BLACK DOVES serie Netflix in sei episodi – 2024

BLACK DOVES serie Netflix in sei episodi – 2024

È una spy story in piena regola. Orchestrata con sufficiente maestria e ben confezionata. Ci sono segreti, innanzitutto. Coperture che a volte si svelano, o che vengono svelate, strada facendo. Colpi di scena, colpi inferti alle spalle, colpi al cuore. Il gioco degli inganni – condito con l’immancabile presenza accessoria di oggetti misteriosi e messaggi sibillini – è il filo conduttore della storia. Come nella migliore tradizione del genere, da “Intrigo internazionale” ai mitici 007.

Il tratto più originale della serie – sebbene non proprio inedito nell’ambito dei film di spionaggio – è la presenza di una eroina. Helen, interpretata da una matura e sofisticata Keira Knightley, è la “colomba nera” (black dove) richiamata al nido dai suoi datori di lavoro clandestini.

La affianca, nel suo volo solitario, un vecchio amico, Abile quanto lei, fragile più di lei, Sam (Ben Whishaw) si delinea come un personaggio a tuttotondo. Commuove il suo amore mai sopito per Michael (Omari Douglas), che ha dovuto abbandonare anni prima, dopo averne messo in pericolo l’incolumità. Fa sorridere il suo destreggiarsi tra i tanto attesi messaggi di lui sul cellulare (“Ti ho pensato moltissimo“) e lo scoccare degli ultimi secondi utili, nel bel mezzo di un’operazione ad alto rischio. Ma soprattutto colpisce la sua dimensione umana, fatta di antichi rimorsi e insieme di immutata lealtà per la compagna di “avventure”.

Al contrario lei, Helen, elegante e carismatica come si addice al ruolo, offre di sé un ritratto appena abbozzato. Madre di due figli, pare esserlo soltanto quando si tratta di dare libero sfogo alla propria rabbia, col pretesto di proteggerli dalle minacce dei nemici. È moglie di un uomo che non ama, ma per la cui devozione sembra essere quasi grata. È stata, infine, amante di quell’enigmatico Jason di cui si dice ancora “innamorata” e per il quale è disposta a tutto. Lui, assassinato in circostanze oscure, misteriose almeno quanto questo sentimento, o passione che sia, che non arriva allo spettatore se non attraverso qualche breve flashback al ralenti.
Ben addestrata a “studiare tutte le uscite”, a individuare strategie e vie di fuga, Helen finisce per risultare – proprio lei – un personaggio un po’ sfuggente. Una “colomba” scappata da una indefinita gabbia, che non sa bene dove volare né dove restare, dall’inizio alla fine della vicenda.

L’unico punto fermo nella notte inutilmente accesa di luci natalizie è, forse, l’amicizia. Grazie a Sam, antieroe che si evolve, nel corso dell’intera storia, mantenendo comunque salde le sue radici. “Ti aspetto qui. Se non hai bisogno di me, chiudi le tende“.

data di pubblicazione:16/12/2024

QUALCUNO SALVI IL NATALE di Clay Kaytis – Netflix 2024

QUALCUNO SALVI IL NATALE di Clay Kaytis – Netflix 2024

La famiglia Pierce ogni anno celebra il Natale con addobbi festosi e filmati ricordo, perché nulla vada perduto. La perdita improvvisa del padre tanto amato, però, porterà apatia e malumore, e una triste rassegnazione. Mamma lavora in ospedale con turni impietosi, il figlio maggiore frequenta cattive compagnie e non crede più nel Natale. Ma la piccola Kate, proprio la sera della vigilia…

Potrebbe essere un film di Natale come tanti, da guardare una sera in famiglia. Protagonista è Santa Claus con la sua slitta trainata da renne volanti e il suo inconfondibile costume rosso fuoco. Prima della sua apparizione, quasi ad annunciare il suo arrivo, una bambina davanti a una videocamera accesa riprende se stessa mentre affida a lui speranze e desideri.
È la storia nella storia, o meglio il sogno nel sogno. Ed ha inizio tra le pareti di quella casa che la morte prematura del papà ha reso desolata e spoglia. Pareti troppo anguste per i due giovani “eroi”, il fratello maggiore “Teddy bear” e la sorellina Kate (Judah Lewis e Darby Camp). Insufficienti a contenere tanto la voglia di evasione dell’uno quanto le fantasticherie dell’altra.
Babbo Natale è la via di fuga che si materializza all’improvviso, come un’uscita d’emergenza indicata da scie luminose. È la magia “in carne ed ossa” – con meno carne di quanto ci si aspetti, in realtà ( “I cartelloni pubblicitari mi ingrassano di quaranta chili almeno!”).

