MORTO TRA UNA SETTIMANA (O TI RIDIAMO I SOLDI) di Tom Edmunds, 2018

MORTO TRA UNA SETTIMANA (O TI RIDIAMO I SOLDI) di Tom Edmunds, 2018

William (Aneurin Barnard) è un giovane scrittore che non riesce a pubblicare nulla, è privo di affetti, è depresso ed ha deciso di porre fine alla sua esistenza senza senso. Dopo una decina di tentativi tutti falliti tragicomicamente, ingaggia Leslie (Tom Wilkinson) un killer professionista in età avanzata perché provveda lui a “suicidarlo” entro una settimana. Anche il killer, a sua volta, ha i suoi problemi con il Boss della sua “organizzazione” perché deve riuscire a raggiungere la quota prevista di omicidi, pena il suo pensionamento anticipato; inoltre, ahinoi, proprio subito dopo aver sottoscritto il contratto, il nostro William scopre finalmente validi motivi per vivere e sognare. Ma … il contratto è contratto …

 

Tom Edmunds debutta con questa pellicola sia come sceneggiatore sia come regista e ci regala subito, con buon istinto artistico ed in modo convincente, nonostante la serietà dell’argomento trattato, una divertente commedia permeata di un dark humour molto inglese. Il suicidio è un argomento così serio che prescindendo, a priori, dal fare riferimento a valori morali, l’autore l’affronta scientemente portando subito il racconto molto oltre le righe ed anche oltre il piano dell’ironia, ricercando talora effetti molto comici. La narrazione stessa sembra non volersi prendere troppo sul serio. In realtà il film è invece un’occhiata comica sul senso della vita e sulle ragioni per viverla e giunge ad esaltare proprio la forza della vita stessa rispetto a qualsiasi altra situazione umana. Una storia quindi bizzarra e surreale che non annoia, anzi, al contrario, rallegra e sorprende con idee e situazioni brillanti che, a tratti, fanno anche sentire l’influenza o il ricordo di alcune scene e situazioni già viste in In Bruges del 2008.

Alla base di questa gradevole opera prima c’è dunque una perfetta sceneggiatura ben costruita ed autoironica, ma la sua brillantezza deriva anche dal gioco dei ruoli dei vari personaggi, tutti perfettamente disegnati e caratterizzati, da un ritmo sempre sostenuto e poi dalla talentuosa interpretazione dell’ottimo cast di attori britannici. Spiccano, fra tutti, i due protagonisti che sembrano quasi rispecchiarsi l’uno nell’altro: il giovane A. Barnard già apprezzato nel recente Dunkirk, e, soprattutto, il collaudato T. Wilkinson. La sua performance è così eccellente che riesce ad asciugare il suo ruolo fino a dare con la sua recitazione tutto il senso della noiosa routine accumulatasi negli anni, quasi il killer fosse un banale e stanco impiegato prossimo al pensionamento. Una interpretazione ricca di eleganza e finezza, veramente tutta british style e soprattutto understatement.

Cogliere il senso di una Commedia è sempre anche molto soggettivo perché dipende, ovviamente, anche dal senso individuale di humour di ciascuno spettatore, ma, riteniamo di non sbagliare definendo Dead in a week (or your money back) una più che eccellente british dark comedy che non si prende mai troppo seriosamente e che oltre a far sorridere fa anche ridere. Un piccolo e piacevole film che certamente assicura un gradevole divertimento così come una fredda bevanda, o, se preferite, come una bella tazza di tè inglese, che si apprezza al momento in cui la si gusta per poi dimenticarsene molto gradevolmente, piano piano, dopo un po’…

data di pubblicazione:21/11/2018


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QUASI NEMICI – L’IMPORTANTE È AVERE RAGIONE  di Yvan  Attal, 2018

QUASI NEMICI – L’IMPORTANTE È AVERE RAGIONE di Yvan Attal, 2018

Un professore di Diritto (Daniel Auteuil) tanto bravo quanto reazionario, élitario, aggressivo e conosciuto per il suo gusto per la provocazione, una giovane studentessa universitaria (Camélia Jordana) di famiglia magrebina e della periferia parigina, ambiziosa ed intelligente, pronta a sfidare i condizionamenti della sua origine sociale pur di emergere ed intraprendere poi la professione legale. Il loro incontro in aula crea scintille fin dalla prima lezione. Il professore, per evitare le conseguenti sanzioni del Consiglio Disciplinare di Facoltà, accetta, suo malgrado, di preparare la giovane per il prestigioso concorso interuniversitario di eloquenza.

