MON CRIME di François Ozon, 2023

Un delizioso piccolo film che ricostruisce un giallo funzionale ambientato nel 1935. Impeccabile sceneggiatura su un delitto inventato a scopo pubblicitario. I nodi però vengono al pettine quando si palesa la vera assassina in un regolamento di conti che, per l’abilità della protagonista, torneranno comunque tutti a posto.

 

Si rimprovera a Ozon l’eccessiva frettolosità con cui licenzia i propri film, al ritmo di uno all’anno. Ma se il risultato è questo, il difetto diventa un pregio per la sobrietà con cui tesse una tela a incastro per un avvincente plot in cui le carte sono scoperte fin dall’inizio. La Francia pre-guerra respira un clima euforizzante dove anche la povertà non viene vista con sofferenza. E le risorse per uscire da quella condizione son ben vive nella mente di una ragazza che sembra non avere né arte né parte ma consolida un piano che la porterà all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Però quanto tutto sembra procedere a gonfie vele (debiti sistemati, nuova abitazione, popolarità consolidata) irrompe sulla scena una stagionata attrice del muto (Isabelle Huppert) che vuole riprendersi quanto le è stato tolto, cioè la responsabilità del delitto. Non ci addentreremo nella descrizione delle schermaglie ma basti dire che tutti i personaggi principali trovano una soluzione e con essi la dirittura finale di un film coerente, bizzarro, piacevole, fantasioso e frizzante. Con grandi attori di Francia trasformati al trucco per le mode di quasi un secolo fa. Certo che la settantenne Huppert quando fa irruzione nella storia, terremotandola, ci fa capire come sia un mito attoriale che non tramonta. E’ come se dicesse agli altri: “Scansatevi, che ora tocca a me”. Nel film ma anche nella fruizione goduta dello spettatore. Con malizia questo film mette al bando ipocrisia, pruderie e politicamente corretto di una società in fermento e in grande evoluzione di un secolo che poi non è stato tanto breve.

data di pubblicazione:09/05/2023


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