LA CENA di Ettore Scola, 1998

LA CENA di Ettore Scola, 1998

L’avvenente Flora gestisce a Roma il ristorante “Arturo al Portico”, ben frequentato e considerato un luogo di incontro ideale per chiacchiere ed altro, con il pretesto ovviamente di cenare. Qui si incrociano infatti diverse storie, a partire da quella amorosa della proprietaria, che coinvolgono non solo i clienti ma anche il personale della cucina: ognuno ha qualcosa da raccontare o da sistemare di fronte ad un buon piatto della tradizione romana, qui non c’è fretta, tutto si svolge in tempo reale.
Dopo il successo ottenuto con il film La Famiglia, Ettore Scola ci ripropone in un ambiente chiuso, ma mai claustrofobico, un narrazione molto credibile, dove si susseguono i fatti di vari personaggi tutti assolutamente possibili e sui quali ci piace fantasticare con l’occhio attento dello stesso regista, maestro ineguagliabile del raccontare.
Il cast impiegato è di ottimo livello a cominciare da Fanny Ardant, nei panni di Flora, a seguire poi con Vittorio Gassman, Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Eros Pagni, Daniela Poggi e tanti altri che hanno dato vita all’intreccio della varie storie.
Nel menù di questo tipico ristorante non può mancare il piatto forte della tradizione culinaria romana: la trippa. Qui ne riproponiamo una versione riveduta e corretta secondo una ricetta più meridionale e sicuramente dal sapore più deciso.

INGREDIENTI: 600 grammi di trippa già pulita e precotta – 500 di pomodori pelati a cubetti – 3 melanzane – 2 cipolle bianche – un bel mazzo di basilico – 150 grammi di parmigiano grattugiato – olio, sale e pepe q.b.
PROCEDIMENTO: lessare la trippa, già tagliata a listarelle, in acqua abbondante e salata per due o tre volte e per circa dieci minuti, cambiando ovviamente l’acqua ogni volta. Preparare un soffritto con le cipolle in abbondante olio d’oliva aggiungendo poi i pelati e una buona manciata di basilico. Nel frattempo friggere le melanzane a cubetti e tenere da parte. Una volta che la salsa di pomodoro risulta pronta, condire con sale e un poco di pepe, o se si vuole anche con un poco di peperoncino, e aggiungere la trippa e le melanzane fritte lasciando cuocere il tutto altri 5 minuti per insaporire bene gli ingredienti. Aggiungere il parmigiano grattugiato e abbondante basilico e lasciare riposare. Il piatto va servito tiepido.

UMANITÀ IN MOVIMENTO

UMANITÀ IN MOVIMENTO

(Teatro di Roma: presentazione della stagione 2016/17)

Con un titolo ed una locandina quanto mai densi di significato, è stata presentata la nuova stagione del Teatro di Roma, già divenuto Teatro Nazionale, una realtà che si inserisce a pieno titolo nella scena culturale capitolina.

Partendo da una sintetica introduzione da parte del Presidente Marino Sinibaldi, il vasto pubblico in sala, composto di artisti, giornalisti e affezionati spettatori, ha subito compreso il senso del tema principale che caratterizzerà questo nuovo ciclo di spettacoli, in una serie di progetti teatrali e percorsi interdisciplinari che terranno conto di una umanità e di una cultura in movimento, diventando così il cuore pulsante del nostro vivere quotidiano.

Gli argomenti trattati seguiranno quindi un filo conduttore che ci porterà ad esplorare nuove realtà senza però rinnegare la tradizione del teatro classico che sin dai tempi dell’antichità ha strutturato la forma mentis del genere umano.

Il programma, presentato nel dettaglio dal Direttore Antonio Calbi, prevede 21 produzioni – di cui 8 nuove, 4 coproduzioni, 9 riprese – per un totale di 57 titoli sotto la direzione di 62 registi e la presenza di oltre 300 interpreti, il tutto suddiviso tra le due location tradizionali del Teatro Argentina e Teatro India, due spazi diversi e con proprie peculiari prerogative sia per quanto riguarda gli allestimenti scenici proposti sia per quanto concerne l’impatto con il pubblico del quartiere di appartenenza.

Senza entrare troppo nello specifico, dai titoli velocemente illustrati, si comprende come il Teatro di Roma voglia rinnovare anche per la nuova stagione la propria mission di spazio drammaturgico al servizio continuo del pubblico, per consolidare la diffusione della cultura, in un periodo storico denso di turbolenze sociali e di tragiche migrazioni.

