LA DONNA ALLA FINESTRA di Joe Wright – Netflix, 2021

LA DONNA ALLA FINESTRA di Joe Wright – Netflix, 2021

Anna (Amy Adams) è una psicologa che soffre di agorafobia e vive separata dal marito e dalla figlia a causa delle sue nevrosi. Reclusa di fatto nel suo vasto appartamento a New York, guarda annoiata dalla finestra i suoi vicini ed assiste ad un omicidio. Difficile sapere se ciò che ha visto sia realtà o sia piuttosto il frutto delle sue paranoie, agevolate anche dal suo eccessivo amore per il vino! …

 

Dopo varie vicissitudini realizzative/produttive e difficoltà legate non solo alla pandemia ma anche alle reazioni delle prime “proiezioni test”, La donna alla finestra un film con un cast a 5 stelle lungamente atteso dagli appassionati del genere thriller non uscirà in sala ma ha trovato ospitalità alla fine solo su Netflix. Valeva la pena di tanta attesa? Catastrofe o sorpresa?

Il libro da cui la pellicola è tratta faceva apertamente riferimento per situazioni ed atmosfere al capolavoro di Hitchcock: La finestra sul cortile. Joe Wright, più che apprezzato regista britannico (L’ora più buia 2017) si allinea quindi, fin da subito, in tutto e per tutto, allo stile ed ai ritmi hitchcockiani, anzi, ancor più, arricchisce le situazioni con un’infinità di dettagli, citazioni e rimandi cinefili di film noir degli anni ’40 per accrescere le sensazioni ansiogene e di oppressione. Così facendo il regista centra l’occhio dello spettatore sulla sua eroina e lo porta a vedere con gli occhi di lei e quindi a credere, dubitare ed entrare in tensione con lei e come lei. Un montaggio dinamico e serratissimo che impegna molto l’attenzione, un gioco di colori e di effetti sonori rendono ed accentuano poi, di volta in volta, le atmosfere di malessere, di angoscia, di incertezza che incombono nell’ambiente chiuso dell’appartamento. Ne emerge il ritratto di una donna costretta fra allucinazioni e realtà in un turbinio visuale a tratti anche delirante. Abile regia indubbiamente, ma soprattutto un’intensa interpretazione da parte di Amy Adams che conferma, una volta di più, tutta la sua bravura. Il film è tutto sulle sue spalle, anche se le danno una buona mano dei coprotagonisti di supporto del calibro di Gary Oldman e Julianne Moore.

Si potrebbe allora dire: buon regista, buona protagonista e buoni attori … ciò non di meno le traversie realizzatrici si sentono e si vedono tutte: poca logicità della storia, poca coerenza e continuo alto rischio di precipitare da un thriller classico ad un filmaccio ad effetti paranormali di serie B! La prima parte, il ritratto psicologico di una donna alla deriva sembra infatti reggere ed anche promettere bene, poi però la sovrabbondanza visiva diventa un mero estetismo, un esercizio di stile, un’effervescenza eccessiva che maschera in realtà una sceneggiatura con delle notevoli carenze ed un intrigo molto, molto flebile che talora sfiora quasi il banale se non addirittura il caricaturale. Peccato! Veramente peccato!

Ne risulta quindi un film che solleva parecchi dubbi, un film che ha parecchi difetti e che, al tempo stesso, è anche a tratti ammaliante come pure stancante. Un film cui non bastano una buona regia ed un’ottima interpretazione, perché privo di sincerità e schiacciato da una debolissima sceneggiatura. Un film sull’orlo di un pasticciaccio, che farà discutere e … si capisce bene allora perché non abbia avuto una distribuzione nelle sale e sui grandi schermi! Non valeva la pena di tanta attesa! Peccato!

data di pubblicazione:16/05/2021


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22.11.63 di Stephen King – ed. SPERLING & KUPFER  Pickwick 2021

22.11.63 di Stephen King – ed. SPERLING & KUPFER Pickwick 2021

Le 1000 realtà della Lettura!!… Può impegnare il pensiero e richiedere riflessione ma può semplicemente darci anche mera distrazione, svelandoci personaggi o storie, magari lontanissime dal nostro vivere eppure specchio di inquietudini o desideri che comunque ci appartengono. Ecco allora che girovagando per librerie può pure accadere di essere attratti da uno Stephen King! Un autore che è stato vittima della stessa “Sindrome” di Simenon: troppi libri pubblicati, troppi libri venduti, troppo successo, e … un’etichetta infamante incollata al suo nome! Se per Simenon era “poliziesco”, per King è “horror”!! Rifiutati dalla Critica Letteraria, entrambi hanno però proseguito nel loro cammino. La Storia ha già dato ragione a Simenon, vedremo se sarà lo stesso anche per King. Per giudicarlo occorre saper andare oltre le apparenze e considerare che è un autore che non si ferma solo all’horror di superficie, ma in realtà studia ed analizza, a modo suo, la Società, i comportamenti umani, le eterne paure, le follie unitamente alle inquietudini ed ai desideri repressi che tutto muovono e tutto condizionano.

