MACBETH, LE COSE NASCOSTE – regia di Carmelo Rifici

MACBETH, LE COSE NASCOSTE – regia di Carmelo Rifici

(Teatro Argentina-Roma, 5/13 giugno 2021)

Il regista Carmelo Rifici, dopo il lavoro su Ifigenia, presentato nel 2017, prosegue la sua esplorazione dei classici con lo spettacolo Macbeth, le cose nascoste in scena al Teatro Argentina di Roma dal 5 al 13 giugno, scritto a quattro mani con Angela Dematté.

 

 Uno spettacolo complesso che rilegge per frammenti il dramma ed i catastrofici effetti fisici e psicologici della ricerca del potere per il proprio interesse personale, lavorando sull’inconscio e sulla sua capacità di generare errori ed orrori. Lo spettacolo è anche uno studio in chiave psicanalitica ed una riflessione sulla violenza che, partendo dai temi della tragedia shakespeariana, compie un viaggio attraverso le esperienze personali degli attori coinvolti nello spettacolo. Parte integrante del progetto sono state le sedute di analisi, guidate dallo psicoanalista junghiano Giuseppe Lombardi e dalla psicoterapeuta Luciana Vigato rappresentate in scena con l’ausilio di videoproiezioni e soprattutto attraverso la presenza sul palco, in alternanza, di Rifici, Dematté e della drammaturga Simona Gonella.

Il palco si sovrappone a quello di uno studio medico nel quale gli attori riportano le proprie elaborazioni del processo psicanalitico e rappresentano nel contempo il dramma, secondo differenti sfaccettature e punti di vista. Nel gioco delle sovrapposizioni e scambio di ruoli, emerge l’originalità della rappresentazione e la necessità di dar voce a ciascun personaggio affinchè possa raccontare la propria verità.

Il risultato è un progetto articolato in tre parti, in cui “la prima parte consiste in un’analisi degli attori coinvolti nello spettacolo”, racconta Rifici. “Dai loro lati nascosti si passa alla seconda fase, quella del lavoro sui personaggi: Macbeth vuole scoprire che cosa c’è oltre le cose conosciute, vuole distruggere il senso delle cose. La terza sezione è invece legata al mondo infero delle streghe, di Ecate, il mare nero nel quale nuota inconsapevolmente la collettività, la comunità degli uomini”.

Attraverso la chiave psicanalitica, il regista, seppur in modo diverso, pone a sé stesso e agli spettatori delle domande in relazione a quali possano essere i meccanismi che inducono alla sopraffazione, analizzando le ragioni che portano il re scozzese a trasformarsi in Divinità e, spinto anche dalla sua ambiziosa e feroce consorte, ad uccidere tutti quelli che si oppongono alle proprie mire. Ad introdurci nelle atmosfere è subito il monologo dell’attrice Maria Pilar Pérez Aspa, che approfondisce i motivi per cui Macbeth uccide le guardie che dovevano vegliare su re Duncan. Egli lo fa, ovviamente, per far cadere la colpa su di loro ma, ad alta voce, proclama che ha dovuto ucciderli perché si sentiva sopraffatto dal dolore e dalla rabbia per la morte violenta del suo re, che amava come un padre; dunque, la sua versione ancora una volta rende giustificabile la violenza.

Così le tematiche dell’ambizione, dell’adulto bambino che non teme le conseguenze dei propri atti, del legame con la sua terra, della seduzione femminile manipolatrice e del rapporto con il padre si riverberano dal privato di ognuno alla scena, nella quale i fatti della tragedia vengono rappresentati dagli stessi interpreti che si scambiano a turno le parti, immersi nell’acqua che scorre sul palcoscenico e nel video proiettato, simbolo inequivocabile dell’inconscio.

E alla fine, le parole di Lady Macbeth “chi poteva immaginare che il corpo del vecchio contenesse tanto sangue!”, riferite all’assassinio di re Duncan si fondono con il ricordo tanto impresso nella memoria di Tindaro Granata, di quando bambino, in Sicilia, assisteva all’uccisione del maiale, appeso a testa in giù, perché potesse uscire tutto il sangue, in modo che la carne non restasse amara.

