LE SORELLE MACALUSO di Emma Dante, 2020

LE SORELLE MACALUSO di Emma Dante, 2020

Presentato in concorso a Venezia 2020 ed in sala dal 10 settembre, Le sorelle Macaluso è la visione cinematografica della pluripremiata omonima pièce teatrale della stessa Emma Dante rappresentata a partire dal 2014. Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella: ovvero l’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo. Tre piani temporali per raccontare la storia di una famiglia e di una casa che porta i segni di chi ci è cresciuto, di chi ancora ci abita e di chi va via.

 

Le cinque sorelle già da bambine e adolescenti vivono senza genitori allevando colombe, che girano libere per casa e con cui vivono quasi in simbiosi. Un giorno, le sorelle si mettono in viaggio per andare al Charleston, famoso stabilimento balneare di Mondello in cui entrano di nascosto spesso e volentieri, non immaginando che quanto accadrà di lì a poco cambierà per sempre le loro vite.

Le ritroviamo adulte intente a cenare insieme sempre nella stessa casa, anche se una si è sposata, e poi ancora anziane al funerale di una di loro: flash di un racconto di vita che contempla inevitabilmente anche la morte, di cinque sentieri che si intrecciano e si contaminano a vicenda, tra scelte, rimpianti, sensi di colpa, affetti e legami indissolubili.

Difficile parlare del film senza avere a mente la rappresentazione teatrale. Per quanto differenti e distanti le due opere non possono essere separate, troppe le osmosi che le legano. Non si tratta infatti di un adattamento cinematografico dell’acclamato spettacolo di Emma Dante, ma di una dilatazione espressiva operata dalla regista che porta a salti temporali tra passato, presente e futuro raccontati nei momenti cruciali dell’esistenza delle sorelle, concentrandosi solo su alcuni personaggi del dramma (le sorelle sono cinque e non sette ed i genitori così come il nipote non sono menzionati nel film), con un netto cambio di luce portato sullo schermo rispetto alla lugubre atmosfera che caratterizza la rappresentazione teatrale e rappresentato idealmente da quel foro di luce che dall’inizio del film accompagna l’esistenza delle donne, anzi che dà loro la vita come la metaforica rappresentazione di un amplesso che all’improvviso “fa venire alla luce” le loro esistenze assieme agli oggetti, i sapori, l’aria, le danze, i trucchi e le risate, ed infine i ricordi, la polvere, le pareti scrostate. Particolari di una vita, dettagli nascosti, le parole non dette e la magia di Emma Dante accumulati ed evocati dalla credenza con il suo disegno tropicale ed i piatti buoni al suo interno, il pupo appeso, il clown e Satie, Pinocchio tra i colombi, le barrette Kinder, tanti feticci che si accumulano e seguono l’invecchiamento delle sorelle fino ad arrivare allo smantellamento finale, in cui anche i mobili lasciano una impronta sulle pareti ingiallite, come a dimostrare che anche le vite apparentemente più insignificanti lasciano un segno a questo mondo. Un inno alla vita, dunque, una esortazione a viverla.

C’è dentro anche la carnalità e la fisicità, metafore del teatro Emma Dante. Le ragazze che ballano, trascinando nel ritmo i bagnanti della spiaggia, belle e giovani, con i corpi che progressivamente perdono vigore ed invecchiando diventano decadenti, flaccidi. Ed ancora il pesce finto di tonno e maionese che le sorelle servono a tavola, la vivisezione degli animali, il tutù da ballerina dell’adolescenza e il vassoietto di dolci siciliani coloratissimi, divorati e spappolati quando si sa di non poterne più mangiare.

Straordinarie le attrici protagoniste (dodici in tutto), bambine, ragazze, donne adulte e anziane, vincolate da legami fortissimi, affascinanti nel declino tra lutti, malattie, discussioni, frustrazioni assortite. In mezzo al caos e nel dolore, la bellezza assoluta della poesia e della musica tra la straordinaria versione di Inverno di De André nell’interpretazione struggente di Franco Battiato, la leggerezza di Sognare sognare di Gerardina Trovato e l’amore per gli animali nel testo di Le piccole persone di Anna Maria Ortese.

data di pubblicazione:19/09/2020


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Il ROMAEUROPA FESTIVAL 2020 ai nastri di partenza

Il ROMAEUROPA FESTIVAL 2020 ai nastri di partenza

Nella splendida cornice del terrazzo di Villa Medici lunedì 14 settembre 2020 alle ore 18.30 è stato presentato il programma della trentacinquesima edizione del Romaeuropa Festival, costruito in stretta aderenza alle direttive vigenti sul distanziamento in scena e in sala e nel pieno rispetto delle misure di sicurezza. Un invito a partecipare responsabilmente a circa due mesi di programma internazionale, dal 18 settembre al 15 novembre, in 14 spazi della capitale (Auditorium Parco della Musica, il Teatro Argentina e il Teatro India, Mattatoio, MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI Secolo, il Teatro Vascello, il Teatro Quarticciolo e Villa Medici – Accademia di Francia) e con parte della programmazione en plein air, per 64 eventi e 137 repliche in linea e in continuità con i consueti standard del REF arricchiti con le nuove attività di EXTRACT, l’inedita sezione online con 70 eventi (182 repliche) pensati in prima italiana o assoluta appositamente per il web.