22.11.63 ci offre proprio l’opportunità di scoprire un King molto lontano dai suoi racconti orrorifici che, lasciando in sordina i meccanismi della paura, si cimenta invece, con discreti risultati in un ampio ma fluido racconto in cui si alternano momenti di tensione narrativa e momenti di maggior respiro sempre governati in un giusto equilibrio. King affronta con successo la rischiosa sfida dei “viaggi nel Tempo”, una versione alternativa della Storia, mettendo credibilmente in scena un tranquillo professore di una cittadina del Maine del 2011 che, per casi fortuiti, grazie ad un “passaggio temporale” si ritrova nel 1958 e che si dà come missione salvare alcuni destini e … soprattutto salvare il Presidente Kennedy!! Siamo lontanissimi dall’ennesimo libro sull’uccisione di J.F.K. o da una delle tante inchieste sulla scomparsa del carismatico Presidente. La vicenda offre allo scrittore solo l’opportunità di spalancare le porte della sua fervida immaginazione per poter descrivere con forza e piacere l’America degli anni ’50 e ’60. L’originalità del libro è oltre che nella suspense legata all’obiettivo storico, proprio nel confronto/ricostruzione fra l’americano di oggi e gli americani della metà del ‘900. King, senza mai cadere nella “nostalgia del buon tempo antico”, sottolinea l’evoluzione dei costumi e della morale, il perbenismo e l’innocenza della gente comune di quei decenni. Si pone e pone al lettore la vera domanda “ma in fondo quella era poi vera innocenza??” per gli Americani come pure per noi Europei?? In realtà, al di là dei miti, era un’epoca tanto bella quanto pure brutta!  Un romanzo interessante ed accattivante con sullo sfondo una possibile versione alternativa della Storia … “cosa sarebbe successo se Kennedy non fosse morto?”  Meglio o peggio??

Lo scrittore sa andare molto al di là di un racconto a tesi predefinita e, trascendendo dai fatti storici reali o anche ipotizzati, costruisce con apprezzabile abilità un romanzo coinvolgente che riesce a mantenere la suspense fino all’ultimo. Certo, su ben 768 pagine ci sono indubbiamente delle lungaggini e non sempre mantiene la stessa intensità, ciò non di meno la scrittura e lo stile intervallato da accelerazioni folgoranti, riescono a catturare la fantasia e la curiosità del lettore e a regalargli una buona occasione di distrazione con anche qualche spunto di possibili riflessioni.

data di pubblicazione:16/05/2021

GLORIA MUNDI  di  Robert Guédiguian, 2021

GLORIA MUNDI di Robert Guédiguian, 2021

Daniel (Gérard Meyland) esce di prigione dopo molti anni e ritorna nella sua Marsiglia, Sylvie (Ariane Ascaride) la sua ex moglie gli ha fatto sapere che sua figlia Matilde ha appena partorito la piccola Gloria. Il tempo è passato, ognuno si è ormai rifatta una propria vita barcamenandosi fra difficoltà, ambiguità ed equilibri precari. Daniel, spaesato, non avendo più una propria ragion d’essere e non avendo più nulla da perdere, cercherà di aiutare a modo suo….

Colpa o merito della Pandemia? Esce ora sugli schermi un film presentato e visto a Venezia 2019 ove l’Ascaride è stata premiata con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. (Quanto sembrano lontani i tempi in cui si proiettavano in sala film come: Ad Astra, Joker, Storia di un matrimonio, L’ufficiale e la spia … ed oggi ci si è invece ridotti a far festa per  un più che senile Woody Allen o per un quasi normale film coreano …).

Va detto subito, questo 21° film del regista e sceneggiatore francese, autore del recente e molto apprezzato La casa sul mare (2017), è un film amaro, cupo e melanconico, privo di quel filo di humour e di quei tratti di poesia che avevano accompagnato tutti i precedenti lavori del cineasta.

