OMICIDIO NEL WEST END di Tom George, 2022

OMICIDIO NEL WEST END di Tom George, 2022

Londra inizio anni’50. In occasione dei festeggiamenti per la 100ma replica teatrale di “Trappola per topi” di Agatha Christie, il regista americano(Adrien Brody)che ne doveva curare la trasposizione cinematografica, viene ucciso dietro le quinte del teatro stesso. L’ispettore Stoppard (Sam Rockwell) e la giovane agente Stalker (Saoirse Ronan) indagano sul delitto. L’omicida è sicuramente fra i presenti … tutti possono avere un movente …

 

Da sempre, fino anche al recente Cena con Delitto (2019) i gialli alla Agatha Christie, centrati tutti sulla ricerca del colpevole, hanno avuto un loro proprio spazio ed un notevole apprezzamento anche al Cinema fino a divenire un vero e proprio Genere cui poi gli inglesi hanno saputo anche aggiungere un gradevole tocco di British Black Humour. Difficile quindi pensare di poter ancora sorprendere con un nuovo approccio, per una formula più che collaudata e che non può che funzionare sempre che allo stesso modo. Cosa mai potrà fare allora un regista oggi? Limitarsi semplicemente a rendere omaggio al Genere senza nemmeno provare a rinnovarlo? Stravolgerne tutti i codici? Giocarci e aggiungervi un pizzico di moderno?

Tom George con il suo film d’esordio, ci prova ma si ferma a metà strada! Da una parte c’è un evidente e gradevole british touch ed un’attenzione ai canoni classici dei polizieschi vecchia maniera con tutto lo charme che ne deriva; dall’altra c’è un tentativo di prendere le distanze dal filone con un approccio marcatamente più ironico e molto più britannico (a tratti sembra quasi rimandare, ma molto alla lontana, a Wes Anderson). Lo humour funziona, soprattutto grazie ad un cast di gran qualità e sempre convincente in ogni ruolo. La realizzazione è gradevole ed il regista gioca su una ricostruzione impeccabile dei luoghi, dei costumi e delle atmosfere e sembra volersi prendere tutto il suo tempo per una classica indagine sui sospettati, ma poi, pian piano devia e si concentra invece sull’insolita coppia di inquirenti Ronan e Rockwell, sui loro caratteri, sulle loro azioni, sulle loro storie. I due personaggi finiscono però per prevalere ed eclissare quasi totalmente l’intrigo poliziesco. Il film viene così a perdere il suo equilibrio e la tensione dell’indagine.

Ciò non di meno Omicidio nel west End, pur con questo sbilanciamento, resta un film apprezzabile con una buona messa in scena, con personaggi ben costruiti ed ottimamente interpretati e soprattutto con due protagonisti veramente molto bravi.

Sia ben chiaro è un piccolo film, ma un gradevole “piccolo film” che brilla fra il poco che è attualmente in sala! Da vedere per passare gradevolmente poco più di un’ora, specie poi se apprezzate lo humour inglese, la buona recitazione e non avete timore di vedere ancora un poliziesco quasi alla vecchia maniera.

data di pubblicazione:10/10/2022


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SONO FELICE, DOVE HO SBAGLIATO?  di Diego De Silva – ed. Einaudi, 2022

SONO FELICE, DOVE HO SBAGLIATO? di Diego De Silva – ed. Einaudi, 2022

In attesa che nelle prossime settimane vadano in onda gli 8 episodi della Prima Stagione della preannunciata Serie TV tratta dai suoi libri, è uscito da poco, per i tipi Einaudi, il sesto volume dei casi dell’Avvocato Vincenzo Malinconico di De Silva. Il felice personaggio, dalla vita a dir poco complessa, creato dall’abile penna e dalla ricca ed ironica fantasia dello scrittore napoletano.

De Silva è uno degli scrittori italiani di maggior successo di vendite in questi ultimi anni. Il suo avvocato Malinconico è un antieroe, un avvocato delle cause perse, “un avvocato d’insuccesso” o delle situazioni più strambe e paradossali. Paradossale è, già di per sé, anche il fatto stesso che si sia creata una “saga” di successo su un personaggio che non è poi il solito poliziotto/commissario, o il solito magistrato, o il solito penalista abile, brillante, determinato e fascinoso, ma, al contrario, su un personaggio che è invece un professionista di scarso o nullo successo che vivacchia con pochi improbabili clienti sapendo di tutto e di nulla. Un uomo assolutamente instabile oltre che lavorativamente anche affettivamente che affronta però la Vita con una filosofia tutta sua e con un approccio distaccato ma pungente ed umanamente profondo.

