L’ARTE DELLA GIOIA di Valeria Golino, 2024

L’ARTE DELLA GIOIA di Valeria Golino, 2024

Modesta vive con la madre e la sorella disabile in una povera casa di campagna di un entroterra siciliano. In famiglia viene trattata con disprezzo e si illude di ricevere attenzioni solo da un padre, sempre assente, che le manifesta interesse, che lei inizialmente scambia per affetto ma che si tramuta in un atto di violenza. A seguito di un incendio, rimasta sola, viene accudita in un convento di suore dove tra figlie di principi e principesse dovrà adattarsi, facendo crescere in se’ stessa la consapevolezza che anche lei un giorno potrà raggiungere quel rango e imparare così cosa veramente sia “l’arte della gioia”…

In veste di regista Valeria Golino dà veramente prova di grande abilità nella trasposizione cinematografica del romanzo postumo della scrittrice Goliarda Sapienza. Con una sceneggiatura scritta a più mani, Golino dà il meritato valore a una narratrice siciliana che ha saputo descrivere il mondo arcaico della sua terra, andando contro a una cultura patriarcale tipica di quel periodo di inizio novecento, e riuscendo a sfidare con coraggio quella morale che mortificava nelle donne “l’arte della gioia” ovvero la possibilità di essere libere di scegliere come vivere la propria vita. Il film, presentato nelle sale in due parti ma che di fatto nasce come mini serie televisiva di Sky, ruota tutto intorno alla figura di Modesta che sin da bambina sa con consapevole certezza ciò che vuole e come dovrà ottenerlo. Lei stessa dimostrerà capacità di adattarsi a qualsiasi situazione, prima in un convento, dove vivrà accanto a delle novizie, poi nel palazzo nobiliare della principessa di Brandiforti dove darà subito prova di intelligenza e soprattutto di grande pazienza. Attraverso un matrimonio di convenienza, tra alterne vicende che lei stessa riuscirà a superare, anche a costo di travolgere senza scrupoli la vita di altri, Modesta si convertirà in una dama aristocratica, capace di badare a se stessa e alla casa a cui ora appartiene di diritto. Una manipolatrice che sa benissimo come raggiungere il suo scopo, sfruttando la seduzione come arma per conquistare sia uomini che donne. Ritratto quindi perfetto di un essere ribelle che sfida il suo tempo, capace di sapersi imporre e di apparire nello stesso tempo amante sensuale e madre irreprensibile. Il film di Valeria Golino è impeccabile in ogni dettaglio, specialmente nella regia e nella scelta del cast. A partire dalla protagonista assoluta della scena, interpretata dalla bravissima Tecla Insolia, a seguire con Valeria Bruni Tedeschi nei panni di una principessa Brandiforti che passerà alla storia, sino a Jasmine Trinca nel ruolo della tormentata badessa Eleonora. Nei ruoli maschili una nota di merito va a Guido Caprino. I dettagli sono curati dalla stupefacente fotografia di Fabio Cianchetti con il montaggio di Giorgio Franchini. La regista, che da giovane aveva lavorato a stretto contatto con Goliarda Sapienza, all’epoca apprezzata attrice di teatro, è riuscita appieno a trasfondere una storia scabrosa in un capolavoro cinematografico che farà conoscere il vero e genuino significato della vita, senza remore o false vergogne.

data di pubblicazione:17/06/2024


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THE ANIMAL KIMGDOM di Thomas Cailley, 2024

THE ANIMAL KIMGDOM di Thomas Cailley, 2024

A seguito di alcune inspiegabili mutazioni che stanno interessando gli uomini, François, accompagnato dal figlio Émile, va a trovare la moglie in osservazione presso un centro di ricerca. La donna, come tanti altri, si sta fisicamente trasformando in un animale e viene pertanto trasferita in un lager al sud della Francia. Nonostante queste precauzioni, il fenomeno sembra dilagarsi a dismisura e le autorità inizieranno a dar loro la caccia…

 

