LA MANO di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi, 2021

LA MANO di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi, 2021

Per i cultori di Simenon, per gli appassionati dei suoi Romans Romans, l’uscita di un suo nuovo libro può mettere in moto delle sollecitazioni psicologiche “pericolose. Pur sapendo infatti che la temporanea soddisfazione di cedere all’impulso del suo acquisto può non essere poi sempre accompagnata dalla qualità della scrittura, si corre lo stesso in libreria, come attratti da una forza irresistibile. E’ probabilmente il caso de La Mano, appena pubblicato per i tipi Adelphi.

Un romanzo “americano” perché, anche se scritto nel 1968, in esso Simenon rielabora ricordi, atmosfere, situazioni ed esperienze assorbite durante il suo soggiorno/fuga negli Stati Uniti (1945-1955). Una stagione creativa considerata dai fans dello scrittore belga fra le meno feconde per ispirazione e qualità!

La Mano, più che un noir è in effetti un’analisi introspettiva, un romanzo psicologico, cupo, senza speranze od illusioni, diretto, inquietante e crudo, “crudele” lo definì lo stesso autore. Come sappiamo a Simenon interessa soprattutto osservare la natura dell’uomo, la pena del suo esistere, capire la realtà degli umani fallimenti ed illusioni, quale che essa sia, indagare sul potere ineluttabile del Destino cui non ci si può sottrarre per quanto ci si possa sforzare. Lo scrittore vuole provare a comprendere, non certo giudicare, le vicende drammatiche dei suoi piccoli uomini. Vicende sempre profondamente umane, e proprio per questo universali ed eterne, che, se questa volta si svolgono in America, potrebbero egualmente aver luogo tanto nella sua Francia quanto ovunque.

Il protagonista Donald Dood è un avvocato di provincia, vive nel Connecticut ed è sposato da 17 anni e padre di due ragazze. Tutto sembra tranquillo ma … qualcosa si rompe in lui quando, al rientro da una festa, il suo migliore amico si è perso in una improvvisa bufera di neve e lui, uscito per soccorrerlo, in realtà non lo cerca affatto … Tutto inizia allora a crollare. In realtà è un uomo disturbato, tormentato, privo di autostima e di fiducia in se stesso. Le sue frustrazioni sono il risultato di un senso di inferiorità profonda verso sua moglie. Quando la guarda vede, vero o immaginato che sia, nello sguardo di lei solo disprezzo silenzioso mascherato da premura. Donald inizia così a guardare il mondo e se stesso in modo diverso, desidera ribellarsi, desidera quel che poteva essere e non è stato né mai sarà. Il male di vivere, l’invidia, la gelosia ed il desiderio di tradire la moglie lo avvelenano lentamente. Inizia un cambiamento che è, nel contempo, un processo di liberazione ed una follia progressiva. Una volta avviato tutto precipita progressivamente ed ineluttabilmente là dove il Destino, inesorabile, ha già deciso che la vicenda finisca … in un dramma! E’ inutile credere di aver superato i limiti, violato gli schemi, rotto le convenzioni, il senso di inferiorità, la pusillanimità restano comunque e lo stato mentale diviene presto ossessione e si degrada ancor più col crescere della tensione fino al punto di massima insostenibilità.

Simenon è un vero maestro, capace di analizzare, con profondità da psicologo, gli sconvolgimenti di una mente allo sbando. La scrittura, come al solito, è scorrevole, lo stile è asciutto ed essenziale senza estetismi letterari. La Mano è un romanzo veramente inquietante che si divora e che non si riesce a lasciare se non quando lo si è finito di leggere, ma che, ciò non di meno, lascia nel lettore una sensazione di leggero turbamento e di sottile ma persistente insoddisfazione del Simenon “americano”.

data di pubblicazione:20/07/2021

LA FELICITÁ DEGLI ALTRI di Daniel Cohen, 2021

LA FELICITÁ DEGLI ALTRI di Daniel Cohen, 2021

Durante una cena fra due coppie di amici di vecchia data, la dolce e tenera Léa (Bérénice Bejo), commessa in un negozio di abbigliamento, annuncia al marito (Vincent Cassel) ed agli amici (Florence Foresti e François Damiens) che sta scrivendo un libro che sottoporrà ad un noto editore. Tutti restano increduli, non è pensabile che possa aver successo! ed allora, per emulazione, anche gli amici provano a dar spazio alle proprie velleitarie vocazioni artistiche. Da lì in poi nulla sarà più come prima per nessuno, frustrazioni, gelosie, fatuità si contrappongono alla gentilezza ed al candore di Léa…

 

 

Finalmente “Notti Magiche” e… finalmente anche di nuovo al cinema, ma… sala deserta! Per fortuna, perché così ci si può egoisticamente godere il film come in una proiezione privata, ma anche peccato! perché ciò significa in realtà che, pur complice l’Estate, quel certo pubblico che avrebbe sicuramente affollato la sala, probabilmente non tornerà più al cinema!

