70 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE

70 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE

logo(Berlino, 20 Febbraio/1 Marzo 2020)

È stata presentata ufficialmente la giuria internazionale che affiancherà Jeremy Irons, già presidente, nella valutazione dei film in concorso per l’Orso d’Oro:

Bérénice Bejo, attrice argentina naturalizzata francese diventata famosa per The Artist, accanto all’attore Jean Dujardin. Il film fu presentato nel 2011 al Festival di Cannes ed ottenne ben 5 premi Oscar. In questa occasione la Bejo aveva ottenuto una nomination mentre nel 2013 a Cannes ricevette il premio come miglior attrice per la sua interpretazione nel film Il passato di Asghar Farhadi.

Bettina Brokemper, produttrice tedesca dal 2003 a capo della società di produzione Heimatfilm da lei stessa fondata. Ha prodotto diversi film di successo come La sposa siriana di Riklis nonché diversi lungometraggi dei due registi danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg, entrambi fondatori della corrente cinematografica Dogma 95.

Annemarie Jacir, regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica palestinese. Dopo essersi formata presso la Columbia University di New York ritornò in Palestina dove presentò il suo primo film Il sale di questo mare che le procurò l’espulsione dal suo paese da parte delle autorità israeliane. Con il suo secondo lavoro Quando ti ho visto, fu riabilitata ed ora risiede stabilmente nella città di Haifa.

Kenneth Lonergan, sceneggiatore, drammaturgo e regista statunitense che nel 2017 vinse l’Oscar per migliore sceneggiatura originale con il film Manchester by the Sea. Precedentemente, nel 2002, aveva ottenuto una nomination agli Oscar, sempre per la sceneggiatura, in quanto co-autore insieme a Jay Cocks e Steven Zaillian per Gangs of New York di Martin Scorsese.

Luca Marinelli, attore italiano che non ha bisogno di grandi presentazioni. Ricordiamo solo che esordì nel 2010 con La solitudine dei numeri primi, diretto da Saverio Costanzo mentre nel 2015 vinse il David di Donatello per il film Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Nell’ultima Biennale del Cinema di Venezia ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore nel film Martin Eden, regia di Pietro Marcello.

Kleber Mendonca Filho, regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico brasiliano. Firmò nel 2012 il suo primo film Il suono intorno, mentre nel 2016 presentò a Cannes Aquarius con protagonista Sonia Braga. Nel 2017 era presidente della giuria della Settimana Internazionale della Critica del Festival di Cannes.

Dopo queste ultime informazioni non rimane che attendere con noi di Accreditati il giorno 20 Febbraio per la presentazione del film di apertura, My Salinger Year del regista canadese Philippe Falardeau, di questa attesissima edizione della Berlinale.

data di pubblicazione:05/02/2020

70 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE

70 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE

logo(Berlino, 20 Febbraio/1 Marzo 2020)

Oggi è stata presentata in conferenza stampa la lista completa dei film in selezione ufficiale. Quest’anno sarà quasi un giubileo per la Berlinale, per definizione degli stessi organizzatori, dal momento che si celebra la settantesima edizione; altro elemento importante, che caratterizzerà l’evento, sarà la presenza di Carlo Chatrian per la prima volta in qualità di direttore artistico del Festival al posto di Dieter Kosslick che per quasi venti anni aveva ricoperto l’incarico. Ci saranno molte novità a livello organizzativo e tante nuove iniziative che accresceranno l’importanza di questa kermesse cinematografica. Basti pensare che oltre alle varie sezioni collaterali (Panorama, Berlinale Shorts, Forum, Prospettive del Cinema Tedesco, Generation, Retrospettive, Teddy Awards, Native, ecc.) si aggiungerà “Encounters”, un nuova sezione che comprenderà una quindicina di film che nello specifico daranno nuova forma al mondo più che a rappresentarlo, in sintesi andranno ad interpretare, con un’ottica particolare, la storia del cinema sotto vari aspetti: autobiografico, intimo, filosofico, epico, surreale, politico e sociale. Altro evento di questa edizione speciale sarà il programma “On Transmission” in cui a turno verranno invitati sette registi, accompagnati ciascuno da un proprio ospite, che parleranno del cinema di oggi e presenteranno poi un proprio lavoro. Nell’introdurre i film in concorso per l’Orso d’Oro, Carlo Chatrian ha voluto aggiungere: “ che i film raccontano storie intime e sconvolgenti, individuali e collettive che hanno un effetto duraturo e ottengono il loro impatto dall’interazione con il pubblico. Se c’è una predominanza di toni scuri, può essere dovuto al fatto che i film che abbiamo selezionato tendono a guardare al presente senza illusione, non per causare paura, ma perché vogliono aprire gli occhi. La fiducia che il cinema ripone nell’umanità, questi esseri sofferenti, maltrattati e manipolatori, è ininterrotta, così ininterrotta che li vede costantemente come i suoi protagonisti ”…

Il film di apertura sarà My Salinger Year del regista canadese Philippe Falardeau che avrà come interprete principale Margaret Qualley, recentemente vista in Once Upon a Time…in Hollywood di Quentin Tarantino.