Come Gregor Samsa, che Kafka pone al centro del suo racconto La metamorfosi, così il genere umano, senza un perché, si ritrova un bel giorno a trasformarsi in un animale qualunque, forse un insetto forse un uccello, senza alcun apparente nesso logico. Il regista e sceneggiatore francese Cailley, qui al suo secondo lungometraggio in veste di regista, ci presenta un film ibrido del genere fantasy con tracce di fantascienza e horror. Gli esseri umani, trasformati geneticamente e fisicamente, risultano impotenti di fronte a questa inarrestabile alterazione. A loro non resta che comunicare la loro sofferenza tramite gli occhi, unico elemento dell’uomo a loro rimasto. Nel seguire i disperati tentativi di François alla ricerca di una moglie-orso dispersa in un bosco, non si può far altro che solidarizzare con lui che tenta il tutto e per tutto per salvaguardare l’incolumità di questa creatura, oramai indefinibile, braccata dalla polizia. Nella storia assume anche una posizione di rilievo la figura del figlio sedicenne che a tutti i costi deve lottare per ottenere tutto ciò che gli altri della sua età già hanno. La sua è anche una sfida contro il tempo perché il dramma che sta iniziando a mutare il suo corpo non lascia alcuna via d’uscita. Quello che veramente colpisce e come Émile tenti, per quanto possibile di ribellarsi, di nascondere questa stranissima condizione soprattutto di fronte al padre e ai compagni di scuola. Forse il regista trae spunto da questa singolare storia per parlare di diversità e di come per molti giovani di oggi diventi una vera e propria tragedia. Non si può rimanere quindi indifferenti di fronte a questa intensa sventura esistenziale, intrisa di genuino pathos affettivo, che coinvolge in egual misura tutti i protagonisti. Ottima regia e ottima interpretazione del giovane Paul Kircher e di Romain Duris, attori già più che collaudati in precedenti film. Presentato lo scorso anno a Cannes, The Animal Kingdom ha subito registrato un record di consensi e ha vinto ben 5 premi César tra cui come miglior colonna sonora, per le musiche di Andrea Laszlo De Simone, e per i migliori effetti speciali curati da MPC e Mac Guff. Se ne consiglia la visione.

data di pubblicazione:12/06/2024


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IL GRANDE CARRELLO di FABIO CICONTE e STEFANO LIBERTI

IL GRANDE CARRELLO di FABIO CICONTE e STEFANO LIBERTI

ECONOMICA LATERZA, 2024 – 124 pagine, 10 euro

Tutti i segreti della grande distribuzione visti da due esperti del settore.

Forse non tutti sanno che il primo supermercato fu inaugurato negli Stati Uniti nel 1956. È una conquista che diamo per scontata ma che in Italia si è apparentata allo sviluppo del boom e alla creazione di catene sempre più sofisticate con ragioni sociali spesso all’estero. Vi interesserà sapere chi sta meglio in termini di progresso nel fatturato. È Eurospin, piccolo gigante dell’hard discount che non pretende di competere con i colossi del settore come Coop e Conad ma si è ritagliato interessanti margini di sviluppo. In crisi invece i francesi: Carrefour e Auchan non hanno sfondato, a differenza di Lidl che nel rapporto qualità/prezzo è estremamente competitivo, come, su un altro asset, decisamente nordista, Esselunga. Il testo ci fa capire come la fidelizzazione dell’utente-cliente sia fondamentale e come l’esposizione della merce risponda a precisi criteri di visibilità e di fruizione. C’è una ragione se la frutta è in avvio di locale e i dolci alla fine. Ma il prodotto-base trainante per la politica aziendale è, inaspettatamente, la salsa di pomodoro. Quando vedi una bottiglia di vetro contenente il prezioso prodotto stesso coltivato per lo più nella valle del Sele in vendita a 0,39 euro ne puoi dedurre che sia venduto sotto costo come esca per l’acquisto di altri prodotti. Gli autori però fanno riflettere sul senso indotto di questa operazione che può sottendere caporalato, sfruttamento, sottovalutazione del lavoro agricolo. Al gioco delle aste per la fissazione della congruità dei prezzi pochi produttori possono sottrarsi. E quando vedete in vendita prodotti Coop o Conad non dovete credere che siano autenticamente prodotti dalla grandi catene, è una forma di subappalto di garanzia.

data di pubblicazione:12/06/2024

TOILET, una storia scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta

TOILET, una storia scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta

aiuto regia Julie Ciccarelli, supervisione artistica di Cristiana Vaccaro, musiche originali di Stefano Switala, scene Tiziana Liberotti. Produzione Artisti Associati

(Teatro Manzoni – Roma, 6/10 giugno 2024)

One man show da un’idea piccola ma enormemente valorizzata da un bagaglio teatrale pieno di sorprese e di eccellenti trovate. Un bagno in cui il protagonista è accidentalmente rinchiuso diventa la cartina di tornasole per la revisione della propria vita. Ma poco filosofia e molta pratica nel desiderio di sopravvivenza personale. Un gioco crudele in cui Pignotta spende bene le proprie innumerevoli carte. Con levità e mestiere

