CHIAMATEMI FRANCESCO di Daniele Luchetti, 2015

CHIAMATEMI FRANCESCO di Daniele Luchetti, 2015

Finalmente nelle sale l’attesissimo film di Luchetti su Jorge Bergoglio, alias Papa Francesco.
Impresa non semplice per il regista dal momento che ha inteso parlare della vita di un papa vivo e vegeto e pertanto difficile da portare sul grande schermo senza cadere in una compiacente adulazione, proprio in un delicato momento della storia di Santa Romana Chiesa.
In verità non si ha l’impressione che si esalti la santità di un uomo, semmai con obiettività si narra di una parte lunga e significativa della vita di un gesuita, nel periodo drammatico che passò l’Argentina sotto la dittatura di Videla, un uomo Jorge che seppe impegnarsi a difendere i diritti dei poveri e dei perseguitati dal regime.
Il film pertanto inquadra un periodo ben definito della storia di quel paese, ricostruendo sapientemente i gravi crimini del potere anche con l’aiuto di qualche sequenze storica, ma senza mai eccedere al ricorso di lunghe immagini di repertorio.
Narrazione ed ambientazione quindi molto credibili anche per la scelta degli interpreti, quasi tutti rigorosamente argentini, a partire dal protagonista Rodrigo De La Serna, che interpreta alla perfezione Bergoglio per tutto il film, tranne alcune scene che riguardano i momenti immediatamente antecedenti al conclave, queste interpretate da Sergio Hernàndez.
L’interpretazione del giovane Jorge colpisce particolarmente per il suo sguardo intenso e preoccupato, quello proprio di un uomo che ha dovuto convivere con i desaparecidos e le madri di Plaza de Mayo e che comunque non sembrò esente da momenti di connivenza con il regime, scendendo a compromessi pur di non compromettere la vita di altri.
Penso che il film induca a predisporsi, anche per i non credenti, a credere in chi crede. Questa la chiave di lettura suggerita dal regista che senza soffermarsi, per fortuna, su immagini mielose ci porta a conoscere aspetti poco noti di un personaggio della storia di oggi, a prescindere o meno che si tratti del papa.
Bravo quindi Daniele Luchetti, coadiuvato nella sceneggiatura da Martin Salinas, che si è confermato all’altezza dei precedenti impegni cinematografici, molti dei quali hanno già ottenuto importanti riconoscimenti. Prodotto da Taoduefilm (Gruppo Mediaset) e distribuito da Medusa, e già venduto in più di quaranta paesi, il film verrà presentato il prossimo anno anche sul piccolo schermo in versione integrale di quattro puntate, quindi, anche per pura curiosità, andrebbe visto!

data di pubblicazione 02/12/2015


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UN BOSS IN SALOTTO di Luca Miniero, 2014

UN BOSS IN SALOTTO di Luca Miniero, 2014

Cristina (Paola Cortellesi) con il marito Michele (Luca Argentero) e i due figli Vittorio e Fortuna, vive la propria vita tranquilla a Bolzano cercando, con tutti i modi possibili, di nascondere in società le proprie origini meridionali.
Un giorno la sua esistenza viene sconvolta dalla notizia che suo fratello Ciro (Rocco Papaleo) è rimasto coinvolto in un processo della camorra ed ha chiesto, in attesa della sentenza, di trascorrere gli arresti domiciliari in casa della sorella.
A questo punto si verranno a generare tutta una serie di situazioni e di sotterfugi, da parte di Cristina, proprio per arginare la disgrazia venuta a turbare la sua vita e quella della sua famiglia.
Alla fine si scoprirà che Ciro non è altro che un ladruncolo sfigato che non ha nulla a vedere con la malavita organizzata camorristica.
Luca Miniero, dopo il successo di Benvenuti (al sud e poi al nord), si è lasciato tentare ancora una volta di portare in scena la contrapposizione tra meridione e settentrione d’Italia, con un film a tratti divertente a tratti banale, tutto giocato sulla bravura di Paola Cortellesi e di Rocco Papaleo, quest’ultimo abbastanza credibile nella figura grottesca attribuitagli dal regista.
Questo film, molto apprezzato dal pubblico, dal sapore tutto nordico ci suggerisce una ricetta semplice, ma d’effetto: rollò di pasta con ricotta e spinaci.

