da Antonio Iraci | Mag 10, 2015
(Teatro Due – evento off del Doit Festival – Roma, 9/10 maggio)
Si parte da quella tragica notte di quarant’anni fa.
Il pubblico, attraverso rumori confusi di urla di disperazione, si trova quasi a forza ad assistere impotente a quanto sta accadendo: Pasolini viene aggredito, pestato, ucciso.
Ma ecco che lui stesso post mortem ritorna a noi per raccontarci quasi ironicamente episodi che segnarono la sua vita affettiva, artistica, politica; il tutto esposto in maniera obiettiva e distaccata, con l’occhio di chi assiste a quegli eventi decisivi della storia socio-culturale italiana, capendo, tra i pochi, quello che si stava realmente consumando.
Lo spettatore viene aggredito da musiche assordanti (perché mai si insiste su Satisfaction dei Rolling Stones?) e da luci stroboscopiche anni settanta e gioco forza non può che essere coinvolto nel racconto rivivendo quei momenti lontani, ma ritornati ad essere di nuovi vicini ed attuali.
Il monologo condotto da Massimo Mirani, che ha scritto i testi insieme a Daria Veronese, ha indubbiamente il vantaggio di presentare qualcosa di inedito, qualcosa di intimo che riguarda la figura poliedrica di Pasolini come forse nessuno ci ha mai raccontato.
Il testo rimane pertanto sempre asciutto, accompagnandoci passo passo in una narrazione cruda, ma talvolta anche leggera, e sicuramente senza cadere mai nella retorica.
Massimo Mirani, attore milanese, esordisce negli anni sessanta sia al cinema che in televisione e, data la sua particolare fisicità, si specializza in ruoli prevalentemente polizieschi.
Lo ricordiamo nell’ottima interpretazione di Gavino nel film Milano violenta del 1976, con la regia di Mario Caiano.
L’Associazione Culturale Capsa Service nasce nel 2005 a Civitella San Paolo, in Provincia di Roma, ed in questi anni ha portato in giro diversi spettacoli cercando di coniugare la pratica teatrale con il mondo del sociale e del patologico.
data di pubblicazione 10/05/2015
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Mag 9, 2015
(The Space – Cinema Moderno – Roma, 8/14 maggio 2015)
Iniziata la 14esima edizione del RIFF che propone al Cinema Moderno di Piazza della Repubblica, ed in parte anche presso la sede storica del festival al Nuovo Cinema Aquila, tutta una serie fittissima di cortometraggi, documentari e lungometraggi di giovani registi che rappresentano quel tipo di cinema definito indipendente.
Scopo del Festival è quello di portare alla visione del pubblico un tipo di pellicola che difficilmente troverebbe spazio nei circuiti ufficiali di produzione e distribuzione, nonché di assolvere alla funzione di intermediazione tra cineasti e specialisti del settore.
L’iniziativa pertanto ha guadagnato negli ultimi anni sempre più rilevanza tra i programmi europei di diffusione cinematografica, nell’ambito dell’interscambio culturale tra le nuove generazioni di registi, e trova sostegno da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura.
Al nastro di partenza di ieri molti corto italiani e stranieri tra i quali si segnala Gli Spazi Bianchi diretto ed interpretato da Gennaro Cuomo, diplomato all’Accademia di Arte Drammatica e già interprete nel film La kryptonite nella borsa e nella fiction televisiva Un medico in famiglia.
Sicuramente da apprezzare l’idea conduttrice che convince e fa comprendere come anche in una short story di appena 15 minuti sia possibile trasmettere al pubblico una propria intima emozione ed esperienza di vita, una frustrante condizione esistenziale ma anche la soluzione liberatoria e catartica.
A conclusione della serata due film molto interessanti:
Mi chiamo Maya del giovane regista e sceneggiatore Tommaso Agnese, già apprezzato per aver realizzato anche per la televisione diversi documentari e cortometraggi aventi come tema principale l’adolescenza metropolitana.
A Blast del regista greco Syllas Tzoumerkas, giovane esperto e conosciuto in campo internazionale per tutta una serie di documentari dedicati alla storia ed alla letteratura del XX secolo e per aver a suo tempo aderito al manifesto Dogma.
Soggetto molto inquietante che riguarda la storia di Maria che da madre affettuosa e responsabile, fugge da tutti e da tutto per scegliere la via del male.
Molto nutrito il programma che terrà impegnato il pubblico nei prossimi giorni e che prevede, tra l’altro, una rassegna “Teddy Awards @ Riff 2015”,con 7 film della Berlinale con tematiche specifiche contro le discriminazioni e le intolleranze gay.
data di pubblicazione 09/05/2015
da Antonio Iraci | Mag 4, 2015
(Teatro Due – Roma, 2/3 maggio)
La Compagnia Teatro il Moscerino di Pinerolo ci ha presentato al Teatro Due Roma un lavoro molto singolare, evento off nell’ambito del Doit Festival in corso di svolgimento fino al 24 maggio.
Sulla scena due personaggi dai movimenti impacciati che si muovono come marionette in uno sfondo buio e claustrofobico, talvolta illuminati solo da una candela, al centro una tavola imbandita meticolosamente dal padrone di casa.
Ma come mai abbiamo solo un posto a tavola se i convitati sono due?
Lasciando stare il finale che sorprende, ma non più di tanto oramai, colpisce lo spettatore la recitazione asciutta dei due protagonisti Marta De Lorenzis e Luca Maggia che mostrano una discreta abilità drammaturgica ed un buon talento espressivo.