Nella funzionale scenografia di una toilette che più facilmente definiresti un cesso coagulano gli umori sulfurei del protagonista che clamorosamente manca l’appuntamento di lavoro top del proprio percorso professionale, constata l’inefficienza della burocrazia (nel caso specifico dei Carabinieri). Ha il torto di trovarsi solo e depresso in un luogo che non ha scelto e che nella descrizione diventa un desolato e triste non luogo. La porta che non si apre è lo sbarramento all’ambizione, alla voglia di costruire qualcosa di importante in capo a 47 anni di vita. La disperazione fa formulare pensieri all’ultima spiaggia (una proposta di matrimonio, una reunion con i genitori). Il caso può diventare anche di successo se è richiesta una denuncia di scomparsa che può alimentare la curiosità e le offerte di denaro delle trasmissioni televisive che si occupano dei ritrovamenti. Il marchio della piece è talmente di funzionale successo che la collocazione a fine stagione non è penalizzante perché dal teatro si passa al cinema con più ricchezza di budget e di personaggi. La claustrofobia rimanda all’aristotelica unità di azione, di luogo e di tempo. E Pignotta, che si lamenta con gli spettatori alla fine perché non gli hanno voluto aprire la porta che avrebbe risolto lo spettacolo, ritornerà in ben altra posizione nel cartello del Manzoni stagione 2024-2025.

data di pubblicazione:10/06/2024


Il nostro voto:

UNBELIEVABLE di Susannah Grant – Netflix

UNBELIEVABLE di Susannah Grant – Netflix

La serie è ispirata a una storia vera e il plot si basa su un articolo, vincitore del Premio Pulitzer, che ne trattò il caso, An Unbelievable Story of Rape. La protagonista, Marie Adler, denuncia uno stupro, avvenuto in casa sua, di notte, mentre dormiva nel suo letto. Ad opera di uno sconosciuto, incappucciato ed armato, svanito poi nel nulla senza lasciare tracce. Marie racconta più volte l’accaduto, in sedi diverse, con testimonianze verbali e deposizioni scritte. Ma è un’adolescente con problemi, poco più che una bambina “senza famiglia”, cresciuta tra assistenti sociali e genitori affidatari diversi. Dunque, soggetto non attendibile. Dovrà rispondere a reiterati interrogatori, replicare le versioni del proprio racconto, rivivere quella notte mentre la accusano di avere inventato tutto. E infine, ritrattare. Incredibile, non è vero?

 

Unbelievable è l’atto di non credere. A qualcuno o a qualcosa. Non si crede per diffidenza. Per convenienza. Talvolta per cinismo o per presunzione. Come nel caso dei detective ed altri “esperti” indagatori che qui si impongono sin dai primissimi episodi. Questi pretendono di saper riconoscere la verità, al di là di ciò che potrebbe ragionevolmente essere ritenuto una prova (evidence) perché venuto fuori da chi ha appena “patito” un male.

È ciò che accade alla giovane Marie, protagonista della storia (e non sarà l’unica), interpretata da Kaitlyn Dever. Si comincia a scavare nel suo passato, infelice sin dalla prima infanzia. A rovistare nei suoi dossier come tra le pieghe dei suoi traumi precedenti. Si perquisiscono le “stanze” del suo vissuto volendo repertoriare le “prove contrarie”: bisogno di attenzioni, comportamenti manipolativi, tendenza alla bugia per eccesso di immaginazione. L’indagata diventa lei. Nella “anatomia del dubbio”, il sospetto ricade su di lei. Con un peso maggiore di quel corpo che le crollava addosso, a più riprese, quella notte. Nessuno le crede. E piuttosto, incredibilmente, viene condannata per falsa testimonianza.

In una sorta di universo parallelo, da un’altra parte di quell’America tanto vasta quanto varia, un’altra donna, avendo patito il medesimo male, viene ascoltata. Ascoltata davvero. E dopo di lei – o grazie anche a lei – una social catena di altre creature si va delineando. Più efficace di quell’introvabile DNA, che talvolta risulta persino duplice e ingannevole, oltre che ostile.

