L’ARMA DELL’INGANNO – OPERATION MINCEMEAT di John Madden – 2022

L’ARMA DELL’INGANNO – OPERATION MINCEMEAT di John Madden – 2022

Basato su fatti reali: una delle più singolari operazioni di disinformazione e manipolazione della II Guerra Mondiale. Siamo nel 1943, pochi mesi prima dello sbarco dal Nordafrica nel sud dell’Europa (Grecia? Sardegna? Sicilia? Provenza?) gli Alleati devono depistare i Tedeschi dalla scelta più probabile. Due ufficiali dei Servizi britannici – Colin Firth e Matthew MacFadyen – malgrado le perplessità dei superiori propongono la più improbabile delle macchinazioni…

 

Madden è un regista cinematografico e televisivo britannico. Fortunato premio Oscar per la regia di Shakespeare in Love (1998), ha firmato fra i tanti anche i due film su Marigold Hotel. Oggi, a 73 anni, è ormai un egregio artigiano del Cinema ma non certo un Autore. Sul modello del filone tutto inglese di film come Il Discorso del Re, Imitation Game, L’ora più buia e Dunkirk che trovano motivo di interesse nel fatto che sono ispirati da “una storia vera”, il nostro cineasta prova a far rivivere l’epopea dei film di spionaggio. Non si tratta però di una spy-story alla James Bond o di un film d’azione, tutt’altro! È solo un film di genere spionistico, molto classico, quasi un’opera all’antica, alla cui base sono lo stile, le ambientazioni, i costumi ed un leggerissimo, vago sense of humour. Madden vorrebbe poter così illustrare il “dietro le quinte” di un’abile macchinazione dei Servizi britannici e la capacità di manipolazione della Verità. Il risultato, però, è sì un film molto british ma, ahinoi, un film troppo rallentato da una sceneggiatura convenzionale, troppo appesantito da una messinscena accademica, da un eccesso di dialoghi, da una mancanza d’azione, da un ritmo troppo teatrale e, per di più, girato quasi totalmente in interni. Siamo quindi molto lontani dall’immaginifico del mondo dello spionaggio e dalla vivacità del Genere. La narrazione si perde infatti in sottostorie e intrighi paralleli che nulla aggiungono ma molto appesantiscono, in una messinscena priva di ritmo che sembra girare in tondo senza mai veramente appassionare, dare brividi di tensione e di suspense, né riuscire ad evitare che, a tratti, si insinui la noia.

Il casting è discreto e professionale quanto basta. I due protagonisti sono corretti senza però fare scintille. Fra loro, si insinua la brava Kelly MacDonald. I secondi ruoli sono affidati a collaudati attori televisivi inglesi.

E proprio di Televisione si dovrebbe piuttosto dover parlare! Madden, infatti, usa un linguaggio, una tecnica e ritmi molto più televisivi che cinematografici. L’Arma dell’Inganno ha infatti ben pochi elementi sul piano cinematografico e sembra essere proprio un film Tv di lusso, prodotto dalla BBC, che procede in modo molto convenzionale e lentamente su binari previsti e prevedibili.

Un film che potrà essere “Buono” o “Discreto” a seconda della propensione televisiva o cinematografica del singolo spettatore. La vera domanda, semmai, è perché il film sia sugli schermi cinematografici, quando invece alcune vere pepite di cinema sono confinate solo sulle piattaforme.

data di pubblicazione:14/05/2022


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MADAME LE COMMISSAIRE E L’INGLESE SCOMPARSO di  Pierre Martin – ed. Neri Pozza   2022

MADAME LE COMMISSAIRE E L’INGLESE SCOMPARSO di Pierre Martin – ed. Neri Pozza 2022

Si preannuncia una nuova serie di polizieschi ambientati in Francia a firma di Pierre Martin. Dietro questo nome che più “francese” non può essere, si cela in realtà ancora una volta, un autore tedesco che con questo pseudonimo ha già firmato dieci gialli di gran successo in Germania. Tutti ruotano attorno alla figura di Madame le Commissaire, il Commissario Isabelle Bonnet, alla Provenza, alla Costa Azzurra ed alle indagini. Il vero “giallo” sarebbe in realtà poter scoprire se questo nuovo “nom de plume” nasconda sempre lo stesso scrittore tedesco che firmandosi Jean Luc Bannalec ha già inanellato successi e successi con le inchieste del Commissario Dupin in terra di Bretagna e di cui abbiamo già recensiti i primi tre volumi. Le affinità narrative sono veramente tante ed è quindi facile pensare a lui come primo sospettato, potrebbe però anche essere sua moglie che sviluppa il coté femminile di una ricetta vincente. Oppure un’altra scrittrice che si è inserita nel ricco filone? Vedremo. Sia quel che sia, la ricetta “indagini poliziesche, contesti ed atmosfere incantevoli e poi cucina e colore locale”, vale a dire “mistero e turismo” funzionano ancora molto bene, soprattutto se lo sfondo è quello francese, la Provenza in particolare, se le trame sono poi anche costruite con garbo, intelligenza, vivacità ed ironia e se ancor più l’io narrante ed indagante è una donna.

