da Antonio Iraci | Dic 4, 2024
Mimmo Sonnino, dopo aver fatto per anni l’insegnante, si dedica ora all’attività di educatore di strada a Napoli. Il suo compito è di attirare i giovani, con l’aiuto dell’arte circense, affinché possano tornare a studiare e conseguire così la licenza di terza media. I ragazzi sono molto attirati dai metodi da lui applicati e lo assecondano in tutto. Spesso dovranno lottare con l’ostinazione dei genitori che li vorrebbero subito a lavorare per guadagnarsi la vita…
La regista, romana ma parigina d’adozione, ha dichiarato che questo suo film ha avuta una lunga gestazione, in quanto pensato e ripensato più volte. Era una sua ferma convinzione che l’ha portata a studiare bene una sceneggiatura che valesse la pena di portare sul grande schermo. Anche la scelta del cast non è stata proprio casuale avendo coinvolto in prima battuta Marco D’Amore nei panni dell’intraprendente insegnante. Marianna Fontana ricopre il ruolo dell’assistente sociale che lo affianca in questa titanica impresa per le strade dei bassifondi napoletani. Quest’ultima stagione cinematografica ha visto molti film ambientati a Napoli, città dai mille volti che suggerisce degli stereotipi, più di ogni altra realtà italiana. Gli ingredienti sono gli stessi: i giovani, non certo responsabili del degrado sociale, costretti per necessità ad abbandonare gli studi pur avendone le capacità. Sarà compito del professore Sonnino quello di allontanare con la forza questi ragazzi dalla strada per farli di fatto ritornare sulla strada come artisti.
Lavorando infatti come clown o giocolieri ambulanti, si guadagneranno così la simpatia del quartiere. Camorristi e gente senza scrupoli si metteranno di traverso per impedire questi obiettivi e solo la tenacia di pochi prevarrà sul malaffare. Criature è una bella favola e Napoli, proprio per le sue peculiarità, si presta bene ad essere il luogo ideale dove raccontarla. Quello che veramente colpisce e che rende il film interessante è proprio la recitazione dei ragazzi. Ognuno di loro, pur non avvezzo a essere protagonista della scena, rende il tutto realmente vero e credibile. Le loro angosce, insieme alle loro speranze, sono quelle di dover affrontare un mondo più che spietato. Quartieri disastrati che mostrano una realtà ancora da risanare e che solo la forza dei giovani potrà riscattare da un futuro grigio di miseria e corruzione.
data di pubblicazione:4/12/2024
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da Antonio Iraci | Nov 30, 2024
Il detective Enzo Vitello è a capo delle indagini che seguono gli spietati omicidi di un serial killer a cui hanno dato il nome Dostoevskij. Alla base di questa scelta c’è il fatto che, dopo ogni esecuzione, l’omicida lascia una lettera in cui manifesta la sua cupa visione del mondo. La polizia cerca di interpretare questi messaggi criptici per costruire un identikit credibile che possa rivelare la personalità dell’assassino…
Dopo il successo di Favolacce, presentato alla Berlinale nel 2020 e premiato per la migliore sceneggiatura, i fratelli D’Innocenzo si presentano con una serie televisiva. In anteprima mondiale al Festival di Berlino di quest’anno, è stata proposta per pochi giorni al cinema, prima di andare ora su Sky. Ancora una volta i due enfant prodige del cinema italiano si trovano impegnati in qualcosa che va al di là di ogni plausibile aspettativa. La trasgressione, in tutte le forme immaginabili, sembra essere il punto di forza di questi giovani registi, per niente convenzionali. Probabilmente condizionati dalle proprie origini, i D’Innocenzo amano descrivere un’umanità di disadattati che vivono in miseria estrema, ai margini della società. Anche in questa storia troviamo che i personaggi coinvolti devono fare i conti con la propria realtà nel tentativo di rappacificarsi con un passato scomodo.