Due ispettrici, Karen e Grace (rispettivamente Merritt Wever e Toni Collette), dal temperamento opposto – una credente e tendenzialmente mite, l’altra razionale e impetuosa – si ritrovano unite, e complici. Tanto nella “caccia all’uomo” quanto nella tutela di chi è riconosciuto come vulnerabile, a rischio di “estinzione” o annullamento di sé. Finalmente, tutto diventa degno di attenzione e di fiducia. E finalmente, si crede. Si crede per fede, si crede per solidarietà. Solidarietà di specie e non soltanto di genere. Per dare un senso alla propria vita, preservando quella degli altri. È tutto qui, l’aspetto più originale di questo crime thriller sceneggiato, diretto e prodotto da Susannah Grant. Ascoltare, accogliere, condividere il pathos, lottare insieme. Per essere chiamate donne, per essere chiamati uomini. Esseri umani, col privilegio di vivere in una società libera.

Una nota particolare meritano, quasi per legge di contrappasso, certe inquadrature di quel corpo maschile (un metro e ottanta, massiccio ma con un ventre quasi molle), privato degli abiti (tolga tutto!), sottoposto ai flash di una macchina fotografica e manipolato coi guanti sino nelle parti più intime. Le gambe divaricate, lo sguardo fisso in avanti, questo molosso – grottesca caricatura dell’uomo vitruviano – si mostra agli occhi dello spettatore come icona del non umano. Da cui non lasciarsi contaminare, mai. E dunque, per non correre il rischio, poliziotti investigatori infermieri assistenti sociali giornalisti semplici amici o conoscenti, persone comuni insomma, in futuro “facciano di meglio”.

Next time, do better.

data di pubblicazione:09/06/2024

CINEMA ALL’APERTO IX – Villa Medici 2024

CINEMA ALL’APERTO IX – Villa Medici 2024

La stagione delle coproduzioni cinematografiche italo francesi è stata una delle più ricche e significative sul piano della qualità e del successo di pubblico. Una stagione eccezionale da riproporre e incentivare in modo strutturato nel presente e nel futuro. Una imperdibile opportunità produttiva e distributiva da cui il Cinema italiano potrebbe trarre enormi vantaggi, approfittando del periodo particolarmente felice che da anni vive il Cinema d’Oltralpe.

Espressione tra le più iconiche di questa fortunata collaborazione sono stati Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Due attori straordinari che, insieme ai registi che li hanno diretti, hanno fatto la storia del cinema italiano e francese. A loro l’Accademia di Francia dedica la IX edizione di Cinema all’Aperto, organizzata nei meravigliosi giardini di Villa Medici.

Dal 6 al 17 luglio saranno proiettati dieci film in cui Gassman e Trintignant hanno recitato insieme o singolarmente. Apre la Rassegna Il Sorpasso di Dino Risi, capolavoro della commedia all’italiana. Potremo apprezzarli ancora insieme il 15 luglio ne Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini.

Sarà anche l’occasione per rivedere successi come La mia notte con Maude di Rohmer, La Grande Guerra di Monicelli, Il conformista di Bertolucci.

Anche quest’anno, come per le precedenti edizioni, l’Accademia celebra il Cinema proponendo una visita guidata ai tanti angoli dei giardini di Villa Medici utilizzati dai registi nei loro film. Come Paolo Sorrentino ne La grande bellezza, Nanni Moretti in Habemus Papam e altri cineasti francesi.

Tutti i film sono proiettati in pellicola. Ingresso fino a esaurimento dei 500 posti disponibili. Programma completo e informazioni dettagliate sul sito di Villa Medici.   

                                                                                                                                      data di pubblicazione:09/06/2024                                                                                             

KINDS OF KINDNESS di Yorgos Lanthimos, 2024

KINDS OF KINDNESS di Yorgos Lanthimos, 2024

Kinds of Kindness è un’opera in tre atti: un uomo alle prese con un capo/padrone da cui cerca di liberarsi sopportandone però le relative conseguenze; un poliziotto alle prese con la scomparsa in mare e relativo ritorno della moglie; e una donna inserita in una fantomatica setta spirituale alla ricerca di una persona con poteri speciali da far valere in quel contesto.

Trattasi di film pazzo su gente pazza che fa cose pazze. La prima storia parla di una strana relazione, quasi un rapporto padre/figlio. La seconda storia riguarda la certezza che viene meno all’interno di un matrimonio e nella propria casa. E la terza storia riguarda la sicurezza offerta dalla fede. Tre storie, collegate fra loro da un filo sottile e quasi invisibile, il nuovo film di Yorgos Lanthimos ha degli ottimi interpreti, prima fra tutte Emma Stone (premio Oscar in Povere Creature), accompagnata dal sempre più iconico Willem Dafoe.

