A MANI NUDE di Filippo Gatti- L’Erudita, 2019

A MANI NUDE di Filippo Gatti- L’Erudita, 2019

Un giallo nero costruito attorno ad una dark lady dell’est. Conturbante e strega uomini ancorché prostituta. Si può essere gelosi di una prostituta? Si se l’assassino la ama e diventa geloso delle recensioni minuziose e anche volgari che altri frequentatori della ragazza lasciano sul suo sito di escort, una sorta di tripadvisor degli amori clandestini. Ha molti ingredienti il libro dell’esordiente Gatti, professionista d’azienda la cui scrittura più che un hobby è diventata una passione, coltivata nei ritagli di tempo, magari scrivendo il romanzo su un Iphone. C’è il mondo equivoco che ruota attorno alle professionista a pagamento, c’è l’aura del classico romanzo incentrato su un serial killer, c’è tanta amata Puglia oltre a uno spaccato delle gerarchie nelle forze di polizia con la tipizzazione di alcuni personaggi che non necessariamente sono comparse nel plot. Uno sviluppo pieno di contraddizioni, di erotismo, di atmosfere vivide raccontate con la freschezza di chi fa l’esordio con entusiasmo nel mondo della letteratura. Il libro trasuda tensione ma anche divertimento nell’inevitabile corsa verso il finale. Senza correre il rischio dello spoiler ma comunque una conclusione che non è per forza del tutto in linea con le aspettative. Chi sopravvive forte e fiera è la ragazza ungherese, protagonista, al centro dei suoi contendenti, che torna in patria apparentemente risolta dopo il dramma, con il sogno di intraprendere un’altra vita, non necessariamente traumatizzata dall’esperienza italiana ma sicuramente sorpresa da tutto quello che è ruotato attorno a lei. Gatti descrive un mondo moderno fatto di valori deperibili e fatiscenti. Dove basta un niente per scatenare la violenza feroce e morbosa. Il personaggio della psicanalista serve da sorta di specchio rivelatore delle pulsioni violente del killer, una sorta di viaggio nella sua complessa identità, dall’infanzia alla maturità. Un viaggio piuttosto doloroso e, come si leggerà, non privo di conseguenze. Un libro sviluppato per flash quasi cinematografici con il funzionale sincronismo di capitoli brevi, un valore aggiunto alla tensione.

data di pubblicazione:10/02/2021

IL CAPO E LA FOLLA di Emilio Gentile – Laterza editore, ultima edizione 2020

IL CAPO E LA FOLLA di Emilio Gentile – Laterza editore, ultima edizione 2020

Il più grande studioso del fascismo dell’era contemporanea questa volta si dedica a una ricerca ad ampio raggio che parte dall’antichità. Un lungo travaso storiografico dai tempi dei greci e dei romani per arrivare fino ai giorni nostri e all’era del sovranismo e del populismo internazionale. Al centro il dibattito sulla democrazia, il distacco tra il capo e le folla, tra monarchia e repubblica, tra una dittatura ritenuta illuminata e il possibile consenso. L’autore fa parlare i testi e non si abbandona praticamente mai a libere interpretazioni configurando un’ipoteca distaccata e didattica all’excursus, lasciando che il lettore si formi da solo un’idea nel merito. Ma gli permette di correggere un pregiudizio di partenza sulla democrazia, mal vista anche da liberi pensatori come Voltaire e Robespierre oggi tirati per la giacchetta rispettivamente sul fronte del liberalismo e del giustizialismo. Bisogna pur ricordarsi di vivere in un Paese che fino al 1946 non riconosceva ai soggetti femminili possibilità di votazione e che ha riabilitato solo da alcune generazioni il concetto di suffragio universale. Oggi votano tutti, non solo chi paga le tasse ed è una rivoluzione profonda di cui forse non ci si rende conto fino in fondo. La demagogia e la mitologia del capo passata al vaglio dell’analisi storica permettono di rivedere giudizi politici non ancora definitivamente passati in archivio. L’apostolato presidenziale di John Fitgerald Kennedy, tanto per fare un esempio, fu condito da roboanti affermazioni di principio non seguite dall’applicazione pratica. E in questo senso, rispetto alla premesse, anche il mandato di Obama ha rischiato di rivelarsi monco e incompleto. L’arte del governo nel corso dei secoli ha subito continue sterzate senza ha la storia sia mai stata definitivamente “magistra”. Il senso del limite e del relativo domina il testo. A volta lasciando con un senso di sgomento profondo, pensando all’attualità, soprattutto sul versante italiano dove, in base a una legge elettorale carente, le minoranze dominano le maggioranze.