Al centro di questo primo romanzo (dei due appena pubblicati in italiano) è, per l’appunto, Isabelle Bonnet ex capo della squadra antiterrorismo di Parigi che, costretta ad un periodo di riposo per ritemprarsi dopo le ferite riportate nello sventato attentato al Presidente Francese, torna in un delizioso paesino provenzale, nell’entroterra della Costa Azzurra. Invece che riposarsi, si trova, per ordini superiori, coinvolta nelle indagini su un delitto avvenuto proprio nella piccola cittadina. Abituata a ben altro, sembrerebbe una temporanea sinecura per un banale delitto di provincia. La realtà si scopre essere ben diversa e l’inchiesta si fa intrigata e coinvolgente.

Questo primo capitolo ci presenta una protagonista tanto insolita e riluttante quanto altresì interessante e ben caratterizzata nelle sue sfaccettature e psicologie. Un’ancor giovane donna “vissuta”, brillante, volitiva e disinibita. Il libro ha il leggero fascino del poliziesco classico basato sul ragionamento investigativo piuttosto che sull’azione o sull’intreccio. Quasi un’inchiesta vecchia maniera ove l’interesse è tutto sui fatti, sulle deduzioni, sulle indagini e sui luoghi … la Provenza.

Come dicevo il “rimando” ai libri di Bannalec ed al suo commissario Dupin sorge spontaneo, stesso stile da buon vecchio giallo, indagine e lento processo di disvelamento della realtà frutto di logica ed intuizione. Però tanto il commissario Dupin è “maigrettianamente” serio e rigido, tanto è invece dinamica, duttile, intuitiva ed ironica madame le commissaire Bonnet.

Dunque un gradevole poliziesco con personaggi tutti ben caratterizzati e reali nelle loro sfaccettature ed azioni, un buon intrigo ed un’ottima ambientazione. Un piccolo polar ben scritto, un romanzo di puro intrattenimento a tratti anche ironico e dal ritmo pacato che, senza pretese particolari, mantiene le sue promesse: agganciare il lettore fino al finale brillante e non scontato ed offrire qualche ora di svago. Sarà interessante vedere come evolverà Madame le Commissaire.

data di pubblicazione:05/05/2022

ANATOMIA DI UNO SCANDALO di S. J. Clarkson – Mini-Serie  NETFLIX, 2022

ANATOMIA DI UNO SCANDALO di S. J. Clarkson – Mini-Serie NETFLIX, 2022

James (Rupert Friend) politico in carriera, ministro ed amico, fin dai tempi di Oxford, del Primo Ministro Britannico e Sophie (Sienna Miller) sua devota moglie, conducono con i figli, una vita tranquilla e privilegiata. Tutto va però in pezzi quando la breve relazione del marito con la sua assistente viene a conoscenza della Stampa. Ancora peggio poi quando c’è anche una denuncia di stupro da parte della stessa ex amante. Scatta il processo in cui la rappresentante dell’accusa, l’inflessibile Kate (Michelle Dockery) farà di tutto per evidenziare la verità dei fatti …

David E. Kelley creatore di Serie di successo come Big Little Lies e The Undoing unitamente a Melissa J. Gibson (House of Cards) hanno apprezzabilmente adattato per la televisione il buon romanzo omonimo. Come nelle sue precedenti produzioni anche questa volta Kelley ripropone al centro della narrazione il mondo delle classi più abbienti, delle élites sociali e politiche, quel mondo di privilegiati disabituati a sentirsi dire di NO! I loro scheletri si celano nei loro ricchi armadi: bugie, omissioni e manipolazioni sottilmente violente delle Verità e delle altrui Volontà.

La Mini Serie si articola su sei episodi di ca. 40 minuti, tutti ben dosati e può essere quindi divorata quasi in un sol boccone. In un’epoca di Post Me Too il tema di fondo della Violenza e del Consenso trova un’eco particolare e si incentra sia sul punto di vista della moglie ignara e devota che prende progressivamente coscienza delle conseguenze dello scandalo sulla coppia, sia sul contemporaneo impegno della rappresentante dell’accusa di mettere in evidenza durante il dibattito processuale il tema dello stupro e quello delle tante possibili sfumature della Verità a seconda della diversa interpretazione di un SI’ o di un NO. Più il processo procederà più si svelerà l’intima natura del giovane politico e ciò che egli effettivamente è sotto la superficie accattivante del suo passato e delle sue relazioni: un uomo che sa, da sempre, manipolare senza scrupoli la realtà per i suoi fini.

