RAGAZZE AL MURO, di e con Eleonora Danco

RAGAZZE AL MURO, di e con Eleonora Danco

(Teatro Vascello, 4/7 aprile 2023)

La ragazzaccia ai muro rivisita un testo di 27 anni fa che non ha bisogno di  furbe riattualizzazioni ma semmai di una riverniciatura con il contraddittorio della partner dissonante Bartoni. Il Danco fan funziona, visto che all’orario d’inizio della prima c’è una fila di venti metri al botteghino.

La coatta androgina sprizza vitalità nello spettacolo più corto nel nostro vagabondare cinquantennale per i teatri italiani. Mezz’ora di rappresentazione monologante ad alta condensazione drammatica. C’è la Roma dolente delle periferie non più pasoliniane con momenti di pregnante illuminazione comica. Come la traumatica visita dal ginecologo. La Danco è talmente brava che bypassa il gap generazionale rispetto al personaggio descritto.  Nonostante la staticità di un dialogo surreale davanti alla fermata di un autobus invariabilmente perso, la scena si colora di un florilegio di movimenti. Persino con i movimenti di un taekwondo che in questo caso più somiglia al karate. La Danco generosamente si spende spandendo fisicità e contaminando il pubblico con un romanesco facilmente comprensibile. La fidanzatina spaurita di “Un  medico in famiglia” è ormai una matura one woman show. La metafisica dello spettacolo restituisce il clima di una dolente solitudine che non ha speranze di riscatto e di affermazione. Un vuoto che l’aggressività del linguaggio tenta di negare con tutti i mezzi. Ma non ci riesce. Quei corpi, quelle parole in libertà disegnano un destino alla cui irredimibilità non si potrà sfuggire. E la musica è la colonna serena di un muro che separa le storie segnate da quelle che potranno avere un percorso oltre la barricata, al centro, dove c’è ancora una ratio e una direzione. La Danco ha raccolto tutta la propria produzione in un agile volumetto pubblicato nel 2022


Il nostro voto:

UNO SGUARDO DAL PONTE di Arthur Miller, con Massimo Popolizio, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabrielle Brunelli

UNO SGUARDO DAL PONTE di Arthur Miller, con Massimo Popolizio, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabrielle Brunelli

(Teatro Argentina – Roma, 14 marzo/2 aprile 2023)

74 anni dopo la prima stesura di Arthur Miller (poi riveduta e corretta) un classico molto rinfrescato (troppo?). Popolizio artefice e insieme vittima del rango di mattatore, di riconosciuto n. 1 del teatro italiano. Ma il regista invade l’attore in uno spettacolo che dal dramma ha cadute quasi da music hall

Giochino impossibile ma Arthur Miller si sarebbe riconosciuto in questa versione che ha la volontà di riassumere tutto quello che è passato nella storia del teatro e nel cinema per le innumerevoli repliche del testo? Progetto ambizioso nella metabolizzazione che porta a risultati un po’ sconnessi. Popolizio è interprete potente che oggi nel mainstream non pretende di essere guidato se non da se stesso. Ovviamente il pubblico si riconosce nel suo estro che ammacca un po’ il fil rouge del dramma che da par suo è potente ma viene percepito come vintage e dunque ampiamente rimaneggiato. Alcuni ritrovati di scena sembrano pleonastici. Perché a esempio un telefono deve grossolanamente cadere dall’alto per riprodurre una voce con la sua artificialità? Non abbiamo l’età per testimoniare ma siamo sicuri che i vari interpreti tra palcoscenico e set come Van Heflin, Raf Vallone e Paolo Stoppa, abbiamo fatto ricorsi a toni così gridati e stentorei? In realtà un dramma teatrale ha bisogno di pause, sfumature, attimi trattenuti di attesa. E qui invece il ritmo è da puntillismo consumista. Piace al pubblico la gente che piace. E non c’è dubbio che Popolizio strapiaccia secondo un gusto di magnificazione attoriale che poggia solide basi del divismo e sul suo ruolo di n. 1 della scena. Ma se lui è gigante non per forza gli altri devono essere nani. Spicca nel cast la maestria del narratore, l’avvocato che raccorda i fili della tragedia e che si è rivelato impotente nel domare gli eventi luttuosi del plot.

data di pubblicazione:16/03/2023


Il nostro voto:

EMPIRE OF LIGHT di Sam Mendes, 2023

EMPIRE OF LIGHT di Sam Mendes, 2023

Un film sul disagio ma anche un film sul mito del cinema. Con la data ferma al 1980-1981. La protagonista sembra uscire dalla propria bipolarità quando lavorando nella sala per la prima volta riesce ad affacciarsi all’interno, ad ammirare una pellicola. Che nel caso specifico è Oltre il giardino con un meraviglioso Peter Sellers…

 