Detto questo veniamo al film che Daniel Cohen ha scritto e messo in scena, dapprima in Teatro ed ora sugli schermi, riservandosi anche una simpatica caratterizzazione. Si tratta di una piccola commedia di costume molto, molto francese, sulla gelosia/invidia degli amici verso il talento degli altri e sulle velleità e le mediocrità rese ancor più evidenti dall’imprevisto successo di un’amica.

Allora è proprio vero che la felicità di uno provoca l’infelicità degli altri? Si tratta di un film che riesce a restare nei toni della commedia senza eccessive forzature pur nel realismo delle situazioni e nella veridicità della rappresentazione dei caratteri dei personaggi.

Un film francese, centrato quindi sui sentimenti, sul sentire intimo, sull’interpretazione attoriale e molto parlato. I testi, però, vista l’origine teatrale, sono perfetti, intelligenti, reali e cesellati alla perfezione, il ritmo è incalzante e gli attori, uno più bravo dell’altro, sono non solo giusti ma anche veri e complici tra loro, oltre che ben diretti. Tutto funziona perché supportato da una solida sceneggiatura. Da segnalare un insolito Vincent Cassel che, fuori dai suoi abituali ruoli da macho, dà vita a un uomo fragile, insicuro, con una totale identificazione e credibilità. Al centro, ovviamente, la dolce, bella e brava Bérénice Bejo. Brillanti i due coprotagonisti, velleitari e senza talento quanto basta. L’origine teatrale è molto evidente ma il film, piano piano, decolla coinvolgendo e divertendo con garbo leggero, senza volgarità. Davvero una piccola, simpatica commedia umana. Non aspettatevi un capolavoro – del resto non ha nemmeno l’ambizione di esserlo – perché La Felicità degli Altri è solo un film agrodolce, gradevole e piacevole a vedersi che fa anche riflettere sulla fragilità delle situazioni umane che possono apparire spesso stabili ma, in realtà, un semplice nonnulla, anche positivo, le può far traballare e modificare non necessariamente in peggio. Un piccolo film che fa passare 140 minuti piacevolmente, il che non è affatto poco, tutt’altro!

data di pubblicazione:14/07/2021


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IL METODO KOMINSKY di Chuck Lorre – Terza Stagione su NETFLIX, 2021

IL METODO KOMINSKY di Chuck Lorre – Terza Stagione su NETFLIX, 2021

Sandy Kominsky (Michael Douglas)mancato grande attore hollywoodiano riconvertitosi da tempo in insegnante di recitazione per giovani aspiranti attori, si barcamena da tempo, con notevole dose di autoironia, fra disillusioni ed ansie legate all’età. Questa volta, scomparso il suo affermato agente e migliore amico Norman (Alan Arkin), il nostro Sandy è costretto ad assumere nuovi ruoli ed affrontare da solo nuove responsabilità rientrando anche in contatto, complice il matrimonio della figlia, con la sua ex moglie Ros (Katleen Turner) …

Succede ormai spesso nelle Serie Fortunate: le prime due stagioni sono ottime, poi, purtroppo le successive, pur tanto promosse ed attese fra i fans, ineluttabilmente non mantengono gli alti livelli e … alla fine … resta solo quel gusto un po’ amaro, di aspettative un po’ disattese!

E’ il caso anche dell’attesissima Terza Stagione de Il Metodo Kominsky del maestro delle sit com Chuck Lorre, appena andato in onda su Netflix. Perché? Perché è venuto a mancare un coprotagonista del calibro di Alan Arkin che nelle prime due stagioni aveva fatto veramente scintille in splendida, caustica, brillante complicità con Michael Douglas. Con la sua scomparsa viene infatti a mancare quel gioco sottile di ironia, di dialoghi, di contrappunti pungenti e di situazioni paradossali che la sceneggiatura aveva abilmente saputo costruire sui due personaggi di “giovani scapestrati anziani”, sui talenti recitativi ed interpretativi della splendida coppia Arkin/Douglas.

Comunque sia e con molta furbizia e consapevolezza degli autori, l’ombra dello scomparso Norman/Arkin si proietta egualmente su tutta la Terza Stagione, anche se il posto del vecchio amico viene in qualche modo preso da Katleen Turner (irriconoscibile!!Ahinoi quanto lontani gli splendori di Brivido Caldo 1981 o di All’inseguimento della pietra verde 1984) riproponendo con palesi ammiccamenti e riferimenti ai loro film passati, i vecchi e collaudati giochi di coppia dei due talentuosi attori.