Un Mini Serie di sicuro accattivante ma, che, sia ben chiaro, va letta e valutata non con parametri cinematografici ma piuttosto con la sola ottica delle produzioni televisive che si rivolgono per definizione ad un pubblico generalista, transgenerazionale e di gusti facili. Produzioni quindi che hanno una propria tipicità di narrazione, di ambientazione e di definizione dei ritmi e della messa in scena. Prodotti ove i caratteri seguono canoni convenzionali molto semplici ed in cui le sfumature ed i percorsi psicologici troppo sottili non sono affatto previsti.

Tutto ciò chiarito, si può osare dire che Anatomia di uno Scandalo è un buon mélange fra Thriller e Legal Drama, intimo ed accattivante che mantiene le sue promesse e che punta più che sulla suspense sulla finezza della sceneggiatura, sulla sobrietà dei colpi di scena, su una buona regia e su una realizzazione visiva ricca di virtuosità tecniche. Il ritmo è quello proprio delle Serie e quindi i tempi sono dilatati ma un buon montaggio riesce a mantenerlo pur sempre intrigante e coinvolgente. La trama poi è lineare e ben definita e assume un respiro più ampio quando si entra nell’aula del Tribunale in un balletto rituale di scontri verbali per definire la sottile linea di frontiera di quando scatta il dissenso. I dialoghi pur non proprio cesellati alla perfezione non sono però mai banali e sono ben resi dalla più che discreta qualità degli interpreti. Sienna Miller è sempre bella, impeccabile, intensa ed umana, Michelle Dockery (la Lady Mary di Downton Abbey) di contro si conferma attrice interessante.

In conclusione, pur con qualche difetto sulla definizione delle psicologie, con qualche difficoltà di riuscire a trasmettere le emozioni degli eventi narrati e pur con un uso eccessivo dei flashback, la Serie intrattiene con efficacia e spinge lo spettatore a cliccare su “episodio seguente”. L’orizzonte delle altre offerte pur numeroso è d’altra parte di così scarso appeal che la nostra Mini Serie non può non distinguersi.

data di pubblicazione:26/04/2022

LA CENA DELLE SPIE di Janus Metz – Prime Video 2022

LA CENA DELLE SPIE di Janus Metz – Prime Video 2022

Vienna 2012, terroristi mediorientali dirottano un aereo e ne prendono in ostaggio tutti i passeggeri. La sezione della CIA operante presso l’Ambasciata Americana non riesce a gestire correttamente la vicenda e ad evitare la strage. La coppia di agenti americani Henry (Chris Pine) e Celia (Thandie Newton), pur amandosi, non riesce a reggere all’impatto del dramma e si lasciano. Celia scompare. Dieci anni dopo, nuove informazioni inducono a pensare che all’interno della stessa CIA a Vienna ci fosse una talpa. Lo stesso Henry è incaricato di indagare per scoprire chi era stato l’informatore …

 

 

Dimenticatevi i bei tempi di Ian Fleming o di John le Carré i cui libri allorchè portati sugli schermi, pur se se ne conosceva la trama, continuavano ad affascinare, coinvolgere ed intrigare gli spettatori grazie all’ottima resa cinematografica delle sceneggiature, alla qualità degli attori, ai ritmi, all’abilità dei montaggi e soprattutto delle regie!

La Cena delle Spie è un modesto adattamento cinematografico del romanzo omonimo ed è l’opera seconda del modesto regista danese di Borg/ McEnroe (2017). Lo stile, il tipo di riprese, la luce, le atmosfere iniziali sembrano voler preannunciare un thriller di spionaggio come quelli degli anni d’oro del Genere … ahinoi, in realtà nulla di più lontano! La messa in scena è molto convenzionale ma manca comunque qualcosa, quel qualcosa che riesce a coinvolgere veramente lo spettatore. Mancano totalmente la suspense, la tensione drammatica, la profondità e l’intensità dei fatti narrati, dell’intreccio e dei personaggi. Ogni sviluppo è prevedibile, il finale è scontato, opache e poco empatiche le interpretazioni.

Lo spunto letterario poteva pur essere buono e forse mani più salde e capaci avrebbero potuto sviluppare la storia e l’idea del senso di colpa con risultati migliori. La narrazione delude proprio da un punto di vista filmico, registico, narrativo e tecnico priva come è di ritmo, azione ed emozioni, poco sostenuta poi da una sceneggiatura dal giusto respiro cinematografico. La vicenda è appesantita da troppe deviazioni, troppi personaggi che hanno l’unico effetto di confondere lo spettatore e spezzare i tempi della narrazione. Ne risulta un film ove si mescolano stereotipi del genere spionistico con elementi melodrammatici, il tutto infarcito di flash back eccessivi, in una totale assenza, come dicevamo, di azione e tensione emotiva. Purtroppo un prodotto che appare artefatto, poco credibile, a tratti banale e troppo spesso scontato per chi apprezza il buon Cinema ed il Genere.

