da Antonio Iraci | Ott 19, 2015
Ygor e la sua sorellina Rayane provengono da Campo Grande, una misera e polverosa periferia di Rio de Janeiro, ed una mattina, senza un apparente perché, si ritrovano davanti alla casa di Regina, nel lussuoso quartiere di Ipanema.
Da qui inizierà una spasmodica ricerca da parte dei due bambini che non si rassegnano all’idea di essere stati abbandonati dalla madre a casa di una estranea, ritrovandosi in una realtà che non gli appartiene, nel frastuono di una città moderna che sembra non lasciare spazio alla comunicazione interpersonale ed ai sentimenti più genuini.
La regista brasiliana si è specializzata nella realizzazione di video-arte ed in film che affrontano i problemi sociali del suo Paese.
Anche in questo Campo Grande, in selezione ufficiale alla Festa del Cinema in collaborazione con Alice nella città, viene trattato un ben conosciuto tema: il contrasto estremo e ben evidente tra due mondi contrapposti in una rumorosa e trafficata Rio; tuttavia non riscontriamo una vera e propria originalità nel trattare questo argomento, che neanche lo sguardo impaurito, ma nello stesso tempo altero, dei due piccoli protagonisti riesce a trasmettere pienamente.
Il film infatti va avanti seguendo un registro piatto e stereotipato, con pochi significativi colpi di scena che non riscattano appieno la narrazione della storia che si sussegue lenta.
data di pubblicazione 19/10/2015

da Antonio Iraci | Ott 17, 2015
Quattro adolescenti si trovano in una clinica dove, con metodi più o meno ortodossi, vengono curati i loro disturbi comportamentali.
Siamo alla vigilia di Natale ed i giovani, due ragazzi e due ragazze, sembrano con il passare del tempo veder accentuare i propri disagi in un ambiente ostile appena sfiorato dalla visita dei genitori che, per puro dovere, fanno sentire la propria presenza che si palesa anche come l’origine e la causa dei loro traumi esistenziali.
All’inizio vigili e sospettosi tra di loro, si troveranno alla fine a dover ammettere a se stessi il desiderio di complicità e di affetto che li unirà sempre di più in un vortice di forte coesione emotiva.
Nonostante il tema sia visto e rivisto in tutte le possibili salse agrodolci, Four Kings convince per il linguaggio espressivo usato, che non lascia alcun sapore di scontato nella storia narrata ma che invece sembra unirci ai quattro protagonisti in una sorta di empatia.
Forse da alcuni potrà sembrare banale e prevedibile la figura del giovane medico psichiatra, comprensivo e progressista nel metodo di terapia usato verso i ragazzi, ma anche lì si intravede un disagio, una difficoltà ad inserirsi in un contesto asettico e preordinato nel quale la società, ed in particolare il contesto lavorativo della clinica, spietatamente lo costringe a muoversi.
La regista Theresa von Eltz, nata a Bonn, dopo aver studiato storia e scienze politiche a Berlino e Oxford si è occupata con successo di serie televisive e questo film, presentato nella sezione Alice alla Festa del Cinema di Roma, rappresenta il suo film di esordio.
data di pubblicazione 17/10/2015