I criteri di assegnazione degli Oscar, si sa, sono arbitrari e molto americani. Ma per quanto c’è di ammirevole in questa proposta, ambientata nel Kent inglese, non avremo trascurato come attrice protagonista Olivia Colman sulle cui spalle si regge tutta la responsabilità del film drammatico che miscela troppi temi perché lo spettatore possa decantarli in due ore di visione. Cinema nel cinema o meglio cinema nella meccanica e nelle gerarchie di gestione di una sala dove il padre padrone (Colin Firth) approfitta ampiamente della propria posizione per sottomettere al ruolo di schiava sessuale l’instabile impiegata. Che però si ribella e mostra il lato peggiore in un impeto di ribellione che la conduce al ricovero psichiatrico. Di mezzo a sconvolgerla c’è anche la difficile relazione con un suo collega di colore attraverso cui scopre il profondo razzismo della società in cui vive. Dunque tanta carne al fuoco per un film che avrebbe avuto miglior fortuna circoscrivendo gli obiettivi. Però di bello e buono c’è tanto. Dalla splendida fotografia vintage a una colonna sonora abile nel restituire il clima di quaranta anni fa. Una sorta di Nuovo Cinema Paradiso. E la conclusione non è da happy end ma neanche troppo amara. La coppia problematica si separa ma la serenità della donna benedice il viatico del giovane che inaugura il nuovo corso riuscendo ad iscriversi alla facoltà di architettura per spiccare il volo nella vita dopo tanta infelicità. La Colman, anche nei contro piani, vale da sola e ampiamente il prezzo del biglietto.

data di pubblicazione:15/03/2023


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MIXED BY ERRY di Sydney Sibilia, 2023

MIXED BY ERRY di Sydney Sibilia, 2023

Tratto da un clamoroso fatto di cronaca che apre una luce sull’antropologia degli italiani. Su quelli che compravano nastrini musicali, messi in commercio da un trio di fratelli napoletani, borderline rispetto a una legge impreparata a bloccarli. La storia prende un po’ la mano al regista che, parlando di un fatto vero, lo mitizza, lo enfatizza spettacolarmente con qualche eccesso.

 

I fratelli Frattasio negli anni ’80 costruirono un vero impero musicale, più potente e diversivo rispetto alle major discografiche. Grazie a dieci studi di riproduzione invadevano l’Italia con i loro nastri pirata. Si calcola che vennero distribuiti 180 milioni di esemplari decretando la fortuna economica del trio che ha assaggiato il carcere e che ora si è ridimensionato vendendo scatole su dimensione più artigianale. Il plot è robusto ma il regista spreca qualche cartuccia. A che pro a esempio farci vedere la fine della storia sin dalle prime inquadrature con il mesto ingresso di Erry in carcere? La vicenda poteva essere trattata come un gustoso giallo ma così evapora in partenza la sua efficacia. C’è molto esagerato folclore nella discrezione di Napoli, dell’ambiente camorrista e nel poliziotto che persegue l’ipotesi di reato fino a incastrare definitivamente il trio. Le caratterizzazioni di Di Leva e di Gifuni certo sono più ficcanti della recitazione del trio dei protagonisti. Viene trasmessa l’immagine di una camorra molto di maniera. In realtà Erri (Enrico), l’inventore di una formula, voleva fare il disc jockey. Difatti in ambito processuale quando viene interrogato se dichiararsi colpevole o innocente sceglie inopinatamente la terza via: “disc jockey”, con lo sconcerto dei giudici. Un’ambizione frustrata che ha provocato una fortuna economica senza precedenti. Probabilmente indenne anche ai massicci sequestri di capitali operati dall’autorità pubblica. Il trio più che gestire una dimensione industriale si comportava in maniera naif e su questo il film è quanto mai esauriente e congruo.

data di pubblicazione:10/03/2023


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NON COSÌ VICINO di Marc Forster, 2023

NON COSÌ VICINO di Marc Forster, 2023

Nel cinema nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si copia. Ecco perciò che il romanzo L’uomo che metteva in ordine il mondo, portato sul set in Svezia sotto il titolo di Mr Ove, otto anni dopo trasmuta in un film molto americano dove molto ci si dovrebbe commuovere e forse piangere. Tom Hanks è gigantesco in una parte tagliata con l’accetta e a sua completa misura.

Mr. Otto ricorda il Jack Nicholson inavvicinabile di altre pellicole (anche come età quasi ci siamo). Scorbutico fino al midollo quando lascia il lavoro, rifiutando i festeggiamenti dei colleghi, come principale occupazione ha quella di un giro di ronda nel suo circondario per cogliere in fallo le tante inadempienze dei vicini. Antipatico come non si può immaginare. Ma tutto cambia quando nella sua galassia compare una curiosa coppia di sopravvenuti vicini che hanno bisogno di tutto. Otto si lascia suggestionare e si presta persino a fare da baby sitter ai nuovi amici. Ma nel film succedono tante cose. A esempio ad intervalli regolari il personaggio principale tenta il suicidio. Ma una legge di Murphy al contrario sembra favorirlo. Dunque non morirà di impiccagione, né di gas, né di un colpo di fucile. Con un flash back un po’ lacrimevole poi il film spara le sue cartucce emotive. Otto è stato riformato al servizio militare perché ha il cuore troppo grosso e di quello morirà, un giorno o l’altro. E ha sposato l’amore di una vita che però per un terribile incidente sul bus, mentre visitavano le cascate del Niagara, perde mobilità e figlio oltre alla possibilità futura di ricreare. Otto vive per lei e quando ha sistemato i propri averi in destinazione dei nuovi amici è pronto per lasciare la terra non prima di aver ricomposto l’antica amicizia con un vicino di colore. Dunque siamo nel regno di un ritrovato buonismo dopo tanto esasperato cattivismo. Però il film discute i tempi fondamentali dell’amicizia, dell’amore e della morte e questo va a suo indiscutibile merito. Da notare che l’Otto giovane è interpretato dal figlio reale di Hanks, il giovane Truman, quanto mai somigliante al padre.

data di pubblicazione:07/03/2023


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