Ecco i 18 film della selezione ufficiale, di cui 16 in prima mondiale:

Berlin Alexanderplatz di Burhan Qurbani (Germania-Olanda)

DAU. Natasha di Ilya Khrzhanovskiy e Jekaterina Oertel (Germania-Ucraina-Regno Unito-Russia)

Domangchin yeoja di Hong Sangsoo (Corea)

Effacer l’historique di Benoît Delépine (Francia-Belgio)

El pròfugo di Natalia Meta (Argentina-Messico)

Le sel des larmes di Philippe Garrel (Francia-Svizzera)

First Cow di Kelly Reichardt (USA)

Irradiés di Rithy Panh (Francia-Cambogia) documentario

Never Rarely Sometimes Always di Eliza Hittman (USA)

Rizi di Tsai Ming-Liang (Taiwan)

The Roads Not Taken di Sally Potter (Regno Unito)

Schwesterlein di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond (Svizzera)

Sheytan vojud nadarad di Mohammad Rasoulof (Germania-Repubblica Ceca­­­­-Iran)

Todos os mortos di Caetano Gotardo e Marco Dutra (Brasile-Francia)

Siberia di Abel Ferrara (Italia-Germania-Messico)

Undine di Christian Petzold (Germania-Francia)

Molti sono i film italiani distribuiti tra le varie Sezioni, di cui due in gara per l’Orso d’Oro. Il primo è Volevo nascondermi di Giorgio Diritti (Il vento fa il suo giro del 2005, L’uomo che verrà del 2009) con Elio Germano nei panni del pittore Ligabue, artista naif la cui vita fu molto travagliata e compromessa per la sua disabilità non solo fisica ma anche mentale. Lo stesso Elio Germano sarà protagonista anche del film in concorso Favolacce, opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo che esordirono proprio qui a Berlino nel 2018 con La terra dell’abbastanza: trattasi di una storia ambientata in una estrema periferia romana dove famiglie al limite della sopravvivenza vivono le proprie drammatiche situazioni. Avremo poi nella Berlinale Special Gala Pinocchio di Matteo Garrone mentre nella sezione Panorama Semina il vento di Danilo Caputo, una storia ambientata tra gli uliveti pugliesi aggrediti da un parassita letale. Infine nella sezione Generation Palazzo di Giustizia di Chiara Bellosi e in Forum La casa dell’amore di Luca Ferri e Zeus Machine nonchè L’Invincibile di Nadia Rocchi e David Zamagni.

La giuria internazionale quest’anno sarà presieduta dall’attore britannico Jeremy Irons, premio Oscar nel 1991 per il film Il mistero von Bulow che non necessita di alcuna presentazione perché conosciuto dal pubblico per il suo particolare ruolo come protagonista in film di grande successo internazionale. Gli altri componenti della giuria non sono stati ancora resi noti.

La Berlinale renderà omaggio all’attrice inglese premio Oscar Helen Mirren con l’Orso d’Oro alla carriera, riconoscimento ben meritato per le sue splendide interpretazioni di personaggi complessi (da Elisabetta II in The Queen a Caterina la Grande…) e dotata di una forte personalità.

Appuntamento quindi con Accreditati che saranno presenti a Berlino e vi terranno aggiornati sugli eventi principali della manifestazione.

data di pubblicazione:30/01/2020

L’INGANNO PERFETTO di Bill Condon, 2019

L’INGANNO PERFETTO di Bill Condon, 2019

Betty McLeish e Roy Courtnay si incontrano online in una chat e, nonostante entrambi ottantenni, combinano un appuntamento galante per conoscersi. Lei è una ricca vedova che vive con un nipote, mentre lui è un abile imbroglione che organizza truffe ai danni di sprovveduti investitori. Anche Betty rientra nei piani di Roy che, da astuto corteggiatore, riesce ad entrare in intimità con la donna per impossessarsi del suo cospicuo patrimonio. Ma Betty si rivelerà più furba di Roy…

