Un intrigante balletto attorno al revisionismo jugoslavo. Quando il pericolo non era il capitalismo, pratica che nell’attualità ha messo il turbo, ma il comunismo sovietico. Nelle temperie di Tito i dissidenti in sospetto di eresia venivano trasferiti in una sorta di gulag insulare e sottoposti a severa repressione. Attraverso un fitto epistolario di voci incrociate il regista-autore Goran Markovic restituisce il climax febbrile del dopoguerra, quando il suo Paese ambiva a essere la terza via con un cammino autonomo rispetto ai due grandi blocchi. Figura centrale e controversa del libro quella di Lawrence Durrell, lo scrittore britannico che agiva a Belgrado come spia, combinando però sconquassi per la propria irrequietezza sentimentale sessuale. Affresco multiforme di un’epoca non dimenticata e che spicca come vintage rispetto all’attuale temperie. Con la Jugoslavia dissolta che finisce per essere di nuovo attirata dall’erede dell’Urss, cioè la Russia. Markovic ha frugato negli archivi dei servizi segreti e ci ha aggiunto un mix di fantasia ricostruttiva per arrivare a ricostruire vicende che ormai hanno pochi testimoni. Sullo sfondo il contrasto tra Stalin e Tito, gli orrori dell’isola di Goli Otok. I materiali sparsi del libro non si fanno problemi di omogeneità. Markovic attinge a memoriali, messaggi in codice, articoli di giornale, rapporti di polizia, combinando un mix di verità e di invenzione letteraria di raro fascino. Rivive un clima di sospetto e di complotto proprio delle spy-story, elaborato con uno stile personale e avvolgente. Affascinante e scabra la personalità descritta del giovane Durrell colto agli albori della propria fama, quando le ambizioni di scrittore dovevano ancora essere consolidate. Nei panni di informatore ci rivela panni insospettati, prima di scrivere Il Quartetto di Alessandria. Affresco anni cinquanta riuscito e penetrante.
data di pubblicazione:24/10/2025
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