INGREDIENTI: 500 grammi di farina – 5 uova –250 grammi di parmigiano grattugiato – una noce moscata grattugiata – 200 grammi di burro – 600 grammi di spinaci – 500 grammi di ricotta fresca – sale e pepe q.b.
PROCEDIMENTO: Lavorare bene la farina con quattro uova ed un pizzico di sale e lasciare riposare l’impasto per un’ora in frigorifero. Procedere intanto alla preparazione del ripieno, prima cuocendo gli spinaci e poi, dopo averli strizzati bene, mescolandoli a pezzetti con la ricotta, il parmigiano, la noce moscata, un uovo ed un poco di pepe.
Dall’impasto ricavare due quantità uguali e quindi stendere due sfoglie omogenee e di forma rotonda, a questo punto distendere bene il ripieno, arrotolare e sigillare gli estremi in modo da ottenere due rollò uguali e ben chiusi. Avvolgere i singoli rollò in due tovaglioli bianchi, legare gli estremi e fare cuocere in acqua bollente e salata per circa mezz’ora. A questo punto il rollò va tagliato a fette e servito con burro fuso e parmigiano abbondante.

DOBBIAMO PARLARE di Sergio Rubini, 2015

DOBBIAMO PARLARE di Sergio Rubini, 2015

Il film di Sergio Rubini si presenta come una pièce teatrale e di fatto lo è visto che nasce proprio in teatro ed è interpretato dagli stessi attori che vediamo sul grande schermo: Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone, Isabella Ragonese e Sergio Rubini stesso.

Dobbiamo parlare ci pone davanti al quesito: ma è sempre proprio necessario parlare? Non sarebbe talvolta meglio lasciare le cose come stanno e continuare la propria vita di coppia senza scendere in profondità o addentrarsi in confidenze scomode? In un salotto bene al centro di Roma, due coppie di amici sembrano sfidarsi in un duello senza esclusione di colpi e la verità che ne emerge farà saltare quel sano equilibrio che fino a quel momento aveva regolato i loro rapporti interpersonali.

Il film, presentato in ottobre durante la decima edizione della Festa del cinema di Roma in uno scenario di pellicole con tematiche spesso dure ed impegnate, è una commedia piena di parole che si incrociano, divertente e senza pretese, che ci fa sorridere e nello stesso tempo riflettere sulle dinamiche di coppia non sempre improntate da un corretto comportamento e forse spesso troppo intaccate da interessi materiali o opportunistici. Ci si chiede se la parola in questo caso sia opportuna, visto che anche il pesce nell’acquario avrebbe qualcosa da ridire.

Tra i temi toccati dal film c’è la fragilità della donna contrapposta a quella, non meno tangibile, degli uomini, dove gli obiettivi sembrano spesso raggiunti ma mai centrati, in uno sforzo di apparire quello che non si è.

Buona la recitazione (teatrale) dei protagonisti che catturano sin dall’inizio l’attenzione del pubblico senza però emulare l’atmosfera claustrofobica del film Carnage di Polansky, al quale sembra veramente inopportuno fare qualsiasi riferimento.

data di pubblicazione 27/11/2015


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NAPOLI NAPOLI NAPOLI  di Abel Ferrara, 2010

NAPOLI NAPOLI NAPOLI di Abel Ferrara, 2010

Film documentario del regista Abel Ferrara, nato nel Bronx ma con origini campane: un ritratto molto crudo e realistico di una città complessa come Napoli, l’immagine di una metropoli e delle sue innumerevoli sfaccettature e contraddizioni, dove realtà e finzione sembrano confondersi.