Come un maiale verrà appeso, per i piedi, il cadavere nudo del figlio di Macduff, interpretato dal giovane Alessandro Bandini, coperto subito dopo dalle Streghe di vernice d’oro e trasformato in Ecate, la dea lunare, levatrice e accompagnatrice dei morti, che chiude lo spettacolo con un monologo sulla terra, sulla vita del verme farfalla, per ribadire che ogni cosa nel mondo non muore mai, ma si rigenera sempre.

Macbeth, le cose nascoste è certamente uno spettacolo di impatto che si presenta in modo originale nel solco di un teatro che richiama il rito, rivisitando il passato come fonte di conoscenza per la comprensione del presente e del nostro io più profondo.

C’è, naturalmente, da una parte la storia, quella del giovane che aspira al trono, una trama di violenza, dolore e morte, ma c’è anche la rivisitazione del proprio inconscio attraverso un processo fatto di scambi di idee ed esperienze basato sulla reale emotività degli attori e su quanto il Macbeth ha suscitato in loro. Un ponte tra passato e presente, tra mito e terra, per un ritorno alle radici alle quali continuiamo ad essere, inconsciamente, legati.

Apprezzabile il lavoro degli attori e lo sforzo di costruzione di una performance innovativa a fronte però di una struttura narrativa che rimane slegata, senza garantire la necessaria fluidità e la visione d’insieme, portando in secondo piano l’essenza del dramma.

data di pubblicazione:14/06/2021


Il nostro voto:

MATERNAL di Maura Delpero, 2021

MATERNAL di Maura Delpero, 2021

Buenos Aires oggi. Esistono delle case famiglia religiose per ragazze madri di estrazione sociale bassa in cui le giovani, spesso minorenni, vengono accolte per essere assistite durante la gravidanza ed anche in via successiva se non hanno un lavoro ed una casa dove andare.

Maternal racconta l’esistenza di madri adolescenti che vivono li. In particolare Lu, che è divisa tra il crescere la sua dolcissima bambina e il desiderio di scappare dall’istituto per stare con il compagno violento; Fatima invece, più accomodante e rassegnata, non sente di avere prospettive fuori da quelle mura. Nonostante le loro diverse personalità, l’esperienza condivisa della maternità adolescenziale porta le due donne a stare vicine. Dall’Italia arriva Suor Paola, una suora sui generis, giovane e bella, in procinto di prendere i voti perpetui, sensuale e pura allo stesso tempo, differente da ogni altra. Le tre esistenze si sfiorano e si contagiano, rompendo alcuni schemi e ricomponendone altri.

La regista Maura Delpero ha lavorato proprio in quel luogo per quattro anni e quanto raccontato è l’elaborazione di quanto respirato e vissuto. Il film è costruito sui silenzi e sugli occhi di tutte le protagoniste. La Delpero ha volutamente scritturato delle attrici non professioniste come le due ragazze madri al centro della vicenda, entrambe superbe. Denise Carrizo interpreta Fatima, una timida ragazza incinta che è la migliore amica nonché convivente di Lu, la ribelle interpretata da Agustina Malala.

Ma nel modello di vita e di famiglia predicata nel convento manca assolutamente la figura maschile, esterno anche al conflitto che ciascuna delle donne presenti nell’Hogar (è il nome argentino di queste case famiglia nonché il titolo originale del film), religiose o non, deve prima risolvere .

Tutta l’azione si svolge all’interno dell’istituto e con un solo terrazzo che tange l’esterno, pur non risultando il film claustrofobico, ma essenziale ed ascetico per certi versi, che vive sul contrasto tra i dogmi religiosi, l’ora et labora predicato dalle vecchie suore e quel mondo esterno cui appartengono le giovani madri, fatto di smalti per unghie e violenze, di desiderio di vita e di un futuro che non sembra possa però essere loro riservato.

L’unica suora a cavallo dei due emisferi è Paola, interpretata da Lidiya Liberman, arrivata dall’Italia per terminare il suo noviziato e prendere i voti, in un periodo che anche per lei è di grande confusione. Paola si lega a Fatima e quando Lu scappa improvvisamente dal convento, inizia a prendersi cura della sua adorabile bambina Nina (Isabella Cilia). Il rapporto con la piccola fa vacillare la sua devozione all’abito che indossa e questa crisi viene raccontata attraverso piccoli dettagli significanti, tocchi sapienti: quel legame metterà quasi in crisi la relazione che Paola ha con il proprio destino.