I dialoghi sono sempre ben costruiti, quasi col cesello, caustici, cinici, ironici, brillanti ed a ritmo continuo. Gli altri protagonisti sono altrettanto bravi e giusti, come sempre nei film americani, un casting veramente perfetto in tutti i ruoli anche quelli più marginali, divertente ed autoironico poi il cameo di Morgan Freeman.

I nuovi sei episodi sono concentratissimi, solo 27 minuti ciascuno! Non si mena il can per l’aia e vanno quindi subito all’essenziale! con un ritmo, uno script ed un montaggio veramente incalzante e sostenuto, con uno humour talvolta nero ma pur sempre, alla fine, gradevole. Forse, rispetto alle precedenti due stagioni sono un po’ troppo sottolineati gli accenti drammatici e c’è qualche cliché di troppo, quasi come se l’iniziale verve creativa e pungente si fosse stancata, appannata e intristita! Comunque sia, pur con queste pecche, questa Terza Stagione resta ancora uno spettacolo piacevole e godibile frutto evidente di un’elevata professionalità collettiva, e pur sempre fra le cose migliori vedibili nello scenario un bel po’ deludente delle offerte attuali.

Il Metodo Kominsky continua a funzionare! funziona!

data di pubblicazione:10/06/2021

AMANTI E REGINE il potere delle donne di Benedetta Craveri – ed. GLI ADELPHI 2021

AMANTI E REGINE il potere delle donne di Benedetta Craveri – ed. GLI ADELPHI 2021

Noi che amiamo la lettura ed i libri, quante volte siamo entrati in libreria per comprare un certo libro e … siamo invece usciti “conquistati”, “comprati” da un altro libro che è riuscito a farsi notare, toccare, sfogliare, scegliere ed infine acquistare? Infinite volte! Ed ogni volta un piacere che molto spesso ci fa anche scoprire piccoli gioielli di cui non ci eravamo accorti.

E’ il caso di Amanti e Regine apparso per la prima volta nel 2005. Un saggio storiografico e biografico, interessante, brillante ed intrigante, mai pedante o didascalico, che, al contrario, diverte tenendo il lettore legato al racconto quasi fosse un romanzo, con cultura, brio, competenza, curiosità e dettagli piccanti che ci offrono un quadro prezioso delle corti dei Re di Francia dai primi decenni del XVI secolo alla fine del XVIII, unitamente alle vite, ai pensieri, alle passioni delle donne che li hanno amati affiancandoli o anche sostituendoli nell’esercizio del Potere.

La Craveri, studiosa e scrittrice affermata del mondo francese, ci offre una gradevole rilettura rapida della storia francese attraverso una serie di ritratti di donne accomunate tutte dal desiderio di arrivare al Potere (a quel Potere che spettava ai soli uomini) e … poi di mantenerlo, donne tutte fuori del comune e molto spesso avanti per l’epoca in cui vissero. Alcune hanno usato l’astuzia, altre la seduzione, altre l’intelligenza per riuscire a farsi spazio, tutte e senza remore alcuna hanno usato la loro bellezza per raggiungere il più alto livello. Siano esse state regine, reggenti, nobili, semplici borghesi favorite o amanti dei Re, tutte hanno segnato la Grande Storia ed anche la storia delle donne entrando nel Tempo e nell’Immaginario Collettivo (letterario e popolare) con le loro fortune e sfortune, virtù e pregi, vizi e difetti.

Scrive l’autrice: ”… in un’epoca in cui non era prevista per la donna altra identità all’infuori di quella di figlia, di moglie, di vedova, ci sono state delle donne che forti delle loro ambizioni sono riuscite a farsi valere approfittando delle circostanze loro favorevoli e delle debolezze maschili, e son state capaci di mantenere e difendere il ruolo acquisito …”. I loro nomi ci sono noti: Anna d’Austria, la Pompadour, Maria e Caterina de’ Medici, Diane de Poitiers, Maria Mancini, M.me du Barry, la Montespan ed infine Maria Antonietta.

Una galleria di ritratti, di destini spesso spettacolari, un excursus sul Potere fra intrighi, passioni e segreti che hanno fatto la Storia della Francia e dell’Europa fino alla Rivoluzione del 1789. Una brillante lezione di Storia attraverso la piccola storia e attraverso l’angolo di visuale delle donne che ci permette di meglio conoscere, capire o anche soltanto riscoprire fatti e retroscena storici.