Il primo collegamento di cui si parlava è il cast, sono tutti presenti nelle tre storie, secondariamente c’è la presenza di questo misterioso R.M.F., interpretato da un ‘non attore’, che è il filo conduttore che sembra unire i tre atti (anche nella loro titolazione iniziale), ma forse anche no, a cui nell’arco dei tre racconti capita di essere ferito, aggredito, ucciso e persino riportato in vita, ma che non proferisce una sola parola nel corso di tutto il film.

Il risultato di tale scrittura risulta abbastanza scombinato e irrazionale, forse anche volutamente, dando vita a un film che vorrebbe farci riflettere su alcuni concetti come il controllo e il potere sulle persone e sulla fede in qualcosa che appare ai più insensata. Questi argomenti vengono spesso mossi in direzioni irrazionali e servendosi anche di uno humour che può definirsi nero, prendendosi gioco delle regole sociali esistenti, accentuandone alcuni elementi, oppure inventandone nuove , insensate di cui anche noi possiamo ridere.

È un film eccentrico, drammatico, divertente e capace anche di mettere a disagio, un’opera che ha richiesto diversi anni di lavorazione. Ogni racconto si chiude con un finale del tutto inatteso, lasciando aperti diversi canali di ragionamento dal punto di vista psicologico, sociale e in generale umano.

data di pubblicazione:04/06/2024


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FURIOSA: A MAD MAX SAGA di George Miller, 2024

FURIOSA: A MAD MAX SAGA di George Miller, 2024

Un mondo post apocalittico tornato allo stato primordiale. La giovane Furiosa (Alyla Browne da bambina, Anya Taylor-Joy da adulta) viene catturata da una banda di motociclisti guidati dal terribile ed egocentrico Dementus (Chris Hemsworth). Imparerà a sopravvivere in un mondo violento. Le prove forgeranno il suo carattere. Divenuta una guerriera cercherà di ritrovare la via di casa. Ha un’unica ossessione la vendetta …

Furiosa è stato presentato Fuori Concorso a Cannes ’24. Ritorna il mondo di Mad Max. Dall’inizio della trilogia con Mel Gibson sono passati ben 45 anni. Era il 1979. Un’Era Cinematografica fa! Siamo oggi al quinto capitolo della Saga. Un Universo che Miller ha saputo costruire film dopo film. Ogni volta ha esplorato e migliorato vicende e personaggi accennati nei lavori precedenti. Storie indipendenti ma complementari e collegate fra loro, senza mai ripetersi e con stili diversi. Sempre con ottimi risultati e successo di pubblico. Il pubblico che ama questo genere. Quest’ultima opera è visualmente magistrale, uno spettacolo palpitante, coinvolgente ed adrenalinico. Un action movie, un racconto iniziatico e di vendetta. Di fatto Furiosa è, al tempo stesso, seguito, prequel e spin off del cult Mad Max: a Fury Road (2015). E’, nella vera sostanza, la riproposizione in chiave post moderna di tutti gli stilemi dei vecchi e classici Western: spazi immensi, un convoglio, l’attacco, l’inseguimento e la vendetta… Un revenge movie pieno di idee narrative in cui l’autore esplora le origini e la crescita dei protagonisti, spiega le loro motivazioni e definisce così le basi dell’epopea mitologica.

Il cineasta australiano con la virtuosità, l’energia e l’audacia di un giovane di soli ottanta anni, conferma di essere un regista eccezionale, un grande narratore di storie in immagini. Limita i dialoghi al minimo e gioca con la cinepresa. La messa in scena è magistrale e dinamica. Le scene si susseguono fluidissime grazie ad un montaggio e ad un ritmo incalzante. La cura visuale ed i virtuosismi formali, le sequenze degli inseguimenti e le lotte sono curate al dettaglio e da manuale. Forse c’è anche qualche elisse narrativa di troppo e qualche effetto digitale non perfetto, ma è cercare il difetto per mera perversione critica. Al centro della narrazione ci sono la piccola Browne che regge il confronto con i suoi colleghi adulti; la Taylor-Joy che prende l’onere di succedere a Charlize Theron senza averne l’iconica fisicità e poi Hemsworth quasi irriconoscibile ma apprezzabile nel suo complesso ruolo istrionico e grottesco.