Con un deciso sostegno alle compagnie e agli artisti indipendenti italiani e un importante sforzo per garantire una rilevante presenza internazionale, il REF2020 conferma la sua vocazione e rinnova la sua visione sul presente attraverso gli sguardi molteplici della creazione contemporanea, con un forte ricambio generazionale e il 70% degli artisti per la prima volta in programma. In questi tempi in cui le arti performative sono messe duramente alla prova, il festival presieduto da Guido Fabiani e diretto da Fabrizio Grifasi diviene, inoltre, ulteriore motivo per sottolineare la necessità del contatto ma che necessita oggi di nuove sensibilità. Le eccezionali misure di prevenzione attuate permetteranno di accogliere e condividere insieme l’incredibile spazio della creazione contemporanea, ma con tatto e nuova cura per il nostro presente.

L’ideazione dell’intero programma è stata possibile grazie al sostegno del MIBACT – Direzione Generale Spettacolo, di Roma Capitale e della Regione Lazio. Prosegue, inoltre, il rapporto con RAI che con i suoi canali dedicati alla cultura, all’approfondimento e allo spettacolo è Main Media Partner di questa trentacinquesima edizione ampliando l’offerta del festival anche sui canali radio, Tv e online e con uno spot creato appositamente dalla Direzione Creativa RAI per raccontare il festival che valorizza e interpreta il titolo della trentacinquesima edizione.

Dopo l’apertura affidata alla creazione in prima assoluta di Sasha Waltz, in programma dal 18 al 20 settembre, nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica si succederanno i grandi nomi del panorama musicale internazionale e italiano.

Il 22 settembre il celebre compositore Wim Mertens presenta, tra minimalismo, ambient e avant-garde, l’Inescapable Tour con il quale festeggia i quarant’anni della sua carriera musicale mentre il 27 settembre l’artista e ingegnere informatico Robert Henke porta in scena una speciale opera audio-video, CBM 8032, di cui sono protagonisti i primissimi modelli di personal computer degli anni Ottanta. Sono tre le corealizzazioni con Musica per Roma: il cantautore italiano Vasco Brondi, il 23 settembre con Talismani per tempi incerti, un progetto nato e ideato come risposta alla pandemia; il 26 settembre è la volta di Bryce Dessner, musicista e compositore fondatore dei The National che propone insieme al Parco della Musica Contemporanea Ensemble e la straordinaria partecipazione di Katia e Marielle Labèque alcune delle sue più importanti composizioni classiche. Ancora con la PMCE, Tonino Battista e Ascanio Celestini portano in scena, il 29 e il 30 settembre, Pierino e il Lupo di Sergej Prokof’ev e Pulcinella di Igor Stravinskij.

Altri appuntamenti musicali al Teatro Argentina il 5 ottobre con la compagnia Anagoor che presenta il progetto audio-video Mephistopheles e il 25 ottobre al Mattatoio con Fabrizio Ottaviucci che prosegue il suo percorso intorno alla monumentale Treatise di Cornelius Cardew in abbinamento a due composizioni per piano preparato di John Cage: Mysterious Adventure, Daughters Of The Lonesome Isle.

Novità assoluta del REF2020 è Sulla paura, speciale programma di lectures curato da Francesco Siciliano insieme con Francesca D’Aloja. Un ciclo di lectio magistralis dedicate all’emozione primaria, mai così attuale, della paura che, nella splendida cornice del piazzale di Villa Medici, proprio dove il festival è nato 35 anni fa, vedrà protagonisti dal 21 al 26 settembre, cinque grandi scrittori italiani: Sandro Veronesi, Edoardo Albinati, Melania Mazzucco, Michela Murgia e Alessandro Piperno.

A conferma della vocazione all’innovazione e all’internazionalità del festival tante le prime nazionali del REF2020 che, insieme, restituiscono uno sguardo multiforme sulla complessità del nostro presente. Romaeuropa continua il percorso avviato con l’acclamato Milo Rau con la prima nazionale di Familie (co-produzione REF2020) lavoro incentrato sull’intimità di un dramma familiare e ultimo capitolo di una trilogia ideale dedicata ai crimini moderni, alla potenza della rappresentazione teatrale e al suo rapporto con la realtà, in scena in doppia replica il 19 settembre al Teatro Argentina.