Molto apprezzato l’intervento della neo sindaca Virginia Raggi che, in rappresentanza delle istituzioni locali, ha sentito la necessità di rafforzare il proprio personale appoggio per promuovere l’attività teatrale e darle un nuovo senso nella realtà romana. Rinnovata anche la promessa di procedere al più presto all’avvio dei lavori di ristrutturazione del Teatro Valle, inattivo oramai da anni e la cui riapertura sta molto a cuore della cittadinanza.

Parole confortanti anche da parte di Lidia Ravera, Assessore alla Cultura, che ha dato voce all’impegno che da anni la Regione Lazio manifesta a sostegno della cultura romana e non soltanto per quanto riguarda il supporto finanziario ma soprattutto per la promozione di iniziative a servizio dei cittadini.

Il cartellone proposto si presenta quindi molto articolato e ci fa ben sperare in un risveglio delle attività, in una città come Roma, che da qualche tempo soffre di una ingiustificata forma di indolenza intellettuale.

data di pubblicazione: 01/07/2016

IN NOME DI MIA FIGLIA di Vincent Garenq, 2016

IN NOME DI MIA FIGLIA di Vincent Garenq, 2016

Vincent Garenq con quest’ultimo suo film ancora una volta ci racconta una storia vera, un caso di omicidio che per molti anni ha tenuto con il fiato sospeso l’opinione pubblica francese per tutta una vasta serie di implicazioni politiche e sociali, che questo fatto di cronaca aveva sollevato. L’intenzione del regista, infatti, non è stata tanto quella di esporre il trentennale iter giudiziario avviato da André Bamberski per l’uccisione della figlia Kalinka da parte del patrigno, il medico tedesco Dieter Krombach, quanto piuttosto di esplorare la personalità di un uomo che ha dovuto per buona parte della sua vita lottare al fine di ottenere finalmente giustizia.

Bamberski, commercialista di maniacale rigore, porta avanti la propria battaglia legale scontrandosi non solo con la sua ex moglie che, sin da principio, difende ad oltranza il  nuovo compagno, ma anche con la burocrazia giudiziaria francese vistosamente in difficoltà a causa dell’ostruzionismo da parte della giustizia tedesca che, a tutela del proprio cittadino, tende a rallentare le indagini.

Bamberski è un ottimo Daniel Auteuil, interprete di spessore ed intensità, adatto a ricoprire il ruolo di un uomo in bilico tra l’ossessione nel portare avanti la propria battaglia legale ed il suo pudore che lo induce a chiudersi in un riserbo che si manifesta nella reticenza a parlare dei propri sentimenti, restando sempre coerente con sé stesso e limitandosi ad agire solo ed esclusivamente in memoria della figlia crudelmente stuprata ed uccisa.

A supportare Daniel Auteuil ci sono altri due bravi interpreti: Sebastian Koch nella parte di Dieter Krombach, uomo apparentemente per bene e molto rispettato dalla cittadinanza, e Marie-Josée Croze in quella di Dany, ex moglie di Bamberski, donna innamorata del suo uomo e disposta a tutto pur di non compromettere il suo amore.

In nome di mia figlia vanta una sceneggiatura molto rigorosa, curata in parte dallo stesso regista, che riesce a trasmettere intense emozioni grazie a scene toccanti ma equilibrate, in cui è assente qualsiasi forma di morboso voyeurismo. L’arco di tempo in cui si svolge l’intera vicenda ha la durata di trent’anni e Vincent Garenq, pur non potendo entrare nel dettaglio di tutti gli eventi realmente trascorsi, è riuscito a regalarci una pellicola essenziale e fluida nella sequenza delle situazioni, dividendo il film in capitoli temporali ben cadenzati che non hanno affatto appesantito la narrazione, ma che al contrario spingono lo spettatore alla disperata ricerca di un finale liberatorio.

data di pubblicazione:08/06/2016


Scopri con un click il nostro voto:

VIE DE FAMILLE – Ensemble Aleph, musiche di Jean-Pierre Drouet e regia di Louis Clément

VIE DE FAMILLE – Ensemble Aleph, musiche di Jean-Pierre Drouet e regia di Louis Clément

(Teatro India – Roma, 29 maggio 2016)

Come l’arte concettuale va al di là delle forme espressive tradizionali, sovrapponendo al risultato estetico l’idea che ha inizialmente concepito l’opera stessa, così anche il teatro e la musica oggi vanno alla ricerca di nuove esperienze convergenti, sperimentando nella rappresentazione modalità singolari e significati insoliti. In Vie de Famille raffigurazione scenica e musica, voce e suono, si sovrappongono per dar vita ad uno spettacolo estremo in cui la parola risulta mantrica e trascende il testo, il suono si fonde in espressioni aritmiche che trovano tuttavia un punto di coesione in una definizione che solo un ossimoro può esprimere: una pura e semplice disarmonica armonia che accompagna le parole in un recitativo spesso ripetitivo.