Uno strepitoso Kurt Russel dà vita ad un personaggio scanzonato, ironico e a tratti irresistibilmente vanesio. L’interpretazione del suo “Santa”, determinato a riparare la propria slitta per consegnare in tempo tutti i doni, attinge al repertorio dei ruoli più cari al cinema americano. Driver spericolato sulle strade di Chicago, stuntman sui tetti delle case, gangster per una notte e rockstar d’eccezione dietro le sbarre. Sempre e comunque ostinato nel voler difendere lo “spirito del Natale”, a tutti i costi. Diverte e commuove, questo “San Nick” che chiama per nome chiunque incontri, nel corso di questa sua breve avventura. Buoni o cattivi – che importa – ciascuno ha un nome, un’infanzia, un giocattolo preferito da ricordare, un sogno, realizzato o infranto. E lui li ricorda tutti.

E cosa c’è di più magico di questo? Qualcuno che ti conosca veramente. E che si ricordi di te, di com’eri… Un vero “miracolo” che in fondo ogni essere umano desidera, a tutte le latitudini e su tutte le strade del mondo. Non solo nella trentaquattresima.

data di pubblicazione:12/12/2024


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LA SANTUZZA di Cetta Brancato, regia di Vincenzo Crivello

LA SANTUZZA di Cetta Brancato, regia di Vincenzo Crivello

con Anna Raimondi, Maurizio Maiorana, Sebastiana Eriu, Vincenzo Crivello

(Teatro Santa Cecilia – Palermo, 5 dicembre 2024)

È molto umana, la Rosalia di questa pièce teatrale. Nel suo esilarante monologo di apertura quanto negli accesi dibattiti con gli altri personaggi. Da san Benedetto il Moro al Genio di Palermo.

Patrona della città, per aver liberato i suoi abitanti dalla morsa della peste diversi secoli or sono, Rosalia è una donna stanca, esausta. Scalza e a tratti discinta. Sfinita da quattrocento anni di “santità”. Una santità profanata da ridicole processioni in abiti carnascialeschi. Una donna, dunque. Che troppi anni di solitudine – sull’eremo della Quisquina o nelle grotte del Monte Pellegrino – hanno fatto dimenticare “cosa sono gli uomini”. Cosa sono veramente, questi uomini? Sono lingue, innanzitutto. Lingue che parlano, o pregano, comunque chiedono. Con grida sguaiate o con cantilene monocorde. Oppure con tono sommesso, come quello di cui Belzebù in persona (che qui ha la voce di Ricky Tognazzi) riveste le proprie lusinghe.

Sono uomini diversi, che invocano – ciascuno per sé – il miracolo. Ma solo quando il male estremo li “tocca” da vicino, pronto ad esplodere come un bubbone. E una sola donna, una “santuzza”, costretta in un diminutivo mortificante malgrado la sua antica aspirazione a compiere il più “grosso” dei miracoli, in una città così controversa. Di acque dolci e fiele.

Si prepara al “festino”, come ogni anno, Rosalia. Acconciata e abbigliata come un fenomeno da baraccone, con l’ausilio della sua Perpetua, incarnazione dello spirito popolare (al femminile) più devoto e fedele. Ma sognando una sacralità silenziosa. Come quella della Natura, madre e dea, consolatrice delle miserie umane. E qualcuno che non la lasci da sola “in mezzo ai botti”. E magari, di poter scrivere un libro, con la sua vera storia.

Perché “una donna può rinascere al mondo solo se racconta sé stessa”.

data di pubblicazione:6/12/2024


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SHAKESPEARE IN PALERMO regia di Ugo Bentivegna

SHAKESPEARE IN PALERMO regia di Ugo Bentivegna

aiuto regia Simona Ferruggia, con Giuseppe Sangiorgi, Beatrice Piscopo, Rosanna Vassallo,   Lavinia Coniglio, Roberto Vetrano, Tommaso Gioietta, Giorgio Lopes, Anna Maria Ferruggia e la straordinaria partecipazione dell’attrice inglese Sarah Finch

(Teatro Don Bosco Ranchibile – Palermo, 19/21 novembre 2024)

Nel mezzo della platea, immersa nella penombra, si muove verso il palco una creatura senza età, dall’accento straniero. È lei, Titania, regina delle fate, interpretata da una altrettanto magica Sarah Finch, attrice della Royal Shakespeare Company. Che luogo è questo? dove sono? – si chiede lei, parafrasando, e anticipando, il quesito esistenziale per eccellenza. Non sono i boschi di quella “notte di mezza estate” e soprattutto, non è Stratford-upon-Avon.