La Craveri oltre che ben preparata e documentata ha anche il dono di saper scrivere bene ed in modo semplice, accattivante e divertente ed il suo è quindi un libro veramente piacevole a leggersi, non solo per gli appassionati di Storia ma anche per tutti coloro che non hanno bene a mente quei fatti e quei periodi e che potranno solo divertirsi a leggere il libro semplicemente come un romanzo appassionante che ci parla di storia e delle tante storie di donne che han fatto la Storia.

data di pubblicazione:09/06/2021

LA FAMIGLIA KARNOWSKY di Israel Joshua Singer – ed. GLI ADELPHI 2021

LA FAMIGLIA KARNOWSKY di Israel Joshua Singer – ed. GLI ADELPHI 2021

Come il fratello Isaac Bashevis Singer vincitore del Nobel per la Letteratura nel 1978, anche Israel Joshua Singer è stato un grande scrittore, peccato che sia morto nel 1944 un anno dopo la pubblicazione del suo libro ed a soli 51 anni! Anche lui è stato prima giornalista e poi romanziere ed anche lui ha scritto prevalentemente in yiddish storie e vicende ispirate alla vita degli ebrei originari dell’Europa dell’Est. Ogni fratello ha saputo rendere magistralmente, a modo proprio, la personalissima testimonianza letteraria delle esperienze antiche e profonde che si portavano dentro i propri animi; per Isac Bashevis l’opportunità è stata La Famiglia Moskat ed il mondo ebraico-polacco, per Israel Joshua c’è stata invece La Famiglia Karnowsky.

Un grande affresco familiare di rara finezza e profondità, ricco e coinvolgente che si legge velocemente e con piacere grazie ad un sottile velo di distacco ironico e ad una scrittura fluida, bella e semplice, a tratti asciutta e severa, che rende sempre viva e vivida la storia narrata. Un romanzo corale che segue il destino di 3 generazioni di una stessa famiglia ebrea dalla metà dell’800 al 1940. Dalla Polonia fino agli ambienti ebraici berlinesi perfettamente assimilati nella cultura tedesca, fino poi alla fuga negli Stati Uniti al sorgere delle prime discriminazioni e persecuzioni razziali con l’affermarsi del nazismo dopo il 1933, per finire con il difficile reinserimento a New York.

Un romanzo corposo e robusto, realista e profondamente umano, una saga che va ben al di là di una mera narrazione letteraria per divenire, in effetti, una documentazione autentica di una società e di una umanità composita osservata, con sguardo imperturbabile da Singer, con le sue luci e le sue ombre, con dei personaggi realmente autentici visti nei loro pregi e nei loro difetti. Il tutto inserito in un contesto che lo scrittore rende in modo così vivo e vivace che sembra spesso di poter udire i rumori e le voci di quelle vie e di quelle piazze. Un racconto in cui si intrecciano abilmente la vita quotidiana della Famiglia Karnowsky e … la Storia. Ancora una volta, in modo mirabile, la piccola storia familiare si incrocia con la Grande Storia. Uomini e donne dalla complessa personalità, credenti e non, famiglie miste, commercianti, medici, intellettuali, idealisti e pragmatici … tutto ciò che caratterizza una collettività variegata per origini e credo religiosi in un contesto dietro al quale, in filigrana, con tocchi brevi ed incisivi, appaiono la Germania Guglielmina, la Berlino ricca e borghese, la prima Guerra Mondiale, la Repubblica di Weimar, la crisi economica, l’iperinflazione, le avanguardie culturali e la marea montante del nazionalsocialismo. Un piccolo mondo in un grande mondo ove si cerca di “…essere ebrei in casa e tedeschi in città …” in un percorso di assimilazione culturale tentando di confondersi nella massa e di riuscire, nel contempo, a salvare le proprie tradizioni ed identità.

Lo scrittore osserva gli eventi storici sempre solo attraverso gli occhi e le emozioni dei protagonisti. Ciò che conta non sono infatti gli avvenimenti in sé e per sé, ma, piuttosto, il modo con cui essi vengono vissuti, il che li rende poi ancor più reali agli occhi del lettore stesso.

Sotto l’apparente dolcezza e piacevolezza della sua scrittura chiara e precisa e del suo distacco ironico ed emotivo che accentua ancor più la gradevolezza del racconto, in realtà I. J. Singer intendeva regalarci, e in effetti ci regala, una testimonianza umana e letteraria di eccezionale intensità sul complesso destino del suo popolo, in un momento in cui ancora nulla si poteva conoscere dei terribili drammi portati dalla Guerra e dalla follia nazista.

data di pubblicazione:25/05/2021