LETIZIA VA ALLA GUERRA – La suora, la sposa e la puttana

LETIZIA VA ALLA GUERRA – La suora, la sposa e la puttana

drammaturgia Agnese Fallongo, ideazione e regia Adriano Evangelisti coordinamento creativo di Raffaele Latagliata, con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo

(Teatro Manzoni – Roma, 9/26 gennaio 2025)

Storia di donna in tre tableau. E in tre dialetti: siciliano, romanesco, veneto. Fallongo si stripla cimentandosi in un’impervia e riuscita prova d’attrice attraversando una scenografia scabra dove tre finestroni stanno a rappresentare entrate e uscite dalla vita e dal personaggio. E Caputo è più di un coprotagonista cimentandosi in assolo in un irresistibile dialogo tra suore.

Nel pesante e opprimente clima delle guerre mondiali, quando le donne non potevano ancora accedere al suffragio universale, tre personaggi si cimentano con la temperie della vita. Una giovane sposa perde il marito e aspira a ritrovarlo sul fronte carnico. Più mosso il secondo tableau perché l’attrice principale si fa vamp per chi accede alle case chiuse, invano sperando di cimentarsi come colf nel suo approdo in una Roma che le appare caotica. L’orfanella viene da Littoria-Latina e scoprirà le secche del mestiere più antico del mondo in auge fino a che la Merlin non impone lo stop alle case di tolleranza con la legge che porta il suo nome all’altezza del 1958. Infine, portando i nodi al pettine, Suor Letizia, dai modi bruschi ma concreti, legherà i destini precedenti racchiusi anche in un nome (Letizia) sciogliendo un intreccio sintetico. L’uomo è aspirante marito, teorico compagno, ricercatore di un destino perduto, imbattendosi in un parto infelice e con una malattia sessuale tipica del tempo.  L’amore, il coraggio, l’incertezza dominano la scena. E la chiatarra suonata abilmente dal vivo provvede a stemperare i toni a scaricare tensioni latenti.  Vivo successo nella prima e fiducia ulteriore per 17 giorni successivi di repliche.

data di pubblicazione:10/01/2025


Il nostro voto:

NO OTHER LAND di Basel Adra, Yuval Abraham, Hamdam Ballal, Rachel Szor, 2025

NO OTHER LAND di Basel Adra, Yuval Abraham, Hamdam Ballal, Rachel Szor, 2025

Masafer Yatta, agglomerato di venti villaggi al confine sud della Cisgiordania, viene sistematicamente e alternativamente distrutto dalle ruspe dei militari israeliani e/o dai coloni alla ricerca di nuovi insediamenti.

I quattro registi, fra mille difficoltà e a rischio della loro stessa vita, cercano di filmare la crudeltà e le atrocità verso una popolazione inerme che vive dagli inizi del ‘900 in quelle terre. In particolare, i filmati registrano gli espropri da parte dello stato di Israele che ritiene di aver diritto a quei luoghi per destinarli ad aree di addestramento militare. L’operazione ha come inevitabile conseguenza l’allontanamento dei nativi che vedono distrutti i propri luoghi della memoria. Basel Adra, uno dei registi, è nato in quel villaggio nel 1996 e ricorda ancora il primo arresto del padre che si opponeva a quegli espropri. Basel e colleghi si ripropongono attraverso lo struggente documento di testimoniare al mondo intero quanto va accadendo già prima dei fatti ancor più cruenti della striscia di Gaza. Lo stesso Yuval Abraham, giornalista liberal israeliano, spera attraverso i suoi scritti e la partecipazione al film di suscitare se non lo sdegno, almeno l’attenzione nella sua nazione. In un frammento del documentario si chiarisce che gli israeliani (auto con targhe verdi) possono muoversi liberamente ovunque, mentre agli abitanti di Masafer Yatta (targhe gialle) è negata tale possibilità e non possono neanche lasciare la Cisgiordania. Una vicina di Basel dirà: Non abbiamo un posto dove andare. Soffriamo così perché è la nostra terra! Il racconto in chiave documentaristica e, nei limiti, poco ideologico, analizza e descrive la sofferenza inflitta al popolo palestinese e l’apartheid, di fatto, cui sono sottoposti per volontà dell’attuale destra israeliana. Le riprese vanno dall’estate del 2019 all’ottobre del 2023, ma nel film sono presenti anche filmati, video, riprese da cellulari, precedentemente registrati. Impossibile restare equidistanti dopo aver visto le azioni repressive di militari, coloni e ruspe ai danni di una piccola pacifica comunità agricola. No Other Land, non so dove e quando si potrà vedere, ma si segnala in termini di preziosa testimonianza a fronte di una delle maggiori tragedie che stanno incendiando il Medio Oriente. No Other Land, ha vinto l’Audience Award alla Berlinale e il Panorama Documentary Award ed è stato votato Miglior documentario europeo agli EFA 2024.