Lo spettacolo segna l’apertura ideale di un percorso intorno al teatro contemporaneo internazionale di cui sono protagonisti: il regista di Haifa (Israele) Bashar Murkus con il suo Khashabi Theater in scena con il provocatorio e provocante rapporto tra un terrorista e il carceriere che lo accompagnerà verso la condanna a morte raccontato in The Museum (23 e 24 settembre Teatro Argentina) e con Hash, affondo claustrofobico sul tema della sorveglianza e della società dei consumi (in prima italiana al Mattatoio il 25 settembre); la regista greca Elli Papakonstantinou che tra palco reale e Zoom costruisce un affondo sull’identità femminile portando in scena Traces of Antigone dell’acclamata drammaturga Christina Ouzounidis (13 e 14 ottobre, Mattatoio); il duo iberico-sudamericano Azkona & Toloza che con Tierras del Sud dà vita a un affondo sugli effetti del colonialismo nella Patagonia argentina (17 e 18 ottobre, sempre al Mattatoio) e il visionario regista tedesco Ersan Mondtag che, in De Living, trasforma in immagini ipnotiche e potenti le ultime ore di vita di una donna (7 e 8 novembre Teatro Vascello).

Tante anche le novità nell’ambito della danza internazionale. Approda per la prima volta al festival (in scena il 29 settembre al Teatro Argentina) la coreografa tedesca ma di origini greche Kat Valastur che in Rasp your soul costruisce un affondo dal sapore concettuale sul rapporto tra corpo e ambiente politico e tecnologico. Differente il segno della pluripremiata compagnia franco catalana Baro d’Evel presente per la prima volta al festival, in corealizzazione con Teatro di Roma, con lo spettacolo Là: un’ipnotica e poetica danza di un piccolo nucleo familiare per ritrarre la fragilità e i delicati equilibri delle relazioni umane e le loro tracce nello spazio e nel tempo (in scena dal 7 al 10 ottobre). In coda alla trentacinquesima edizione del festival, presentato in corealizzazione con Teatro Biblioteca Quarticciolo e SpellBound Produzioni, infine, il coreografo e regista bielorusso di acquisizione israeliana Arkadi Zaides che al Teatro Quarticciolo il 13 e il 15 novembre si concentra, con Necropolis e Talos su alcuni temi centrali del nostro presente, tra migrazioni e nuove difese dei confini.

Tanti gli artisti italiani che tornano al festival. Portavoce della grande danza sono Virgilio Sieni in dialogo con il musicista Andrea Rabaudengo nel suo Solo Goldberg Variations (in scena l’1 e il 2 ottobre al Teatro Argentina) ed Enzo Cosimi che con la prima assoluta di Coefore Rock & Roll trasforma in una debordante visione glam rock il mito di Oreste e gli spazi del Mattatoio di Roma (24 e 25 ottobre). Se al il 26 e il 27 settembre Filippo Andretta prosegue il suo percorso sul rapporto tra paesaggio naturale e umano con 19 Luglio 1989 – una tragedia alpina (al Teatro Argentina), il 3 e il 4 ottobre sarà il MAXXI ad ospitare la prima nazionale di Rompere il Ghiaccio (in coproduzione con il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo), nuova produzione della sua compagnia OHT – OFFICE FOR A HUMAN THEATRE. Sono realizzati con Teatro di Roma i nuovi lavori di Daniele Timpano ed Elvira Frosini – al debutto assoluto (dal 28 ottobre al 1 novembre) con Ottantanove, cinico affondo sull’eredità della rivoluzione francese – e di Muta Imago che nel loro Sonora Desert accompagnati dalle musiche di Alvin Curran invitano ad un percorso percettivo centrato sul rapporto con il tempo e con la memoria.

Con Rumori, un concerto poetico realizzato in dialogo con il musicista Samovar (Samuele Cestola) e pensato come risposta ai giorni del lockdown, è proprio Martina Badiluzzi a fungere da ponte ideale con la sezione Anni Luce, curata da Maura Teofili e dedicata alla scena teatrale italiana. Dall’8 all’11 ottobre il programma della sezione propone in prima assoluta gli spettacoli Diario di un dolore di Francesco Alberici e No Land Lady di Camilla Brison e implementa la sua attenzione alla valorizzazione della creazione emergente e Under35 facendosi culla di nuove progettualità. Curato da Tindaro Granata in collaborazione con Ugo Fiore e Carlo Guasconi, Situazione Drammatica approda a Roma nell’ambito di Anni Luce per mettere in rete i più prestigiosi premi nazionali dedicati alla nuova drammaturgia. Realizzato in collaborazione con Rai Radio 3 nell’ambito di Tutto Esaurito! – Il Mese del Teatro; un ciclo di letture che coinvolge attori professionisti e gli allievi attori del biennio di specializzazione dell’Accademia Nazionale d’arte Drammatica Silvio d’Amico – rende protagonisti gli autori vincitori dei premi Biennale College Teatro 2019 – Autori Under 40, Premio Riccione per il Teatro 2019 e Premio Hystrio – Scritture di Scena 2019: rispettivamente Caroline Baglioni, Tatjana Motta e Fabio Pisano. Powered by REf è invece il nome di un nuovo percorso di tutoraggio e residenza dedicato alla generazione dei ventenni e costruito in collaborazione con Carrozzerie N.O.T.,369Gradi. Teatro Biblioteca Quarticciolo, ATCL Lazio e il Centro Unico Regionale delle Residenze del Lazio a cui partecipano i progetti selezionati tramite bando di Claudio Lenna, Secteurin.Verso e Andrea Dante Bennazzo accompagnati rispettivamente dai tutor scelti dal REF: Biagio Caravano, Daria Deflorian eValentino Villa. Al Mattatoio REF Kids & Family a cura di Stefania Lo Giudice rinnova l’attenzione alla creazione italiana per l’infanzia in un programma ricco e variegato articolato negli spazi del Mattatoio tra teatro, danza, musica e nuovo circo con un’ulteriore riduzione dei posti per accogliere in piena sicurezza i bambini e i loro genitori. Infine, continua la sua ricognizione delle espressioni artistiche nell’ambito delle culture digitali la sezione Digitalive a cura di Federica Patti: un programma dedicato alle creazioni più cross-over tra musica elettronica, performance, video e opere in AR e VR con Lorem (a cura di Re:humanism), Salò, Massimo Pupillo e Stefano Pilia, il visual live di Quayola al Teatro Argentina e l’installazione realizzata dagli studenti del MAD in “Multimedia Arts& Design” di RUFA – Rome University of Fine Arts.

Tra virtuale e reale si svolge anche EXTRACT, il nuovo progetto del REF per l’online. Interamente gratuita, la sezione inaugura il 17 settembre fino al 15 novembre con Table Top Shakespeare: Quarantine Edition Of The Complete Works della compagnia inglese Forced Entertainment che mette in scena online tutta l’opera teatrale del “bardo” attraverso pièce in streaming live 4 volte a settimana per 9 settimane realizzate con oggetti di uso quotidiano e utensili da cucina. Tra avant-pop e vaporwave si situano anche il live concert dell’avatar LaTurboAvedon in dialogo con l’artista Myriam Bleau e gli interventi multimediali di Mara Oscar Cassiani, mentre la compagnia Shonen costruisce una tavola rotonda virtuale intorno al proprio Phoenix tra Italia e Palestina.

data di pubblicazione:16/09/2020

VERSO IL RITORNO: il palinsesto estivo del Teatro di Roma

VERSO IL RITORNO: il palinsesto estivo del Teatro di Roma

Dal 2 luglio Il Teatro di Roma ha riaperto alla città, agli artisti e al pubblico, offrendo una Stagione estiva straordinaria denominata Verso il ritorno proprio per tornare a essere luogo da vivere con il pensiero, l’incontro, le prove e lo spettacolo.

Il Teatro Argentina, con ingressi limitati a 200 posti, si trasforma in un luogo di produzione e coinvolgimento, dove la musica si intreccia al teatro e al racconto: si è iniziato iI 2 luglio con le note di Shadows. Le memorie perdute di Chet Baker, titolo del diario di una vita scritto dal jazzista ritrovato dieci anni dopo la sua morte, che il trombettista Fabrizio Bosso, il pianista Julian Oliver Mazzariello e la voce di Massimo Popolizio interpretano e rileggono. Felice ritorno anche per il regista siciliano Davide Enia, che riporta in scena Maggio ‘43, una drammaturgia che scompone, intreccia e rielabora le testimonianze del massacro di Palermo il 9 maggio ’43, con i bombardamenti che distrussero la città prima dello sbarco degli Alleati (26 luglio ore 21) oltre alla replica del pluripremiato L’abisso, in scena nella programmazione estiva del MAXXI, in collaborazione con il Teatro di Roma (17 luglio ore 21). Il Laboratorio Integrato Piero Gabrielli, nato in occasione della Giornata internazionale dell’Infermiere, che raccoglie in un testo teatrale vissuti e testimonianze di chi era in prima linea nei giorni dell’emergenza presenta lee prove aperte della prossima produzione del Teatro di Roma, con sei attori, Uomo senza meta, per la regia di Giacomo Bisordi (15 luglio ore 21) e la drammaturgia di Arne Lygre, una microsaga familiare, dissezione anatomica dei nostri sentimenti in tempi di neoliberismo trionfante e crudele favola politica (30 e 31 luglio ore 21). Ad accompagnare il programma estivo, tutti i sabati di luglio (4, 11, 18 e 25 ore 19) Musica dalle finestre, concerti all’aperto dalle finestre dell’Argentina, dedicati ad autori del ‘900 con il sax protagonista, in collaborazione con l’Orchestra di Roma Tre.

Il Teatro India si fa arena estiva all’aperto – con capienza massima di 154 posti – per accogliere il pubblico nei suoi spazi esterni, portando in scena alcune tra produzioni e ospitalità della stagione teatrale interrotta dall’emergenza pandemica: i corpi in rotazione di TURNING_Orlando’s version di Alessandro Sciarroni, una danza che rimanda a una trasformazione circolare ed esplora il lavoro in punta della danza classica (9 e 10 luglio ore 20); il ‘jukebox-umano’ in carne e voce di Monica Demuru che dà vita ai materiali sonori raccolti tra Roma, Prato e Cagliari per il solo site-specific Jukebox di Encyclopédie de la Parole (16 e 17 luglio ore 21.30); il congegno drammaturgico e sonoro, sospeso tra dialogo teatrale e indagine letteraria, dei RedReading di Bartolini/Baronio, in cui il teatro incontra la potenza dei libri in un esercizio di vicinanza, con un doppio appuntamento: FEROCEMENTE VIVI_scavando a mani nude, intrecciando fili (dal libro Al centro di una città antichissima di Rosa Mordenti, 11 luglio ore 21.30) e UN GIORNO BIANCO_dove il noi dimora in me (dal libro Ho costruito una casa da giardiniere di Gilles Clément 18 luglio ore 21.30).

Gli artisti di Oceano Indiano – DOM-, Fabio Condemi, Industria Indipendente, mk, Muta Imago, con la collaborazione per l’occasione di Daria Deflorian – ricominciano a irrorare il teatro in presenza, iniziando a lavorare ad un nuovo formato radiofonico, questa volta più fisico, performativo e collettivo, Cronache Fluviali, che in quattro weekend – 3-4, 10-11, 17-18, 24-25 luglio, ore 18.30-21.30, di cui solo primo weekend non prevede pubblico – e in quattro capitoli – Partenze, Navigazioni, Avvistamenti, Mare Aperto – traccerà una peregrinazione sonora di ascolti musicali, field recording, interviste, interventi lungo le sponde del Tevere, partendo dal Teatro India e arrivando fino al mare. L’estate di India si conclude con un affaccio nel programma di Oceano Indiano, di cui andrà in scena Pezzi anatomici di mk (dal 28 al 30 agosto), una serie di aperture coreografiche in cui fare convivere luogo della visione e luogo della ricerca.

L’arena del Teatro India ospiterà la settima edizione del Festival Dominio Pubblico_La Città agli Under 25, una piattaforma immaginativa per le nuove generazioni che prova a ricreare una comunità intorno al teatro e alle arti (24, 25, 26, 30, 31 luglio e 1 agosto); inoltre, Fuori Programma, che propone uno sguardo sul paesaggio delle più interessanti e recenti produzioni coreografiche e della danza contemporanea, a cura di Valentina Marini (28, 29 e 30 luglio). Ad accompagnarci verso la fine dell’estate, lacasadargilla con il suo trasmettitore spaziale millenario IF – Invasioni dal futuro che invia immagini, suoni e storie tratte dalla migliore letteratura di fantascienza (dal 24 al 30 agosto).

In queste prime fasi di riapertura il Teatro di Roma torna ad affacciarsi sulla città in una concatenazione di prospettive e punti di vista differenti, alla ricerca di una connessione ancora più forte e trasversale con chi la abita. Ad anticipare la stagione, nascerà a fine agosto il Cantiere dell’immaginazione, un ciclo di incontri aperti al pubblico e tavoli di lavoro rivolti a cittadini di tutte le generazioni e realtà differenti attive nel territorio. Una chiamata pubblica in cui il Teatro si mette a servizio della città offrendo un tempo e uno spazio per creare connessioni, tracciare nuove lingue comuni, condividere nel modo più ampio possibile un pensiero di costruzione del fare cultura a Roma. Nel frattempo, prende il via il Cantiere Amleto o della gioventù usurpata, condotto dal direttore artistico Giorgio Barberio Corsetti e da Massimo Sigillò Massara, negli spazi all’aperto del Parco di Tor Tre Teste al Quarticciolo.

data di pubblicazione:07/07/2020

#TDRONLINE 13: incontro di Giorgio Barberio Corsetti con Valerio Mattioli

#TDRONLINE 13: incontro di Giorgio Barberio Corsetti con Valerio Mattioli

La tredicesima settimana digital del Teatro di Roma, dal 16 al 21 giugno, ha continuato a riservare interessanti proposte su tutti i canali social (Facebook, Instagram, YouTube) dello stessoTeatro, tra cui si segnalano l’incontro di Giorgio Barberio Corsetti con il giovane scrittore Valerio Mattioli. Nel contempo dal 15 giugno il Teatro di Roma ha riaperto alla città, agli artisti e al pubblico, per un ritorno graduale e modulato negli spazi fisici propri.

Al Teatro Argentina sono iniziati i provini per la selezione del gruppo di interpreti che comporranno i prossimi cantieri produttivi del Teatro di Roma e le prove della compagnia diretta da Giacomo Bisordi per l’allestimento del nuovo spettacolo; mentre al Teatro India si avviano le prove dei nuovi debutti di Muta Imago con Sonora Desert, Industria Indipendente con Klub Taiga, e Frosini/Timpano con Ottantanove, tutte creazioni produttive che saranno in programma nella prossima Stagione. A questi primi ingressi si aggiungerà progressivamente l’entrata di altre compagnie e artisti in prova.

Anche il Teatro Valle riapre alle mostre, dal 25 giugno, con un omaggio alla grande famiglia d’arte che tutto il mondo conosce e ammira, Il Valle racconta: da Scarpetta ai De Filippo è di scena il Teatro.

Il palinsesto digital si è aperto con l’appuntamento di Piero Gabrielli che, giovedì 18 giugno alle ore 16 ha proposto L’esame del Signor Tinègero, di Roberto Gandini, con musica di Roberto Gori.

Venerdì 19 giugno alle ore 18.30, nell’ambito dell’attività di Gruppo_2020 On line, un progetto ideato e realizzato da lacasadargilla, è stato presentato il racconto del giovane autore Nivan Canteri con Horror Story, affidato all’interpretazione di Fortunato Leccese.

E’ continuato il percorso di riflessione e riscoperta della città di Roma e dopo l’appuntamento della scorsa settimana con Luca Bergamo, Vicesindaco e Assessore alla Cultura, sabato 20 giugno alle ore 21 è stata la volta di Valerio Mattioli, autore e editor di NERO e Not, i cui interessi spaziano tra le estetiche, le sottoculture urbane e il pensiero critico contemporaneo. A partire dal suo ultimo libro Remoria. la città invertita, oggetto singolare a metà tra il saggio, il romanzo di formazione e il fantahorror lovecraftiano, il dialogo con il direttore artistico Giorgio Barberio Corsetti è andato alla ricerca di spunti, reali e immaginari, per ripensare il rapporto della città con i suoi margini, e con le comunità che li attraversano.

C’è un ribaltamento tra centro e periferie, nonché un ribaltamento delle gerarchie della città, chiede Giorgio Barberio Corsetti. Analizzando la mappa di Roma scopriamo che il centro è appena l’1% dell’estensione complessiva della città. Il 99% restante è stratificato, contiene vari pezzi di metropoli esordisce l’autore, che è nato e cresciuto in periferia, posto ostile e denso con dinamiche proprie, cui si contrappone un centro che oggi si presenta ancora più vuoto nel post pandemia. Nel libro si cerca di capire cosa ha prodotto il non centro, che lingua, che immaginari. Dovendo raccontare Roma Mattioli parte dal raccordo anulare che è un punto simbolico, è il corso della città moderna, è l’autostrada che circonda la città; va tenuto presente però che la stessa si espande ben oltre il raccordo stesso, fattore che ha portato enormi speculazioni, non è opera ingegneristica neutra. Nel libro si fa riferimento a come la cultura si sia formata nelle diverse periferie dalla fine degli anni 70 ad oggi. Non c’è una storia approfondita su questo periodo ed è pertanto interessante parlare di esperienze e linguaggi, dopo la fine della stagione dell’impegno, in cui è iniziata una nuova era, caratterizzata dall’eroina e dalle sottoculture post punk, in cui emerge una nuova forma di sottoproletariato, nasce il coatto, dilagano i centro sociali; è il periodo delle feste illegali, i rave che per statuto cercavano interstizi urbani dimenticati, diventando così strumento di presa di coscienza nell’estensione della città e svelando che poi la città era anche quel paesaggio di rovina industriale. A cavallo tra il ‘90 ed il 2000 la città ha provato a reiventarsi, attingendo ai percorsi sviluppati negli anni precedenti, in un processo comune a tutte le città europee. E’ seguito poi il processo di cementificazione delle periferie negli anni successivi, mentre nascevano altre tipologie di periferie, come Ponte di Nona, Porte di Roma, Parco Leonardo minicentri piccolo borghesi con nuovi linguaggi e storie, e nel contempo imperversava il rap e tutte le sue derivazioni.