 

Il cineasta francese Y. Attal, attore e regista ben conosciuto in Francia, ha sempre rivolto lo sguardo della sua produzione cinematografica sui problemi della Società contemporanea. Anche questa volta firma, con humour e sagacia, un film ben riuscito e di attualità tutto centrato sulla virtù dell’impegno e del sacrificio come mezzo di elevazione sociale, culturale e individuale e sulla fragilità degli scambi fra personalità di diversa età e differente estrazione ed educazione. La narrazione, secondo gli schemi propri della commedia classica, riposa essenzialmente sull’antagonismo dei due protagonisti, tutto si oppone fra loro. Il cinico professore e la studentessa, due età e due visioni sociali, culturali e politiche antitetiche fra loro, eppure “condannati” a fare insieme un percorso spigoloso ma, alla fine, istruttivo per entrambi; l’una riuscirà a compiere il suo cammino di crescita grazie ai metodi antipatici ma efficaci dell’odioso docente costretto a farle da mentore, quest’ultimo, a sua volta, dopo il confronto inizierà, forse, a guardare il mondo con occhio meno negativo e, forse, ritroverà anche un proprio volto un po’ più umano.

Il regista è abile nell’osservare e restituirci con finezza questi due personaggi per quel che effettivamente sono, senza esaltare né stigmatizzare i loro comportamenti nel loro milieu di appartenenza e, così facendo, permette allo spettatore di confrontarsi con i problemi sociali della Realtà: l’intolleranza, i pregiudizi, la trasmissione del sapere, la volontà di emergere, i privilegi di classe, le opportunità …

Il tocco intelligente di Attal è sostenuto da una buona sceneggiatura, da una scrittura solida ed arricchita da dialoghi perfetti, brillanti e corrosivi, da un montaggio ben ritmato e, soprattutto, da un’ottima recitazione. Una coppia di protagonisti eccellenti che fanno scintille e fanno veramente il film. Auteuil, con presenza e mestiere collaudati, dona credibilità al suo professore facendo intravvedere il dolore che si porta dentro apportandogli così un po’ di umanità contenuta. La Jordana, si conferma come una sicura promessa del cinema francese, regalandoci un’ottima performance che le fa letteralmente bucare lo schermo con la sua freschezza recitativa.

Il regista è ben attento ad evitare il rischio di cadere nei facili clichè, qualcuno tuttavia sfugge alla sua attenzione e qualche sviluppo narrativo sembra anche fin troppo prevedibile o convenzionale, ciò non di meno, nel complesso riesce a navigare intelligentemente fino alla fine fra serietà, impegno e leggerezza. Quasi nemici ha lo charme di una commedia drammatica classica ben costruita, piacevole, seducente e spesso divertente. Un film molto umano, dal tono leggero, accattivante, raffinato ma efficace ed a tratti anche bello pur senza essere geniale. Una bella favola sociale che regala allo spettatore un’ora e mezza di buon cinema e che si può di certo consigliare.

data di pubblicazione:07/11/2018


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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ETÁ di Daniel Auteuil, 2018

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ETÁ di Daniel Auteuil, 2018

Daniel (Daniel Auteuil) è sposato da molti anni. La sua vita è ormai serenamente routinaria e ben regolata dietro un’apparente solida facciata di armonia e complicità coniugale. Conosciuta però in una cena fra coppie, la giovane e seducente nuova compagna del suo miglior amico (Gérard Depardieu), anche lui over 60, perde la testa per lei, inizia a fantasticare fra pensieri, immagini e desideri, tentato dal piacere della conquista e di una nuova relazione affettiva …