Samuel Dossi ha scritto il testo, ispirato da una storia vera di cronaca, che ha il vantaggio di essere molto scarno, intenso e soprattutto di breve durata.
data di pubblicazione 04/05/2015
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Apr 30, 2015
(Teatro Due – Roma, 28/29 aprile 2015)
Al nastro di partenza la prima edizione del DOIT FESTIVAL al Teatro Due che ci presenterà sino al 24 maggio ben 8 proposte, selezionate da una apposita giuria, su un progetto ideato e curato da Angela Telesca e da Cecilia Bernabei.
L’intento è di promuovere quelle iniziative drammaturgiche contemporanee, non solo con testi originali, ma anche con il riadattamento di classici e con riferimento al teatro di impegno civile e sociale.
In questo contesto si inserisce pertanto Tessuto che vede come protagonista, in un serrato monologo pieno di coinvolgente espressività, Mia vissuta sin dalla nascita con la nonna materna in un piccolo paesino brasiliano.
La ragazza, oramai adulta, sogna ed immagina sua madre Teresinha che lei non ha mai conosciuto e verso la quale, negli anni, ha maturato un sentimento di profondo amore, sia pur accompagnato da un doloroso ed acuto senso dell’abbandono.
Mia intraprende così un viaggio pieno di entusiasmo e di speranza alla ricerca della madre, di cui sa poco o nulla, e che in parte impara a conoscere attraverso un tessuto, ritrovato quasi per caso, in cui la stessa madre, che faceva la sarta, ha ricamato fiumi di parole senza comprenderne pienamente il significato.
La ragazza, attraverso questi scritti, ricucirà pertanto un mondo in cui si è trovata coinvolta la madre e da questo emergeranno soprattutto tutta una serie di ingiustizie sociali e di brutalità subita in silenzio.
Daniela Scarpari recita con disinvoltura e si fa portavoce di una esigenza sociale di denuncia dello sfruttamento e della violenza subita dalle donne che spesso non hanno forza sufficiente per gridare il proprio dolore e rivendicare il proprio diritto alla vita ed alla propria dignità.
Ottimo e suggestivo l’allestimento scenico dove la grafica digitale, sapientemente utilizzata, pone in evidenza un gioco fatto di luci ed ombre, di bianco e di nero, con frequenti pennellate di rosso come a sottolineare che il sangue è quello che ci nutre e ci dà vita, ma che allo stesso tempo può darci sconforto e morte.
data di pubblicazione 30/04/2015
Il nostro voto:
da Antonio Iraci | Apr 25, 2015
Film cult americano che ha come protagonista l’indimenticabile Joan Crawford che per questo lavoro, nei panni di Mildred, ottenne nel 1946 il premio Oscar come migliore attrice.
Mildred vive con il marito Albert (Bruce Bennet) e le sue due figlie Veda (Ann Blyth) e Kay (Jo Ann Marlowe) conducendo una normale e modesta vita da casalinga.
Accortasi che il marito la tradisce con un’altra donna, si separa da lui ed a fatica inizia una nuova vita lavorando intensamente in un ristorante di proprietà di Ida Corwin (Eve Arden) con la quale stringe una profonda amicizia.
Le due donne, oramai socie in affari, decidono di aprire un nuovo ristorante ed in occasione dell’acquisto dei locali Mildred conosce il venditore Monty Beragon (Zachary Scott), ricco possidente di cui si innamora.
Morta la figlia Kay di polmonite, Mildred riversa tutto il proprio affetto su Veda, ragazza viziata ed ingrata che tra l’altro si lascia sedurre, assecondandolo, Monty, il nuovo marito della madre.
Dopo varie ed alterne vicende Veda si sposa, abbandona subito dopo il marito e, allontanata da casa, inizia a lavorare come ballerina in un locale notturno, conducendo una vita dissoluta.
La madre, presa dai rimorsi, le chiede di tornare a stare con lei esponendola quindi nuovamente alle attenzioni da parte del marito.
Per il compleanno di Veda, Monty la invita da sola nella sua casa al mare e quando improvvisamente arriva Mildred trova i due abbracciati, come due amanti.
A questo punto Veda chiede alla madre di divorziare per poter sposare lei stessa Monty, ma al rifiuto da parte di entrambi, frustrata e delusa in un momento di rabbia uccide con una pistola l’uomo.
Mildred in un primo momento si autoaccusa dell’omicidio per salvare la figlia irriconoscente, ma la polizia scopre la verità ed arresta Veda, mentre a Mildred non rimane altro che tornare con il primo marito Albert.
Visto che Mildred era solita preparare torte per i vicini, lei stessa ci suggerisce questa torta di ricotta e pere, semplice ma di grande effetto.
INGREDIENTI: 300 grammi di farina, 150 grammi di burro, 350 grammi di zucchero, 1 bustina di lievito vanigliato per dolci, 1 uovo, 1 tavoletta di cioccolato fondente amaro, 500 grammi di ricotta di pecora, due pere.
PREPARAZIONE: Preparare l’impasto per la base e la copertura della torta, utilizzando solo 150 grammi di zucchero assieme alla farina, il burro e lievito; ripore l’impasto ottenuto per circa mezz’ora in frigorifero avvolto nella pellicola per alimenti. Poi lavorare la crema di ricotta utilizzando i rimanenti 200 grammi di zucchero, mettendo il cioccolato fondente a piccole scaglie, e le due pere tagliate a piccoli cubetti. Quindi foderare la teglia con i due terzi del’impasto, mettere dentro la crema di ricotta, sistemare sopra la pasta rimasta, ben spianata in modo da ottenere una torta perfettamente sigillata.
Fare cuocere in forno a 180° per circa 45 minuti.
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