  

 

Bill Condon, affermato regista e sceneggiatore statunitense già premio Oscar per Demoni e dei, ne L’inganno perfetto si avvale della sceneggiatura di Jeffrey Hatcher che ha tratto il soggetto dall’omonimo romanzo di Nicholas Searle. Il ruolo dei protagonisti è affidato a due grandi: Helen Mirren (Oscar per The Queen e prossima all’assegnazione dell’Orso d’Oro alla carriera in febbraio) e Ian McKellen, famosi interpreti del cinema anglosassone ma soprattutto veterani del teatro shakespeariano.

L’inganno perfetto è una pellicola che sfugge a ogni classificazione perché è un mix di dramma, thriller, noir psicologico con un tocco splatter, in cui tutta una serie di intrighi e abili sotterfugi coinvolgono facendo restare con il fiato sospeso sino all’ultimo fotogramma, così come ci aveva abituati il grande Alfred Hitchcock. Nel plot sono inseriti ampi flashback che rimandano ad un passato oscuro e sicuramente cupo della storia tedesca, in deciso contrasto con la trama ambientata ai giorni nostri; un rimando tuttavia che, oltre a svelare la vera identità del protagonista Roy Courtnay, a volte sembra eccessivo e poco funzionale al mantenimento della suspance, con un finale che sembrerebbe affrettato, seppur sorprendente, come se il regista avesse voluto arrivare a concludere entro tempi canonici prima di cadere in qualcosa di assolutamente prevedibile.

Il film comunque regge, sicuramente grazie all’abilità dei due protagonisti in un recitato che rasenta la perfezione, in cui anche la semplice espressione dei volti spesso ripresi in primo piano esprime lo stato d’animo e il pensiero che sta dietro ad ogni azione. Condon ha quindi puntato su due cavalli vincenti ottenendo un risultato interessante, per un film che mantiene comunque un ritmo dinamico e che tutto sommato riesce a catturare la curiosità del pubblico.

data di pubblicazione:08/12/2019


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L’ABISSO di e con Davide Enia

L’ABISSO di e con Davide Enia

(Teatro India – Roma, 3/15 dicembre 2019

Il racconto della tragedia che si ripete ciclicamente nel mare di fronte Lampedusa, dove si affronta una lotta per la sopravvivenza tra naufraghi e soccorritori. Sull’isola, battuta da venti implacabili, ci si è “abituati” alla morte e sovente i pescatori trovano nelle reti insieme ai pesci anche cadaveri di adulti e bambini. Una testimonianza in diretta che ci riporta al problema della migrazione che oggi, come non mai, è al centro del dibattito politico mondiale.

  

Davide Enia, drammaturgo e scrittore palermitano doc, “ci cunta ‘u cuntu” vale a dire ci racconta quello che ha visto a Lampedusa quando, per la prima volta, si è trovato a vivere l’esperienza di un salvataggio di migranti a seguito di un naufragio. Il linguaggio usato in questo monologo non è solo quello verbale ma soprattutto quello dei gesti, come si usa del resto nel meridione dove alle parole si accompagnano i movimenti delle mani, una forma arcaica che diventa onomatopeica e funzionale a colorire la narrazione. Gli appunti di Davide, scritti frettolosamente in circostanze a dir poco sconvolgenti, ci riportano ad un percorso circolare dove tutto ritorna al punto di partenza iniziale: persone e cose intrecciano le proprie esistenze in uno scontro continuo che ci ricordano come noi, che stiamo di qua, un giorno approdammo fuggendo da un luogo imprecisato che sta al di là di questo mare. Davide si commuove e ci commuove perché la sua testimonianza ci manda colpi bassi che ci colpiscono inesorabili, come se ci trovassimo insieme a lui sull’isola a raccogliere i corpi di uomini che non ce l’hanno fatta ad arrivare. Le sue mani non hanno un attimo di sosta, sono loro che parlano e accompagnano le preghiere dei pescatori, quasi dei mantra che si ripetono all’infinito seguiti da suoni striduli e deformati come di forze che si scontrano in mare aperto. L’abisso diventa quindi un messaggio forte a coloro che vorrebbero dimenticare la tragedia epocale dei migranti africani, un messaggio drammatico dove non vi è spazio per la retorica fine a se stessa, ma dove siamo richiamati tutti all’azione per restituire ad ogni essere umano la dignità che gli spetta. L’attore inserisce anche riferimenti di vita personale, coinvolgendo figure familiari come quella del padre detto “’u mutu” perché di poche parole, ma che non esita poi ad abbracciarlo trasgredendo quella regola, tutta siciliana, di pura reticenza tra padre e figlio che non prevede slanci assimilabili a mollezze di carattere. Tratto da Appunti per un naufragio, scritto dallo stesso Davide Enia, lo spettacolo si avvale delle musiche composte ed eseguite da Guilio Barocchieri, un susseguirsi di note che enfatizzano il contrappunto tra canto popolare e le invocazioni per quei corpi raccolti e destinati a rimanere anonimi.