Maternal è un film d’esordio straordinario, un’opera prima intensa e rigorosa, in cui la regista dimostra di amare e rispettare tutte le sue protagoniste, raccontandole nella propria intimità, nel proprio modo di essere madre e donna, senza stereotipi e con tanta bellezza.

data di pubblicazione:21/05/2021


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LA METAMORFOSI regia di Giorgio Barberio Corsetti

LA METAMORFOSI regia di Giorgio Barberio Corsetti

(Teatro Argentina – Roma, 3/9 maggio 2021)

Emozionante riapertura del Teatro Argentina di Roma con la prima nazionale de La Metamorfosi di Franz Kafka con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, spettacolo che eccezionalmente aveva già debuttato in tv su Rai 5.

Gregor Samsa è un semplice commesso viaggiatore, preciso e metodico, che un mattino, svegliatosi in ritardo rispetto al solito, si rende conto di aver assunto le sembianze di un gigantesco scarafaggio. Il pensiero di Gregor, però, non è inizialmente rivolto al suo aspetto mostruoso, quanto piuttosto al consistente ritardo che sta accumulando: la sua professione lo costringe infatti ad un ferreo rispetto delle coincidenze ferroviarie e, nelle condizioni in cui si trova, Gregor perderà sicuramente il treno della mattina. Gregor vive con i genitori e con un’amata sorella di nome Grete, che uno dopo l’altro, vanno a bussare alla sua porta, preoccupati del suo inusuale ritardo e dunque convinti che Gregor sia malato. La progressiva consapevolezza della mutazione subita ed il susseguente abbandono affettivo da parte dei familiari in conseguenza anche delle mutate condizioni economiche familiari spingono Gregor a lasciarsi morire di inedia. La metamorfosi è una metafora dell’incomunicabilità dell’individuo, dell’isolamento e dell’alienazione nella società contemporanea. una denuncia dell’oppressione delle regole sociali sull’individuo, che viene schiacciato e spersonalizzato dalle imposizioni esterne ed un apologo sull’impossibilità di comunicazione tra esseri umani, in particolar modo negli ambienti familiari, simboleggiati dai luoghi chiusi ed asfittici in cui si svolge tutta la vicenda.

Gregor decide di abbandonare il suo destino tra gli umani e si trasforma, assumendo un altro corpo immaginario. La causa di questa fuga dalla propria identità è la sua condizione lavorativa e la sottomissione a regole massacranti, alla stupidità di gerarchie e burocrazie. La sua famiglia reagisce a questo cambiamento in modo diverso: la madre sviene, il padre vorrebbe ucciderlo mentre la sorella è l’unica ad avere attenzioni nei suoi confronti. Ma se inizialmente gli porta da mangiare e pulisce la sua stanza, dopo qualche tempo desiste, convinta che quell’essere non sia più suo fratello. In quella metamorfosi c’è tutto il disagio di una persona che vive una vita che non sente sua. Da anni infatti il padre di Gregor, senza nessuna ragione apparente, ha smesso di lavorare costringendolo ad assumere il ruolo di capofamiglia. Il Gregor scarafaggio parla ma non viene più sentito, capito, e questo genera negli altri la convinzione che anche lui non possa capire. Invece lui intende tutto, sa come è considerato, reagisce. Prende il via un lento logoramento e pian piano scivola nel suo disagio totale. Una condizione psicologica di depressione che ricorda molto ciò che abbiamo subito a causa della pandemia.

Con La metamorfosi, Giorgio Barberio Corsetti si immerge nuovamente nell’universo di Kafka, secondo un efficace gioco immaginario e mentale spietato, che porta Gregor, e noi con lui, all’annullamento.  La metamorfosi come chiave di lettura dei mali dell’uomo contemporaneo.

La drammaturgia rispetta il testo di Kafka, attraverso anche l’uso della terza persona, per accentuare una narrazione che diventa scrittura scenica. Ambiente e costumi ci collegano al tempo presente.

Ottima prova attoriale per il protagonista Michelangelo Dalisi, che interpreta con molta naturalezza un personaggio così complesso. Il movimento è stato infatti strettamente correlato alla fisionomia del protagonista, secondo un moto interiore costruito con tanto training. La scena è un angolo d’una stanza, ruotante su se stesso: permette sconfinamenti che si alterna tra la stanza di Gregor e il soggiorno dove si muove il resto della famiglia.

