IL MOVIMENTO DEL NULLA di Gene Gnocchi, Luca Fois, Massimo Bozza, Cristiano Micucci, con Gene Gnocchi e Diego Cassani

IL MOVIMENTO DEL NULLA di Gene Gnocchi, Luca Fois, Massimo Bozza, Cristiano Micucci, con Gene Gnocchi e Diego Cassani

(Teatro al Parioli – Roma, serata evento, 9 maggio 2023)

Nel vuoto della politica perché non fondare un partito che ne riassuma tutti i logori luoghi comuni? Tenta l’impresa Gene Gnocchi con il suo umorismo cosmico e strisciante, fatto di picchi surreali con ovvie risate.

Dalla Leopolda alla Bernarda. Sotto la bandiera del nulla cosmico quel raffinato umorista di testa e non di pancia che è Gene Gnocchi riassume in un’ora e mezzo l’improvvisato e pasticciato programma elettorale di una nuova immaginaria fazione politica che mira a fare a pezzi le concrezioni precedenti. Ovviamente è l’innesco per prendere in giro il mondo. E così ci sono soluzioni per la sanità, per i trasporti (con l’abolizione del traffico ferroviario in ragione di un unico treno universale), per la sanità, per la scuola, per gli anziani, in una sorta di abbecedario revisionista di indubbio impatto. Gnocchi lascia al pubblico la scelta tra due possibili inni. E, guarda caso, sono ambedue mutuati da Forza Italia anche se stravolti con un testo diverso. Vince: “Meno male che Gene c’è”. Gli fa da spalla Cassani a cui raccomanda sempre di non andare fuori copione. E’l’uomo degli effetti speciali quando Gnocchi con buona intonazione canta e si richiama agli U 2 oppure ricorda la sua fantomatica adesione ai Pink Floyd sia pure in forza di un contratto a termine e prima che questi si mettessero a disposizione per suonare nei matrimoni. La convention ha un sottofondo onesto nell’enunciazione del programma elettorale: “Non manterremo le promesse ma almeno noi ve lo diciamo prima”, E ci sono strali per tutti i partiti indifferentemente anche se si manifesta una leggera predilezione per il Partito Democratico. Gradimento leggero e dispotico prima di tornare nell’attuale al vero nulla cosmico della politica reale.

data di pubblicazione:10/05/2023


Il nostro voto:

MON CRIME di François Ozon, 2023

MON CRIME di François Ozon, 2023

Un delizioso piccolo film che ricostruisce un giallo funzionale ambientato nel 1935. Impeccabile sceneggiatura su un delitto inventato a scopo pubblicitario. I nodi però vengono al pettine quando si palesa la vera assassina in un regolamento di conti che, per l’abilità della protagonista, torneranno comunque tutti a posto.

 

Si rimprovera a Ozon l’eccessiva frettolosità con cui licenzia i propri film, al ritmo di uno all’anno. Ma se il risultato è questo, il difetto diventa un pregio per la sobrietà con cui tesse una tela a incastro per un avvincente plot in cui le carte sono scoperte fin dall’inizio. La Francia pre-guerra respira un clima euforizzante dove anche la povertà non viene vista con sofferenza. E le risorse per uscire da quella condizione son ben vive nella mente di una ragazza che sembra non avere né arte né parte ma consolida un piano che la porterà all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Però quanto tutto sembra procedere a gonfie vele (debiti sistemati, nuova abitazione, popolarità consolidata) irrompe sulla scena una stagionata attrice del muto (Isabelle Huppert) che vuole riprendersi quanto le è stato tolto, cioè la responsabilità del delitto. Non ci addentreremo nella descrizione delle schermaglie ma basti dire che tutti i personaggi principali trovano una soluzione e con essi la dirittura finale di un film coerente, bizzarro, piacevole, fantasioso e frizzante. Con grandi attori di Francia trasformati al trucco per le mode di quasi un secolo fa. Certo che la settantenne Huppert quando fa irruzione nella storia, terremotandola, ci fa capire come sia un mito attoriale che non tramonta. E’ come se dicesse agli altri: “Scansatevi, che ora tocca a me”. Nel film ma anche nella fruizione goduta dello spettatore. Con malizia questo film mette al bando ipocrisia, pruderie e politicamente corretto di una società in fermento e in grande evoluzione di un secolo che poi non è stato tanto breve.

data di pubblicazione:09/05/2023


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L’INNAMORATO, L’ARABO, LA PASSEGGIATRICE di Alain Guiraudie, 2023

L’INNAMORATO, L’ARABO, LA PASSEGGIATRICE di Alain Guiraudie, 2023

Una slapstick comedy alla francese che attraversa ad escludendum diversi generi. Non è un film politico, non è una pellicola sul terrorismo, piuttosto è un divertissement sull’amore folle e spavaldo di un giovane ordinario per una passeggiatrice che, se se non fosse un oltraggio al politicamente corretto, si definirebbe ninfomane per come si diverte a etichettarla il regista.

