tratto da “Uno psicologo nel lager” di Viktor E. Frank, con Raul Bova, testo e regia di Luca De Bei, disegno luci di Marco Laudando, contributi video di Marco Renda, musiche originali di Francesco Bova, aiuto regia Barbara Porta, costumi di Francesca Schiavon
(Teatro Il Parioli, Roma, 27 novembre/8 dicembre 2024)
Un sobrio e sommesso omaggio al nuotatore francese di origine ebraica che vide interrotta la propria carriera dal conflitto e dalla persecuzione razziale pur riuscendo, a titolo onorifico, a partecipare all’Olimpiade del 1948. Nuotatore come Bova che sguazza nel suo ambiente naturale.
Era atteso alla prova nella solitudine dell’attore solo in scena Raul Bova e la prova è superata, come una gara. Non era Don Matteo ma esame ben più severo. Non fanno storia lievi incespicature sul testo nel combinato disposto tra reading e memoria con una scenografia spoglia che poggia su musiche ridotte, l’oscillazione tra due leggii e contributi video che, saggiamente preferiscono non rievocare Auschwitz per non conferire un’attitudine ancora più punitiva al contesto. Al primo racconto di un’adolescenza serena e di un cammino sportivo per il protagonista, fatto di primati e di titoli in Francia, subentra la fissità spettrale della deportazione che rompe i vincoli familiari. Nel campo di concentramento però si riattiva vita e solidarietà. E, quando riemerge dagli orrori della guerra, ma senza più famiglia (sterminata nelle camere a gas) il legame con l’acqua si riannoda e per molti decenni il nuoto sarà ancora passione e hobby con percorsi di tre chilometri giornalieri. Anche la fine, serena, sarà nel contesto dell’elemento naturale che fa di se maggioranza nel corpo umano, conseguenza di un malore marino. Spettacolo denso che richiede impegno e concentrazione senza alcun facile effetto speciale.
data di pubblicazione:28/11/2024
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