E se dovesse raccontare l’oggi chiede Corsetti? Valerio Mattioli vede l’effetto finale, il tentativo maldestro di aggiornare la città per renderla simile alle metropoli occidentali, una sorta di parco giochì, con rendite crescenti, affitti che si impennano, una città costosa in cui è difficile vivere e sopravvivere. Di contro e di vero a Roma è che il negativo c’è stato, ha prodotto distorsioni, ma tutto è ancora visibile, immondizia e voragini sono presenti, uno spettro che aleggia, la città è così trasparente che ti obbliga a vedere il disastro, i gabbiani assassini, la sporcizia, il sistema fognario che porta a galla i veri detriti della città. Quali sono le culture che sorgono e si muovono in questo momento? Il tessuto urbano della periferia è disgregato, forse non recuperabile, visti i danni permanenti registrati. Ma ci sono di contro testimonianze incoraggianti come quella di Simone, il ragazzo che affronta i manifestanti che non vogliono a Torre Maura i Rom. Un covo di risentimento e segregazione c’è, unito ad altro come per esempio al Tufello dove ci sono esperimenti comunitari e collettivi interessanti, c’è nella periferia l’estremizzazione e la lungimiranza spontanee.

Da un punto di vista musicale ed artistico Roma produce tantissimo immaginario, con esperienze molto impattanti sia dal lato indie pop che nel rap e trap, vedasi Dark Polo Gang ed Achille Lauro; il serbatoio continua a produrre linguaggi espressione del loro tempo. Quale suono verrà fuori dalla periferia post quarantena?

La ripartenza non può lasciare tutto come prima. Occorre reinventarsi. La quarantena come primo dato ha registrato una ulteriore prova dell’insostenibilità del modello di metropoli caratterizzato da riqualificazioni truffa quale quella del Pigneto e si dovrebbe pertanto registrare un totale capovolgimento.

La danza, il teatro, la performance che ha a che fare con il corpo come rinasceranno, chiede da ultimo Giorgio Barberio Corsetti.

I corpi dei protagonisti di Remoria esternano una diversa fisicità, stigmatizzata dal coatto di periferia che comincia spontaneamente a tirar fuori dei nuovi movimenti, una sorta dii scatti elettrificati come se il fulmine della tardo modernità fosse naturalmente entrato in tali figure.

C’è la diffusione delle danze di strada, le performance forti di attraversamento dell’architettura urbana per arrivare da un punto all’altro, senso di sfida alla gravità ed al vuoto. La natura conflittuale è la bellezza di tali manifestazioni, La continua prova di coraggio è obbligo di sopravvivenza in periferia ma viene sublimato in qualcosa di bello e di estroso, una qualità nascosta rispetto allo sguardo ufficiale del potere che non è in grado di valorizzare ciò. Su tutti la figura del compianto Stefano Tamburini, fumettista e grafic designer, fondatore di Frigidaire, autore di Ranxerox e di opere fatte di furti, plagi, con un significato ed un valore inattesi e nuovi, che crea senza chiedere permesso, periferizzando il centro ed esaltando la vitalità della città.

data di pubblicazione:22/06/2020

#TDRONLINE 13: incontro di Giorgio Barberio Corsetti con Valerio Mattioli

#TDRONLINE 12: incontro di Giorgio Barberio Corsetti con Luca Bergamo

La dodicesima settimana digital del Teatro di Roma, dal 10 al 14 giugno, ha continuato a riservare interessanti proposte, in attesa dell’imminente ritorno dal vivo, su tutti i canali social (Facebook, Instagram, YouTube) del Teatro di Roma, tra cui si segnalano l’incontro di Giorgio Barberio Corsetti con Luca Bergamo.

L’appuntamento settimanale con il Laboratorio di Piero Gabrielli che giovedì 11 giugno alle ore 16, attingendo da La forchetta fidanzata. Poesie sui segnali stradali di Nicola Cinquetti, ha proposto La patente poetica, un breve percorso poetico costruito su otto segnali stradali. Un modo fantasioso per introdurre i bambini alla lettura di un linguaggio grafico che è indispensabile conoscere il prima possibile. Ma la lettura di un cartello stradale può diventare un gioco di immaginazione in cui, per esempio, il cartello che segnala un dosso può sembrare “un boa che ha ingoiato un cammello”. Il video, con gli attori della Piccola Compagnia del Piero Gabrielli, diretti da Roberto Gandini con la musica di Roberto Gori, è tratto dalle prove on-line dello spettacolo Un cabaret poetico.

Mentre Radio India si prepara a rinascere in una nuova forma, Fabio Condemi e i suoi ospiti ci hanno accompagnato nelle ultime tre tappe di Specie di spazi, un itinerario radiofonico con il quale in questi mesi il giovane regista si è interrogato su cosa siano gli spazi che occupiamo, che abitiamo e percorriamo ma anche quelli che rappresentiamo, ricordiamo, progettiamo, ripensiamo e con i quali siamo in costante relazione”. L’appuntamento di venerdì 12 giugno alle ore 18.30 insieme ad autori, ricercatori, attori e attrici, ha proposto alcuni capitoli del testo del 1974 di Georges Perec attraverso letture, ascolti, incontri, interviste.