Guédiguian è un autore notoriamente arrabbiato ed impegnato, l’equivalente francese del britannico Ken Loach. Non è un caso che come Loach nel quasi contemporaneo Sorry we miss you, entrambi i registi emettano la stessa disperata diagnosi sullo stato del Mondo. La vittoria dell’ultraliberismo alla Uber e la sconfitta dei lavoratori, la perdita della solidarietà di classe, il vacillare anche dell’ultimo rifugio: la famiglia. I due film si assomigliano tantissimo, ma Guédiguian con uno stile diverso dal collega inglese preferisce centrarsi sui sentimenti, sul dramma e sulla constatazione/denuncia dei mutamenti della realtà marsigliese e … della Società tutta. Un quadro nerissimo, equilibri ambigui e precari, il mondo è veramente cambiato in peggio! Ovunque prevale il neoliberismo, l’interesse ed il fascino del denaro. Amara constatazione, davanti alla “Società dell’apparire”,  quella che è costretto a fare un regista impegnato socialmente e politicamente, dopo anni di militanza, testimonianza e lotta. Per il regista la società e la famiglia nelle sue varie componenti, soprattutto i giovani, per poter sopravvivere, sono ormai sempre più privi di valori morali e sempre più attratti dai soli valori materiali. La frattura sociale è irreversibile!

Un film duro, realista, una denuncia a tratti disperata ove solo le vecchie generazioni provano a fare quel che sanno fare o che possono.

Però, come Woody Allen, come Ken Loach, anche Guédiguian invecchia ed ha perso lo smalto, la zampata graffiante, l’ironia ed il lampo geniale e creativo, perché il film, al di là delle atmosfere, pur assistito dal solito gruppo di buoni e fedelissimi attori, tutti generosi e precisi nei loro ruoli,  risulta come privo di vitalità, prevedibile, discontinuo e con tratti eccessivamente melodrammatici.

Un risultato inferiore alle aspettative ed uno sguardo molto, molto triste sulla “gloria del mondo”.

data di pubblicazione: 14/05/2021


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I DIAVOLI SONO QUI di Louise Penny – ed. EINAUDI Stile Libero 2021

I DIAVOLI SONO QUI di Louise Penny – ed. EINAUDI Stile Libero 2021

Non è facile mantenere viva, dinamica ed avvincente una serie letteraria così a lungo come ha fatto finora la Penny. Indubbiamente delle doti ci devono pur essere!! Se il suo penultimo lavoro Un Uomo Migliore (qui recensito nel Novembre scorso), aveva però manifestato degli evidenti segni di affanno, questo suo nuovo romanzo, il 16°!!! è finalmente una vera boccata d’aria fresca per l’autrice, per i personaggi e per l’evoluzione dell’ormai lunga storia. Siamo molto lontani dal mitico ed idilliaco villaggio di Tre Pini (un microcosmo forse troppo mitico e troppo idilliaco) e dai suoi troppo folcloristici personaggi di contorno. Siamo fuori dal suo piccolo mondo, siamo lontani dal Canada, siamo invece nella più fascinosa location che si possa desiderare, anche se viene vista e raccontata con occhi un po’ troppo provinciali e con quello sguardo un po’ sognante ed ingenuo che hanno in genere solo gli americani quando sono a … Parigi. Sì, siamo a Parigi! Anzi, Parigi stessa è uno dei protagonisti di questa nuova e vivace avventura dell’Ispettore Capo Gamache.

Diversa l’ambientazione e … sensibilmente diverso anche il mood narrativo!!

…”L’Inferno è vuoto ed i diavoli sono qui”, “Qui a Parigi…” anche la Ville Lumière ha le sue ombre ed i suoi demoni!!  Gamache è appena arrivato con la moglie nella capitale francese per far visita ai due figli ed ai nipotini che qui lavorano e vivono e qui incontrare anche il suo anziano padrino, l’uomo che proprio a Parigi, lo aveva allevato allorché rimasto orfano a soli 9 anni. Quelli che dovevano essere solo giorni di gioia e reincontri familiari si trasformano invece in una vicenda frastornante che ci porta lungo le vie, le piazze ed i giardini nascosti dei quartieri centrali della città, fra segreti, ambiguità, doppi giochi, sospetti e pericoli incombenti. Un incubo che coinvolge, suo malgrado, tutto il clan familiare ed a cui Gamache può far fronte solo affidandosi ai propri valori, al proprio istinto ed alla propria “forza tranquilla”.