data di pubblicazione:09/01/2025


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CARRY-ON di Jaume Collet-Serra – Netflix, 2025

CARRY-ON di Jaume Collet-Serra – Netflix, 2025

(Immagine tratta dalla serie Carry on- Netflix)

Un film adrenalinico del genere aereoportuale il cui maggiore pregio è in un ritmo estenuato e senza pause. Che è anche il suo limite. Perché nel film la verisimiglianza sfuma nell’incredulità dei film di fantascienza. Però tira ed ha successo visto è che sul podio delle digitali più viste su Netflix. Scontato che piaccia anche agli italiani contaminati dall’atlantismo.

Già vista la parabola dell’uomo mediocre, maltrattato sul posto di lavoro per proprie deficienze e omissioni che alla fine, preso e intruppato in un gioco più grande di lui, si riscatta e si erge a eroe salvando il Paese (ovviamente gli Stati Uniti) da una catastrofe di contagi. La Russia è il nemico giurato anche se c’è ambiguità nel distinguere i nemici. L’aspetto affascinante è l’ambientazione alla vigilia di Natale a Los Angeles, tra metal detector e servizi bagagli. Chiamato a chiudere tutti gli occhi al passaggio di una valigia pericolosa il nostro protagonista si ribella. Perdoniamo tutto, anche l’ascesa su un aereo in corsa e corse frettolose verso la salvezza dell’umanità. Un troppo che sa di successo ma del resto il regista è uno specialista dei road movie e non si fa pregare per spendere l’abbondante budget di produzione. Egerton ha un viso simpatico ed è attore di riconosciuta crescita. I cattivi sono cattivissimi ma il ballo c’è la difesa della fidanzata da una possibile vendetta uccisoria. E dunque c’è da buttare il cuore oltre l’ostacolo con una disponibilità da decathleta. Così alla fine l’anonimo impiegato si conquisterà la stella entrando in polizia per riconosciuti meriti nazionali.  Lo spoiler era promesso nel logico happy end dove i buoni si affermano e i cattivi vanno giustamente all’inferno mentre gli spettatori rimangono vispi di fronte a tanta tensione.

data di pubblicazione:08/01/2025


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LA STRANA COPPIA di Neil Simon

LA STRANA COPPIA di Neil Simon

con Giampiero Ingrassia e Gianluca Guidi, regia di Gianluca Guidi, con Giuseppe Cantore, Riccardo Graziosi, Rosario Petix, Simone Repetto, Claudia Tosoni, Federica De Benedittis

(Teatro Quirino Roma, 7/12 gennaio 2025)

Scoppiettante commedia di ambientazione newyorchese con qualche derivazione italo-centrica discreta. Una macchina comica che funziona anche cinquanta anni dopo. Con mattatori teatrali che non fanno rimpiangere la strepitosa strana coppia cinematografica. Guidi e Ingrassia mostrano di divertirsi anche dopo un’overdose di fortunate repliche. Quel pizzico di improvvisazione a piacere crea confidenza con il pubblico. Il meccanismo dell’hesitation funziona e scatena le risate più esilaranti.

All’interno di un affiatato gruppo di amici dediti all’abituale appuntamento del poker la sfilacciatura è la crisi coniugale del più preciso del collettivo. Un tentativo di convivenza fa deflagrare lo scontro di caratteri. I due protagonisti sono talmente dediti alla parte che avevano anche pensato di scambiarsi i ruoli conoscendo a menadito ogni virgola del copione. Ma se il teatro è piacevole imprevisto c’è una valigia che non si chiude che crea la battuta complice in più che diverte il pubblico. In fondo la scena comica è un omaggio all’amicizia che a tutto resiste. Funzionano bene anche i caratterizzati personaggi di contorno comprese le due cinesine del piano di sopra, tutta seduzione, capaci di attentare alla virtù dei nostri promettendo di spogliarsi nude davanti a un frigorifero per combattere il caldo. Centoventi anni in due per Guidi e Ingrassia che potrebbero deliziarci all’infinito con una tenuta di scena che non ha punti deboli. La cena canora di Guidi si estrinseca anche in un motivetto a cappella assai gustosa. Spettacolo evergreen consigliato a tutti i palati e a tutte le età nel segno di dialoghi brillanti e di gag a raffica. Alla fine nella vita e sulla scena il poker è solo un pretesto per qualcosa di valoriale.