da Antonio Iraci | Ott 17, 2015
Il regista francese Plisson ha avuto il suo grande giorno quando gli è stato assegnato il prestigioso César per il film On the way to school che per lui ha rappresentato veramente una sfida verso se stesso e verso tutti coloro che trovavano l’idea alquanto bizzarra: osservare la storia di quattro bambini, di quattro angoli sconosciuti del pianeta, per raccontare i loro sforzi quotidiani per raggiungere la propria scuola e poter ricevere una adeguata istruzione.
Analogo progetto educativo lo riscontriamo un questo film presentato quest’anno a ROMA in occasione della Festa del Cinema: anche qui abbiamo quattro giovani, ognuno diverso per cultura, ma tutti uniti nell’impegnarsi quotidianamente per raggiungere il proprio sogno di emancipazione da una realtà familiare fatta di miseria e di stenti.
Provenienti da quattro angoli sperduti del mondo, in questo documentario The big day vediamo intrecciarsi quattro storie diverse di quattro giovani che si impegnano, con grande sacrificio e sforzo, in attesa del grande giorno che cambierà radicalmente la propria vita e spalancherà le porte da un futuro migliore per sé e per i familiari che hanno fermamente creduto in loro.
Un tocco di pura poesia che ci fa comprendere a noi tutti, anche a quelli che non sono più giovani, come nella vita il prefiggersi un obiettivo, qualunque esso sia, è fondamentale per farci stare bene con noi stessi.
Belle e vere le immagini in sottofondo che ci hanno aiutato a comprendere in pieno la realtà in cui si muovono i quattro protagonisti.
data di pubblicazione 17/10/2015

da Antonio Iraci | Ott 16, 2015
La multinazionale AMX ha creato una città dove vivono e lavorano i propri dipendenti, in una apparente oasi di serenità e benessere.
All’avanguardia nei sistemi di vendita e di organizzazione aziendale, la società ha persino organizzato un servizio di monitoraggio dei dipendenti, una sala di ascolto dove ognuno può recarsi per esprimere in anonimato le proprie opinioni o le proprie frustrazioni, ma con l’intento occulto di controllare e spiare attentamente anche la vita intima dei dipendenti. Paolo, che lavora come coordinatore ed ascoltatore, si trova coinvolto dapprima in una confidenza di una dipendente, e poi finisce con l’innamorarsi di una collega sposata, infrangendo così le rigide disposizioni che regolano il suo lavoro di ascoltatore asettico e senza sentimenti.
Il film di Alessio Lauria, già vincitore nel 2011 del Premio Solinas “Experimenta”, si presenta ben strutturato e con un significato profondo che ci sottopone a molteplici domande: quante regole, imposteci dalla società in cui si è costretti a vivere, siamo disposti ad infrangere per amore? Siamo tutti talmente e brutalmente interessati a far carriera, da non curarci di calpestare la sensibilità di chi ci sta accanto? E siamo davvero tutti uguali in questa società dove i valori sembrano essere oramai cancellati da un bieco arrivismo?
Il film sembra suggerirci una visione diversa: esiste qualcuno pronto a mettere in crisi le proprie aspirazioni per dar spazio alla verità ed al sentimento. E quando un episodio fortuito farà ottenere allo sfortunato protagonista Paolo una vincita strepitosa, solo allora egli si renderà conto che bisognerà iniziare un nuovo capitolo della propria vita, imparando anche a sorridere ed a presentarsi al mondo per quello che si è, cercando di farlo coincidere il più possibile con come ci vedono gli altri.
data di pubblicazione 16/10/2015

da Antonio Iraci | Ott 16, 2015
Rashid, italianissimo di Firenze a dispetto del cognome iracheno, giovane regista con già una discreta carriera cinematografica (Tangled up in Blue, All Roads lead to Music, Sta per piovere) e con ampi riconoscimenti da parte della critica e del pubblico, si presenta alla Festa del Cinema con un interessante film documentario che racconta la storia dei rapper italiani.
Quattro i giovani protagonisti coinvolti in questo tour: Clementino, Gué Pequeno, Tormento e Danno, fondatori della scena rapper di casa nostra e profondamente impegnati a portare questo genere popolare alla conoscenza del pubblico italiano.
Ben fatte le riprese sia dei brani presi dai concerti dal vivo tenuti in varie città italiane, con una presenza di pubblico entusiasta e molto coinvolta dal messaggio anticonvenzionale lanciato, di decisa rottura verso ogni forma di politica preconfezionata, sia delle interviste.Tra gli intervistati anche l’attore Elio Germano, già conosciuto tra i giovani della hip-hop underground romana per la sua partecipazione al gruppo Bestierare, ben apprezzato per il suo impegno sociale e contro le discriminazioni di ogni genere.
data di pubblicazione 16/10/2015

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