data di pubblicazione:05/12/2019


Il nostro voto:

AMADEUS di Peter Shaffer, regia Andrei Konchalovsky

AMADEUS di Peter Shaffer, regia Andrei Konchalovsky

(Teatro Quirino Vittorio Gassman – Roma,19 novembre/1 dicembre 2019 )

Antonio Salieri, compositore e maestro di cappella presso la casa imperiale asburgica di Vienna, gode di grande fama quale autore di musica sacra e operistica. Un bel giorno incontrerà il giovane Wolfgang Amadeus Mozart e rimarrà disorientato dalle perfezione stilistica delle sue partiture. La rivalità nei confronti dell’intruso a corte, sia pur ben celata, rovinerà per sempre le sue convinzioni religiose e da quel momento inizierà per lui un lento declino interiore che lo porterà alla totale autodistruzione.

 

 

Amadeus ritorna a teatro, per il quale originariamente era stato ideato da Peter Shaffer, drammaturgo e sceneggiatore inglese che nel 1979 aveva scritto questa pièce teatrale ispirandosi al testo Mozart e Salieri di Puškin. L’opera riscosse subito un grande consenso da parte del pubblico ma il suo successo a livello mondiale avvenne nel 1984 con l’omonimo film di Miloš Forman che vinse allora numerosi importanti premi tra i quali ben 8 Oscar.

La regia di questa nuova edizione, presentata in prima assoluta al Teatro Quirino, porta la firma del grande Andrei Konchalovsky, regista e produttore cinematografico russo che abbiamo avuto modo recentemente di apprezzare con il film Il Peccato, presentato a chiusura dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma e prossimamente distribuito nelle sale. La scena, continuamente in movimento con rapidi cambi da parte degli stessi interpreti, si presenta subito molto sobria sia pur rispettando i canoni classici del tempo, che prevedevano costumi raffinati e parrucche incipriate. I due ruoli principali, Salieri e Mozart, sono interpretati rispettivamente da Geppy e Lorenzo Gleijeses, padre e figlio nella vita reale, ma che sulla scena riescono a fronteggiarsi perfettamente rivelando l’essenza delle due contrapposte personalità. Alla figura pacata e riflessiva di Salieri, attraverso una recitazione dove ogni parola sembra essere scandita quasi a volerla fissare a futura memoria, fa da contrappunto il tratto sgangherato, a volte burlesco se non addirittura irriverente, del giovane e talentuoso Wolfgang.

Salieri riscuoteva grande successo a corte e le sue opere erano rappresentate nei più importanti teatri di Vienna; purtuttavia il suo nome rimarrà legato alla presunta rivalità nei confronti del grande compositore salisburghese, rivalità che aveva alimentato alcune voci, prive di qualsiasi fondamento storico, di averne persino causato la morte.

Merito, in parte della regia e in parte dell’interpretazione degli attori, è quello di farci quasi affezionare alla figura del vecchio maestro italiano. verso di lui ci si rivolge con tenerezza, quasi a volerne comprendere lo stato d’animo di un uomo tradito da un Dio ingiusto che non aveva mantenuto la promessa di fornirgli il giusto talento musicale a fronte della sua totale abnegazione. Mentre Mozart morirà in povertà, abbandonato persino dalla moglie, Salieri continuerà a riscuotere celebrità durante la sua lunga carriera ma ciò non gli restituirà la serenità di un tempo per essersi lui stesso reso conto della propria mediocrità.

Molto curati sono sia la scenografia di Roberto Crea che i costumi d’epoca di Luigi Perego, a cui vanno aggiunti un sottofondo di arie e concerti mozartiani, appena percepibili, che creano una magica atmosfera.

Amadeus è una produzione Gitiesse Artisti Riuniti in coproduzione con Teatro Nazionale della Toscana e con il contributo della Regione Lazio.

data di pubblicazione:20/11/2019


Il nostro voto: