito dai guardaroba delle loro mamme. La sera di quel 28 giugno 1969 il locale era pieno più del solito di gente. Judy Garland, icona gay di quegli anni, era morta appena una settimana prima. La polizia era solita fare irruzione nel locale e i blitz erano momenti di paura vera. I poliziotti minacciavano, perquisivano, picchiavano e arrestavano le ‘checche’, le drag o le marchette che frequentavano il locale. Ma quella sera era diverso. Quella sera si diede inizio alla rivolta, tra pestaggi e sangue. Poi vennero gli anni tremendi in cui si diffuse il virus dell’HIV e tanta gente morì di AIDS. Lo ricorda anche Lavinia Co-op, protagonista della scena drag della Londra degli anni ’70. Il suo personaggio è divertente e nella versione di Di Michele si prende tutta la scena. Ma ha qualcosa di doloroso e fragile nell’intimo, che il disegno luci sottolinea con grande emozione. In fondo per lei l’unico posto più sicuro al mondo è il palcoscenico, fuori dal quale sono solo botte e offese. Tuttavia il coraggio non le manca, perché l’unico gesto politico che si può compiere è quello di affermare sé stessi. Il tema della malattia tocca anche Paul Burston, un attivista che negli anni ’90 era fortemente impegnato nella lotta contro l’AIDS.

Solo sul palco, Massimo Di Michele incarna uno dopo l’altro i protagonisti di questo lavoro documentaristico. Cambia costume di volta in volta, ma non solo questo caratterizza il personaggio che va a mostrare. Concorre nel mettere in evidenza lo stacco tra una personalità e l’altra anche la sua versatilità artistica, fisica e vocale, e soprattutto la capacità di Enrico Luttmann di aver sottolineato nella traduzione del testo le sfumature di linguaggio tra un protagonista e l’altro.

Una messinscena essenziale per un messaggio potente che affascina, fa riflettere, coinvolge. Una testimonianza che conferma il teatro uno strumento consapevole di impegno politico.

data di pubblicazione:11/11/2023


Il nostro voto:

UN CURIOSO ACCIDENTE di Carlo Goldoni, regia di Gabriele Lavia, con Gabriele Lavia, Federica Di Martino, Simone Toni, Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Lorenzo Volpe, Leonardo Nicolini

UN CURIOSO ACCIDENTE di Carlo Goldoni, regia di Gabriele Lavia, con Gabriele Lavia, Federica Di Martino, Simone Toni, Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Lorenzo Volpe, Leonardo Nicolini

(Teatro Argentina – Roma, 31 ottobre/19 novembre 2023)

Recupero di un’opera minore di Goldoni qui forse esageratamente dichiara un capolavoro. Lavia deve riscattare la semplicità del plot con una serie di trovate sceniche estrose. Una fetta di pubblico va in scena, gli attori zigzagano in platea cercando conforto ed empatia con il pubblico.

L’azione si svolge in Olanda per una parentesi internazionale di Goldoni del 1760. Dunque si sfottono i francesi, si riesuma proditoriamente l’antica maschera di Arlecchino, un pianoforte condisce entrate e uscite di scena. Lavia dilata un copione semplice in due ore e mezzo di spettacolo confermandosi nei panni del primattore che fa ridere con battute inopinate, sensi girati, accentuazioni. Nella povertà delle attuali proposte teatrali uno spettacolo ricco di un teatro capostipite ancora in cerca di un direttore artistico e di una continuità di programmazione. Ma il pubblico risponde positivamente nonostante qualche alto e basso di tensione. Il registro grottesco spesso prende la prevalenza, Ma non ci annoia mai e questo è già un gran bel merito della compagnia. Divertimento di charme senza abbassare troppo il livello drammaturgico. Per Lavia Goldoni è nell’alveo degli autori importanti. Nell’incontro pomeridiano ha sottolineato la sua filiazione dall’illuminismo, corroborata dall’amicizia con Voltaire e si è rammaricato di non potersi cimentare nel dimenticato Brecht, un polo decisamente lontano dalle corde del teatro attuale, a causa dei budget non sostenibili dell’eventuale progetto. Goldoni del resto raccolta di aver ricavato la vicenda da un fatto vero riferito nel Caffè della Sultana in Piazza San Marco a Venezia, nel luogo dove oggi si propone ai turisti il prestigioso Caffè Florian. E Lavia si diffonde volentieri sul mito della Sultana, una intraprendente donna italiana alla corte dei turchi.

data di pubblicazione:11/11/2023


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LUBO di Giorgio Diritti, 2023

LUBO di Giorgio Diritti, 2023

Lubo Moser, appartiene alla popolazione nomade degli Jenisch e si esibisce come artista di strada insieme alla moglie e ai suoi tre bambini. Un giorno viene fermato e forzatamente arruolato nell’esercito svizzero per difendere i confini da una possibile invasione da parte della Germania, già da anni sotto la dittatura espansionistica di Hitler. Appena indossata la divisa di soldato, viene a sapere della tragica morte della moglie, mentre i figli sono stati affidati ad orfanotrofi per l’attuazione di un mirato programma di eugenetica…