Chris Pine è bello e prova ad atteggiarsi come Pierce Brosnan, ma sia lui che la Newton privi di adeguata direzione e non sostenuti da uno script adeguato sono incerti, poco incisivi e poco credibili. Peccato poi veder coinvolto e sottoutilizzato un attore del calibro di Jonathan Pryce.

La Cena delle Spie è dunque, ahinoi, un prodotto con pochi pregi e molti difetti che come il junk food eviterei di assaggiare per doverlo poi gettar via nel cestino, un “video movie” usa e getta che nemmeno la necessaria pausa post prandiale dopo le abbondanti tavolate pasquali può giustificare!

data di pubblicazione:19/04/2022


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HOTEL LUTETIA di Pierre Assouline – ed. Portaparole, 2022

HOTEL LUTETIA di Pierre Assouline – ed. Portaparole, 2022

Ritornando a curiosare fra i libri di nicchia abbiamo trovato il bel libro di Pierre Assouline, giornalista, storiografo ed autore letterario molto noto oltr’Alpe e ben apprezzato anche in Italia.

Assouline con Hotel Lutetia uscito in Francia nel 2005 ed edito da noi solo nel 2017, mette in mostra tutto il suo talento narrativo di giornalista, biografo e storico. Difatti, con una notevole erudizione, frutto evidente di un profondo lavoro di ricostruzione d’archivio e di ricerche, senza mai scadere nel noioso o pedante, dimostra di saper ben miscelare ed amalgamare in modo fluido e gradevole la realtà storica con il piacere della fiction.

Ancora una volta la piccola storia incontra la Grande Storia grazie alla capacità dell’autore di creare con il suo stile letterario inconfondibile un microcosmo, un universo a sé: l’Hotel Lutetia, ove sfruttando tutte le possibili cifre della finzione il lettore è portato a fare un viaggio nel tempo ed in un luogo: in un periodo ricompreso fra il 1938 ed il 1945. Un’Epoca tra le più drammatiche nella storia dell’Umanità.

Le vicende vengono viste e vissute dietro le quinte del palcoscenico, vale a dire dietro le porte vetrate del Lutetia. L’unico Grand Hotel posto sulla rive gauche di Parigi. Fuori c’è l’Europa, la Francia, Parigi, l’Umanità. L’io narrante, il coprotagonista oltre all’Hotel stesso, è Edouard Kiefer, un uomo discreto, solitario e riservato. Di origini alsaziane ha fatto il poliziotto a Parigi ed ora è il responsabile della sicurezza del Lutetia (ove vive) e dei suoi clienti. Una persona attenta, abituata ad analizzare a fondo la realtà e le persone, che, dal suo “osservatorio” ci descrive con tono pacato una Società che va verso il dramma totale. Kiefer è uno di quegli eroi modesti e pudichi, è profondamente umano e non è né rassegnato né impegnato. Tramite i suoi occhi e le sue riflessioni, l’autore con mano salda e prosa asciutta ci fa rivivere le vicende di quegli anni. L’atmosfera ancora gioiosa e serena di prima della Guerra quando la clientela dell’Hotel è fatta di artisti, poeti, politici, nobili e ricchi habitué. Il periodo dell’umiliazione, del terrore e delle delazioni quando, sconfitta la Francia nel 1940, il Lutetia diverrà per 4 lunghi anni la sede dei Servizi Segreti della Wehrmacht, tutt’attorno spoliazioni, retate, arresti, torture, antisemitismo e collaborazionismo. Infine, liberata Parigi, quasi catarticamente nel 1945, l’albergo diviene centro di raccolta delle migliaia di prigionieri, di deportati e di sopravvissuti di ritorno dai campi di prigionia e di sterminio.

Alcuni momenti non vanno raccontati ma solo letti tanto sono toccanti. Testimonianza storica e racconto divengono tutt’uno!

Assouline sa dare vita ai suoi personaggi ed al mondo che li circonda sia nella parte romanzata che nella parte storiobiografica. Ha indubbiamente una bella penna, una scrittura raffinata ed elegante, sa ben cesellare le parole ed è un piacere leggerlo. Il suo stile è chiaro ed il tono è giustamente sobrio, il ritmo narrativo poi segue correttamente l’evolversi degli eventi storici. Hotel Lutetia è dunque un bel libro: una biografia/ un romanzo/ una ricerca storica molto interessante che si legge con passione e velocemente. Un libro che dalla hall di un Grand Hotel ci porta piano, piano, senza mai uscire fuori dalle sue porte, dritti, dritti nella Grande Storia.

data di pubblicazione:06/04/2022