Come sempre la Penny è attenta e scrupolosa nella costruzione della trama e delle sottostorie, e, nonostante qualche eccesso di colore locale, qualche banalità, qualche inverosimiglianza ed un finale eccessivamente sdolcinato, il plot è però sostanzialmente interessante e si muove con accettabile equilibrio e plausibilità fra storie di corruzione globale, misteri locali e caratteri dei personaggi. La vicenda è ben raccontata con una scrittura intensa e ricca, un ritmo narrativo che si mantiene costante fino ad accelerare poi negli ultimi capitoli. La scrittrice, si sa, eccelle in modo particolare nell’esplorazione degli aspetti dei caratteri dei suoi personaggi, quindi le varie psicologie sono tutte attentamente esaminate fin nel più profondo dell’intimo perché, in effetti, il romanzo, nonostante gli omicidi ed incertezze è essenzialmente una storia di legami familiari, di amore e di amicizia. Un Polar insolito che parla anche di come la vita non sia influenzata solo dalle emozioni e dai fatti, ma anche da come scegliamo di ricordarli e da quanto si possa essere anche disposti a sacrificare di sé per le persone che si amano.

Pur essendo questo nuovo romanzo insolitamente ricco di azione e colpi di scena, quasi come un normale poliziesco, la Penny non potrà mai essere qualcosa di diverso da ciò che è e da ciò per cui una gran parte dei suoi lettori la apprezzano, quindi, quel che prevale restano pur sempre le emozioni, le suggestioni, le riflessioni esistenziali e l’umanità di Gamache. L’aria di Parigi ha però dato un’inaspettata e graditissima piccola scossa ed un’accelerazione al ritmo generale ed una nuova vitalità.

Accontentiamoci di questi attimi, lontani, per una volta, dal … solito “ritmo … di valzer lento”.

data di pubblicazione:09/05/2021

LO SCIALLE DI MARIE DUDON e altri racconti di Georges Simenon – ed GLI ADELPHI 2021

LO SCIALLE DI MARIE DUDON e altri racconti di Georges Simenon – ed GLI ADELPHI 2021

Se è vero che di un grande scrittore come Simenon non si butta via niente, nemmeno le briciole, ci domandavamo alcuni mesi fa quale potesse essere il limite delle briciole da volere e potere pubblicare, e la risposta l’avevamo trovata in quei lampi di eccellenza, in quelle atmosfere ed in quei guizzi affascinanti che davano slancio e valore potenziale anche a quelle briciole, giustificandone così la lettura. Briciole su cui gli appassionati in attesa di un suo vero “Roman Dur” si gettano sempre famelici, festeggiando ogni volta l’uscita di un Simenon anche se “minore”.

E … la Casa Editrice lo sa molto bene! Eccome se lo sa!

Si tratta, anche questa volta, di una piccola raccolta di 10 brevi raccontini che, come per il recente Annette e la Signora Bionda, sono quasi articoli di costume, quadri di quotidianità, piccole storie scritte velocemente da Simenon, quasi “a tempo perso” nel 1940, subito dopo la disfatta francese, per il settimanale politico- letterario Gringoire, fatta eccezione dell’ultimo racconto apparso invece sulla rivista femminile Notre Coeur.

Sono quasi dei bozzetti di maniera che, come abbiamo già scritto, possono sembrare, a prima vista, semplici, poveri e banali e che richiamano proprio l’esistenza di tutti i giorni, una quotidianità popolata da personaggi che si muovono quasi ai margini della Società, un’umanità piccola con le sue illusioni, i suoi drammi, le sue meschinerie. Su tutto e tutti, come sempre in Simenon, regna l’eterna assurdità del Destino, l’ineluttabilità dei destini che i singoli non riescono a cambiare nonostante ci provino e lottino per riuscirci e lo desiderino ad ogni costo. Il desiderarlo non è sufficiente a modificare l’esistenza delle persone osservate perché spesso manca loro il denaro o le capacità di sfruttare le occasioni. A Simenon basta un tratto veloce, un breve cenno, poche righe, un lampo di eccellenza, un guizzo di qualità … ed eccolo ancora una volta catturare subito i suoi lettori ricreando abilmente situazioni che portano alla luce gli infiniti ed eterni risvolti umani dei suoi personaggi e delle sue figure femminili, gli angoli oscuri dell’animo umano ed il gioco del Fato.

Intrigante, spietato ed affascinante come sempre! come intrigante ed affascinante è la lettura dei raccontini che volano via in un attimo, piccoli bozzetti che se sviluppati sarebbero potuti divenire splendidi romanzi. Come le altre volte la scrittura è quella di Simenon: asciutta, fluida e veloce senza alcuna pretesa letteraria, e, a maggior ragione, con un taglio molto giornalistico pur restando magistrale nel disegnare atmosfere dolceamare di un mondo ormai scomparso di cui solo lui sa renderci, con due tratti, tutta l’essenza.

data di pubblicazione:05/05/2021