ELISA di Leonardo Di Costanzo, 2025

Immagine privata

Elisa è una detenuta imprigionata nel reato che ha commesso. Il Prof. Alaoui è un criminologo ostinato a cercare, dietro la maschera del “delinquente”, il volto di una persona capace di cambiare. Laura è una donna non ancora disposta a separarsi dal suo rancore e ad “arrendersi” al perdono.

«Credo che la responsabilità del colpevole vada ricercata nella sua umanità»: ne è convinto il Prof. Alaoui (Roschdy Zem), esperto criminologo, che nel suo instancabile peregrinare tra carnefici e vittime incontra Elisa Zanetti (Barbara Ronchi), da dieci anni in carcere per aver ucciso sua sorella. Al termine del processo le è stato riconosciuto un vizio parziale di mente e le perizie hanno certificato una amnesia relativa al delitto. Elisa decide di partecipare a una ricerca di Alaoui, secondo il quale nessuno dovrebbe restare imprigionato nel reato che ha commesso, senza per questo sottrarsi alla propria responsabilità. Attraverso le conversazioni con il criminologo, Elisa ripercorre il filo della sua colpa e del suo senso di colpa, cercando di riannodare il passato al presente, e, forse, al futuro.

Con Elisa, ispirato alla storia di Stefania Albertani raccontata nel libro Io volevo ucciderla. Per una criminologia dell’incontro (di Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali) e presentato in concorso all’82a edizione della Mostra internazionale d’arte di cinematografica di Venezia, Leonardo Di Costanzo, dopo Ariaferma, torna a inerpicarsi per i tortuosi sentieri del reato e della pena.

La sceneggiatura, firmata, insieme a Di Costanzo, da Bruno Oliviero e Valia Santella, senza retoriche e, soprattutto, senza risposte preconfezionate, offre una preziosa riflessione sulle coppie di opposti che, storicamente, descrivono il complesso e contraddittorio edificio e del diritto e della giustizia penale.

Una prima dialettica è quella tra la retribuzione del “castigo” inflitto (per ciò che si è fatto) e la risocializzazione della pena eseguita (proiettata su ciò che si potrebbe diventare).

La seconda contrapposizione evidente è costituita dalla coppia concettuale libertà e necessità. Elisa, nella sua vita precedente, si sentiva “liberamente obbligata”, condizione che, secondo alcuni, caratterizzerebbe chiunque commette un reato e che, per molti aspetti, descrive anche la permanenza delle detenute nella struttura penitenziaria d’avanguardia in cui il film è ambientato.

La narrazione, poi, è segnata, fin dall’inizio dall’antinomia tra il rancore e il perdono, dietro la quale si staglia quella, atavica, tra il reo e la vittima. Il dialogo tra Alaoui e Laura (Valeria Golino), quest’ultima impegnata a difendere le ragioni di chi subisce le conseguenze del reato, è una sintesi lucida e straordinariamente incisiva dei dubbi sollevati dal connubio tra la cultura dell’incontro e il diritto penale, che nella giustizia riparativa trova la sua forma di manifestazione più evidente.

Elisa è un film discreto e potente, sorretto da una regia capace di condurre per mano lo spettatore attraverso i tornanti di una riflessione che, lungi dal restare confinata negli spazi angusti dell’esecuzione penale, riguarda la stessa condizione umana.

Data di pubblicazione: 06/09/2025


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