data di pubblicazione:08/01/2025


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EMILIA PEREZ di Jacques Audiard

EMILIA PEREZ di Jacques Audiard

Messico. Manitas (K.S.Gascòn) capo di un cartello della droga ingaggia un’avvocatessa (Z. Saldana) e le offre l’opportunità della vita. Simulare la sua morte, sistemare la moglie (S. Gomez) ed i due figli in Svizzera e poi aiutarla a realizzare il suo più grande desiderio. Divenire donna! Poter così vivere apertamente la vita con la sua sentita identità. Manitas sarà Emilia Pérez ma…

Emilia Pérez è il film dell’anno! Audiard è un autore che ha già dimostrato di sfuggire agli schemi e di saper abilmente cambiare registro.  Con questa nuova realizzazione, Premio della Giuria e Premio per la Migliore Interpretazione Femminile a Cannes’24, ci sorprende ancora di più e ci regala il mai visto finora! Un film visualmente mozzafiato ed estremamente profondo. O meglio, tre film in uno del tutto innovativo. Un thriller, un mélo ed un musical. Il neo noir alla Michael Mann fuso con le esagerazioni liriche alla Almodovar che confluiscono in un musical con sonorità e testi che rimandano alla realtà. Una musica che fa risuonare le parole e le collega alla messa in scena. Sulla carta una scommessa tanto improbabile quanto coraggiosa sul filo del grottesco e dell’eccessivo. Audiard sa invece quel che vuole e lo sa fare. Riesce a mantenersi su una rotta in cui tutto si amalgama in un “nuovo” fatto di incroci di opposti e di audacie formali. Dopo l’immediato sconcerto occorre solo lasciarsi trasportare dal film, abbandonare la ragione e farsi prendere dalle emozioni. L’autore fondendo con giochi visivi il maschile con il femminile, la violenza con la grazia, il polar con il mélo ha ottenuto un nuovo genere cinematografico. E questa è tutta la forza e la novità del film. Vero Cinema totale!

Tanto più assurda sembra la vicenda, tanto più brillante è il risultato. Il Cineasta non si pone limiti nel flirtare con l’inverosimiglianza. Al centro del film i temi della trans identità, le ambiguità morali, le identità culturali. Storie di emancipazione, di redenzione e di libertà di essere ciò che si sente di essere. Voglia di Potere e bisogno di essere amati. I destini di quattro donne capaci di reinventarsi fra sogni, desideri, rancori e rabbia vendicativa. Il regista gioca con le immagini, immerge i personaggi ora in luci ovattate, ora fluorescenti, ora cupe. Taglia lo schermo in due e poi in tre. Fa cantare le proprie eroine fra coreografie perfette. Il ritmo è incalzante, i testi vibranti. Il cast è eccezionale e giustamente premiato. La coppia Gascòn e Saldana è il cuore pulsante del film.

Emilia Pérez è un film smisurato e barocco, folle e creativo che cattura e ammalia fino allo sconvolgente finale. Uno spettacolo totale. Un’opera di una modernità e di una libertà geniale! Tre recentissimi Golden Globe e poi sicuramente gli Oscar.

data di pubblicazione:08/01/2025


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MARIA di Pablo Larraìn, 2025

MARIA di Pablo Larraìn, 2025

Parigi 1977. Abbandonata la carriera da quattro anni, la Callas (A. Jolie) sogna di poter tornare a cantare. Sullo sfondo di un’affascinante Parigi va in scena l’ultima settimana di vita della Divina. I suoi ricordi, i suoi amici, i fantasmi di un Passato che si fonde con il Presente…

