Il carrierismo frenetico, l’ipocrisia del perbenismo borghese, l’università e la cultura che finiscono per tradire sé stesse. Con After the Hunt, Luca Guadagnino solleva interrogativi non scontati, invitando ad andare oltre la rassicurante apparenza delle convenzioni e degli stereotipi.
Alma Olsson (Julia Roberts), in attesa della cattedra per la quale ha impegnato tutte le sue energie professionali e personali, insegna filosofia all’università di Yale, mentre il giovane collega Henrik “Hank” Gibson (Andrew Garfield) e la dottoranda Maggie (Ayo Edebiri) si contendono le attenzioni della carismatica professoressa. I legami, nella conformista e intransigente Yale, sembrano sostenersi reciprocamente sul filo di un equilibrio precario, che si spezza in maniera lacerante quando Maggie denuncia Hank per violenza sessuale. Il dubbio su “come sono andate veramente le cose” si insinua nella storia, divenendo il vero protagonista del racconto e svelando una coltre di inganni e finzioni sulla quale i personaggi si muovono a fatica, come su uno sconfinato tappeto di insidiose sabbie mobili.
After the Hunt, presentato fuori concorso durante la 81a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, immerge lo spettatore in un’atmosfera pirandelliana, nella quale, dietro le innumerevoli maschere, si faticano a intravedere gli autentici volti. Tante storie, tutte verosimili, nessuna veramente credibile, tenute insieme dall’ipocrisia del perbenismo borghese e carrieristico. In un’accademia che, secondo l’impietosa logica del “publish or perish”, rende la ricerca funzionale al raggiungimento del prossimo gradino di un’impervia scalata professionale, si costruiscono carriere attorno a riflessioni filosofiche sull’etica della virtù, orientando però le proprie vite a una logica ciecamente e cinicamente individualistica.
La pressione esercitata dal sistema patriarcale, le possibili contraddizioni che si celano dietro una denuncia di molestie e violenze sessuali, lo scontro generazionale, pur presenti nel film di Guadagnino, finiscono per divenire temi collaterali, inglobati in una cornice più ampia e complessa. Il ritmo martellante e incessante del metronomo di una vita orientata alla ricerca dell’affermazione personale, in fondo, si risolve nella presa d’atto che tutti parlano di cosa si prova nel tentativo di raggiungere il successo, ma nessuno racconta cosa succede dopo.
Superba Julia Roberts, straordinari Andrew Garfield e Michael Stuhlbarg, decisiva Chloë Sevigny (nel ruolo di Kim). Un cast d’eccezione all’altezza della sfida raccolta da Luca Guadagnigno: affrontare un tema sulla cresta dell’onda del dibattito pubblico senza cedere alla tentazione di una narrazione “allineata” all’opinione (apparentemente) maggioritaria, servendosi, sul piano narrativo, degli stereotipi ostentati dal “politicamente corretto” per provare a decostruirli.
data di pubblicazione: 15/09/2025
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