UN CRIMINE IMPERFETTO di Franck Dubosc, 2025

(Foto privata della locandina)

Tempo di Natale. Nella regione del Jura, imbiancata di neve, un orso terrorizza un gruppo di emigranti clandestini e sulla strada costringe a una pericolosa sterzata il pick-up di Michel che sbanda finendo su una vettura ferma uccidendone la guidatrice in sosta. Spaventato, il compagno della donna, casca e finisce impalato in un robusto ramo sporgente. In un solo colpo il povero Michel si ritrova due cadaveri a carico…e un mucchio di problemi da risolvere.

Un Crimine Imperfetto, il cui titolo originale era Un ours dans le Jura, parte in perfetto stile fratelli Cohen, nella fattispecie Fargo, con un “poverocristo” coinvolto in due morti da lui involontariamente provocate. Non solo, nel portabagagli dell’auto speronata c’è anche un borsone da tennis con due milioni di euro all’interno. Della trama ulteriore, solo apparentemente ascrivibile al genere noir, non dico altro se non che si dipana in modo solido e avvincente. Cerco invece di chiarire che il film in questione, campione d’incassi nella passata stagione in Francia (oltre un milione e mezzo di biglietti venduti), non è il classico noir alla francese, alla Melville, per intenderci. Piuttosto, una dark comedy, poco splatter, ma spesso ironica, cinica, in fondo grottesca, comunque attenta a sottolineare problematiche mai banali quali la disabilità, la tristezza della provincia, le crisi matrimoniali, lo scambismo, l’immigrazione clandestina, il narcotraffico, l’avidità delle persone e altro ancora. Dunque, non è un filmetto, ma, pur senza essere un capolavoro, si declina come pellicola, non di semplice evasione, bensì ricca di molteplici spunti e suggestioni. C’è un Simenon attualizzato, un pizzico di Polar, la commedia nera, e una formidabile congrega di personaggi fra protagonisti e comprimari a rendere il tutto estremamente apprezzabile e coeso. Il regista è Franck Dubosc, qui anche attore nel ruolo di Michel alla sua terza regia dopo Tutti in Piedi del 2018 e Rumba Therapy del 2022. Sua moglie Cathy, è Laure Calamy, arguta complice dell’insicuro marito e madre di un figlio problematico. Autentico mattatore del film è Benoit Poelvoorde, che ricordiamo in Niente da Dichiarare o in Dio Esiste e vive a Bruxelles, attore straordinario di grande sostanza ed ecclettismo, Nel ruolo del maggiore Roland della scalcagnata Gendarmeria del paese, si dimostrerà capace, paterno e all’occorrenza, flessibile, ma soprattutto in grado di offrire una grande interpretazione attoriale. Se ne giova la pellicola che ha nel milieu ben costruito (Simenon mixato con i fratelli Cohen), piuttosto che nella natura poliziesca che troppo si affievolisce nel finale, il suo punto di forza. Non manca una morale: i soldi non fanno la felicità e una piccola rara verità: a volte, la formica mangia la balena che è poi la frase che appare a fine film su sfondo nero.

data di pubblicazione:12/10/2025


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