CRESCERANNO I CARCIOFI A MIMONGO di Fulvio Ottaviano, 1996

CRESCERANNO I CARCIOFI A MIMONGO di Fulvio Ottaviano, 1996

Film semplice e senza pretese, potremmo dire girato quasi in maniera dilettantesca, che affronta il difficile tema della disoccupazione giovanile, il tutto svolto con una velata malinconia dalla quale però, a tratti, emerge una inaspettata vitalità.

Sergio (Daniele Liotti) si è laureato in agraria con una tesi sulla coltivazione dei carciofi. Vani sono i suoi tentativi di trovare lavoro mentre Enzo (Valerio Mastandrea), con il quale divide casa, non pensa altro che a spassarsela con le donne.

Un giorno viene a sapere che Rita (Francesca Schiavo), la sua ex ragazza e della quale è ancora innamorato, sta per sposarsi. Imprevedibilmente lei stessa propone a Sergio di passare con lui la notte prima delle nozze per festeggiare l’addio al nubilato.

Ma ci aspetta un finale a sorpresa: Rita non si sposerà più ed insieme a Sergio andranno in Africa, a Mimongo, ad avviare una coltivazione di carciofi.

Il film ci suggerisce questa ricetta molto semplice: tortino con carciofi ed alici.

INGREDIENTI: 8 carciofi – 1kg di alici fresche ben pulite dalle lische – 400 grammi di formaggio fresco tipo primo sale – sale e pepe q.b. – pan grattato ed olio d’oliva.

PROCEDIMENTO: Pulire i carciofi e tagliarli in fettine molto sottili. Sistemare le alici già ben pulite e tagliare il formaggio a fettine. Oleare una teglia e cospargerla con il pan grattato, quindi sistemare un primo strato di carciofi, poi uno strato di alici e poi di fettine di formaggio. Aggiungere un poco di sale, pepe ed olio d’oliva, poi rifare l’altro strato sino a chiudere con le fettine di formaggio.

Il tortino va poi coperto con un foglio di alluminio ed infornato per circa un’ora alla temperatura di 180°. Va servito tiepido.

# DELL’ALLUVIONE scritto, diretto e interpretato da Elena Guerrini.

# DELL’ALLUVIONE scritto, diretto e interpretato da Elena Guerrini.

 (Teatro Due Roma,  20 – 22 marzo 2015)

Nel novembre del 2012 il fiume Albenga esonda travolgendo uomini e cose.

Il fango entra dovunque, nelle case e nell’animo della gente e si porta via tutto.

La coscienza di molti è invasa dai detriti, si attendono i soccorsi per un tempo sospeso lungo come tutta una vita, anch’essa spazzata via. Abbiamo una alluvione.

Solo qualcuno galleggia senza sporcarsi: sono i politici che detengono il potere e che già pensano, mentre il fiume sommerge il paese, a tutto quello che ne verrà in termini di ricostruzione e di soldi da intascare.

L’attrice, in questo serrato monologo tra i pochi oggetti sparpagliati, sopravvissuti al disastro, trova abilmente il pretesto per denunciare che qui in Italia non funziona niente e, mentre la gente è imbottita di programmi spazzatura, i teatri chiudono e si muore di inedia: solo una vera rivoluzione interiore, più che sociale, ci potrà salvare da questa dilagante indifferenza a tutto.

Buona l’interpretazione di Elena Guerrini, alla quale ha fatto seguito un serrato dibattito con il pubblico presente sulla disastrosa situazione dei teatri italiani; l’attrice, che è anche regista dello spettacolo, ha lavorato per molti anni in teatro con la compagnia di Pippo Delbono e nel cinema affiancando registi quali Pupi Avati, Pappi Corsicato, Giuseppe Bertolucci.

Da alcuni anni organizza laboratori teatrali portando avanti un discorso di impegno politico ed ambientale.

 

data di pubblicazione 23/03/2015


Il nostro voto:

IL RE DI GIRGENTI scritto, diretto ed interpretato da Massimo Schuster e Fabio Monti

IL RE DI GIRGENTI scritto, diretto ed interpretato da Massimo Schuster e Fabio Monti

(Teatro Due – Roma, 10/14 marzo 2015)

A vussìa cuntamu stu cuntu. Con questo “incipit” i due protagonisti ci raccontano una storia popolare siciliana nella quale non possono mancare gli ingredienti di base: storia, leggenda, tragedia, farsa.

Ma chi può rappresentare al meglio tutto questo se non la marionetta? I pupi nel gergo siculo. Ed ecco qui rappresentata la storia (u cuntu), tratta da un romanzo di Andrea Camilleri e basata su un episodio storico del 1718 quando, a seguito di una rivolta popolare contro la guarnigione sabauda al potere, Zosimo, contadino istruito, diventerà il Re di Girgenti, anche se per poco.

Domata la rivolta verrà infatti condannato a morte, ma dal patibolo il suo spirito potrà finalmente volare libero su un aquilone e da quel punto di osservazione, sempre più alto nel cielo, potrà osservare le miserie del mondo, ma anche l’immensità dell’universo.

Sorprendenti le interpretazioni di Massimo Schuster, pluripremiato attore e regista lodigiano che ha fondato nel 1975 il Théâtre de l’Arc-en-Terre e del catanese Fabio Monti, direttore artistico e fondatore della Compagnia EmmeA’ Teatro, che danno voce alle varie marionette in un serrato e ben espressivo dialetto siculo, diventando loro al tempo stesso marionette con una mimica drammaturgica degna dei migliori cantastorie siciliani di un tempo.