Furiosa è dunque un film singolare e spettacolare dal ritmo talmente sostenuto che le sue due ore e mezza volano via in un lampo. Un film da vedere assolutamente sui grandi schermi. Pur lontano dalle vette raggiunte nel capitolo precedente del 2015 risponde però a ciò che desidera vedere chi ama il genere cinematografico. Resta da vedere quanti sono fra il pubblico di oggi quelli che amano ancora il genere e se Miller riuscirà ancora una volta a vincere la sua scommessa con il botteghino.

data di pubblicazione:05/06/2024


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RIUNIONE DI CONDOMINIO, adattamento di Francesca Sacchetti e Maurizio Di Carmine

RIUNIONE DI CONDOMINIO, adattamento di Francesca Sacchetti e Maurizio Di Carmine

regia di Maurizio Di Carmine, con Igino Angelici, Beatrice Cito Filomarino, Giulio Maria Cosmelli, Sophie De Merode, Michela Morganti, Cinzia Novallet, Francesca Sacchetti, Giovanni Sacchetti, Maria Adelaide Salvidio, Andrea Terribili, disegno luci di Paolo Macioci, scenografia Tuttinscena, organizzazione Laura Donati.

(Teatro De’ Servi – Roma, 3/4 giugno 2024)

Una commedia con un innesco facile ma funzionale per lo sviluppo farsesco. La riunione di condominio è capace di scatenare alcuni dei peggiori istinti del genere umano. Prevalenza femminile nella compagnia. Ma non è una novità.

Un’assemblea di condominio che, senza volerlo, allude a Godot. Perché i temi dell’ordine del giorno non vengono mai trattati. I condomini sono caratterizzati ed estremizzati nelle loro manie e preferenze. L’argomento dell’ascensore è un tormentone da filo rosso ma naturalmente ci si accapiglia e non si trova la quadra su nessun argomento. Quando la riunione si scioglie nessun problema reale è stato risolto. Vi ricorda qualcosa? Tra tante tipizzazioni spicca quella dell’eccentrica e visibilissima russa pronto a contestare ogni aspetto della degenerata società occidentale (e con qualche lume di ragione peraltro). Apprezzabile lavoro di intarsio perché non è facile predisporre battute e empatia recitativa quando in scena ci sono dieci attori con professionalità diverse. Dunque cocktail riuscito evitando la mayonese impazzita. Quando si scoprono gli altarini l’indice è puntato sull’idraulico rozzo ma intraprendente che deve confessare alla moglie una vasta quantità di amanti all’interno del palazzo, con l’appartamento al primo piano sfruttato per la bisogna. Sala piena e generosamente entusiasta per un’opera di fine stagione ma non a qualità di saldo. Bravo il regista a contenere lo sviluppo nell’arco di settanta minuti effettivi. Il teatro leggero ribadisce ancora una volta la sua profonda volontà di trovare uno spazio in una sala che ha questa etichetta nel repertorio.

data di pubblicazione:04/06/2024


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B-HOP FESTEGGIA I DIECI ANNI DI VITA IN UNA KERMESSE ALLA LIBRERIA ELI

B-HOP FESTEGGIA I DIECI ANNI DI VITA IN UNA KERMESSE ALLA LIBRERIA ELI

Festeggia i dieci anni di vita una piccola e grande associazione che ha posto il buono e il bello come intestazione della propria ragione sociale. In anti tendenza rispetto al cattivismo contemporaneo, al revisionismo della cancel culture e al regno delle fake news, B-hop, grazie alla spinta della promoter Patrizia Caiffa e di una folta schiera di attiviste e attiviste, parla del mondo ideale che vorremo frequentare. Fatto di realismo ma sopratutto di incontri positivi, di comunicazione, innestando il racconto su testimonianze di primo mano nella testata https://www.b-hop.it/. Giornalismo di primo impatto, verace ma anche spregiudicato. Un’associazione che non è solo una sigla ma partecipa attivamente a bandi, si propone per il 5 per mille, amplia continuamente la base della partecipazione volontaria, raccogliendo adesioni in tutta Italia. Una fissazione di questo sviluppo sarà documentato nella festa che si terra presso la più evoluta Libreria romana. Il prossimo sabato 8 giugno a partire dalle ore 17 in viale Somalia 50 A presso Eli sotto l’insegna programmatica L’arte della bellezza sfileranno i protagonisti di questa iniziativa in una kermesse che prevede discorsi programmatici, l’esibizione dei musicisti Riccardo Romero, Alice Clarini, Mauro e Giustini, il Quartetto Sadness, Giovanni Ripoli e il consueto quiz letterario condotta da Daniele Poto. Un brindisi finale suggellerà l’incontro ponendo le basi per i progetti futuri. Partecipazione libera ed auspicata per ampliare la base degli aderenti.

data di pubblicazione:03/06/2024