Questa volta il protagonista si trova, suo malgrado, a dover affrontare legalmente il tema degli “amori impantanati”, cioè di quelle relazioni di coppia senza futuro ove i sogni, i desideri ed i progetti ristagnano fra impedimenti e promesse mentre il Tempo scorre inesorabile. Al centro la paradossale pretesa di alcuni clienti di intentare una class action risarcitoria dell’infelicità generata da queste storie d’amore senza futuro.

Ancora una volta personaggi e vicende assolutamente singolari. Un romanzo vivo, dinamico, intenso, originale ed irriverente in cui De Silva con la sua bella penna, il suo stile chiaro, gradevole e scorrevole sa dare vita alle sue storie e riesce a farci divertire ed al contempo anche a farci riflettere. Il ritmo narrativo è quello ormai consolidato, ricco di eventi paradossali e di colpi di scena. I personaggi e le ambientazioni sono vivi, pulsanti ed autentici come se presi direttamente dalla realtà quotidiana della vita cittadina. Tutto è potenzialmente reale, ma visto con un occhio ironico, mai banale e con un tocco distaccato e lievemente filosofeggiante. Insomma una buona conferma del talento dello scrittore, una lettura gradevole che scorre veloce.

Un po’ di leggerezza ed ironia, e tanta autoironia non guastano in questi nostri tempi in cui abbondano i problemi e soprattutto anche tanti personaggi ed autori seriosi e supponenti.

data di pubblicazione:07/10/2022

RENOIR MIO PADRE di Jean Renoir – ed. Adelphi, 2022

RENOIR MIO PADRE di Jean Renoir – ed. Adelphi, 2022

Dopo un’estate torrida, dal punto di vista cinematografico poi ancor più triste del solito a causa dell’assenza di film di qualità perfino sulle varie piattaforme, mi ha colpito una recente sorpresa.

La potente, ma già scricchiolante, Netflix ha appena deciso di proporre fra le sue tanto banali opzioni, ben 5 classici del Cinema! Cinque film di Renoir!! “Jean Renoir è il più grande cineasta del mondo” asseriva François Truffaut, uno che sapeva bene quel che diceva.

L’occasione mi ha dato quindi lo spunto per segnalarvi anche un Jean Renoir scrittore sensibile e delicato. Si tratta di un suo bel libro uscito non molto tempo fa per i tipi di Adelphi: Renoir mio padre. La vita quotidiana e familiare di Pierre Auguste Renoir il grande pittore impressionista raccontato con prosa arguta ed abili pennellate, quasi con taglio cinematografico, da uno dei più grandi registi: suo figlio.

Una biografia ed una testimonianza che fa rivivere con amore e pochi sapienti tocchi un uomo, un artista, un mondo, un’epoca e le tante atmosfere. Jean Renoir scrive come dirige, così come crea un film: con talento, con una grande raffinatezza stilistica e psicologica e, soprattutto, con leggerezza, ironia e gusto. Cioè con quello stesso stile rapido e delicato che sarà anche la cifra dei suoi film migliori. In ogni riga traspare l’amore e l’ammirazione per quel padre e per il suo genio artistico. Uno sguardo sensibile di un artista, che è cineasta, verso un altro artista, che è pittore. Due Maestri dell’Immagine, entrambi attenti a ciò che il loro occhio interiore vede ed a ciò che ne provano sensibilmente. Al centro del racconto c’è l’uomo, un uomo imperfetto con tante contraddizioni ma buono ed onesto. Un uomo che ha vissuto a cavallo di due Mondi: nato nel 1841, morirà nel 1919 dopo la carneficina della Grande Guerra, in una realtà già moderna, in un mondo che ormai correva verso la Società della produzione e dei consumi di massa.

Un artista ed un artigiano della pittura, un anticonformista la cui forte personalità e sensibilità umana e pittorica si è impressa fortemente sui suoi figli. Jean Renoir sa riproporre con lo stesso stile dei suoi film: una scrittura semplice ed a tratti stupefacente i vari ambienti familiari, gli aneddoti che vedono coinvolti anche gli amici di casa: Monet, Pissarro, Morisot, Degas … La sua penna è veramente come una cinepresa, scrive come se stesse dirigendo … ed ecco allora scorrere, come sullo schermo, i paesaggi, la vita pubblica, la Società, le vicende politiche, il padre, l’artista, l’effervescenza dell’ambiente artistico, i luoghi, le donne, le modelle.

Un libro piacevole da leggere che ci fa scoprire anche il gusto di un’epoca più lenta e più semplice ed il privato intimo di sommi artisti. Finito il libro avrete sicuramente voglia di gustarvi un buon vecchio film di Renoir figlio oppure di correre a rivedere i quadri di Renoir padre. Quale che sia la scelta, non male come effetto speciale per un piccolo libro.

data di pubblicazione:22/09/2022

MAIGRET di Patrice Leconte, 2022

MAIGRET di Patrice Leconte, 2022

Anni ’50. Una giovane bella ragazza viene ritrovata assassinata in abito da sera. Il Commissario Maigret fa propria l’indagine e, indizio dopo indizio, ricerca nel passato di una provinciale arrivata a Parigi per farvi fortuna ma ne viene invece divorata …

 

Ebbene sì! Depardieu è Maigret! Anzi di più, Leconte è Simenon!

Il regista e sceneggiatore ispirandosi molto, molto liberamente al romanzo del 1954 Maigret e la giovane morta è riuscito ad entrare perfettamente nell’animo e nell’universo dello scrittore belga cogliendo le sue fascinazioni e l’essenza di ciò che gli stava a cuore ed a tradurlo poi cinematograficamente senza farne né una rilettura, né una modernizzazione, ma solo un quadro introspettivo, intimo e toccante. Ecco quindi la pena dell’esistere, la vita segnata dal Caso, i dolori profondi dell’animo umano. Leconte usa sullo schermo gli stessi tempi, gli stessi ritmi, lo stesso approccio, lo stesso sguardo asciutto ed essenziale che Simenon usava sulla carta. Senza dubbio alcuno una delle migliori riduzioni cinematografiche delle tante fatte sulle inchieste di Maigret, sicuramente uno dei migliori film del regista (autore, fra i tanti, di Il marito della parrucchiera 1990 e Confidenze troppo intime 2003) e, non ultimo, assolutamente un’interpretazione recitativa da antologia: un tutt’uno fra l’attore ed il personaggio. Depardieu, attore spesso eccessivo a scapito del suo stesso talento, incarna infatti il Commissario con sobrietà, densità ed interiorità senza mai eccedere, con una presenza in scena sufficiente ad imporre l’uomo Maigret, la sua malinconia, i suoi tormenti fisici e la stanchezza esistenziale.

Leconte, con eleganza, con dei colori che tendono al bianco e nero, ci regala una Parigi “minore”, tenebrosa, fatta di mattine grigie, di cortili ed atmosfere. Al centro giganteggia lui: il Commissario, la sua umanità, la paziente intelligenza investigativa. Un ottimo film ispirato, sensibile e ricco di charme rétro fatto tutto di primi piani sugli oggetti, sui dettagli, sui volti, con inquadrature a mezza altezza, quasi espressionista e con un’aria di un nuovo classico. Un noir in cui l’intrigo è del tutto secondario e l’inchiesta è all’antica. Uno spunto per rendere omaggio al Cinema di una volta fatto di recitazione, di espressioni, di atmosfere e di dialoghi molto contenuti.

Più che un poliziesco è la storia di un uomo ed un pretesto per rappresentare uno spaccato della varia Umanità. Un’Umanità fragile sotto il peso delle tante debolezze e vane illusioni. Un uomo, un commissario disincantato, dolente che ha quasi perso il gusto di vivere, affaticato, segnato da antichi dolori personali che, ciò non di meno, conserva ancora in un’empatia quasi “paterna”, una speranza nell’essere umano.

Il regista abilmente privilegia i non detti ed i silenzi. L’attore magistralmente è tutto interiorità e sensibilità repressa. Un incontro veramente felice quello fra Leconte, Depardieu e Simenon. Una sfida difficile ma assolutamente superata.