 

Auteuil, è nuovamente davanti e dietro la cinepresa, ha adattato personalmente per lo schermo la storia da una pièce teatrale di successo e ci regala oggi una commedia a mezze tinte, a metà fra un piccolo dramma ed una commedia borghese buffa ed a tratti divertente. L’autore osserva il mondo di oggi e ci parla, apparentemente dal punto di vista maschile, dei tormenti dell’animo, della solidità e dell’ipocrisia delle convenzioni sociali, del desiderio e della frustrazione del quotidiano. Contemporaneamente misura anche le certezze, più o meno tediose, della vita di coppia a fronte della novità e delle aspettative esaltanti di una fuga passionale con una donna giovane, bella e seducente. Tutto ciò viene preso dal cineasta e fuso poi in un prodotto filmico che si pone fra il farsesco e la commedia leggera, in una fantasia amorosa ricca di una comicità tutta esteriore.

Il film gira tutto sulla perfetta integrazione fra immagini reali e sogni ad occhi aperti, fino al punto in cui Realtà e Fantasia si fondono. La scommessa sulla riuscita del lavoro è proprio in questa progressiva fusione che arriva a farci prendere coscienza delle due diverse realtà. Si passa così dalla commedia buffa al piccolo dramma e si scoprono tutte le falle nella perfetta vita coniugale. Un bell’imbroglio amoroso, immaginario o reale che esso sia, che porta però ad una riflessione interessata sulla vita, le amicizie, le illusioni, le certezze ed i bilanci veri delle relazioni di coppia.

E’ ovvio che in un lavoro che è quasi come una rappresentazione teatrale filmata, la recitazione, dopo il testo, sia la parte fondamentale. Ebbene, la realizzazione è resa ben vivace da un quartetto di commedianti di gran qualità che recitano tutti in modo impeccabile i loro rispettivi ruoli. Auteuil e Depardieu, da bravi vecchi mattatori, con istinto e sensibilità mostrano fra loro un’alchimia che non li obbliga a forzare la recitazione per essere giusti quanto necessario. Fanno loro ottima sponda una sempre eccellente Sandrine Kimberlain nel ruolo della furba moglie ed Adriana Ugarte così brava, splendida e seducente che risulta veramente difficile anche per lo spettatore non soccombere davanti al suo fascino.

La pellicola pecca però, a tratti, di scarsa profondità e finezza di analisi, talora infatti le situazioni sono troppo caricaturali, forse, direi, eccessive e ripetitive, e qualche clichè conformista e prevedibile di troppo, appare qui e là, al punto che il ritmo, la meccanica narrativa e la stessa recitazione ne risentono.

Pur con questi piccoli difetti, Sogno di una notte di mezza età resta comunque un film con un tema un po’ desueto ma pur sempre gradevole, un’occasione di momenti di svago domenicale, una discreta commedia di costume, non priva di interesse e dallo humour semplice ed efficace. Insomma un piccolo film, distensivo, divertente, ben interpretato e leggero, che proprio nella sua stessa leggerezza ha la sua forza ed anche la sua debolezza; un film che seduce lì per lì ma poi scompare presto senza rimorsi o polemiche.

data di pubblicazione:02/11/2018


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IL MISTERO DELLA CASA DEL TEMPO di Eli  Roth, 2018

IL MISTERO DELLA CASA DEL TEMPO di Eli Roth, 2018

Una magica avventura vissuta dal giovane Lewis (Owen Vaccaro) che rimasto orfano va a vivere dal misterioso ed eccentrico zio Jonathan (Jack Black) in una casa particolare ma apparentemente tranquilla. Ben presto il ragazzino si rende conto di strani fenomeni e presenze tutto attorno a lui e scopre anche che lo zio e la sua vicina Mme Zimmerman (Cate Blanchet) sono in realtà dei maghi e che dentro le mura della casa è nascosto un orologio capace di provocare … la fine del mondo!

