Un film sul disagio ma anche un film sul mito del cinema. Con la data ferma al 1980-1981. La protagonista sembra uscire dalla propria bipolarità quando lavorando nella sala per la prima volta riesce ad affacciarsi all’interno, ad ammirare una pellicola. Che nel caso specifico è Oltre il giardino con un meraviglioso Peter Sellers…
I criteri di assegnazione degli Oscar, si sa, sono arbitrari e molto americani. Ma per quanto c’è di ammirevole in questa proposta, ambientata nel Kent inglese, non avremo trascurato come attrice protagonista Olivia Colman sulle cui spalle si regge tutta la responsabilità del film drammatico che miscela troppi temi perché lo spettatore possa decantarli in due ore di visione. Cinema nel cinema o meglio cinema nella meccanica e nelle gerarchie di gestione di una sala dove il padre padrone (Colin Firth) approfitta ampiamente della propria posizione per sottomettere al ruolo di schiava sessuale l’instabile impiegata. Che però si ribella e mostra il lato peggiore in un impeto di ribellione che la conduce al ricovero psichiatrico. Di mezzo a sconvolgerla c’è anche la difficile relazione con un suo collega di colore attraverso cui scopre il profondo razzismo della società in cui vive. Dunque tanta carne al fuoco per un film che avrebbe avuto miglior fortuna circoscrivendo gli obiettivi. Però di bello e buono c’è tanto. Dalla splendida fotografia vintage a una colonna sonora abile nel restituire il clima di quaranta anni fa. Una sorta di Nuovo Cinema Paradiso. E la conclusione non è da happy end ma neanche troppo amara. La coppia problematica si separa ma la serenità della donna benedice il viatico del giovane che inaugura il nuovo corso riuscendo ad iscriversi alla facoltà di architettura per spiccare il volo nella vita dopo tanta infelicità. La Colman, anche nei contro piani, vale da sola e ampiamente il prezzo del biglietto.
data di pubblicazione:15/03/2023
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