Con MARIA, presentato a Venezia 81, Lorraìn conclude la trilogia delle donne iconiche del ‘900: Jackie (2016) e Spencer (2021). Il regista cileno è un maestro nel disegnare ritratti cinematografici. Sa come realizzare un biopic fuori dal convenzionale che lascia libero spazio alle emozioni e interpretazioni degli spettatori. Fedele alla sua cifra stilistica, il cineasta racconta un destino solo per piccoli tocchi e per frammenti di vita uniti da un velo di fantasia. Fra Realtà e Finzione ci offre quindi splendidi momenti di plausibile Verità. Diciamolo subito, MARIA è un film dove Forma e Sostanza si uniscono. Una rappresentazione formale che non ha però nulla del trip estetico o estetizzante. Al contrario, è una riflessione sullo spazio, i luoghi, il tempo e la memoria. Parigi (quasi una bellissima coprotagonista), la casa, il pianoforte, gli arredi e i costumi di scena sono infatti per la Callas lo stimolo per le sue visioni in cui il Tempo diviene onirico e sospeso fra reale e illusorio. L’accumulo ricercato dei dettagli consente di entrare meglio nella psicologia della protagonista. Un ritratto drammatico ma delicato di una donna dal fragile equilibrio, profondamente ferita nell’anima.

Il regista evita ogni cliché. La messa in scena è elegante, la fotografia è ottima e alterna il colore a uno splendido bianco e nero. Il ritmo e il montaggio sono quasi perfetti. L’intero film è ovviamente immerso nella musica, le arie di Verdi, Bellini, Puccini sottolineano le sensazioni, ci commuovono e ci restano a lungo dentro. Al centro di tutto la magistrale interpretazione della Jolie: magnetica, intensa, ironica e toccante. Una performance che merita per lo meno una nomination agli Oscar. L’attrice scava nel personaggio e ci regala, al di là di una somiglianza fisica che è riduttivo andare a cercare, il rimarchevole ritratto di un’altera fragilità dietro la maschera di Diva. Ottimi anche i comprimari: Favino, Rohrwacher e Golino.

MARIA è un film drammatico, diretto e interpretato con eleganza ed equilibrio. Potrà sedurre ed emozionare ed essere giudicato di rara bellezza. Al tempo stesso potrà anche lasciare disorientati o delusi ed essere giudicato freddo e frammentario. A maggior ragione, è un film che merita assolutamente di essere visto!

data di pubblicazione:06/01/2025


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CINEMA ITALIANI: Non va poi così male, le cifre parlano

CINEMA ITALIANI: Non va poi così male, le cifre parlano

Secondo i recentissimi dati Cinetel il mercato cinematografico italiano sta confermando il costante ritorno alla normalità ante 2019. Certo, non siamo ai livelli precrisi ma conforta vedere almeno una stabilità della linea di tendenza.  Nel 2024 i nostri cinema hanno infatti registrato ca.69,7 mln di spettatori (70,5 mln nel ’23) pari a ca.493,9 mln di incasso (495 mln nel ’23). La leggerissima flessione è dovuta solo ad un anno cinematografico fortemente condizionato da fattori esterni. Un’offerta internazionale limitata a causa dagli scioperi che hanno bloccato per mesi le grandi produzioni americane e la concomitanza di grandi eventi sportivi mondiali.

Comunque sia, nello scenario europeo l’Italia con la Francia – un caso a sé stante con i suoi 181 mln di spettatori – sono i soli due Paesi che confermano una ripresa del comparto cinematografico. Pur ancora lontana dai consuntivi del 2019 (97,5 mln di presenze), l’Italia continua ad essere “un grande paese di Cinema”. Una realtà in cui andare al cinema era ed è rimasta una pratica sia culturale sia sociale indipendentemente dalle fasce di età.

Il Cinema Italiano mantiene la sua quota di mercato pari al 24,5% a fronte di un cinema Americano consolidato sul 54,2% ed attira ben 18 mln di spettatori. Va sottolineato, in proposito, che l’anno appena terminato non ha avuto né il fenomeno Barbenheimer, né tantomeno un film “pigliatutto” come C’è ancora domani. Ci sono stati però giuste alternanze di film sia di qualità sia di discreta fattura commerciale che hanno consentito di diversificare l’offerta e di riuscire così a raggiungere ogni tipo di spettatore. Sicuramente le difficoltà hanno affinato le strategie di produzione e di distribuzione e si è potuto apprezzare una migliore offerta con meno proposte ma una maggiore qualità media ed un positivo minor affollamento di titoli nei momenti clou dell’anno.

I migliori incassi del 2024 sono stati realizzati prevalentemente da film di animazione; Inside out 2 (46,5 mln di Euro), Oceania 2 (19,4 mln), Deadpool & Wolverine (18,1 mln), Cattivissimo me 4 (17,6 mln), Mufasa (14,7 mln).

I film italiani si attestano tutti sotto la soglia dei 10 mln di incasso. I top sono: Il ragazzo con i pantaloni rosa (9,07 mln), Parthenope (7,52 mln) ed Un mondo a parte ((7,38 mln).

Non male visto il breve periodo in cui i film sono stati in sala. Infatti il primo è uscito ad ottobre ed il film di Sorrentino, pur se presentato a Cannes, solo in autunno. Le previsioni per il 2025 sono molto ottimistiche. La crescita ha alte probabilità di avere una significativa impennata perché sono attese uscite molto significative per storie, interpreti e autori.

data di pubblicazione:05/01/2025

AUTODIFESA DI ISMENE di Flavia Gallo, regia di Cinzia Maccagnano

AUTODIFESA DI ISMENE di Flavia Gallo, regia di Cinzia Maccagnano

con Luna Marongiu, Raffaele Gangale e Marta Cirello

(Teatro Lo Spazio – Roma, 3/5 gennaio 2025)

Prodotto da Bottega del Pane teatro è in scena al Teatro Lo Spazio il primo spettacolo di questo nuovo anno. Flavia Gallo firma Autodifesa di Ismene. Elogio della sopravvivenza, una riscrittura del mito tragico della figlia di Edipo a cui dà vita una straordinaria e intensa Luna Marongiu, diretta da Cinzia Maccagnano.

 

Legata al destino tragico della sua famiglia, Ismene vive confinata nello spazio senza tempo della reggia di Tebe. Incastrata per sempre nell’età della consapevolezza, ha visto morire uno dopo l’altro i componenti della discendenza funesta e maledetta di Labdaco. Figlia di Edipo e della sposa e madre di lui Giocasta, ha assistito al duello fratricida tra Eteocle, difensore di Tebe, e Polinice, privato del potere ed esiliato dalla città cadmea. Scelse la vita invece di aiutare la sorella Antigone nello scontro con lo zio Creonte, che vietò la sepoltura di Polinice, guadagnandosi la fama di infame.

Lontano dal ruolo di deuteragonista nel quale l’avevano confinata i tragediografi attici, Flavia Gallo recupera il personaggio di Ismene e ne codifica il dramma. Ne riscrive la storia, attingendo al materiale classico che rielabora attraverso il filtro del suo sconfinato mondo poetico. Se dovessimo accostare un complesso alla sua Ismene sarebbe quello del bambino smarrito. Invisibile, sola, sopraffatta dall’abnegazione. Luna Marongiu nella parte della protagonista – e anche scenografa dello spettacolo – si fa carico del moderno sentimento tragico e lo trasforma in strazio sommesso e misurato, in una danza di dolore e ricordo. Mai eccessiva, dà prova di aver interiorizzato la maledizione che pesa sul destino della nuova eroina. Recitano con lei Raffaele Gangale e Marta Cirello che, come un’unità sdoppiata senza genere, hanno il compito di infiammare la memoria, di riportare in vita nomi e fatti tragici. La regia teatrale di Cinzia Maccagnano si immerge nel testo creando un racconto scenico coerente con la parola. Ne esalta il potere immaginifico concependo un set di finzione televisiva che poi viene smontato, metafora di una vita spesa come spettatrice testimone delle disgrazie familiari.