 

Eli Roth, sceneggiatore ed attore americano, è conosciuto come regista per la sua realizzazione di film splatter e gore che altro non sono che sottogeneri del cinema horror per adulti. Quanto di più macabro, sanguinolento e violento si possa immaginare. Chi avrebbe mai potuto pensare che dopo gli eccessi dei suoi film l’autore avrebbe saputo annacquare i suoi furori dirigendo un film come questo, destinato invece ad un pubblico di famiglie e di giovanissimi, traendo ispirazione da un romanzo per ragazzi di costante gran successo negli Stati Uniti: The house with a clock in its walls

di J. Bellair, pubblicato nel remoto 1973. Il regista è di certo lontanissimo dall’avere il gusto o il tocco di Spielberg nel saper passare da un genere all’altro, eppure questo non gli impedisce di mettersi alla prova in un cinema del tutto opposto a quello da lui abitualmente frequentato e cimentarsi con quest’ultima sua pellicola nel mondo del Fantasy e Mistery per il grande pubblico. L’autore attinge palesemente sia al mondo della “magia bianca” di Harry Potter, sia all’universo della “magia nera di Tim Burton senza però eguagliare la ricchezza del primo né riproporre la follia poetica del secondo. Siamo anche dalle parti di Jumanji e di Cronache di Narnia in una storia parimenti ricca di trovate ingegnose e di personaggi accattivanti ed anche in quelle dei Gremlins ma, in ogni caso arriviamo anni ed anni dopo di loro, è stato tutto già visto e ne siamo distanti anche per qualità!

Comunque sia, nulla di nuovo, la lotta fra il Bene ed il Male è una costante e funziona sempre, come funzionano sempre anche il percorso di crescita adolescenziale e la famiglia. Il risultato dell’operazione risulta quindi accettabile, soprattutto grazie anche al notevole contributo di attori talentuosi ed in particolar modo di C. Blanchet. Sia la due volte premio Oscar che J. Black sono infatti molto convincenti ed a loro agio nei panni dei loro personaggi e ci divertono sembrando divertirsi anch’essi. Certo a tratti non si può non pensare con nostalgia a Robin Williams ed a quanto sarebbe stato a pennello nel ruolo dello zio. La prima parte del film risulta però troppo lunga e lenta, il regista non riesce infatti a catturare immediatamente l’attenzione dello spettatore ed il film sembra così girare un po’ a vuoto. L’ingresso in scena dei due attori riesce però a restituire un po’ di ritmo e un po’ di magnetismo all’azione e la pellicola finalmente decolla sostenuta dalla direzione artistica che gioca fra sequenze ipercolorate e sequenze scure, senza ovviamente tralasciare lo spirito e le atmosfere gotiche del romanzo originale. Pur non totalmente riuscito Il Mistero della Casa nel Tempo è comunque una discreta commedia fantasy per famiglie, colorata e kitch, che regala quasi due ore di distrazione gentilmente inquietante, qualche brivido e nulla più. Un film quindi che, di sicuro, non rivoluziona né porta nulla di nuovo al Fantasy, ma che comunque resta pur sempre un discreto prodotto per ragazzi, ricco di creatività ed un bell’omaggio alla magia, che trova una sua esatta collocazione nella fascia media, media-alta del Genere. Quanto poi alla traiettoria creativa di Eli Roth va forse detto che il regista resta tuttora una speranza di genialità artistica che non si è però ancora concretizzata nella sua interezza perché l’autore sembra non riuscire a liberarsi da una sua visione del cinema quasi come pietrificata e da una scrittura troppo rigida che lo confinano ancora in un segmento di qualità molto, molto, molto lontano da possibili modelli quali i Tim Burton, gli Zemekis o gli Spielberg.

data di pubblicazione:31/10/2018


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SOLDADO di Stefano Sollima, 2018