In questa sera ancora tiepida d’autunno, nel cuore di Palermo, approda e rivive un corteo di spiriti mai sopiti. Dodici monologhi per far risorgere gli eterni “eroi” delle tragedie shakespeariane.

Da Iago a Shylock, da Giulietta a Desdemona e a Cleopatra. Passando attraverso Amleto e il suo inconfondibile dubbio sull’essere, partecipato e condiviso col pubblico presente. Guardando negli occhi – da vicino – ora l’uno ora l’altro uditore in sala.

Odio e vendetta, amore e paura sembrano snodarsi senza soluzione di continuità, mediante un filo ininterrotto di versi e di movenze, gesti e parole senza tempo. È un gioco di luci e ombre – metaforiche e reali – scomposte e ricomposte con maestria per mano del regista Ugo Bentivegna.

La materia comune – l’umanità nella sua essenza profonda e in ogni sua sfumatura – è rappresentata simbolicamente da un telo di stoffa di colore chiaro, quasi lucente. Che, non a caso, dall’inizio alla fine della mise en scène, è maneggiato, sostenuto, trasformato e ripreso da ciascuno degli attori. Un tessuto tangibile per una trama invisibile quale è quella dei sentimenti e della stessa natura umana. Fatta com’è – e come ci viene ricordato, alla fine – “della stessa sostanza dei sogni”.

data di pubblicazione:21/11/2024


Il nostro voto:

LET GO di Josephine Bornebusch, 2024 – Netflix

LET GO di Josephine Bornebusch, 2024 – Netflix

Approda su Netflix questo film svedese di recente uscita, diretto e interpretato da Josephine Bornebusch, qui nei panni di Stella, la protagonista. Pochi i personaggi: una famiglia con due figli, madre e padre sull’orlo di un divorzio che si annuncia quasi inevitabile. La trama si snoda lungo un ultimo viaggio vissuto insieme, cercando di aiutare Anne, la figlia adolescente, a realizzare un sogno.

Questa storia non ha argomenti nuovi. C’è una coppia in crisi. Ci sono due figli intorno a una tavola imbandita con pane e conflitti quotidiani. Lui (Pål Sverre Hagen, irritante e convincente insieme) vuole il divorzio, ha un’amante e tanta voglia di evasione. Lei si ostina a tenere unita la famiglia, nonostante tutto. Perché lui impari a fare il padre, perché qualcuno si occupi dei ragazzi quando lei non ci sarà più. Un copione già visto e udito, nulla di inedito o di particolarmente originale.
Si avverte, però, una leggerezza che sa di nuovo. Una tenerezza speciale. Sarà anche per l’ironia, quella di cui sono rivestite le tensioni più affannose. La giovane Anne (Sigrid Johnson) partecipa ad una gara di pole dance, da molti scambiata per un banale strip tease. Il “palo” in miniatura per allenamento personale non passa i controlli in aeroporto (mamma, glielo spieghi tu…?). Il piccolo Manne (Olle Tikkaskoski) indossa una maschera da wrestler – praticamente una seconda pelle – eppure è emotivamente fragile e non tollera il glutine, tra le altre cose. A casa dei nonni il cibo per chi è affetto da celiachia non esiste perché “con una fetta di pane non è mai morto nessuno”. In compenso, il nonno completamente paralizzato possiede “i superpoteri” (ma è vivo? sì, è vivo).
E Gustav, quel padre incapace di gestire le situazioni più elementari – come custodire il bagaglio della figlia coi costumi di scena – riuscirà finalmente a “prendersi cura”, trovando soluzioni fantasiose, esilaranti. La maschera da wrestler – passata a lui come un testimone e da lui indossata in modo a dir poco inusuale – sarà l’esempio più “calzante”. E con l’ironia leggera, viaggia on the road, lungo tutta la pellicola, il messaggio più importante: è necessario svestirsi di sé per “vestire” l’altro (ciò che comunemente si chiama “mettersi nei suoi panni”). Per nulla facile, ma unica via possibile per salvarsi e salvare.

Accettare di mascherarsi, non più per dissimulare o nascondere ma per conoscersi a fondo e svelarsi. Troll danzante, wrestler nano, vecchio supereroe… Padre maturo, sul cui viso sarà cresciuta una folta barba da babbo premuroso. Extraterrestre calva, infine. Da lasciare andare in un nuovo viaggio, o pianeta, o “Stella” nuova

data di pubblicazione:10/11/2024


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