Notevoli e d’effetto le interviste alle donne recluse nel carcere di Pozzuoli dove si tocca con mano quello che di umano e nello stesso tempo di inafferrabile emerge e dà il vero senso delle loro vite.

Cos’è la camorra?, dice una di loro, la camorra siamo noi…

Il film non sembra ber riuscito, nonostante le buone intenzioni del regista, e fu stroncato dalla critica che manifestò una certa indifferenza mentre il pubblico, pur con un certo scetticismo, mostrò invece un certo interesse.

Napoli ci suggerisce una ricetta molto semplice che è lo spezzatino genovese, ma che con la città di Genova non ha proprio niente a che fare.

INGREDIENTI: 1 kg di spezzatino di manzo – 3 kg di cipolle bianche – olio sale e pepe q.b. – olio d’oliva – un bicchiere di vino bianco – brodo caldo.

PROCEDIMENTO: Soffriggere per 5 minuti una parte delle cipolle insieme allo spezzatino, sfumando con il vino bianco. Una volta che la carne risulta appena rosolata aggiungere il resto delle cipolle e coprire il tutto con acqua o brodo, insaporendo con sale e pepe. Lasciare cuocere per almeno 5 ore a fuoco lentissimo, aggiungendo via via dell’acqua se necessario. Con il condimento ottenuto si può anche condire la pasta con abbondante parmigiano grattugiato.

THE END OF THE TOUR di James Ponsoldt (Festa del Cinema di Roma 2015 – Selezione Ufficiale)

THE END OF THE TOUR di James Ponsoldt (Festa del Cinema di Roma 2015 – Selezione Ufficiale)

James Ponsoldt, regista e sceneggiatore americano già conosciuto al pubblico italiano per il film Spectacular Now, con questo suo ultimo film ci narra indirettamente la storia del famoso scrittore americano David Foster Wallace, morto suicida nel 2008, prendendo spunto dal romanzo Come diventare se stessi di David Lipsky.

Nel film David Lipsky, a quel tempo ancora poco conosciuto pur essendo autore di alcuni libri, riesce a convincere il proprio capo redattore della celebre rivista Rolling Stones presso la quale lavora, ad inviarlo ad intervistare il famoso scrittore e professore universitario David Foster Wallace, in occasione della pubblicazione del suo ultimo e voluminoso romanzo Infinitive Jest. I due scrittori si incontrano e proseguono insieme verso l’ultima destinazione del tour di presentazione del libro.

Durante questi giorni di convivenza poco a poco si scioglierà tra i due quel muro di diffidenza reciproca che si era instaurato all’inizio, dal momento che alla pacata riservatezza e ritrosia del primo si contrappone l’invadenza e l’arrivismo dell’altro, in un susseguirsi di domande e risposte dove non si distingue più chi è l’intervistatore e chi l’intervistato.

Le due personalità che emergono risultano a volte ambigue, non percependo appieno dove si possa discernere una base di assoluta sincerità, personalità che a volte sembrano attrarsi più che per curiosità che per reciproca stima.

Inoltre il successo letterario già raggiunto da Wallace sembra aver turbato la sua vita per cui lo stesso manifesta ora una certa insofferenza verso i lettori che lo acclamano e si rifugia volentieri nella solitudine della sua casa, in compagnia dei suoi cani, ed adottando un look molto trasandato quasi a fuggire da un mondo che non è quello di sua appartenenza e che sembra subire con una malcelata rassegnazione.

Buone le performances dei due attori protagonisti Jason Segel e Jesse Eisenberg rispettivamente nei panni di Wallace e Lipsky, che hanno dato una immagine credibile alla figura dei due scrittori sui quali, a questo punto, viene voglia di fare una ricerca in libreria per un quanto mai doveroso approfondimento letterario.

data di pubblicazione 23/10/2015