Spettacolo decisamente coinvolgente, specchio dei tempi, carico di riflessioni e ripensamenti legato ad un contemporaneo in cui l’afflato artistico non si è mai spento.

data di pubblicazione:09/05/2021


Il nostro voto:

BALLO BALLO regia di Nacho Àlvarez – Amazon Prime Video, 2021

BALLO BALLO regia di Nacho Àlvarez – Amazon Prime Video, 2021

BALLO BALLO è una commedia musicale ambientata negli sfavillanti anni ’70 in Spagna, periodo segnato però anche da una rigida censura dei costumi. Narra la vicenda di Maria, una ragazza italiana piena di vita e voglia di libertà, con la grande passione del ballo che, tra innamoramenti e disavventure, è alla ricerca della propria affermazione professionale e sentimentale. Il film, una coproduzione italo spagnola, è prodotto per l’Italia da Indigo Film con RAI Cinema e sarà in anteprima esclusiva su Amazon Prime Video dal 25 gennaio.

 

Maria, dopo avere abbandonato il suo promesso sposo davanti all’altare di una chiesa di Roma, torna a Madrid per scoprire cosa vuole davvero dalla vita. L’arrivo all’aeroporto di Madrid cambierà la sua vita. Diviene amica di un’assistente di volo, Amparo, con cui andrà a vivere ed incontra Pablo. Grazie a un colpo di fortuna riesce a entrare nel corpo di ballo del programma televisivo di maggior successo del momento, Las noches de Rosa. Lì reincontra e si innamora definitivamente di Pablo, figlio del temibile censore televisivo Celedonio, che sta seguendo le orme del padre nell’emittente televisiva. La vicenda si complica tra Maria che è combattuta tra l’adeguamento alle regole e la voglia di sentirsi realizzata. Accompagnati dai più grandi successi di Raffaella Carrà, in un turbinio di musiche e di coreografie in technicolor, solo alla fine si scoprirà se vale davvero la pena andare contro ogni regola e avere il coraggio di cambiare radicalmente la propria vita.

BALLO BALLO è una cascata di colore ed allegria nella Spagna franchista degli anni ’70, una celebrazione variopinta del coraggio di essere se stessi e di lottare per la libertà di espressione.

Anche se presente solo in un fotogramma finale aleggia la presenza di Raffaella Carrà, la musa ispiratrice del sogno di Maria. Due ore di spensieratezza con tanta voglia di canticchiare e ballare. Molto divertenti costumi e ambientazioni, bravi gli attori e i ballerini, un po’ sottotono le interpretazioni dei brani, troppo distanti dalle sonorità e dal coinvolgimento emotivo degli originali della Carrà nazionale.

data di pubblicazione:20/01/2021

#TDRONLINE Al via dal 7 dicembre il nuovo palinsesto digitale del Teatro di Roma

#TDRONLINE Al via dal 7 dicembre il nuovo palinsesto digitale del Teatro di Roma

La nuova edizione di #TdrOnline del Teatro di Roma accompagnerà il pubblico di utenti-spettatori con un palinsesto settimanale sui canali social (Facebook, YouTube, Instagram e sito web), a partire da lunedì 7 dicembre con la prima puntata del ciclo delle Letture kafkiane, realizzate sul palco dell’Argentina dalla compagnia della Metamorfosi, diretta da Giorgio Barberio Corsetti, che in attesa del debutto fa risuonare in video le parole e le atmosfere dello scrittore boemo. Il cast di interpreti (Roberto Rustioni, Sara Putignano, Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Giulia Trippetta, Dario Caccuri) prosegue il suo ideale dialogo con Kafka, selezionando alcuni testi dai suoi racconti ed entrando nelle vesti degli altri personaggi che ne compongono l’universo narrativo. Le Letture prepareranno il palco per Metamorfosi Cabaret (trasmesso prossimamente in streaming), un ritratto plurale del nostro presente tra cabaret e storie dalla città, che coinvolgerà artisti/e, comici/che, autori e autrici, musicisti/e, rappresentanti delle associazioni e delle realtà culturali e sociali per parlare di crisi, nuova povertà, ma anche di solidarietà, slancio creativo e futuro. In questo percorso si riallaccia il dialogo con le periferie e le generazioni romane, ripartendo dall’esperienza estiva del Cantiere Amleto, condotto da Corsetti e Massimo Sigillò Massara, con la messa online di una clip (13 dicembre) in cui si ripercorre in musica e per immagini la prima tappa dal vivo di questo lungo viaggio iniziato a luglio al Parco Tor Tre Teste.