Ismene è lo specchio di chi non ha identità, dell’indefinito che ci caratterizza. Di chi è spettatore della vita degli altri e, nella solitudine, stenta a trovare il suo posto nella storia.

data di pubblicazione: 04/01/2025


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DOVE OSANO LE CICOGNE di Fausto Brizzi, 2025

DOVE OSANO LE CICOGNE di Fausto Brizzi, 2025

Angelo e Marta sono una coppia molto affiatata. Lui è un insegnante elementare, lei una psicoanalista. La loro vita coniugale potrebbe essere perfetta solo se la cicogna si degnasse di portar loro un bambino. Su suggerimento di un amico, i due si recano a Barcellona presso una clinica specializzata nella fecondazione assistita. Un rinomato primario troverà la soluzione giusta anche se ciò comporterà non pochi sacrifici. Ma la coppia è disposta a tutto pur di avere un figlio…

Fausto Brizzi porta per la prima volta sul grande schermo come protagonista Angelo Pintus in una commedia super divertente. Al popolare comico triestino viene affidato il compito, certamente gravoso, di affrontare lo spinoso tema della maternità surrogata. Argomento diventato ora tabù di cui non se ne dovrebbe neanche più parlare perché considerato reato universale. Proprio per la delicatezza dell’argomento, il regista sceglie la strada della commedia, più semplice ma di sicuro effetto. Angelo è un maestro elementare sui generis perché tratta i suoi  alunni in maniera poco ortodossa. A lui non piace parlare da insegnante tradizionale, preferisce il contatto diretto, colorito da espressioni poco adatte ai bambini che proprio per questo lo adorano. Insieme alla moglie Marta (Marta Zoboli) e all’amico infermiere Andrea (Andrea Perroni), Angelo troverà la soluzione per convincere la cicogna a consegnargli il desiderato bebè. In effetti l’eccentrico pennuto si materializzerà nelle vesti di Luce (Beatrice Arnera), una ragazza spagnola bella, disponibile ma estremamente capricciosa. Brizzi, veramente campione della commedia all’italiana, insieme allo stesso Pintus, riesce a firmare una sceneggiatura intelligente piena di simpatiche trovate. Ne viene fuori un film divertente che saprà conquistare anche il pubblico più serioso. Un cast ben affiatato dove troviamo anche attori di teatro ben noti come Antonio Catania e Tullio Solenghi. Una trama che trasmette un messaggio sfumato ma coerente, su un problema che molte coppie devono affrontare con le difficoltà che la società pone. Il film scatena una valanga di risate perché come afferma lo stesso Pintus: “solo un comico può raccontare cose serie”. Dove osano le cicogne è l’esempio lampante di come una storia leggera e senza pretese possa far divertire e nello stesso tempo far seriamente riflettere. Il film è prodotto da PiperFilm in collaborazione con Netflix.

data di pubblicazione: 01/01/2025


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BETTER MAN di Michael Gracey, 2025

BETTER MAN di Michael Gracey, 2025

Nelle sale italiane dal primo gennaio 2025, il biopic rivoluzionario ci mostra l’artista dal punto di vista dell’artista stesso, e cioè una scimmia.

Better Man, diretto da Michael Gracey (The Greatest Showman), è una vera e propria rivoluzione nel mondo dei biopic, e in particolare su quelli delle vite delle rockstar: mentre in tutti questi ultimi viene mostrato come vengono visti da tutti e dal loro pubblico, in questo si vede Robbie Williams come si è sempre visto lui. Grazie ad un lavoro impressionante di grafica digitale, a partire dall’infanzia per arrivare ai tempi dei Take That e fin quasi a giorni nostri, questa scimmia diventa padrona di tutte le scene, rivelandosi in tutte le sfaccettature dell’anima dell’artista. Depressione, talento, sfrontatezza, capacità e volontà di uscire dai vari tunnel sono rappresentati in maniera coerente e senza veli, e l’artista si mette innumerevoli volte a nudo, quasi come nel documentario a lui dedicato.

A ciò ovviamente si aggiunge la colonna sonora dei brani più belli di Robbie Williams, che hanno accompagnato intere generazioni, e aggiungiamo anche che ancora una volta questo talento ha superato tutti, nell’originalità e nell’inventiva dell’opera. Già dal primo brano, Feel, si intuisce che RW (acronimo usato dai suoi fans) ha e avrà un posto fisso e duraturo nella cultura pop, con tante grandi canzoni. Certi frangenti di musical, alla West Side Story o anche (per arrivare ai tempi più recenti) alla La La Land, sono davvero un toccasana di divertimento e di scene collettive ben orchestrate.

C’è odore di nomination ai prossimi Oscar, per lo meno per gli effetti digitali che hanno reso quella scimmia (o meglio quelle scimmie) protagoniste indiscutibili di un’opera che avrà sicuramente la sua influenza sui futuri biopic, almeno quelli musicali.

data di pubblicazione:01/01/2025


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