Il racconto tiene ovviamente conto della figura di un killer seriale, ma ciò in cui si concentra l’attenzione riguarda il personaggio del poliziotto (Filippo Timi). Decisivo il suo ruolo, di padre fallito e assente, nei confronti della figlia (Carlotta Gamba), oramai tossica all’ultimo stadio. Proprio questo tentativo di recupero di un rapporto irrecuperabile è ciò che tiene sveglio l’interesse dello spettatore. Il killer da protagonista diventa a questo punto l’attore secondario della scena. L’unica immagine di lui ci arriva tramite le sue lettere, lasciate accuratamente accanto ai cadaveri. Si manifesta un palese disadattamento sociale dove si concretizzano quelle che gli stessi registi definiscono “le estreme conseguenze di essere vivi”. In Dostoevskij ritroviamo di tutto e, tra squallore e degrado estremo, anche gli archetipi di una società oramai alla deriva. Si rimane conquistati dalla recitazione di Carlotta Gamba dove a Berlino era presente anche nel film in concorso Gloria. Con la sua figura eterea, risulta difficile immaginarla nel ruolo di una ragazza istintiva, con una grande fragilità e con un enorme trauma da superare.
data di pubblicazione:30/11/2024
da Antonio Iraci | Nov 29, 2024
Dopo pochi mesi dalla caduta dello scià e dall’inizio della rivoluzione khomeinista, la professoressa di letteratura inglese Azar Nafisi e il marito tornano in patria. Sono fiduciosi che la storia del paese cambierà in meglio e Azar è piena di entusiasmo nell’iniziare i propri corsi presso l’università di Teheran. Ben presto si accorgerà che il regime islamico degli Ayatollah avrà un atteggiamento molto ostile. Rigido verso l’emancipazione delle donne e verso ogni riferimento alla cultura occidentale, intesa come contraria alla decenza e alla fede religiosa…
Eran Riklis è un regista israeliano e quindi addentro le problematiche, non poche, del suo paese. Tuttavia in questo lavoro riesce perfettamente a rendere ciò che significa vivere in Iran dopo l’avvento della rivoluzione. Il film è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Azar Nafisi, scritto dopo la sua fuga, insieme alla sua famiglia, negli Stati Uniti. Riklis fa un’analisi cruda dell’atmosfera cupa in cui vivevano, e ancora vivono, le donne in quella realtà. Azar (Golshifteh Farahani) insegna all’Università e cerca in tutti i modi di far appassionare i propri studenti alla letteratura contemporanea di lingua inglese. Mentre gli uomini accettano malvolentieri i suoi suggerimenti, ritenendoli contrari ai principi religiosi islamici, le donne invece approvano con vero trasporto quegli autori stranieri. La lettura di quei libri, nonostante proibita e condannata perfino con la pena di morte, sarà per loro una forma di ribellione al regime.
Leggere Lolita a Teheran sarà anche un atteggiamento di emancipazione dalla cultura maschilista che vieta alle donne ogni forma di espressione. Azar sarà costretta a lasciare l’Università e a continuare il suo insegnamento a casa con le sue allieve più promettenti. Leggere Nabokov o Jane Austen, rischiando la propria vita, diventa così l’unico modo per sopravvivere a tutte quelle forme di violenza alle quali vengono sottoposte. Convinte della incapacità di ritornare alla normalità, a loro non resterà che fuggire verso paesi dove la libertà di pensiero è diritto irrinunciabile alla dignità. Quelle donne lasceranno l’Iran ma l’Iran non lascerà loro. Un film commovente, espressivo, vero che ci rende impotenti di fronte a una realtà impossibile da accettare e che ha scarse probabilità di cambiare. Se ne consiglia la visione.
data di pubblicazione:29/11/2024
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da Antonio Iraci | Nov 27, 2024
Man, come piace farsi chiamare, vive con la madre invalida in un anonimo paesino del Salento dove lavora come netturbino. La sua vita monotona trova ostilità da parte di alcuni che lo ritengono responsabile della morte del padre, uomo violento che lo aveva reso infelice. Un giorno si scontra con la prepotenza del boss malavitoso locale a cui deve ripagare un debito a suo tempo contratto dal genitore…
Alfonso Bergamo è un giovane regista della provincia di Salerno che si è distinto al Noir in Festival dello scorso anno con The Garbage Man. Il film è girato essenzialmente di notte perché di notte si svolge la vita lavorativa del protagonista. Un uso accurato di piani sequenza, un contrasto tra luci e ombre, una ricerca studiata di rimandi scenici, tutto questo rende il film veramente convincente. Se la storia nel suo insieme può sembrare banale e con un finale decisamente scontato, non per questo il risultato ottenuto è da sottovalutare. Man (Paolo Briguglia) non ha veri amici in paese e non parla con nessuno ad eccezione del suo collega di lavoro americano (Randall Paul). A loro piace bere, scherzare e raccattare tra i rifiuti tutto quello che si può utilizzare ancora. In un tempo imprecisato il regista introduce la figura di Rosario (Tony Sperandeo) al quale viene affidata la figura del mafioso locale.