I dialoghi condotti dal direttore artistico Giorgio Barberio Corsetti con protagonisti e voci provenienti da diversi campi del sapere e della cultura per nutrire di nuovi contributi la riflessione sul nostro presente, sugli scenari che stiamo vivendo e sulla nostra città, hanno visto sabato 13 giugno alle ore 21 protagonista Luca Bergamo, Vice Sindaco e Assessore alla Crescita Culturale di Roma Capitale.

Roma è una città vera che si estende su 1200 km² con una popolazione residente di 2,8 milioni di abitanti; è una grandissima città, ma non è densamente popolata in virtù del fenomeno delle borgate nate negli anni ’60 che hanno dilatato la superficie e che ancora oggi si cerca di rendere vivibili a livello di servizi. È una città che non ha una sua forma, a differenza di altre grandi città che hanno una struttura più funzionale. Esiste un diritto culturale da garantire ma le caratteristiche di questa città fanno sì che chi abita lontano dai luoghi in cui le istituzioni organizzano degli eventi, abbia apparentemente meno diritti culturali. La partecipazione alla vita culturale è più complicata. Occorrerebbero scelte radicali per favorire la sussidiarietà e la partecipazione di singole parti del territorio. Roma è luogo nel quale si realizza il 50% della ricerca scientifica italiana e per questo motivo è un luogo unico al mondo in grado di produrre cultura e conoscenza. Giorgio Barberio Corsetti si è incontrato e scontrato con questa problematica e con questa città permeata di una creatività diffusa con un numero molto ampio di presidi culturali, spazi non solo teatrali e reti solidali, librerie indipendenti, centri sociali e culturali che hanno una effervescenza, capacità e vitalità incredibili ma che però rimangono precarie e non riescono a consolidarsi e trasformarsi. Ha lavorato con il Rialto, il teatro dell’Orologio, l’Angelo Mai, oggi tutti chiusi o in gravi difficoltà nel postcovid. Come si può lavorare, come tutelare e potenziare tale area fragile che intercetta nuovi artisti e nuovi linguaggi? Il dialogo trasversale con le istituzioni che si apre alla città è un punto essenziale sostiene Giorgio Barberio Corsetti.

Luca Bergamo ribadisce che ci sono due elementi essenziali: il primo è la funzione di sostegno del Comune che mette a disposizione risorse finanziarie, cercando di creare condizioni e strumenti di supporto. Dal 2010 c’è stato un crollo vertiginoso nel Comune di Roma di finanziamenti alla cultura con una riduzione pari a circa il 50%; dal 2016 la curva si è invertita, anche se le risorse sono sempre contenute e vanno per il 95% a favore di quelle attività gestite direttamente dal Comune. C’è poi un limite nella flessibilità delle risorse che sia cercando di affrontare, facendo attenzione al bilancio economico ma garantendo la continuità del finanziamento ed aumentando l’offerta culturale in relazione anche altre proposte che la città può offrire, per ampliare anche gli orizzonti.

Il teatro e tutto ciò che è dal vivo in questo momento sono in crisi, ma si cercano delle opportunità per fare ripartire la macchina, sostiene Giorgio Barberio Corsetti; bisogna creare dei punti di riferimento per la organizzazione della comunità teatrale: in questa nuova configurazione come possono rispondere le istituzioni ed anche il Comune di Roma?

Le istituzioni culturali sono tali in quanto sono all’interno della collettività e che sono espressione della collettività stessa. Hanno una funzione anche di garantire la qualità del servizio. Il teatro pubblico deve ampliare lo sforzo come sta facendo il teatro di Roma attraverso la diversificazione della qualità nella proposta ed anche attraverso una espansione del numero di persone interessate al teatro. Il comune vuole continuare ad essere parte attiva di questo disegno, occorre un coordinamento in questo senso ed il Comune di Roma si è attivato, c’è l’esigenza di riordino del sistema nel suo insieme a fronte di rigidità evidenti per cui il lavoro è complesso, ci sono inefficienze, obiettivi specifici che devono essere perseguiti, c’è poi il bisogno di rendicontare la pubblica amministrazione circa l’utilizzo delle risorse pubbliche. Oggi dobbiamo cercare di salvare la cultura oltre che il settore turistico. Bisogna ripensare il concetto di teatro pubblico, viaggiando nella direzione della partecipazione del pubblico, con una visione totalmente nuova che va costruita in maniera integrata per creare un ecosistema in cui tutte le energie vengono messe a frutto, promuovendo una cultura diffusa che rispetti la dignità umana e combatta le diseguaglianze.

data di pubblicazione:16/06/2020