Di conseguenza, non è tanto la vicenda narrata che tiene tutti con il fiato sospeso, quanto l’intensità dei suoni degli strumenti utilizzati, ora prorompenti ora appena percettibili, che fanno da accompagno a quella specifica musicalità del dialetto utilizzato che, grazie al buon Camilleri, è entrato oramai a far parte del lessico familiare italiano.

 

data di pubblicazione 12/03/2015


Il nostro voto:

I TACCUINI DI MOSELLA FITCH – Capitolo uno di Stefano Massini con Barbara Valmorin  – Teatro delle Donne.

I TACCUINI DI MOSELLA FITCH – Capitolo uno di Stefano Massini con Barbara Valmorin – Teatro delle Donne.

(Teatro Due – Rassegna A Roma! A Roma! – Roma, 3/8 marzo 2015)

Mosella Fitch si suicida il giorno del suo ottantesimo compleanno.

Lascia al garzone del droghiere precise istruzioni riguardo la sistemazione del suo cadavere e, in modo particolare, circa la custodia dei suoi preziosi taccuini.

Questi suoi appunti, scritti per aiutarla a non dimenticare, contengono dettagliate informazioni circa la sua vita a partire dalla sua prematura nascita, completamente inascoltata sin dal suo tenue primo vagito in un giorno in cui la pioggia aveva spinto la madre, tra il fango e gli escrementi, a tentare di salvare le vacche che davano sussistenza alla famiglia.

Mosella cresce sviluppando sentimenti ed atteggiamenti tipici degli individui affetti da forme di autismo: lei è Dio e dall’alto di un albero, che rappresenta il suo trono di giudice universale, impartisce urbi et orbi punizioni esemplari alla stupida umanità sottostante, con un cinismo che rappresenta il sadismo.

Lo stesso atteggiamento non cambia quando lei stessa sarà costretta a frequentare la scuola; durerà poco, odiata da tutti e soprattutto dalla maestra, per cui decide di abbandonare l’istruzione e di ritirarsi intanto a casa a fare pane, perché lei comunque diventerà uno scienziato e come tale non avrà bisogno di studiare: le dieci dita delle mani saranno sufficienti ad inculcarle lo scibile matematico.

Questo lavoro, il cui testo è stato scritto da Stefano Massini, giovane regista teatrale fiorentino, formatosi come assistente di Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano, è presentato da Teatro delle Donne diretto da Maria Cristina Ghelli, che da molti anni affronta problematiche prevalentemente al femminile.

Affiancata dal giovanissimo Luigi Fedele, risulta subito veramente singolare l’interpretazione di Barbara Valmorin che dà voce lei stessa ai “taccuini” nelle mani del garzone, su uno sfondo di scena quasi metafisico accompagnato da canzoni che ci portano in un passato non tanto lontano. Attrice prevalentemente teatrale, ma con una formidabile e riconosciuta carriera anche cinematografica, la vediamo valida interprete, come in questo caso, di ruoli drammatici in cui prevale la sua presenza scenica e l’espressività del suo volto.

data di pubblicazione 04/03/2015


Il nostro voto:

I FUNERALI DI TOGLIATTI di Franco Rossi con Massimo Verdastro

I FUNERALI DI TOGLIATTI di Franco Rossi con Massimo Verdastro

(Teatro Due – Roma, 27 febbraio/1 marzo 2015)

21 agosto 1964: muore Palmiro Togliatti.

Questa data non verrà mai dimenticata dal narratore, anche lui di nome Palmiro, ma non certo per le ragioni che crede il padre, convinto comunista.

Quel giorno succede dell’altro: Eugenia viene stuprata da un gruppo di giovani coetanei e lui, nonostante ne fosse forse segretamente innamorato, era lì.

Tutta una vita per pensare a quello, ma direi senza pentimento, incapace di dare amore vero e soprattutto di rendere giustizia a quella donna che disperatamente si era rivolta a lui, quasi implorandolo.

Dopo tanti anni, un giorno, Palmiro vede Eugenia dal balcone della sua abitazione, in una di quelle costruzioni popolari che crescono come funghi nelle periferie delle città: la vede sì, ma precipitare nel vuoto e poi il nulla, solo il rumore della caduta al suolo. Eugenia è morta, suicida, e tutto il vicinato accorre attonito ed incuriosito.

Ne I funerali di Togliatti, in scena al Teatro Due in questo giorni, molto convincente risulta l’interpretazione di Massimo Verdastro, accompagnato dal vivo dalla chitarra e dal violino, in alternanza, suonati da Giulio Saverio Rossi, anche se il racconto, a volte frammentario, sembra divagare allontanandosi dal dramma vissuto per introdurci in sentieri laterali di artificiosa retorica, in un buio di scena che appesantisce già di per sé il monologo.

Massimo Verdastro, nato a Roma nel 1957, è attore e regista con alle spalle una vivace attività teatrale, iniziata a Roma e consolidata poi a Palermo nella scuola di Teatro di Michele Perriera, città dove svolge per anni un intenso lavoro drammaturgico e fonda insieme ad altri soci la cooperativa Teatès.

Il suo poliedrico dinamismo lo porta a firmare come regista moltissimi lavori, con un taglio sempre molto particolare, partendo dal teatro classico fino ad arrivare allo sperimentale.

Nel 2002 ottiene il premio UBU come miglior attore non protagonista per L’Ambleto, dramma teatrale scritto nel 1972 da Giovanni Testori, quale scrittura in chiave comica e dialettale dell’Amleto di Shakespeare. Lo spettacolo in programma, proposto dalla Compagnia SemiCattivi/Centro Sperimentale d’Arte Contemporanea, ha vinto nel 2012 il Premio Autori Italiani della rivista Sipario, menzione speciale monologhi.

 

data di pubblicazione 01/03/2015


Il nostro voto: