da Antonio Iraci | Dic 9, 2023
Fanny lavora presso un’importante casa d’aste di Parigi dove vengono peraltro trattati quadri della scuola di Caravaggio e gioielli appartenuti a Maria Antonietta. È sposata con Jean, un uomo estremamente ricco, con il quale frequenta annoiata l’alta borghesia parigina e dove viene esibita dal marito come un trofeo. Un giorno casualmente incontra per strada Alain, suo ex compagno di liceo ed ora scrittore bohemien, e da questo momento la vita per lei avrà un nuovo orizzonte…
L’inarrestabile Woody Allen ha presentato fuori concorso questa sua cinquantesima pellicola all’80° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dopo qualche perdonabile defiance, il regista ultra ottantenne sembra tornare ai temi ai lui molto cari: il rapporto di coppia e le relative problematiche, i tradimenti, la gelosia, la ricerca della via d’uscita mediante un ben pianificato crimine. Tutti ingredienti che troviamo concentrati in questo suo ultimo piacevolissimo film, appena uscito nelle sale. La bella Fanny (Lou de Laâge) è circondata dal lusso: borse di Hermès, Cartier al polso, una casa in un quartiere super elegante, un lavoro in una rinomata galleria di Avenue Montaigne, una delle strade più chic di Parigi. Il marito (Melvil Poupaud) come professione rende “i ricchi ancora più ricchi”, ha alle spalle un passato poco chiaro, con un socio improvvisamente sparito nel nulla che ancora suscita pettegolezzi e allusioni sulla sua persona. Poi arriva per caso Alain (Niels Schneider) scrittore un poco squattrinato che fa perdere letteralmente la testa all’affascinante Fanny e metterà in discussione la sua vita, prospettandole un rapporto più genuino, anche se meno mondano. Il tutto si svolge in una Parigi dalle sfumature calde autunnali che la fotografia di Vittorio Storaro riesce a mettere in evidenza, rendendo la città ancora più bella di quello che già è di suo. La cura dei dettagli, una trama intrigante con tracce di thriller, anche se con qualche ingenuità nella sceneggiatura, ma tutto secondo copione, tipico della scrittura di Woody Allen, rendono questa commedia avvincente e attraente nello stesso tempo. Un piccolo gioiello che ci riporta all’inconfondibile firma del regista, impronta indelebile nella storia della cinematografia contemporanea. Il film, con un humour a tinte cupe che lo caratterizza, sembra farci capire come la ricchezza e gli agi sfrenati a lungo andare possano diventare noiosi e insignificanti e di quanto sia più romantico mangiare un sandwich al prosciutto, seduti su una panchina di un parco parigino, rispetto alle tavole imbandite con champagne, aragoste e paté de foie gras in abbondanza.
data di pubblicazione:09/12/2023
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da Antonio Iraci | Dic 7, 2023
Leonard Bernstein, appena venticinquenne, una mattina viene chiamato alla Carnegie Hall per sostituire Bruno Walter alla direzione della New York Philharmonic. Non c’è tempo per le prove, ma il successo ottenuto quella sera davanti ad un pubblico in delirio lo porterà a dirigere in poco tempo le più prestigiose orchestre sinfoniche del mondo. Tre anni dopo sposerà l’attrice Felicia Montealegre che gli darà tre figli, ma la loro vita sentimentale sarà minacciata da occasionali tradimenti del compositore con uomini…
Bradley Cooper, attore, regista e produttore cinematografico statunitense, dirige se stesso in un eccentrico biopic sulla figura del compositore Leornard Bernstein, considerato il più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi. La sua vita fu coronata di grandi successi, non solo per le sue composizioni sinfoniche ma anche per le sue opere teatrali, tra queste l’indimenticabile musical West Side Story. Al di là di questi richiami musicali, che trovano spazio tra le pieghe del racconto, Cooper si è voluto essenzialmente concentrare sull’intenso rapporto affettivo tra Lenny, come veniva chiamato Bernstein, e la moglie Felicia, seguendoli passo passo dal loro primo casuale incontro fino alla malattia di lei, colpita da un tumore.
Il tempo viene scandito anche dalla fotografia, nella prima parte in bianco e nero e successivamente a colori, come a voler dimostrare che nonostante il passare degli anni e le frequenti intermittenze sentimentali e conflittuali del protagonista, sarebbe rimasta comunque intatta quell’intesa spirituale, oltre che fisica, che li avrebbe legati per sempre. Le scappatelle sentimentali del maestro con altri uomini sembrano minare con il tempo il loro rapporto, ma nel film non si vuole certamente dare risalto a queste devianze. La faccenda viene trattata con estrema responsabilità da parte di entrambi i coniugi, anche quando si tratterà di tenere all’oscuro i figli dai continui gossip al vetriolo che circolavano negli ambienti culturali di quel tempo.
La figura che ne scaturisce è quella di un uomo che pur all’apice del successo mondiale non si lascia intimidire più di tanto da chi gli rema contro e che comunque mostra grande sensibilità e rispetto verso la sua famiglia. Cooper, sia nella versione giovanile che in quella matura del compositore, è di una straordinaria somiglianza con il vero Bernstein, sia nell’espressione che nei movimenti sul podio. Enigmatico il personaggio di Felicia, la moglie, interpretato dall’attrice britannica Carey Mulligan, anche lei con una carriera cinematografica di successo, più volte premiata e con ben due nomination agli Oscar.
Il film, senza grande risonanza, è stato presentato in concorso all’ultima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, transiterà per pochi giorni nelle sale e dal 20 dicembre sarà disponibile sulla piattaforma Netflix. Non un capolavoro, ma sicuramente un film ben interpretato, che si lascia seguire con interesse anche da chi non è proprio addetto ai lavori.
data di pubblicazione: 7/12/2023
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da Antonio Iraci | Dic 1, 2023
con Amedeo Fago, Barbara Lazotti e Lavinia Ottolini
(Teatro di Villa Lazzaroni – Roma, 30 Novembre e 1 Dicembre 2023)
Amedeo scrive alla madre che non c’è più. Vuole dirle quello che prova nel cuore e di quanto ancora oggi le manchi. 29 anni, 6 mesi e 18 giorni è il tempo che hanno condiviso, esattamente quello che intercorre tra la nascita di lui e la morte di lei. Questa lettera è un pretesto per ricordarsi dei tempi passati e in queste rimembranze sogni, progetti, aspettative sembrano confondersi nella sua mente…
Amedeo entra silenzioso sulla scena. Ci sono vari oggetti sparsi che rimandano a una infanzia oramai lontana. Lui osserva ogni cosa, nella sua mente riaffiorano vari ricordi che lui tenta di riporre in una scatola ideale, forse per conservarli intatti e evitare che si disperdano. Lui è profondamente assorto e una voce fuori campo, che poi è la sua, parla con la madre per rievocare insieme quei momenti felici vissuti sin dal momento della sua nascita, o forse ancora prima. Una descrizione dettagliata di un mondo passato affollato di personaggi oramai andati, ma che hanno costruito un universo che Amedeo è riuscito sin da piccolo a farselo suo per continuare a custodirlo dentro di sé. Un atto di ragionamento che affronta insieme a lei e che riguarda le proprie esperienze di vita, i primi approcci con le ragazze, i primi turbamenti, le prime manifestazioni studentesche presso la facoltà di Architettura a ridosso del mitico sessantotto. E poi, passati dieci anni, la scelta di dedicarsi completamente al teatro e alla drammaturgia in genere per parlare e interagire con lo stesso pubblico di problemi reali o persino inventati. Amedeo è ora concentrato a sistemare le carte per risolvere un solitario, cercando di trovare le mosse giuste che lo possano portare alla riuscita del gioco. Un poco come nella sua vita dove ha sempre agito con pacatezza, ma con estrema determinazione, sia nella vita professionale che in quella sentimentale. Una spettacolo ponderato che ci fa riflettere sul senso della vita, dove non esiste realtà fuori dai ricordi di quelle persone care che ci hanno generato e cresciuto, contribuendo a farci diventare quello che oggi siamo.
data di pubblicazione:1/12/2023
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da Antonio Iraci | Dic 1, 2023
La guerra è da poco finita, Roma è libera anche se di fatto ancora occupata dalle truppe americane. L’Italia intera si appresta ad essere chiamata a decidere tra monarchia e repubblica e le donne, per la prima volta, avranno un ruolo decisivo nel referendum del 2 giugno del ‘46. Delia vive con il marito Ivano e i loro tre figli in una modesta casa, in un quartiere popolare della città. Una vita difficile la sua ma che porta avanti con spirito di abnegazione, facendosi piacere ciò che non le piace. Un giorno le viene recapitata una lettera che lei custodirà in segreto…
La Festa del Cinema di Roma di quest’anno ha scelto C’è ancora domani come film di apertura, una scelta che sembra proprio voler riconoscere la bravura della poliedrica Paola Cortellesi, al suo primo film come regista. Molti critici e cinefili alla vista dei trailer avevano storto un poco il naso, pensando che dirigere un film in bianco e nero proprio della cinematografia di un’epoca oramai passata, tuffandosi nel mondo anacronistico di un neorealismo, che aveva fatto e esaurito il suo tempo nel secondo dopoguerra, sarebbe stata una prova troppo grande per la talentuosa attrice e sceneggiatrice romana. Anche le prime scene si presentavano allo spettatore quasi come una forzatura, un qualcosa che di fatto non appartiene al carattere della stessa Cortellesi che abbiamo imparato ad apprezzare e ad amare per i ruoli da lei interpretati. Via via che il film avanzava e dipanava la sua storia, con i suoi contenuti tragicomici, il pubblico è rimasto invece sempre più convinto della sua validità. Oggi, a più di un mese dall’uscita nella sale, nessuno comunque sembra meravigliarsi che il film abbia già incassato 24 milioni di Euro, riuscendo persino a superare al box office l’attesissimo Napoleon di Ridley Scott. Delia, interpretata dalla stessa regista, è una donna fragile, sottomessa a un marito violento, incapace di manifestare una qualsivoglia minima iniziativa che possa dar valore alla sua esistenza. L’arrivo inaspettato di una lettera darà origine a un personale, segreto atto di ribellione e le farà intravedere una larvata possibilità di riscatto sociale e sentimentale. Gli aspetti tristi dell’intera vicenda sono sapientemente dosati e controbilanciati da una comicità mai sopra le righe, fondamentale a riequilibrare un plot che altrimenti sarebbe caduto nella banalità. Cast ben curato, dove emerge un Valerio Mastandrea nella parte del marito Ivano, il tutto ambientato in un contesto scialbo di una borgata romana, dove ognuno si dà ancora da fare come può per sbarcare il lunario ma dove la solidarietà sociale, soprattutto tra donne, è ancora forte per sopperire alle disuguaglianze di genere. Un tema delicato, se vogliamo anche attuale, dove si parla di donne e dell’ingiustizia sociale dovuta ad un sistema esclusivamente patriarcale, che la regista affronta con quel tocco di misurata comicità che la contraddistingue in tutte le sue performances. Film veramente ben riuscito che conferma la Cortellesi come una promessa del cinema italiano, dimostrandosi all’altezza anche nel ruolo, del tutto nuovo per lei, di regista.
data di pubblicazione:1/12/2023
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da Antonio Iraci | Nov 27, 2023
Il Killer è un personaggio anonimo che va in giro per eseguire, a sangue freddo e con lucida determinazione da vero professionista del crimine, i lavori che gli vengono richiesti. Un avvocato di nome Hodges gli affida l’incarico, su commissione di un cliente, di uccidere un uomo che sta per incontrarsi in un albergo con una prostituta. Nonostante gli accorgimenti presi, sfortunatamente l’assassino sbaglia bersaglio e da quel momento dovrà dileguarsi, affrontando i sicari che lo hanno indirettamente punito per il fatale errore…
David Fincher è sicuramente uno tra i più stimati e poliedrici registi statunitensi che ha firmato film di grande successo, per cui non stupisce affatto questo suo ultimo lavoro The Killer, presentato in concorso all’ultima edizione del Festival di Venezia. Dopo essere brevemente passato nelle sale cinematografiche è ora distribuito su Netflix dove sta guadagnando grande attenzione da parte dei telespettatori, soprattutto tra quelli amanti dei thriller adrenalinici. Il protagonista, ben interpretato dall’imperturbabile Michael Fassbender, agisce con pacata fermezza nell’organizzare i suoi crimini, tutti ben premeditati seguendo un’etica professionale di tutto rispetto. Nell’eseguire una serie di omicidi, peraltro finalizzati a vendicare un torto subito dalla sua ragazza, utilizzata dai sicari come capro espiatorio, il killer segue un copione che conosce a memoria e che gli permetterà di portare a termine con impeccabile lucidità quanto è dovuto. Fincher utilizza un linguaggio a volte ermetico e fa sempre muovere il suo protagonista in un’atmosfera cupa, dove anche l’azione più efferata segue un ritmo preciso, studiato nei dettagli. Un vero esercizio di stile regalato allo spettatore che dovrà anche pazientemente accettare i monologhi del killer, ripetuti come un mantra, ogniqualvolta si appresti ad uccidere. Una maniera forse per ricordarsi le regole basiche che ogni assassino che si rispetti deve seguire alla lettera, o forse uno stratagemma psicologico per giustificare il fatto di aver fallito il bersaglio. Dialoghi asciutti e essenziali per comunicare tanto quanto basta e risolvere al più presto la propria missione vendicatrice. Inaspettato e gradito il cameo di Tilda Swinton, vittima designata che affronta con equilibrata rassegnazione la sorte che l’attende. Film ben riuscito che porta la firma di un grande maestro del cinema, consacrato come tale dopo il successo strepitoso di Seven, suo capolavoro assoluto del 1995.
data di pubblicazione:27/11/2023
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