SOLDADO di Stefano Sollima, 2018

I Cartelli Messicani del narcotraffico si occupano anche del lucroso transito clandestino di esseri umani e di infiltrare terroristi nel territorio degli Stati Uniti. Dopo aver subito da parte di quest’ultimi un sanguinoso attacco suicida, il Governo Americano decide di reagire usando gli stessi metodi brutali dei nemici che combatte, organizzando il rapimento della figlia di un capo clan, facendone ricadere la colpa su gang rivali e scatenare così una guerra fratricida fra le bande del Cartello. Della missione segreta è incaricato l’agente Graves (Josh Brolin) e con lui anche il misterioso Alejandro (Benicio del Toro). La situazione però degenera, occorrerà chiudere l’operazione costi quel che costi.

 

Dopo il grande successo di critica e di pubblico, ottenuto nel 2015 da Sicario era più che evidente che avremmo presto visto un suo seguito. Soldado riprende infatti tutti gli elementi del precedente film, a partire dalla valida sceneggiatura dell’ottimo Taylor Sheridan, i luoghi poi sono sempre gli stessi: i territori selvaggi della frontiera fra Messico e Stati Uniti, anzi, il senso del paesaggio è proprio uno degli elementi di continuità, unitamente alla lotta contro i Cartelli ed ai due protagonisti, due personaggi sempre più disillusi e privi di scrupoli in un universo ancora più brutale e cupo. La nuova pellicola non è però la semplice replica di quella che abbiamo già visto, tutt’altro. L’italiano Sollima che, dopo il successo di Gomorra, subentra nella regia al pluripremiato canadese Villeneuve (Blade Runner 2049), vince senza alcun dubbio la scommessa di questa sua prima produzione internazionale. Il nostro regista afferma la sua diversità stilistica e la sua personale visione creativa ricreando tutto un altro mondo in cui la violenza è l’elemento dominante unitamente alla corruzione che pervade un universo amorale, selvaggio e brutale ove gli individui lottano solo per la sopraffazione o la sopravvivenza. Mentre il tocco di Villeneuve era un po’ visionario ed estetizzante, quello di Sollima è invece molto più realistico, direi classico, essenziale e decisamente orientato verso l’azione con scene spettacolari di formidabile efficacia e di assoluto virtuosismo cinematografico. In questo nuovo duro contesto, in questo “abisso” non c’è più posto per protagoniste femminili, e l’autore concede così molto più spazio ai due carismatici protagonisti e alla costruzione di una realtà ormai solo e soltanto tutta maschile. Brolin e B. del Toro, entrambi sempre talentuosi e tesi ad approfondire il lato umano dei loro personaggi, sono perfetti in due parti tagliate sempre più su misura per loro. Il primo è imponente con la sua recitazione classica, il secondo, con una interpretazione di prim’ordine, accentua l’aspetto tenebroso e fascinoso del personaggio che diviene tanto più ambiguo quanto più sembra assumere una rilevanza tutta sua nell’evoluzione della storia stessa.

Un sequel dunque di notevole robustezza, intensità e personalità, supportato da una messa in scena efficace, da tecniche di ripresa affascinanti, da una regia asciutta e rigorosa, da un montaggio con un ritmo incalzante ed adrenalinico senza mai tempi morti che affascina letteralmente lo spettatore unitamente ad una musica ossessiva, cupa ed opprimente che sottolinea però perfettamente lo svolgersi dell’azione, la tensione e gli scoppi di violenza.

Soldado è un ottimo film di genere, un eccellente thriller d’azione, certo è anche cinema commerciale ma è di buona fattura e molto convincente. Il film è poi pervaso da una singolare vena di malinconia, di tristezza e assurdità fuori del tempo, quasi fosse preso dal “senso della fine” provato dai suoi eroi/antieroi, che richiama esplicitamente le atmosfere proprie di un western crepuscolare. Per gli appassionati del genere le due ore di spettacolo voleranno via troppo velocemente, ma … si preannuncia già nel finale stesso, l’arrivo di un terzo e forse conclusivo episodio.

data di pubblicazione:28/10/2018


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