L’Ensemble Aleph è un teatro musicale costituito da sei musicisti francesi che, sotto la regia di Louis Clément, sono riusciti a mettere in scena le proprie individualità ognuno con la scelta di uno scritto, in una performance accompagnata dalla musica del tutto sperimentale di Jean-Pierre Drouet: il risultato è una pièce teatrale del tutto singolare, un’opera inedita che si articola in diversi tempi, come capitoli di un racconto unico disarticolato, un concerto nel concerto che ha molto incuriosito e coinvolto gli spettatori in sala.

Lo spettacolo rientra in un progetto promosso dal Teatro dell’Opera di Roma insieme ad altre importanti istituzioni culturali romane quali l’Accademia di Santa Cecilia, il Teatro di Roma, la Fondazione Musica per Roma, l’Accademia di Francia. Con l’istituzione di questo primo Festival Internazionale di Teatro Musicale Contemporaneo, curato da Giorgio Battistelli, si è voluto portare all’attenzione del pubblico romano le nuove espressioni artistiche contemporanee, spaziando dalla musica al teatro, dalla danza alle arti visive digitali e portando le rappresentazioni stesse in vari punti della città con la peculiare intenzione di renderle quanto più fruibili da parte degli interessati.

Il Fast Forward Festival, iniziato il 27 maggio, proseguirà sino al 9 giugno.

data di pubblicazione:31/05/2016


Il nostro voto:

L’AVVENTURA di Michelangelo Antonioni, 1960

L’AVVENTURA di Michelangelo Antonioni, 1960

Durante una gita in barca alle isole Eolie, Anna (Lea Massari) scompare nel nulla. Il suo compagno, l’architetto Sandro (Gabriele Ferzetti) e la sua amica Claudia (Monica Vitti), nonostante la mobilitazione generale, decidono di continuare le ricerche da soli seguendo degli indizi che presto però si riveleranno poco attendibili non portando ad alcun risultato concreto.
Con il passare dei giorni tra Sandro e Claudia nasce una reciproca attrazione per cui, da una semplice avventura iniziale, il loro rapporto si trasformerà in una vera e propria relazione sentimentale che, per quanto indecifrabile, verrà presto accettata dall’intera compagnia. Sandro tuttavia non smentisce la sua vera natura di don Giovanni e subito si concede una distrazione con la bella scrittrice Gloria (Dorothy De Poliolo) gettando Claudia in una cupa costernazione visto che proverà gli stessi sentimenti frustranti che avevano fatto tanto soffrire l’amica scomparsa. In questo film Antonioni rimarca le tematiche a lui ben note e che hanno caratterizzato molti dei suoi lavori: la fragilità dei rapporti interpersonali in quel tipo di società borghese e annoiata degli anni sessanta dove vengono sempre messi in discussione i principi base di una morale sociale oramai anacronistica.
L’Avventura rese famoso il regista a livello internazionale ed ebbe un clamoroso successo a Cannes anche se non vinse la Palma d’Oro ma solo il premio speciale della giuria. In Italia il film fece grande scalpore e indusse la censura a far sequestrare la pellicola per oscenità visto che il comportamento dei protagonisti poteva essere interpretato come sconvolgente e amorale.
Girato tra Noto e Taormina il film ci suggerisce questa ricetta ideata da Andrea, siculo doc, che consiste in una versione di pollo arrosto con patate: ricetta semplice e allo stesso tempo ricca dei sapori forti della Sicilia.

INGREDIENTI: 1 pollo grande – 150 grammi di pomidoro secchi sott’olio – 500 grammi di patate – rosmarino e uno spicchio d’aglio – 2 cipolle bianche – un peperone – 100 grammi di olive nere al forno – 100 grammi di olive bianche – pepe qb.
PROCEDIMENTO: Tagliare in pezzi il pollo e metterlo in una teglia oleata insieme alle patate, alle cipolle ed al peperone, tutto tagliato nella grandezza desiderata. Aggiungere un poco di rosmarino, le olive ed i pomidori secchi sott’olio che verranno precedentemente triturati in pezzetti molto piccoli, dunque mescolare con le mani tutti gli ingredienti. Cospargere il tutto con un poco di pepe, evitando di aggiungere sale perché i pomidori secchi risultano già abbastanza saporiti. Infornare per circa 40 minuti (ed oltre se necessario) ad una temperatura di 200 gradi. Il pollo va servito caldo.