The Garbage Man è un film noir indipendente, che ci parla di violenza e in cui il debole risponde con altrettanta violenza per ottenere giustizia. Alla fine il paese verrà ripulito da ciò che tutti fingono di non vedere, ma che di fatto è a tutti palese. La storia è messa da parte, un pretesto per far emergere invece l’aspetto visivo e musicale. Spazzatura di ogni tipo che la società crea e nella quale siamo sempre più coinvolti. Nel racconto c’è anche l’amore che si fa strada nel cuore del protagonista e che però verrà sacrificato e annientato dagli eventi. Un epilogo sospeso come è giusto che sia per chiederci cosa potrà accadere al nostro antieroe. Un uomo timido e introverso trasformato in un “rambo” che sa il fatto suo e che alla fine cerca vendetta per tutti i torti subiti. Sicuramente un film di genere che usa immagini forti per impressionare lo spettatore e che utilizza un linguaggio cinematografico del tutto originale.
data di pubblicazione:27/11/2024
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da Antonio Iraci | Nov 27, 2024
Operina Monodanza in un atto di notte di Sylvano Bussotti, 2024. Poema di Dacia Maraini, Voce recitante di Manuela Kustermann, Danzatore Carlo Massari, Ensemble Roma Sinfonietta, Direttore Marcello Panni, Coro Evo Ensemble
(Teatro Vascello – Roma, 25 novembre 2024)
Settimino, proprio perché nato così prematuro, sin dalla nascita ha delle aspirazioni che lo portano a desiderare di diventare un giorno un grande ballerino. Già dai primi anni, quando inizia a prendere consapevolezza di sé, non sa bene che posizione prendere in società. Sarà meglio identificarsi con il genere femminile o con quello maschile? In tutta la sua vita si porrà questo amletico dilemma, adattandosi come meglio può, ora di qua ora di là…
In occasione del Festival di Nuova Consonanza, il Teatro Vascello ripropone un’opera del compositore fiorentino Sylvano Bussotti. Per la verità trattasi di un’operina, così come la definisce l’autore, rappresentata solo una volta nel 1974 al Festival di Royan e poi archiviata definitivamente. Forse il tema trattato era considerato scabroso, quando parlare di sesso era sempre pericoloso, addirittura proibito quando si alludeva alle così dette devianze. Bussotti non ha bisogno di grandi presentazioni e tutti sanno che era un artista alquanto poliedrico a cui piaceva fare un po’ di tutto. Ogni cosa veniva fatta però in maniera innovativa e di rottura con gli schemi e gli stilemi tradizionali. Anche in questo spettacolo lui osa molto e pone il protagonista fuori dalla scena, anche se lo spettatore ne percepisce costantemente la presenza. Come cinquant’anni fa, anche oggi Dacia Maraini cura la parte narrativa e poetica in un testo ora riveduto e corretto. Se l’argomento era tabù, ora lo stesso viene sdoganato e riproposto senza tanto scalpore. Oggi parlare di fluidità di genere non crea più tanto imbarazzo, quanto piuttosto curiosità.
In Syro Sadun Settimino troviamo un po’ di tutto: Musica – Coro a Cappella – Danza – Poesia. La voce narrante questa volta è lasciata all’interpretazione della grande attrice Manuela Kustermann. Sulla scena, fa da sfondo, il filmato RARA realizzato alla fine degli anni sessanta con immagini statiche di giovani nudi e piangenti. Ognuno fa la sua parte in maniera eccellente in uno spettacolo che in 50 minuti esprime ciò che bisogna esprimere, senza raggiri e inutili tortuosità. Una serata dove ancora oggi si percepisce il valore di un’avanguardia che ha veramente fatto a pezzi il concetto di musica e teatro. Almeno così come lo si intendeva in alcuni contesti di artefatta tendenza.
data di pubblicazione:27/11/2024
Il nostro voto: 
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