Un poliziesco d’altri tempi: intrigante e coinvolgente pur senza guizzi particolari. Un film classico che sarà molto apprezzato da chi ama Simenon, da chi ama il cinema francese, da chi ama il buon Cinema, le buone sceneggiature, gli ottimi registi e le ottime interpretazioni.

Un film da evitare per chi si aspetta invece un thriller, azione e colpi di scena o … un Maigret sanguigno e vitale alla Jean Gabin o alla Gino Cervi.

data di pubblicazione:20/09/2022


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TOP GUN MAVERICK di Joseph Kosinski e L’UOMO DEI GHIACCI di Jonathan Hensleigh, 2022

TOP GUN MAVERICK di Joseph Kosinski e L’UOMO DEI GHIACCI di Jonathan Hensleigh, 2022

Non avendo potuto seguire, come negli anni “Pre Covid” la nostra Direttrice al Festival di Venezia e perciò in crisi di astinenza di quelle belle scorpacciate quotidiane di film, ci siamo gettati sul “quasi nulla” che, al momento, era in programmazione nelle sale cinematografiche ancora estive e sul “poco” di interessante presente sulle piattaforme…

 

Ci siamo quindi “sparati”, tutti in una volta, un auspicabile blockbuster uscito in Estate ed un auspicabile onesto B movie. Il fil rouge della valutazione di questa nostra maratona è poi stato il concetto di “sospensione dell’incredulità” delle vicende. La “magia” condivisa tramite cui gli spettatori credono, partecipano e vivono come “vera” la narrazione per quanto impossibile essa possa essere nella realtà.

Il primo film Top Gun Maverick (con al centro un eterno ed inossidabile bravo Tom Cruise) realizza in pieno la magia. Tutto è credibile, tutto è possibile, tutto è convincente, tutto è appassionante quali che siano i momenti della vicenda. Al servizio ed al contempo elementi chiave di questa magia, ci sono l’interprete principale, il supporto di una sceneggiatura di gran qualità che copre e giustifica i minimi dettagli della storia, un’abbondanza di mezzi sapientemente usati, l’eccellenza degli effetti speciali, la professionalità di tutti gli attori anche quelli di 2° e 3° ruolo, e, non ultima, una capacità di direzione che sa sapientemente alternare i vari registri della vicenda.
Puro virtuosismo cinematografico costruito su misura per i grandi schermi. La conferma che Hollywood può e sa ancora produrre dei blockbuster convincenti, spettacolari ed appassionanti. Al centro un Tom Cruise che sa giocare sia la parte tutta azione ed adrenalina, sia la parte leggermente malinconica che lo pone davanti al tempo che è passato dal lontano 1986, in un misto di innocenza e di angosce, di amori da non riperdere e di fantasmi del passato. Un risultato onesto, generoso, di classe, credibile, coinvolgente e tutto godibile per chi ama il genere.

Il secondo film L’Uomo di Ghiaccio pur dando già per scontato che potesse essere l’ormai solito Liam Neeson Movie, è privo assolutamente della magia! Di per sé non è brutto, Neeson, pur se sempre uguale, è comunque bravo, ciò non di meno, al di là degli splendidi panorami di un Canada ghiacciato il film resta però opaco e senza anima. Manca assolutamente quella Magia che rende credibile ed accettabile la storia. Soffre di piattezza visiva e narrativa, la sceneggiatura è fiacca e presenta quindi notevoli lacune nell’evoluzione narrativa ed alcuni sviluppi sono implausibili. I mezzi a supporto del film sono poi veramente scarsi e gli effetti speciali sembrano quelli dei film di alcuni decenni fa. Oltre Neeson c’è il vuoto e la regia priva di scatti per tenere alta la tensione è impotente davanti alle tante carenze e si limita solo a filmare senza mai veramente emozionare o minimamente riuscire mai a coinvolgere. Non scatta mai “la sospensione dell’incredulità”!
Quindi un prodotto senza pretese, un piccolo, piccolo film di serie B “all’antica”, ove tutto è tanto non credibile quanto anche tanto prevedibile. Peccato! Poteva essere una versione moderna e nordica del Salario della Paura di Clouzot

data di pubblicazione:16/09/2022

Top Gun Maverick 

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L’Uomo di Ghiaccio

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