Perché un bambino cambogiano di quattro anni, adottato da una coppia italiana e portato in settimana bianca, si agita e si emoziona alla vista di semplici granai? Cosa accade quando, quindici anni dopo, la madre biologica di quel bambino contatta la famiglia adottiva italiana? Quali pensieri attraversano la mente di un ragazzo di diciannove anni al quale viene proposto di tornare in Cambogia per incontrare la madre naturale? Quanto tempo impiega un bambino adottato a dimenticare la propria lingua madre? E cosa succede se, improvvisamente, si scopre che in Italia è arrivata anche la sorella biologica del bambino appena adottato ma della quale esistenza non si sapeva nulla?
A queste domande – e a molte altre – risponde con delicatezza il documentario di Francesca Pirani, prodotto da Luca Criscenti per Land Comunicazioni. La regista, che ha collaborato in passato con Marco Bellocchio, racconta la storia di suo figlio Vakhim, adottato in Cambogia nel 2008 insieme al marito Simone. Il film, presentato alle Giornate degli Autori durante la 81ª Mostra del Cinema di Venezia ha ricevuto riconoscimenti in vari festival internazionali.
Vakhim è un racconto intimo che intreccia filmati di famiglia, ricostruzioni poetiche e riprese di viaggio. La narrazione si apre e si chiude con la stessa immagine: un bambino e una donna di origine asiatica viaggiano in macchina su una strada sterrata, e il bambino osserva una farfalla intrappolata in una bottiglia di plastica. Alla fine del film, quella farfalla viene liberata da un Vakhim ormai ventenne, simbolo di una libertà ritrovata.
La prima parte del documentario mostra i primi giorni insieme, prima in Cambogia e poi a Roma. La voce narrante della regista ci guida attraverso una storia di misteri e sofferenze, ma anche di amore e scoperta. Nonostante l’abbandono, Vakhim scopre di essere stato amato sin dall’inizio, anche dalla sua madre biologica. Uno dei momenti più toccanti è l’abbraccio tra le due madri, cosi diverse ma cosi unite dall’amore per lo stesso figlio.
Vakhim è un film personale e universale, che invita a riflettere sul significato di maternità, genitorialità e generosità. È un’opera che tocca profondamente e che consigliamo di vedere con i fazzoletti a portata di mano.
data di pubblicazione:19/05/2025
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