data di pubblicazione:03/02/2021

ROMA NOIR Dieci storie criminali di AA.VV. – edizioni di Repubblica, 2021

ROMA NOIR Dieci storie criminali di AA.VV. – edizioni di Repubblica, 2021

Dieci casi insoluti, altrettanti grattacapi per le forze dell’ordine e della magistratura. Cronaca nera iconica raccontata dai cronisti che hanno vissuto quei casi, più spesso negli anni in cui non c’erano cellulari e Internet a favorire la conoscenza ma solo il fiuto del cronista che si appostava e creava un reticolo di confidenza preziose. Tra i misteri d’Italia rientrano questi casi che da romani sono diventati nazionali: l’affare Vaticano di Emanuela Orlandi, il misterioso omicidio di Simonetta Cesaroni, l’insensata morte di Marta Russo, il raccapricciante ritrovamento del cadavere di Ida Pischedda, il suicidio di Stato di Sergio Castellari. Allora le scene del crimine non venivano congelate con un fermo immagine decisivo per le indagini. I questurini sanno che se un caso non si risolve nell’immediato rischia di lasciare una scia eterna di recriminazioni. Queste sono storie anche di processi e di colpi di scena, di indagati colpevoli che poi vengono scagionati, di possibili testimoni che diventano accusati, di omertosi silenzi. Come non pensare a esempio che Pietrino Vanacore con il proprio suicidio si sia portato nella tomba anche il nome del colpevole dell’omicidio della Cesaroni? Mini-gialli su storie criminali che sono anche rivelatrici di un epoca, di disagi di classe (la contessa Alberica Filo della Torre e il suo killer, il filippino licenziato). I giornalisti sono testimoni. Cronisti che hanno percorso la gavetta prima di una carriera gloriosa. Nomi come quelli di Daniele Mastrogiacomo, Emilio Radice, Massimo Lugli o della stessa Federica Angeli, oggi attaché di Virginia Raggi. Sono storie nazionali-popolari che intrigano, dei potenziali interminabili romanzi d’appendice, in qualche caso dossier ancora aperti visto che di Emanuela Orlandi si continua a parlare anche si sono completamente perse la speranza non solo di ritrovarla in vita ma anche di poter seppellire il corpo che incarna un mistero senza fine.

data di pubblicazione:01/02/2021

NONNO QUESTA VOLTA È GUERRA di Tim Hill, con Robert De Niro, Christopher Walken e Uma Thurman – Sky, 2021

NONNO QUESTA VOLTA È GUERRA di Tim Hill, con Robert De Niro, Christopher Walken e Uma Thurman – Sky, 2021

Commedia familiare con un plot piccolo piccolo. La conquista di una camera da letto contesa tra nonno e nipote innesca una sorta di guerra dei mondi. Un pretesto per un film catastrofico che ammicca a tanto cinema italiano, sia pure con un budget molto più considerevole.

Intristisce constatare come un attore come Roberto De Niro sciupi il proprio curriculum, vicino agli 80 anni, accettando parti il cui solo scopo è l’incasso di un ragionevole contratto. Non c’è neanche il pretesto di una grande prova d’attore per il divo magnificamente sfruttato da Scorsese, assecondato nella cattiva impresa da colleghi di rango come Walken e Thurman. De Niro non esita persino a offrirsi quasi completamente nudo e in ben due occasioni in una pellicola che in ottanta minuti riassume gag e situazioni improbabili, ammirevoli solo per il virtuosismo tecnico come ad esempio il fermo immagine su un topo che erode i fili della corrente elettrica provocando l’ennesimo disastro nella famiglia sotto pressione. Unica sorpresa, una variazione sul tema dell’happy end. La perfetta riappacificazione tra nonno e nipote, impegnati in consuetudinarie battute di pesca, è destabilizzata dall’irruzione del personaggio femminile con cui De Niro abbandonerà il triste ricordo della moglie morta. La dimensione televisiva, sia pure a pagamento, è quella ideale per una pellicola minore del genere. Ma De Niro si era già cimentato nelle parti del nonno e proverà a rilanciarsi con una prova di maggiore impegno che lo vedrà al fianco di Leonardo Di Caprio. Confidiamo che riuscirà a prendersi una rivincita e a smentirci sull’ipotesi di scelte sbagliate in una carriera in declino, affidata alla maniera. In questo ultimo ingaggio ci si può consolare con la validità della fotografia, non certo per la brillantezza dei dialoghi o per l’originalità delle situazioni, tutte puntualmente portate al limite.

data di pubblicazione:31/01/2021


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NEI LIMITI DELLA NORMA di Marco Floridia – Amazon edizioni, 2020

NEI LIMITI DELLA NORMA di Marco Floridia – Amazon edizioni, 2020

La logistica è il barbiere, epicentro di chiacchiere e di situazioni, un’occasione, un deterrente, una possibilità. Eppure tutto parte da un malaugurato incidente che costipa un cane di razza, calembour di uno scoppio di situazioni incontrollate a catena. Floridia avvia un crescendo chapliniano più che rossiniano divertendosi ad evocare personaggi improbabili, frutto di un’accentuata fantasia, con la libertà di un palazzeschiano “lasciatemi divertire”. Dunque c’è un’aspirante dark lady che suscita invidie e desideri, una lavanderia che ricicla materiali sospetti (non vi diremo quali), un direttore sanitario à la page e molto lampadato, una guardia giurata che si dibatte in piena crisi esistenziale. Personaggi che s’incontrano e che divergono in un profluvio di storie intrecciate che sono tanti piccoli racconti miscelati in un romanzo a cui non si chiede per definizione il rispetto della fedeltà compositiva e di coerente omogeneità. Insomma, il piano di lavoro è l’assoluta libertà autoriale nell’iniziare beffardi affreschi di un’umanità a volte ridicola, a volte vanagloriosa, a volte patetica. Una metafora che indulge a ingredienti che fanno una mayonese non impazzita. In fondo, se ci pensate, lo specchio di una variopinta umanità di un Paese inconfondibilmente chiamato Italia. La minuziosità descrittiva gode di un peso ironico non trascurabile. Battute che arrivano con la lettura silenziosa e con un bel livello di profondità. Il senso del grottesco e del surreale pervade la narrazione e il titolo di un’opera prima. E, tornando a bomba, galeotto fu il cane e la sua padrona. Quest’ultima il personaggio che desidereremo più approfondito e scavato. La vita in definitiva è una serie di slinding doors casuali e non vale la pena di rintracciare un senso “perché un senso non ce n’è (copyright Vasco Rossi)”. Il tutto, rigorosamente nei limiti della norma, strizzando l’occhio al suo brillante autore.

data di pubblicazione:28/01/2021