  

Giorgio Diritti, essendosi formato con importanti registi come Pupi Avati, Ermanno Olmi e lo stesso Fellini, si porta dietro un’ottima impostazione che lo ha visto impegnato in film, per la verità non molti, tutti di altissimo livello. L’ultimo (Volevo nascondermi) era stato subito notato alla Berlinale del 2020, sia da parte della critica internazionale che da parte del pubblico che così aveva avuto modo di conoscere appieno la personalità estroversa del pittore e scultore Antonio Ligabue. Con Lubo il regista affronta tematiche molto delicate, a molti del tutto sconosciute. Nella bucolica e neutrale Confederazione Elvetica, mentre l’Europa era travolta dalla guerra, si portava avanti un programma denominato Kinder der Landstrasse che mirava a togliere ai legittimi genitori, generalmente di estrazione nomade, i propri figli, considerati bambini di strada, per affidarli a istituti e successivamente a famiglie adottive. I temi qui affrontati non riguardano solo i disperati tentativi del protagonista Lubo (Franz Rogowski) di rintracciare, attraverso la complicata burocrazia elvetica, i propri figli strappati alla madre che era morta nel difenderli. Viene di fatto sollevata la problematica che riguardava i beni preziosi delle famiglie ebree che venivano affidati ad intermediari per essere custoditi in Svizzera e sottrarli così alla razzia dei tedeschi. Beni mai rientrati in possesso dei legittimi proprietari. Un film quindi che affronta vicende drammatiche e piene di pathos, egregiamente interpretate da un cast di prim’ordine e con una ricostruzione più che fedele dei luoghi e delle situazioni. Un tentativo disperato di ricerca e di vendetta da parte del protagonista per farsi in qualche modo giustizia da sé, costruendosi una nuova identità, ma rispettando nello stesso tempo la propria natura di uomo libero, fuori da quegli schemi che a tutti i costi la società voleva imporgli. Il film, ora finalmente distribuito nelle sale, era stato presentato in concorso all’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

data di pubblicazione:08/11/2023


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COMANDANTE di Edoardo De Angelis, 2023

COMANDANTE di Edoardo De Angelis, 2023

Film d’apertura al Festival di Venezia 2023, il film di Edoardo De Angelis, che ha per protagonista Pierfrancesco Favino, scritto da Sandro Veronesi e dallo stesso regista, racconta la storia vera di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Comandante Cappellini durante la seconda guerra mondiale.

  

Siciliano di nascita ma sempre vissuto a Chioggia dove s’innamora perdutamente del mare, Salvatore Todaro segue con successo la carriera militare. Capitano della Regia Marina, durante un’esercitazione un incidente gli procura la lesione della colonna vertebrale, evento che gli avrebbe consentito di poter godere di un congedo illimitato e di ricevere una pensione d’invalidità. Todaro invece preferisce restare nella Marina ricorrendo a un busto rigido per il resto della vita. Un mese dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel luglio 1940 Todaro diventa comandante del nuovissimo sommergibile Comandante Cappellini. In missione affonda a largo dell’Atlantico un piroscafo mercantile belga, il Kabalo, che aveva aperto il fuoco su di loro. Todaro decide, contro il parere dei superiori, di salvare i 26 naufraghi belgi, condannati a morte certa alla deriva su una zattera a centinaia di miglia dalla costa, anche se per far ciò dovrà navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini. In quei tre giorni, il sottomarino si trasformerà in un luogo di incontro tra sconosciuti, anche molto diversi tra loro, ma più simili di quanto non pensassero.

Vero e proprio kolossal diretto dal visionario regista Edoardo De Angelis all’ennesima prova del nove, per un film girato lontano dalla sua Campania e in uno spazio angusto quale quello che può offrire un sottomarino da guerra, in cui si vive a ridosso, in cui è necessaria gerarchia e condivisione, scegliendo peraltro la babele di accenti e dialetti dei vari protagonisti, per rendere il legame con la terra di nascita ancora più viscerale.

Prodotto da Indigo Film e O’Groove con RAI Cinema, Tramp LTD, VGroove e Wise Pictures il film si avvale della splendida interpretazione di Pierfrancesco Favino, nel complesso personaggio di Todaro, eroe e patriota, ma anche santone e profeta. Il comandante belga, dopo la guerra, dirà che, quando chiese a Todaro il perché di un gesto che lui non avrebbe fatto, la sua risposta fu: “siamo italiani. Lo facciamo da 2000 anni e continueremo a farlo”.

Estremamente toccante la forza del film nel raccontare la capacità di correre in soccorso degli altri, in un mondo quale quello del mare, in cui vige in primis il rispetto di regole e persone. La parabola della guerra in cui si combattono i mezzi ma non gli uomini, è un chiaro messaggio verso il rispetto dei migranti che nel Mediterraneo è stato fatto proprio principalmente dagli italiani, ora come allora, secondo una vicenda reale che racconta come esistano leggi eterne che non vanno infrante mai e che si concretizzano proprio in un cessate il fuoco che salva dignità e coscienze.

data di pubblicazione:03/11/2023


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