 

Mèlange di genere per un tentativo inconsueto e sfrontato di rappresentare varie facce della schizofrenia contemporanea nell’apparentemente placida Clermont Ferrand. Un atto terroristico confonde i piani amorosi di un protagonista incredibilmente preso da una mondana con venti anni di più sul groppone. Amore torbido, anche per la gelosia irrefrenabile del marito, ma che si scatena nei luoghi più impensabili, compreso il confessionale di una chiesa e con grande ausilio di gemiti e di rumorosi commenti. Candidamente i due si offrono a una serie di nudi e di diverse posizioni (ma non c’è alcuna pulsione pornografica dell’autore) mentre la loro attrazione si scontra con il bisogno di un’ospitalità di un giovane arabo che forse è omosessuale o forse no visto che finisce col fare l’amore con la donna a pagamento, disponibile per quasi tutti, sfruttando i pochi minuti a disposizione. Plot divertente, sbarazzino che nel finale si avviluppa in un crescendo di complicazioni un po’ troppo casuali. Meritoria la descrizione della violenza ricattatoria della banlieue. I vicini di casa inizialmente scettici prima diventano ospitalissimi anfitrioni, poi, come se entrassero, in un videogioco si armano di tutto punto scatenando l’inferno. In definitiva la tragedia del Bataclan è lontana dai climi descritti ma poi neppure troppo. E le facce degli attori sono valido specchio per le intenzioni satireggianti dell’autore. Film di nicchia che non annoia mai. Più che di genere, degenere.

data di pubblicazione:08/05/2023


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MAROCCCHINATE, L’ALTRA FACCIA DELLA LIBERAZIONE di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti, con Ariele Vincenti, regia di Nicola Pistoia

MAROCCCHINATE, L’ALTRA FACCIA DELLA LIBERAZIONE di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti, con Ariele Vincenti, regia di Nicola Pistoia

(Teatro Vittoria – Roma, 2/7 maggio 2023)

Focus su un episodio oscuro della Liberazione, pubblicizzato dal film La Ciociara con Sofia Loren. Le nefandezze in libertà dei marocchini sulle donne del Basso Lazio: violentate, uccise, bistrattate in 50 ore di follia, regolarmente permesse dalle autorità.

 

Ciociara 1944. La guerra vista dal racconto affabulatorio e dialettale del pastore locale Angelo che parlando della vita di tutti i giorni s’imbatte nello zoccolo duro discorsivo degli abusi dei Goumiers, i mercenari marocchini che inferiscono sulla popolazione con particolare riferimento all’accanimento sulle donne. Stupri, furti e razzie in due giorni purtroppo indimenticabili. Anche la compagna del narratore subisce la stessa sorte e come si può immaginare la descrizione è cruda ma non oscena. Per chi ha paura di avvicinarsi allo spettacolo aggiungiamo che c’è sobrietà e non compiacimento descrittivo. Potrebbe essere un episodio di Rai storia e non è casuale l’incursione e l’interessamento di Enzo Biagi la cui voce viene fatta ascoltare in registrata come altre che in precedenza scandiscono le tappe della tragedia. Spettacolo breve ma intenso che compendia tre intelligenze: quelle degli autori Cristicchi e Vincenti, quella del regista Nicola Pistoia. Ma di suo Vincenti aggiunge spontanea ed efficacia nella recitazione con una particolare lode al suo calarsi nel complicato slang ciociaro, riabilitato nel finale dall’inflessione romana, quando interpreta un parente del narratore. Una forma di teatro civile interessante, purtroppo disertata dai giovani. Convince lo sguardo disincantato e derisorio anche sui liberatori americani che regalano cioccolata ma a Roma e non in provincia di Frosinone. Sembra un richiamo-apologo alla guerra attuale. Indubbiamente c’è un aggressore ma nel contesto di una guerra in corso si perdono i contorni dei buoni e dei cattivi. Finché non si parla di pace sono tutti cattivi. Questa proposta gira l’Italia dal 2016 con intatto successo.

data di pubblicazione:05/05/2023


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GUANTI BIANCHI di Edoardo Erba con il contributo de L’arte spiegata ai truzzi di Paola Gagliumi, regia e interpretazione di Paolo Triestino

GUANTI BIANCHI di Edoardo Erba con il contributo de L’arte spiegata ai truzzi di Paola Gagliumi, regia e interpretazione di Paolo Triestino

(Teatro di Caprarola 28 aprile 2023 – Teatro Cometa Off di Roma 9/14 maggio 2023)

Mirabile e accattivante lezione di storia dell’arte dalla viva voce di un uomo semplice che l’arte l’ha sfiorata e trasportata come movimentatore. Ma la bellezza l’ha attraversato e l’ha segnato indelebilmente. Ha ansia di comunicarcela in un viaggio immaginario che dura migliaia di anni. Dalla classicità greca ai giorni nostri.

 

Uno spettacolo per attore solo non è necessariamente un reading con tutti i limiti del caso. Paolo Triestino ci tiene a lezione ma con un piglio affabulatorio convincente e alla portata di tutti. Il monologante Antonio è nato a Colleferro, cittadina a dimensione industriale e racconta più di quaranta anni di servizio su e giù per l’Italia (e non solo) a trasportare capolavori. Autodidatta di grande sensibilità ci racconta di quello che gli è rimasto appiccicato addosso di quello che non era solo un lavoro ma una sorta di missione. Dunque con parole semplici ci racconta il messaggio dell’arte attraverso splendide dire immagini accuratamente selezionate. L’arte trattata con i guanti bianchi che sono gli indispensabili supporti del suo lavoro, tra l’altro interrotto traumaticamente per un incidente di percorso che ne ha provocato l’anticipata e dolorosa emarginazione con il prematuro pensionamento. È didattica teatrale ma tutt’altro che noiosa tanto che lo spettacolo si proporrebbe come un magnifico format per le scuole Un modo intelligente di narrare. Triestino sta sperimentando la nuova stagione del dopo Pistoia mostrando di non essere solo uno specialista del comico. Qui il tono non è drammatico ma allude a una lezione leggera e stimolante. E nel finale si torna a bomba all’evoluzione di Colleferro quando il boom industriale della Snia è lontano e si respira oltre a un’aria mefitica anche un dramma di cronaca nera ancora ben stampigliato nella cronaca nera.

data di pubblicazione:02/05/2023


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