Per riprendere le fila della programmazione al momento sospesa, si inaugurano da martedì 8 dicembre le giornate dedicate ai talk attraverso le conversazioni video di Corsetti con Alessandro Serra, con cui dialoga sull’immaginario shakespeariano (8 dicembre), e con gli studiosi Emanuele Coccia (15 dicembre) e Francesco Fiorentino (22 dicembre) con i quali rifletterà sui rimandi al presente della Metamorfosi indagando la relazione con l’altro/a, l’alienazione del lavoro, il rapporto tra essere umano e natura; in onda poi l’incontro sulla scrittura di De Sade con il giovane regista dello spettacolo La filosofia del boudoir Fabio Condemi che, in compagnia della scrittrice Veronica Raimo e del critico Attilio Scarpellini, si interroga su come considerare le opere di quegli autori che fanno dello scandalo la propria poetica (29 dicembre).

Al Teatro Torlonia si incontra il collettivo artistico di Sgombro per registrare Sgombro – il podcast, un varietà in tre podcast radiofonici (11, 18 e 26 dicembre), per un discorso tragicomico sul presente di chiusure e isolamento. In ogni episodio Ivan Talarico ci accompagna tra le performance di scrittori, poeti, cantautori, attori, performer, dal linguaggio ironico, intenso e disperato, tra cui Claudio Morici, Davide Grillo, Luisa Merloni, Daniele Parisi, Paola Michelini, Marco Ceccotti del Nano Egidio, Gioia Salvatori, Lucio Leoni, Giovan Bartolo Botta, Andrea Cosentino.

A dicembre (12, 13, 19 e 20) prende vita il primo affaccio della programmazione per le nuove generazioni, a cura di Fabrizio Pallara, che trasforma il palco di Torlonia in un’officina dell’arte abitata da artiste e artisti e dal pubblico che seguirà da casa Fatti a mano, un laboratorio di scultura in cui verrà sperimentata in streaming la costruzione di oggetti a distanza, valorizzando la manualità per animare la relazione con lo schermo attraverso un risultato tangibile, e che avrà per tema l’oggetto artistico come dono. L’attenzione ai piccoli e alle famiglie continua all’Argentina con il consueto appuntamento natalizio del Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli, che augura buone feste con le Letture sotto l’albero interpretate dagli attori della Piccola Compagnia alla scoperta di fiabe e filastrocche di Gianni Rodari (24 dicembre).

Tra dicembre e gennaio #TdRonline prosegue al Teatro Valle, che diventa un palcoscenico di lavoro come tutti gli altri, trasformandosi in uno studio di registrazione in cui settanta artisti registreranno dieci radiodrammi tra scienza e fantascienza (di prossima programmazione): testi classici e letteratura contemporanea italiana e internazionale proposti, fra gli altri, da Silvia Gallerano e Paola Rota, Manuela Cherubini, lacasadargilla/Lisa Ferlazzo Natoli, Roberto Rustioni, Michelangelo Dalisi e Francesco Villano, Flavio Francucci, e accompagnati da contenuti scientifici introdotti da esperti, giornalisti e scienziati.

Anche gli spazi del Teatro India, già impegnati dalle residenze degli artisti, riprendono a intessere le trame di ascolto di Radio India, ora in una fase di studio e di indagine, e on air dal 28 dicembre al 3 gennaio 2021. Questo momento iniziale di ricerca prevede alcuni appuntamenti pubblici, il primo sarà il 5 dicembre, giorno in cui Radio India parteciperà alla giornata di lavoro di Rete Critica 2020 come invitata e vincitrice del premio dell’edizione di quest’anno; sempre il 5 dicembre (ore 18) Radio India ospiterà un palinsesto curato insieme al festival Atlas of Transitions – WE THE PEOPLE organizzato da ERT – Emilia Romagna Teatro e curato da Piersandra Di Matteo: una serie di assemblaggi di suoni, tessiture vocali, pillole narrative rubate alle performance, scambi di patrimoni sonori e frammenti fonetici che si concluderà con una conversazione tra la curatrice Piersandra Di Matteo e la redazione di Radio India.

data di pubblicazione:08/12/2020